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"Twilight. Filosofia della vulnerabilità" di Monia Andreani, Riflessione orientata alla convinzione che riconoscere la comune vulnerabilità significhi costruire nuove relazioni di cura e comunità

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CAT_IMG Posted on 17/8/2020, 20:12
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Copertina rigida: 120 pagine
Editore: EV Casa Editrice (16 novembre 2011)
Collana: Pensieri
Prezzo: 13,00€
ISBN-13: 9788896627013.

Dal retro: "In Twilight viaggiamo dentro una metafora della crisi. Al centro del conflitto tra vita e morte, messo in campo da vampiri, licantropi ed esseri umani, ritroviamo il senso di una vulnerabilità comune su cui riflettere per rilanciare le sfide etiche della responsabilità e dell'amore senza possesso, in cui maschile e femminile possano tracciare inediti legami."





(...) Lo statuto vampiresco implica la dilazione di una prospettiva non ultimata nella quale alla rimandatività non corrispondono obiettivi esistensivi: i vampiri, dice la Andreani, «sono esseri senza fine, che soffrono in silenzio una condizione di morte differita», senza che alcuna soluzione si prefiguri, là dove la stessa eternità è una persistenza di corruzione. Emblemi altresì del vitalismo e dell’immunità al disfacimento organico in quanto simbolizzano quella nozione di vita che è l’annoso obiettivo della hybris scientista dalla modernità a oggi. Al rifiuto dell’obsolescenza e della corruttibilità si correla l’esistenza sospesa delle società occidentali contemporanee, dove le tecnologie medico-scientifiche, se sono in grado di rinviare la morte organica, non altrettanto paiono fungibili a incidere su quella dello spirito. Il risultato di questa controversa procedura terapeutica è lo stazionamento del paziente nel preagonico stallo di una vita mummificata molto prossima alla morte. Si verifica, in altri termini, il trionfo di una vita innaturale sulla morte naturale, esito di una pulsione che è propria di una cultura troppo progredita e tesa a esaurirsi.
Tuttavia – si chiede la Andreani – «si può parlare di invulnerabilità del vampiro o riferire questo termine solo alla vita che scorre nel suo corpo?». Ora, il vampiro, essere-non essere – assimilabile a un CsO, corpo senza organi, sulla scorta di Artaud, relativamente a chi ha avuto a che fare con la tortura – assomiglia all’uomo vulnerato: sarà possibile un riempimento di una nuova trama vitale, nella fattispecie, traducendo in termini di pienezza lo svuotamento seguito all’esperienza della lesione fisica e del suo riflesso nella sfera esistenziale? Vampiro è corpo vuoto, morto e al contempo immortale, o diversamente mortale, non esposto a vulnerabilità se non mentre giace dormiente nella propria bara un sonno affine a quello di un trapassato.
(...) Il possesso di una vita eterna e di una posizione prossima a quella divina non paga il vampiro di quella felicità che potrebbe derivare dall’acquisizione della immortalità cui viceversa l’umanità occidentale persegue. Immortalismo che viene avvertito come sanzione a una solitudine e una malinconia infinite. Una soprannaturalità e una preservazione che poco hanno a che fare con la conservazione della vita, ma che somigliano a un sopravvivere al di sopra della morte. Un trasumanare inquietante, giacché inclusivo di vita e di morte: non del tutto morte perché ancora sussiste un intenzionare verso la vita. Non più vita, ma fluttuazione in un interregno di vita apparente, sebbene anch’essi abbiano una fine, commensurabile a quella riduzione in pezzi che quotidianamente ci viene sottoposta dalla riproduzione mediale, che globalizza l’evento nello stesso istante in cui ne frantuma il significato, logorandolo e riducendolo a cenere, cioè a nulla, come una
damnatio memoriae a libito commemorata nell’incenerimento del suo senso.
(Stralcio estrapolato da questa recensione).




Monia Andreani, scomparsa improvvisamente nel 2018 all'età di quarantacinque anni in seguito a un aneurisma cerebrale, è stata docente in Diritti Umani e Bioetica presso l’Università degli Studi di Urbino.
Si occupava di filosofia morale, filosofia politica e teoria femminista. Si dedicava con entusiasmo a percorsi transdisciplinari; la sua passione era l'opera lirica. Tra i suoi saggi, oltre quello preso in oggetto, ricordiamo: "Il terzo incluso" (Editori Riuniti, 2007) e, con Alessandra Vincenti, "Coltivare la differenza" (Unicopli, 2011).



- "Il ritorno dei vampiri - Antropologia mostruosa e immaginario vulnerato"
- Conversazione del 2013, curata da Luciano Amato Forgnoli e dalla stessa Andreani
- Giornata commemorativa per la scomparsa della docente e filosofa
- Blog "Distopie. Racconti troppo umani di mondi postumani"
- Sito a lei dedicato.

Edited by Vita Seconda - 11/7/2022, 13:29
 
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