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Midnight Sun: capitolo 23

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CAT_IMG Posted on 10/5/2020, 22:02
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Impasse

Mentre Emmett e Jasper si occupavano dei resti di James, Alice, Carlisle, io e Bella,che ormai era priva di sensi, raggiungemmo la macchina che Carlisle aveva parcheggiato fuori casa della madre di Bella.

“E adesso cosa facciamo?” chiese Alice.

Bella non era vigile, sicuramente Carlisle aveva fatto il possibile per salvarla, ma avevamo bisogno di un ospedale per poterla curare. Carlisle ad occhio non era in grado di poter fare la corretta diagnosi, quindi non eravamo certi delle sue condizioni. Avevamo bisogno di una ecografia o di una T.A.C.

“Dobbiamo portarla in ospedale, Carlisle! “ erruppi.

“Si Edward, ma prima dobbiamo avere una corretta ricostruzione dei fatti. Non possiamo portare Bella in ospedale e dire che un vampiro voleva ucciderla. Dobbiamo inventarci qualcosa.”

Come potevamo spiegare l’accaduto? Le condizioni di Bella erano pessime, ed in qualche modo dovevamo spiegare come si era procurata quelle ferite.

“ Ok Carlisle. Ho un piano” rispose Alice. “diremo che Bella ha avuto un incidente, che è caduta dalle scale dell’albergo, che c’era del vetro a terra che le ha reciso la gamba”.

“In quale albergo? E soprattutto cosa ci faceva lì?” sbottai, accusando mia sorella per quella spiegazione assurda.

“Allora: Bella è venuta nell’albergo in cui alloggiavate tu e Carlisle. Nel salire le scale è inciampata e nel cadere ha rotto una finestra. La caduta ed il vetro le hanno procurato le ferite“.

“Alice, io e Carlisle non alloggiamo in nessun albergo!” cerai di spiegare a mia sorella, che aveva perso il senno della ragione. L’agitazione stava mandando in tilt la sua mente.

“Edward , Alice ha ragione” si intromise Carlisle. “Bella per adesso è fuori pericolo , non perde più sangue e possiamo aspettare qualche ora prima di ingessare le parti lese. Nel frattempo possiamo ricostruire i fatti. Andremo in albergo e prenderemo una camera. Alice farà finta di essere Bella, potrebbe indossare una parrucca, verrà in albergo e preparerà la scena dell’incidente.”

“Carlisle, non ci crederà nessuno, e poi Alice non perde sangue”.

Nonostante fossi scettico, in un certo senso sentivo che avrebbe potuto funzionare. Però avremmo dovuto organizzare tutto fin nei minimi particolari.

“Infatti abbiamo bisogno di sangue, anzi del sangue di Bella.”

Carlisle guardò Bella ed io capii cosa voleva fare.

L’idea era geniale, ma non riuscivo ad accettare l’idea che attribuissero a Bella, alle sue innocue difficoltà motorie la trgedia che per colpa mia l’aveva investia. Er vero, chiunque avrebbe creduto a questa versione, specialmente conoscendo Bella. Ma come potevo accettare che incolpassero lei per questo disastro, quando io, solo e unicamente io, ne ero responsabile?

“No, non sono d’accordo. Non possiamo dare a lei la colpa!” urlai.

“Edward, calmati, andrà tutto bene. L’ho visto” cercò di calmarmi Alice.

“Ti prego, non voglio, non è giusto che Bella venga incolpata per l’accaduto”.

“Edward, lei sarà d’accordo con questa versione” insistette Alice.

“Alice! Come puoi non capire! Bella sarebbe stata accondiscendente anche se la avessimo condannata a morte. Bella per difendere sua madre era pronta a morire. Bella per amare me era disposta a perdere la sua anima. Ma non per questo è giusto!”.

La rabbia e la tristezza erano ora incontenibili. Il mio corpo di ghiaccio non era abbastanza forte per trattnerle. Mi resi conto di avere appoggiato le mie mani sulle spalle di Alice, e di stringere quanto più potevo.

“Scusa” le chiesi abbassando lo sguardo per la vergogna.

“Tranquillo, Edward, sapevo che dovevi sfogarti, ma non mi hai fatto male. Sono dura quanto te” mi fece l’occhiolino. “Ti prego però. Adesso ragiona: dobbiamo portare Bella in ospedale e, anche se la versione non ti piace, è importante che la accetti e che ci sbrighiamo. Non sappiamo quali siano le sue reali condizioni. Fallo per lei, fallo per te, fallo per tuttala concentrazione e lo sforzo che ti sono costati per fermarti mentre bevevi il suo sangue” il suo tono era dolce e premuroso.

Ripensai nuovamente allo sforzo, al dolce sapore el sangue caldo che finalmente dava sollievo alla mia gola. Al mostro, che mi incitava a continuare. Alla sete insaziabile, che mai era stata tanto forte. Ripensai a quell’istante, durante il quale ero stato disposto a sacrificare la sua vita. Infine alla lucidità, che solo grazie all’amore, a tutto l’amore che provavo per lei, ero riscito a riconquistare. Tra il disgusto per me stesso, per la creatura che, per quanto lo negassi, si celava in me, e la soddisfazione di essere riuscito a combattere la mia stessa natura in nome di qualcosa di più vero, di più nobile, di più sensato, decisi che avrei accettato qualunque cosa, purchè Bella potesse stare nuovamente bene.

Bastò uno sguardo, rassegnato e speranzoso, perché Alice potesse vedere nuovamente con nitidezza il futuro. Un futuro in cui Bell riapriva gli occhi e stava bene.

Con delicatezza le sfilammo i vestiti, e mentre Alice la rivestiva con i suoi abiti, io e Carlisle ritornammo nella scuola ed inzuppammo tutto ciò che avevamo a tiro di sangue , per poterlo poi utilizzare per imbrattare l’albergo.

Bella era sdraiata in macchina. Carlisle mi aveva assicurato che era del tutto fuori pericolo e che, per tutta la morfina che le aveva iniettato, non si sarebbe svegliata prima di qualche ora. Avevamo il tempo necessario per agire.

Arrivati in albergo, io e Carlisle occupammo la nostra camera. Dopo qualche minuto arrivò Alice, le permisero di arrivare nella nostra stanza e sulle scale….

Il sangue era ovunque, Alice indossava gli abiti di Bella completamente imbrattati. Quando arrivammo alla Reception con Alice tra le braccia letteralmente piena di sangue, il direttore dell’albergo ci disse che avrebbe chiamato lui stesso l’ospedale più vicino.

Arrivati in ospedale, i medici videro Bella e capirono che le sue condizioni erano pessime.

“Sono Carlisle Cullen. Sono un medico dell’ospedale di Forks e vi chiedo di utilizzare la vostra struttura e, ovviamente la vostra collaborazione, per poter curare la ragazza di mio figlio. Ha avuto un incidente nell’albergo che ci ospitava”.

I medici gli diedero la loro completa disponibilità e, dopo aver controllato le generalità di Bella, permisero il suo ricovero.

A me toccava il compito più difficile. Avrei dovuto avvertire dell’incidente Charlie e Reneé. Ma cosa gli potevo raccontare? Sicuramente mi avrebbero ritenuto responsabile dell’accaduto, ed io non potevo provareil contrario, ne’ lo volevo. Ero responsabile!

“Edward, avverto io i genitori di Bella. Tu sei troppo agitato ed in questo modo finiresti per farli preoccupare più del necessario“.

“Grazie Alice, era proprio a questo che stavo pensando. Non saprei proprio cosa dirgli”.

Alice avvertì prima Charlie,che ri mase letteralmente sconvolto per l’accaduto. Al telefono gli tremava la voce, e si assunse anche le colpe per quanto era successo a sua figlia. Alice gli aveva chiesto di raggiungere l’ospedale, ma lui le aveva risposto che per adesso avrebbe preferito restare a Forks. Aveva però chiesto di parlare con Bella appena si fosse svegliata.

La telefonata di Reneé , invece, era stata straziante. Le urla della madre di Bella si sentirono per il raggio di qualche chilometro. Mentre Alice era al telefono tutti ci guardavano, per capire quale sconvolgente notizia stavamo dando a quella donna. Appena si calmò ci disse che avrebbe preso il primo aereo dalla florida per arrivare a Phoenix il prima possibile.

L’attesa era nervante. Eravamo tutti impazienti ed il continuo bippettio del monitor che indicava le pulsazioni di Bella era l’unico suono che si diffondeva nell’enorme stanza bianca. Ormai erano giorni che aspettavamo il suo risveglio, e la tensione e l’ansia erano palpabili nell’aria.

Io e Renée condividevamo la stanza, anche se nessuno faceva caso all’altro. Oltre alle presentazioni iniziali, tra di noi non vi era stato alcun dialogo, ma era evidente che la preoccupazione rischiava di farla impazzire. Era sinceramente preoccupata per lo stato di salute di Bella, anche se i medici ci avevano assicurato che era assolutamente fuori pericolo. Ma, allo stesso tempo, era anche curiosa di capire il mio ruolo nella vita di sua figlia. Era molto giovane quando ha deciso di sposare Charlie e sperava che Bella non ripetesse il suo stesso errore; anche se rivedeva in me ed in Bella quello che lei e Charlie erano stati un tempo.

A differenza mia, Renée non riusciva a controllare il suo stato d’animo; passeggiava nella stanza seguendo un ritmo costante e lanciava continuamente lo sguardo a Bella ansiosa di individuare qualche miglioramento. Inoltre non si sforzava di mascherare l’astio che sentiva nei miei confronti: nonostante facessi di tutto per rendermi amorevole, gentile e garbato, ero comunque la causa per la quale sua figlia si trovava in fin di vita in un letto d’ospedale.

Ed anche se io apparentemente potevo sembrare calmo e rilassato, non riuscivo a fermare la mia mente che, appena provavo a chiudere gli occhi ed a distendermi un attimo per alleviare lo stato di agitazione, mi bombardava con milioni di flashback. Le scene di Bella stesa a terra quasi senza vita, la paura di non riuscire a fermarmi mentre le succhiavo via il veleno, le facce dei medici quando siamo arrivati al pronto soccorso dell’ospedale di Phoenix, le urla di Renée al telefono quando Alice la avvertì dell’incidente mi perseguitavano. Ed anche se il peggio era passato, sebbene le visioni di Alice fossero chiare e nitide, non riuscivo a tranquillizzarmi. Bella era ancora sotto l’effetto dei sedativi e, fino a quando non avesse aperto gli occhi, non sarei riuscito a calmarmi.

Io e Renée a turni ci allontanavamo dalla stanza o per mangiare o per prendere una boccata d’aria. Anche se non avevo bisogno ne’ dell’una ne’ dell’altra, non potevo dare nell’occhio. Quindi, in un certo senso, ero obbligato ad allontanarmi almeno per qualche istante. Ma quando era Renée ad allontanarsi mi precipitavo al fianco di Bella per poterla guardare, per poterla osservare, con la speranza di percepire un qualsiasi cambiamento. E quando vidi che la sua pelle iniziava ad apparire leggermente più rosea, dopo che le avevano fatto una trasfusione di sangue, ebbi l’impressione che il mio cuore avesse ricominciato ad accennare dei leggeri battiti. Mi sentivo quasi come se fossi ritornato in vita.

Era passata meno di un’ora da quando il medico ci aveva riferito che la somministrazione dei sedativi sarebbe stata sospesa per qualche ora, perché voleva testare lo stato di coscienza di Bella. Inoltre, voleva capire quanto tempo ancora avrebbero dovuto continuare con gli antidolorifici.

Renée si era allontanata un attimo per mangiare qualcosa. Anche Charlie, come lei, era molto preoccupato, ma aveva preferito rimanere a Forks. Si sentiva in colpa per quanto era accaduto a Bella, e chiamava continuamente per avere notizie. Era completamente all’oscuro di tutto, pensava di essere colpevole per quanto era accaduto a Bella, senza sapere che ero solo io la causa di tutto questo.

Ero completamente in bilico. Amavo Bella più della mia stessa vita, ma sapevo di essere solo un pericolo per lei. Adesso che sarebbe andata in Florida con sua madre cosa avrei fatto? Come avrei vissuto senza di lei? Come avrei potuto dimenticarla? Certo, sapere che era viva, che stava bene, e che aveva tutte le possibilità per ricominciare senza di me, mi confortava.

Dovevo approfittare di questi ultimi momenti con lei. Nel momento in cui le nostre strade si fossero separate, non l’avrei più vista. Non avrei più rivisto la sua pelle chiara che contrastava con i capelli color cioccolato, le sue labbra carnose dal colorito roseo che adoravo baciare, la pelle morbida ed incredibilmente calda che emanava un profumo magnificamente piacevole. Tutto mi sarebbe mancato! E nonostante sapessi che questa mia vicinanza nel momento dell’addio avrebbe reso la mia sofferenza ancora più insoppoortabile - se possibile - non riuscivo comunque a starle lontano nemmeno per un attimo.

Ma un dubbio mi assaliva. Sicuramente adesso per lei io ero il pericolo maggiore, ma anche la sua unica protezione. Chi l’avrebbe protetta in futuro, se io fossi stato lontano da lei? Chi si sarebbe preso cura di lei? Era così fragile, delicata ed inesperta. Da sola non poteva affrontare tutte le minacce della vita.

E proprio mentre mi poggiavo sul suo cuscino per poter fissare quel viso puro ed innocente, vidi che stava iniziando a riprender vita. Ed improvvisamente non riuscii a fare a meno che dimenticare tutto ciò che mi passava per la testa.

Capitolo 23 - Impasse - 2/3





“Ferma lì”, la bloccai prima che combinasse qualche pasticcio. Le sue mani erano già pronte a togliere tutti i tubicini che la ricoprivano.

“Edward?”

Si voltò e mi guardò sorpresa, quasi come se non si aspettasse di trovarmi al suo fianco. Ma dove pensava che potessi essere?

“ Oh, Edward, mi dispiace tanto!”

“Sssh… adesso è tutto a posto”.

“Cos’è successo?” mi domandò. Ricordava poco o niente dell’incidente, e questo era sicuramente un bene.

“Era quasi troppo tardi. Stavo per arrivare troppo tardi”.

Mi detestavo. Quell’ammissione ad alta voce mi aveva fatto ripiombare nel pieno della disgrazia che stava per compiersi. Come avevo potuto permettere a James di ottenere tutto quel vantaggio? E.. come avevo potuto rischiare anche solo un istante che il mostro mi tenesse imprigionato con i denti nella sua soffice carne.

“Sono stata una stupida, Edward. Pensavo avesse preso mia madre”.

“Ci ha imbrogliati tutti” la rincuorai. Anche noi come lei avevamo creduto che avesse preso sua madre. Ma lei poteva cadere nella trappola, a noi non era concesso, dovevamo aspettarcelo.

“Devo chiamare Charlie e la mamma”.

“Li ha chiamati Alice. Renée è qui… bè , è in ospedale. È andata proprio ora a mangiare qualcosa”.

“ Qui?”

Bella era sconvolta. Iniziò ad agitarsi, voleva alzarsi, non capivo bene cosa cercasse. “Tornerà presto, stai tranquilla. Non muoverti” .

“Ma cosa le avete detto? Cosa le avete raccontato?”

“Che sei caduta da due rampe di scale ed hai sfondato una finestra. Devi ammettere che ne saresti capace”. Sorrisi, pensando alla sua adorabile goffagine.

“Quanto male mi sono fatta?” mi chiese mentre osservava la sua gamba.

“ Hai una gamba rotta, quattro costole incrinate, un trauma cranico, ferite superficiali e contusioni dappertutto, e hai perso molto sangue. Ti hanno fatto qualche trasfusione. Non ho gradito, per un po’ hanno alterato il tuo odore”.

“Deve essere stato un bel fuori programma, per te”.

Ma come poteva pensare che avrei preferito l’odore del sangue di qualcun altro al suo? Doveva essere matta… “No, il tuo odore mi piace”. Precisai.

“Come hai fatto?” mi guardava negli occhi, con la voglia di sapere e quasi delusa del fatto che mi fossi fermato. Non si rendeva conto dello sforzo sovraumano che avevo fatto, pensava che il suo sangue non mi piacesse più come prima.

“Non lo so nemmeno io”. Risposi, perché immediatamente avevo capito a cosa si riferisse. “Era impossibile … trattenersi” sussurrai, molto dolcemente per non permettere ai miei ricordi di rievocare. “Impossibile. Ma ce l’ho fatta. È evidente che ti amo”.

“Il sapore non è buono come il profumo?” mi chiese, ignara del mio sacrificio. C’era mancato veramente poco, stavo quasi buttando al vento tutti gli sforzi che fino a quel momento avevo fatto solo per il piacere di poter bere del suo sangue. Solo l’amore che nutrivo per lei mi aveva riportato a ragionare.

“É anche meglio, meglio di quanto immaginassi”. Il mostro che era in me ricordava ancora quel sapore divino!

“Scusa” si rattristì , come se la colpa fosse stata sua.

Se io non fossi stato un mostro, lei non avrebbe dovuto temere la mia vicinanza, ne’, tanto meno, si sarebbe dovuta preoccupare del sapore del suo sangue. Come poteva sentirsi in colpa per tutto, anche per colpe non sue? “Come se dovessi scusarti”.

“E per cosa dovrei scusarmi?”

“Per aver rischiato di sparire dalla mia vita per sempre” , per esempio. Non avrei voluto ricordarglielo, ma doveva sapere quanto ero stato male. L’idea di perderla mi faceva vaneggiare.

“Scusa” ripetè, ma questa volta non la contraddissi.

Dovevo farle capire, però, che non ero arrabbiato con lei. In fondo lo aveva fatto per sua madre, come avrei potuto non capirla! “ So perché l’hai fatto. È stata comunque una decisione irrazionale, va da sé.”. Anche se sapevo benissimo che in questi casi la ragione viene considerata poco. “Avresti dovuto aspettarmi, avresti dovuto dirmelo”.

“Non mi avresti lasciata andare” rispose lei, alzando anche un tantino la voce. Voleva giustificare il suo comportamento imprudente. Ma in un certo senso, anche questa volta aveva ragione, non le avrei mai permesso nemmeno di avvicinarsi a quell’assassino.

“In effetti no” risposi sincero. Non volevo mentirle, tanto mi conosceva abbastanza bene da sapere che non glielo avrei permesso. “Non ti avrei lasciata “.

Improvvisamente ebbe un sussulto, quasi come un brivido lungo la schiena. Scattai in piedi, e mi avvicinai ancor di più a lei. “C’è qualcosa che non va?”

“Che fine ha fatto James?”

“Dopo che te l’ho tolto di dosso, se ne sono occupati Emmett e Jasper”. Anche se avrei preferito occuparmene personalmente. Ma non potevo lasciarti amore … avrei voluto dirle che l’avevo fatto solo per lei, ma poi mi rabbuiai. Non potevo dirle che avrei ucciso James, che lo avrei torturato se fosse stato possibile, che lo avrei fatto soffrire più di chiunque altro, solo per la sete di vendetta che avevo. Cosa avrebbe pensato di me?

“Ma non ho visto ne’ Emmett ne’ Jasper lì”.

“Sono stati costretti ad uscire dalla stanza … troppo sangue “ le confessai.

“Ma tu sei rimasto”. Se non fossi rimasto, chi l’avrebbe salvata? Forse non capiva che la sua vita era più importante di qualsiasi altra cosa.

“Si “ le confermai.

“ E Alice e Carlisle…” aggiunse, quasi meravigliata dai nostri comportamenti.

“Ricorda che anche loro ti vogliono bene”.

“Alice ha visto il nastro?” si ricordò improvvisamente.

“Si” avevamo visto tutti il nastro. Povera Alice, costretta ad essere quello che era solo perché aveva incontrato quell’ essere spregevole sul suo cammino. Pensare che stava succedendo anche a Bella!

“Era rimasta confinata sempre al buio, perciò non ricorda nulla”.

“Lo so. Ora ha capito”.

Bella si avvicinò a me con la mano per accarezzarmi, come per consolarmi. Ma abbassò lo sguardo appena sentì qualcosa pungere, e vide l’ago della flebo infilato sul dorso della sua mano.

“Ugh”.

“Cosa c’è?” le chiesi,.

“Aghi” mi rispose lei, mentre respirava a pieni polmoni.

“Ha paura di un ago! Finchè si tratta di un vampiro sadico intenzionato a torturarla, nessun problema, scappa a conoscerlo. Una flebo, invece …” sembrava quasi una scenata di gelosia la mia, però non riuscivo a non pensare a quanto era stata incosciente.

“E tu cosa ci faresti,qui?”

Ecco, proprio quello che temevo. Aveva capito che doveva stare lontana da me! Anche se sapevo che tra qualche istante non l’avrei più rivista, sentirle pronunciare quella frase mi fece salire un nodo in gola. ”Vuoi che me ne vada?” le chiesi, imbarazzato dalla sua domanda.

“No!” sbottò lei. E il suo viso cambiò improvvisamente espressione, come per chiedermi scusa del modo in cui aveva formulato la domanda.” No … volevo dire, come hai giustificato a mia madre la tua presenza ? Devo preparare un alibi prima che torni”.

“Ah” mi rilassai, avevo frainteso completamente la sua domanda. “ sono venuto a Phoenix per farti ragionare e convincerti a tornare a Forks. Tu hai accettato di incontrarmi, sei uscita per raggiungere l’albergo in cui alloggiavo insieme a Carlisle e Alice, ovviamente sono venuto qui con il permesso e la guida dei miei genitori. Ma salendo le scale per raggiungere la mia camera hai messo un piede in fallo, e… bè, il resto lo sai. Non c’è bisogno che ricordi altri dettagli: hai un ‘ottima scusa per essere un po’ confusa sui particolari.

“Ma c’è qualcosa che non torna. Per esempio, nessuna finestra rotta”. Domandò confusa e preoccupata.

“Non proprio. Alice si è lasciata un po’ prendere la mano , mentre fabbricava le prove. Ci siamo occupati di tutto con molto scrupolo; se volessi potresti addirittura denunciare l’albergo. Non devi preoccuparti di nulla”. o almeno non doveva preoccuparsi di questo. “Devi badare soltanto a guarire, ora”.

Mi avvicinai e le accarezzai la guancia con dolcezza, volevo sentire il calore della sua pelle. Ma appena mi avvicinai, il bip del monitor iniziò ad accelerare, quasi correva all’impazzata. Mi faceva sorridere il fatto che fosse così sensibile alla mia vicinanza …

“Sarà davvero imbarazzante” sospirò lei, seccata dal fatto che le reazioni del suo cuore non sarebbero state più tanto intime e silenziose come prima.

“ Mmm, chissà se…” e mi avvicinai lentamente alle sue labbra, per capire quale tipo di reazione dovevo aspettarmi. Ma appena le sfiorai, il cuore di Bella si fermò! Ebbi un fremito ed immediatamente mi allontanai, e solo quando le pulsazioni ricominciarono a liberarsi nell’aria, capii che era ancora tutto sotto controllo. “A quanto pare dovrò prestare molta più attenzione del solito”. Le feci notare.

Ma lei mi rispose lamentandosi, “ Io non avevo finito di baciarti. Non costringermi ad alzarmi” mi ricattò, ed io fui alquanto felice di cedere a quel semplice ricatto.

Si Charlie, ti richiamo io appena so qualcosa .

Sentii la voce di Renée che si avvicinava. “Credo di aver sentito tua madre”. Le dissi. Ed il suo visino triste mi fece sorridere, non voleva che mi allontanassi da lei.

“Non andartene” urlò, chiedendomi quasi implorando di restare.

“Non me ne andrò” le assicurai. Almeno per adesso non me ne sarei andato, era lei che mi avrebbe lasciato per andarsene in Florida. “ Farò un sonnellino”

Mi alzai dalla sedia posizionata al fianco del suo letto, e mi sdraiai sulla poltroncina che stava ai suoi piedi. Chiusi gli occhi e quasi mi pietrificai, per entrare meglio nella parte.

“Non dimenticarti di respirare”, mi suggerì lei, sorridendo per quella farsa.

Renée aprì molto lentamente la porta e, quando vide che sua figlia era sveglia, il suo cuore iniziò a correre all’impazzata ed i suoi occhi si riempirono di lacrime.

Non potette, però, correre da sua figlia, perché c’era”qualcuno”nella stanza che riposava, quindi in punta di piedi si avvicinò al letto, ma nella sua mente era chiaro che avrebbe fatto di tutto per svegliarmi e per farmi uscire dalla stanza, aveva voglia di restare un po’ sola con sua figlia. Ma io non potevo permetterglielo. Tra qualche giorno Bella sarebbe stata tutta sua, ed io avevo tutto il diritto di godermi questi pochi attimi che mi rimanevano.

“Non se ne va mai, eh?” domandò fra sé. Anche se tutti nella stanza sentimmo quel semplice invito che mi aveva rivolto.

Bella cambiò immediatamente discorso, anche lei aveva voglia di stringere sua madre. Erano legate da un rapporto molto forte che si percepiva quasi nell’aria. In fondo anche se non l’avessi più rivista, sapevo che sarebbe stata in ottime mani. Renée aveva cresciuto Bella in modo impeccabile. Se era la ragazza che era, il merito era anche di sua madre che l’aveva sempre riempita di attenzioni. È vero, da quanto Bella mi aveva raccontato e dal poco che avevo percepito fin’ora da Charlie, spesso Bella si era trovata ad occuparsi della madre immatura. Ma a loro modo avevano trovato un equilibrio perfetto, che aveva però portato Bella ad una vita, una responsabilità diversa da quelle dei coetanei. Ma era proprio quella diversità, ogni singolo cambiamento, incongruenza e difetto di Bella, ad averle permesso, suo malgrado, di fare breccia nel mio cuore congelato.

“ Mamma, che bello vederti!”

“ Bella, ero così agitata!”

“ Mi dispiace, mamma. Adesso è tutto a posto, tutto okay”.

“ Sono contenta di vedere che apri gli occhi, finalmente”.

Improvvisamente il viso di Bella cambiò espressione, era confusa, quasi imbarazzata. “ Quanto a lungo sono rimasti chiusi?”

“È venerdì cara, non sei stata in te per un bel po’”.

“ Venerdì? “ chiese lei quasi sconvolta per la notizia. Aveva completamente perso la cognizione del tempo. Questo mi fece quasi sorridere, perché Bella era talmente svampita e distratta che forse non aveva mai avuto la cognizione del tempo.

“ Hanno dovuto riempirti di sedativi, piccola… eri piena di ferite”.

“Lo so” rispose lei, mentre ancora si guardava intorno per capire quanto le sue condizioni fossero gravi, o meglio quanto fosse visibile la gravità delle ferite. Come al solito non voleva che gli altri si preoccupassero per lei.

“Per fortuna il dottor Cullen era lì. È davvero un brav’uomo … anche se è molto giovane, certo. E somiglia più ad un modello che ad un medico …” anche Renée era stata colpita dal fascino di Carlisle, dopo tutto era anche lei un essere umano.

“Hai conosciuto Carlisle?”chiese Bella

“E Alice, la sorella di Edward. Che cara ragazza “. Gli occhi di Bella si illuminarono. Era felice perché Renée, come lei, adorava la famiglia Cullen. Non sapeva ancora che io non ero esattamente ciò che poteva definirsi ben accetto.

“Lo è davvero” rispose Bella per assicurare a Renée del fatto che Alice fosse esattamente l’angelo che aveva conosciuto. Solo io conoscevo veramente la mia sorellina, e la sua testardaggine che molto spesso mi innervosiva!

“Non mi avevi detto di avere amici così cari a Forks” chiese Renée con un tono abbastanza inquisitorio, mentre si voltava per guardarmi.

Bella emise un gemito, ed io aprii gli occhi di scatto per capire cosa fosse.

“Cosa ti fa male?” chiese Renée, anche lei molto preoccupata.

“Tutto bene” rispose Bella ”devo solo preoccuparmi di restare immobile”. Senza dare a Renée il tempo di continuare il suo discorso, chiese “ Dov’è Phil?” .Bella voleva evitare il discorso, ma Renée era molto intelligente e scaltra.

“ In Florida. Ah Bella, non indovinerai mai! Proprio quando stavamo per andarcene è arrivata la buona notizia!”.

“ Ha firmato un contratto?” chiese Bella

“ Si, come hai fatto ad indovinare? “ chiese Renée con aria sarcastica. “ Con i Suns, ci credi?”

“ Grande” rispose Bella, entusiasta per la notizia.

“ E vedrai che Jacksonville ti piacerà”. Rispose Renée, senza nemmeno dare peso alle parole che aveva detto. “ Mi ero preoccupata un po’, quando Phil aveva iniziato a parlare di Akron, con la neve e tutto il resto, perché sai quanto odio il freddo … ma Jacksonville! C’è sempre il sole, e l’umidità, in fondo, non è così tremenda. Abbiamo trovato una casetta bellissima, gialla con le finiture bianche, una veranda come quelle dei vecchi film, una quercia enorme, e poi è a pochissimi minuti dal mare, e in più avrai un bagno tutto per te…”.

Sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato. Ma comunque non riuscivo ad essere razionale. Ma cosa avrei potuto fare? Privare Bella di una vita normale? Della sua felicità? Io e lei, insieme, non saremmo mai stati felici. Le nostre nature , troppo diverse tra loro, non avrebbero mai potuto interagire, e solo andando via da Forks, Bella avrebbe potuto superare questo momento. Io, invece, non avrei mai potuto dimenticare. L’unico amore della mia esistenza, l’unica che è riuscita a farmi tornare in vita, che ha fatto battere di nuovo il mio cuore, che mi ha fatto provare emozioni che non sapevo nemmeno di poter ancora provare, l’unica che ha risvegliato il mio lato umano, che non sapevo di possedere ancora. Il suo dolore, paragonato al mio, sarebbe come paragonare un granello si sabbia ad una intera spiaggia, o una stella all’immenso cosmo. Ma non potevo continuare ad essere ancora così egoista, già in questi mesi la sua vita era stata messa troppe volte in pericolo, e la maggior parte delle volte la colpa era stata solo ed esclusivamente la mia. La mia vicinanza la metteva costantemente a rischio. Era la cosa migliore. Bella sarebbe dovuta andare.

“ Aspetta,mamma ! Cosa stai dicendo? Non verrò in florida. Io vivo a Forks”. Rispose Bella, stralunata per ciò che la madre le aveva detto.

“ Ma non c’è più motivo, sciocca. Phil sarà molto più presente d’ora in poi. Ne abbiamo parlato molto e abbiamo deciso che nelle trasferte faremo un compromesso: passerò metà del tempo con te e metà con lui”. Rispose tranquilla la madre di Bella, convinta del fatto che sua figlia non voleva restare a Forks.

“ Mamma io voglio vivere a Forks. A scuola mi sono ambientata, ho un paio di amiche , e Charlie ha bisogno di me. È tutto solo lassù, e non sa neanche cucinare. “ rispose Bella.

Non era necessario essere in grado di leggere i suoi pensieri, per capire che tutto ciò che aveva detto non influenzava minimamente la sua scelta. Piuttosto, era il fatto che a Forks viveva il suo ragazzo vampiro che la obbligava a restare. Ma questo era meglio che sua madre non lo sapesse.

Bella continuava a rendere le cose più difficili. Non riusciva a capire che tutta questa vicinanza ci avrebbe fatto solo del male? Era ostinata e caparbia. Ma anche lei, prima o poi, si sarebbe resa conto del grave errore che stava commettendo.

“ vuoi restare a Forks?” le chiese Renée, sbalordita dalla scelta di sua figlia. Per lei era irrazionale scegliere di vivere in una cittadina di 3000 abitanti, quando dall’altra parte c’era la Florida ad aspettarti. “Perché?”

“ Te l’ho detto … la scuola, Charlie, Ahi!”urlò, ma non capii se si era realmente fatta male o era solo una tecnica per distrarre sua madre. Fatto sta che Renée non aveva alcuna intenzione di lasciare il discorso in sospeso.

“ Bella, piccola mia, tu odi Forks”.

“ Non è così male” rispose Bella, ma nemmeno lei credeva in quelle parole.

“È per lui?” le chiese Renée, voltandosi a guardarmi.

“ C’entra anche lui. Sei riuscita a parlarci un po’?”

“ Si” rispose Renée, questa volta molto seria. “ E vorrei discuterne con te”.

“ Di cosa?”

“ Penso che quel ragazzo sia innamorato di te”

“ lo penso anche io” rispose Bella, ed i suoi occhi si riempirono di gioia.

“ E tu, cosa provi per lui?”

“ Direi che sono pazza di lui” rispose il mio piccolo angelo, senza alcuna esitazione.

“ Bè, sembra un bravo ragazzo, e santo cielo, è incredibilmente bello. Ma sei così giovane, Bella…”

“ Lo so,mamma. Non preoccuparti. È solo una cotta” rispose fredda Bella, ma nessuno, compresa Renée, credette a quella affermazione.

“ Va bene”

“ Devi andare?” chiese Bella, quando vide sua madre guardare l’orologio.

“ Phil dovrebbe chiamare tra poco… non sapevo che ti saresti svegliata…”.

“ Non c’è problema,mamma” rispose Bella . “ non sarò sola” aggiunse, guardandomi.

“ Torno presto. Ho dormito qui, sai.”rispose Renée tutta soddisfatta di se.

“Oh mamma, lascia perdere! Puoi dormire a casa, non me ne accorgerei neppure”.

“ ero troppo nervosa. Sono successe brutte cose nel quartiere e non sto tranquilla a casa da sola”.

“ Brutte cose?” chiese Bella, quasi ignara di tutto quello che era accaduto. Come se non ricordasse niente della faccenda.

“ Qualcuno ha fatto irruzione nella scuola di danza dietro casa nostra e l’ha incendiata: non è rimasto niente! E di fronte hanno lasciato un auto rubata. Ti ricordi quando andavi a lezione lì, tesoro?” nelle parole di Renée e nella sua mente lessi un minimo di nostalgia. Rivedere le scene in cui lei e Bella erano felici,da sole, vivevano quasi in simbiosi.

“ Ricordo”

“ Se c’è bisogno di me, posso restare”.

“ No mamma. Andrà tutto bene Edward sarà qui con me”.

“ Torno stasera” affermò Renée, quasi con un tono minaccioso nei miei confronti.

“ ti voglio bene, mamma” le disse Bella, con un nodo alla gola.

“ anch’io Bella. cerca però di stare più attenta a dove metti i piedi, non voglio perderti”. Questa frase mi fece sorridere. Ed allo stesso tempo, quella donna, mi fece tanta tenerezza.

E proprio mentre Renée usciva dalla stanza entrò un’ infermiera. “ sei un po’ agitata piccola? Qui vedo un bell’aumento di intensità”.

Aveva notato che il battito cardiaco di Bella era stato un tantino irregolare in precedenza. Tutto questo mi lusingava, il suo cuore si fermava anche con un mio semplice tocco.

“ No tutto bene” rispose Bella, anche se non poteva sicuramente negare l’evidenza.

“ Dirò alla caporeparto che ti sei svegliata. Tra un minuto verrà a controllarti”. Rispose l’infermiera, alquanto scettica, mentre usciva dalla stanza.

Mi precipitai al suo fianco non appena fummo soli.

“ Hai rubato una macchina?” mi chiese lei immediatamente; piuttosto divertita dalla faccenda.

Non potetti fare a meno che rispondere con un sorriso, “ Era una bella macchina, molto veloce”.

“Dormicchiato bene?”

“ Si. È stato interessante”

“ Che cosa?” chiese allora curiosa.

Non sapevo come dirglielo. Mi aveva sinceramente sorpreso il fatto che avesse deciso di rimanere a Forks. Non potevo dire di non esserne felice, anche se sapevo che alla fine questa decisione avrebbe solo peggiorato la situazione. Più tempo avremmo trascorso insieme, maggiore sarebbe stato il dolore al momento dell’abbandono.

“ sono sorpreso. Pensavo che la Florida… e tua madre… bè pensavo fosse ciò che volevi”.

“ Ma a te toccherebbe restare chiuso in casa tutto il giorno. Potresti uscire soltanto di notte, come un vero vampiro”.

Aveva frainteso la mia affermazione. Io non ero mai stato intenzionato a trasferirmi, anzi era un’idea che in questo caso non avevo nemmeno preso in considerazione. Ma come potevo dirle che la mia idea era quella di stare da solo? Di vivere a Forks senza di lei? Sicuramente l’avrei delusa. Ma allo stesso tempo dovevo convincerla a cambiare idea, o almeno dovevo provarci. Non potevo permettere che non prendesse nemmeno in considerazione l’eventualità che io non facessi più parte della sua vita. Anche perché prima o poi sarebbe successo.

“Sarei rimasto a Forks, Bella. o in un posto del genere. Ovunque pur di non farti più soffrire”.

Ecco, aveva capito. I suoi occhi, fissi dentro ai miei, iniziarono a riempirsi di lacrime. Il suo sguardo mi colpevolizzava, il suo cuore non pulsava, sobbalzava tanto batteva forte. Non sapevo cosa fare, o cosa dire, vederla soffrire mi straziava. Avrei voluto abbracciarla e baciarla come mai prima d’ora, dirle che era uno stupido scherzo e che avremmo vissuto insieme per sempre. Ma non potevo mentirle, prima o poi quel momento sarebbe arrivato, ed anche lei, come me , doveva essere pronta a reagire.

Mentre la fissavo, un ‘infermiera entrò per controllare la situazione. Vide che Bella era agitata.

“ prendiamo un po’ di tranquillanti piccola?” le chiese.

“No , no “ cercò di rispondere Bella, aveva un nodo alla gola che non le permetteva nemmeno di parlare. “ sto bene così”.

“ non è il caso di essere coraggiosi, cara. È meglio che non ti stressi troppo: hai bisogno di riposo”.

Senza volerlo, l’infermiera , le aveva suggerito quello che io le chiedevo da mesi. Non essere troppo coraggiosi. Non potevamo pensare di andare contro le nostre nature. Io ero quel che ero, e non potevo cambiare la mia natura, per quanto ci provassi, per quanti mi sforzassi, per quanto ci fossi riuscito. Il pericolo incombeva costantemente, fintanto che le ero affianco. La sua vita vicino a me era ogni giorno sempre più in pericolo.

“ D’accordo” sospirò l’infermiera quando capì che era inutile continuare a discutere con Bella, “ suona il campanello quando ti senti pronta”.

Anche lei aveva capito che ero io a mettere Bella in agitazione. Ma non poteva costringermi ad abbandonare la stanza, quindi se ne andò lei.

Mi avvicinai a Bella e strinsi il suo viso tra le mie mani. Dovevo calmarla, agitarsi le faceva solo male.

“ Sssh, Bella… calmati”.

“ non lasciarmi”

“ No, te lo prometto. Adesso rilassati, così chiamo l’infermiera con i tranquillanti”.

Ma Bella non riusciva a calmarsi, non credeva alle mie parole. Come poteva pensare che l’avrei abbandonata senza dirle nulla, approfittando della sua debolezza?

“ Bella non andrò da nessuna parte. Sarò al tuo fianco ogni volta che avrai bisogno di me”.

“ Giura che non mi lascerai”.

“ lo giuro” le risposi. Anche se non sapevo ancora per quanto tempo avrei potuto mantenere quella promessa.

Iniziò a tranquillizzarsi. Il battito cardiaco decelerò, iniziò a respirare ad intervalli regolari, continuai ad accarezzare il suo delicato viso, per permetterle di rilassarsi e di non pensare a nulla .

“ Va meglio?”

“ Credo di si” rispose, ancora un po’ preoccupata.

“ Perché mi hai detto una cosa del genere, prima? Sei stanco di dovermi salvare in continuazione? Vuoi davvero che me ne vada?”

Non sapeva di cosa stava parlando. Vivere senza Bella sarebbe stata per me la peggiore delle pene da espiare. Un continuo dolore che mi avrebbe seguito per il resto della mia esistenza. La cosa più assurda è che avrei rinunciato a lei, solo per lei. Nemmeno per me stesso sarei stato disposto ad un tale sacrificio. Stanco di salvarla? L’avrei salvata anche mille volte al giorno, l’avrei protetta più di quanto un’aquila protegge le sue stesse uova, avrei vegliato su di lei notte e giorno. Ma proteggerla da me stesso, quello si che sarebbe stato difficile. Distruggere il mostro che era in me non sarebbe mai stato possibile.

“ No, non voglio stare senza di te, Bella, certo che no. Sii razionale. Neanche doverti salvare è un problema. Ma il fatto che sono io stesso a metterti in pericolo … in fondo è colpa mia se sei qui”.

“ si, se non fosse stato per te non sarei qui … viva”.

“ A malapena” precisai “ coperta di bende e cerotti, nemmeno in grado di muoverti”.

“ non parlo dell’ultima volta in cui ho rischiato di morire. Ce ne sono state altre, scegline una. Se non ci fossi stato tu, sarei finita a marcire nel cimitero di Forks “.

“ Non è stata la parte peggiore, comunque. Non è stata averti vista là, sul pavimento … sottomessa e picchiata. Non è stato temere che fossi arrivato davvero troppo tardi. Nemmeno sentirti urlare di dolore … o tutti quei ricordi insopportabili che porterò con me per l’eternità. No, la parte peggior è stata sentire … sapere che non sarei riuscito a fermarmi. Essere convinto che sarei stato io ad ucciderti”.

Sentivo ancora la pressione, la paura, l’angoscia, che avevo sentito in quel momento. Poco alla volta il mostro che era in me aveva offuscato la mia vista, i miei sensi. Non ero più padrone delle mie azioni, riuscivo solo a sentire un immenso piacere nel poter assaporare quel sangue delizioso, ma allo stesso tempo provavo un forte disgusto per l’essere che ero. E solo l’amore incommensurabile che provavo riuscì a fermarmi dal commettere un errore che mai mi sarei perdonato.

“ Ma non lo hai fatto”

“ Avrei potuto. Senza sforzo”.

“ Prometti” mi chiese Bella. Promettere? E cosa ? che l’avrei amata per tutta la vita? Quella era l’unica promessa che avrei potuto farle, e che sarei stato in grado di mantenere per il resto della mia esistenza.

“ Cosa?”

“ Lo sai ,cosa”

“ A quanto pare non sono abbastanza forte da poterti stare lontano, perciò immagino che alla fine farai a modo tuo … anche a costo di farti uccidere”.

“ Bene” rispose, anche se non pienamente soddisfatta e convinta della mia dichiarazione. “ Hai detto che ti sei fermato … adesso voglio sapere perché”.

“ Perché?” non capivo il senso di quella domanda.

“ Perché lo hai fatto. Perché non hai lasciato che il veleno entrasse in circolo? A quest’ora sarei uguale a te”.

Questa affermazione mi lasciò un attimo perplesso. Non avevo mai spiegato a Bella come una persona poteva trasformarsi, e non poteva aver appreso questa notizia dalle varie ricerche che aveva fatto per conoscere meglio la mia natura. Come faceva a saperlo? L’unica con la quale aveva avuto contatto era Alice, e questa mia sorella me l’avrebbe pagata. Comunque questo non spiegava l’affermazione di Bella,cioè, perché voleva essere trasformata? Dopo che conosceva tutto sulla mia famiglia, tutte le difficoltà che avevamo a vivere nell’ombra, il ripudio che io sentivo per questa vita. Perché voleva diventare un mostro? E poi in quel modo, nelle sue vene sarebbe per sempre scorso il veleno di un assassino. Non avrei mai permesso che Bella diventasse come me, ne’ tanto meno che venisse trasformata in modo così atroce.

“ sono la prima ad ammettere di non essere esperta in relazioni, ma mi sembra quantomeno logico … tra un uomo ed una donna deve esserci una certa parità … per esempio, non può toccare sempre ad uno solo dei due salvare l’altro. Devono potersi salvare a vicenda”.

Non riusciva a capire. Anche se io l’avessi salvata per il resto dei suoi giorni, non sarebbe stato niente in confronto a quello che lei aveva fatto per me. Lei era il mio sole, da quando era nella mia vita, illuminava le mie giornate che prima erano spente ed insensate. Aveva colorato il mio mondo. Se adesso riuscivo a sorridere, ad essere felice, era solo grazie a lei che regnava sui miei giorni e sulle mie notti.

“ ma tu mi hai salvato”

“ non posso essere sempre Lois Lane. Voglio essere anche Superman”.

“ Non sai cosa mi stai chiedendo”.

“ invece credo di si”.

“ Bella, non te ne rendi conto. Ci penso da quasi novant’anni e non mi sono ancora fatto un’idea”.

“ Vorresti che Carlisle non ti avesse salvato?”

“ No non è così“. O forse si. “ ma la mia vita era giunta al termine. Non stavo rinunciando a niente”

“ La mia vita sei tu. Soffrirei davvero soltanto se perdessi te “.

“Non posso farlo , Bella, e non lo farò” risposi.

Non poteva chiedermi questo, la mia era una scelta ponderata, e sicuramente più razionale della sua. Rovinarsi la vita, ma per cosa? Per chi? Per me? Ne sarebbe valsa la pena?

Questa sua decisione mi riempiva di gioia da un lato. Lei amava, mi amava ad un punto tale che avrebbe rinunciato alla sua vita per me. Ma se un giorno si fosse accorta che non era ciò che voleva? Se si fosse resa conto che stare con me non valeva la sua vita? Cosa avrebbe fatto? Sarebbe stata infelice per il resto della sua esistenza? Questo non avrei mai potuto permetterlo. Bella meritava di essere felice, e se non lo fosse stata con me al suo fianco, se la mia natura fosse stata un limite per noi, io mi sarei fatto da parte. Le avrei permesso di vivere la sua vita, anche se questo avesse significato la mia morte.

“ Perché no? E non dirmi che è troppo difficile! Dopo oggi, o qualche giorno fa , quando è stato… bè, dopo tutto questo, dovrebbe essere una passeggiata”.

Mi guardava con quegli occhi dolci, tenera e delicata, ed io per qualche istante immaginai come sarebbe potuto essere se…

Ma non potevo! Anche se questo avrebbe semplificato tutto per me. Non sarei più stato un pericolo per lei, non avrei mai più avuto la tentazione di bere del suo sangue, avrei potuto essere ciò che ero!

Bella sembrava decisa, testarda e cocciuta come sempre. Dovevo trovare il suo punto debole, e con un tantino di persuasione, farle capire che non era poi tutto rose e fiori come lei immaginava.

“E il dolore?” le chiesi. Aveva provato solo per un attimo quella sensazione, ma era già incisa nella sua mente. tutti noi la ricordavamo perfettamente. Avevamo sentito ogni singola cellula del nostro corpo trasformarsi, quello che lei aveva provato non era niente a confronto.

“ è un problema mio. Posso cavarmela”.

“ A volte capita di trascinare il coraggio fino al punto in cui diventa pazzia”.

“ Poco importa. Tre giorni . cosa vuoi che siano”.

Non potevo crederci. Alice le aveva raccontato praticamente tutto, e questa volta l’avrebbe pagata.

“ e Charlie? Renée?” forse questo le avrebbe fatto cambiare idea.

Ci pensò un attimo, e poi, dopo un respiro profondo mi rispose ” Senti nemmeno quello è un problema. Renée ha sempre scelto ciò che le sembrava giusto; non si opporrebbe se mi comportassi nello stesso modo. E Charlie si riprenderebbe, è flessibile, e si era abituato a stare da solo. Non posso badare a loro per sempre. Io voglio vivere la mia vita”.

“ Appunto. E non sarò io a farla terminare”. Sbottai.

“ Se aspettavi che fossi sul letto di morte, sappi che ci sono stata eccome!”.

“ Si però ti rimetterai” le ricordai.

“ Invece no”. Rispose con un filo di voce.

Forse non si rendeva conto delle sue condizioni. Qualche altro giorno di convalescenza, e poi si sarebbe completamente rimessa. “ Certo che si. Al massimo ti resteranno un paio di cicatrici”.

“ ti sbagli. Morirò”

Mi sentivo tremendamente in colpa per quanto accaduto. E adesso lei me lo stava quasi rinfacciando, solo per convincermi a trasformarla. “ Sul serio, Bella. tra qualche giorno ti dimetteranno. Due settimane al massimo”

“ Forse non morirò subito… ma prima o poi succederà. Ogni giorno, ogni minuto, quel momento si avvicina. E diventerò vecchia”.

Ecco a cosa si riferiva. Bè come tutti gli altri esseri umani, anche lei un giorno sarebbe morta, questo è vero. Ma era proprio così che doveva andare. Così sarebbe dovuta andare per tutti quanti noi. Era il ciclo naturale della vita, ed io non avrei fatto niente per cambiarlo.

“ è così che succederà. Come dovrebbe succedere. Come sarebbe successo se io non fossi esistito … e io non sarei dovuto esistere”.

“ che stupidaggine. Mi sembra di sentire il vincitore di una lotteria che, dopo aver riscosso il premio dice : “ Ehi, torniamo indietro alla normalità, è meglio così” . non me la dai a bere, sai”.

Il suo comportamento iniziava ad irritarmi, aveva un modo di percepire le cose completamente distorto. Io il vincitore di una lotteria? Avrei pagato qualsiasi cosa per poter tornare indietro. Per poter essere umano esattamente quanto lei.

“ Sono tutt’altro che il premio di una lotteria”.

“ è vero, sei molto meglio”.

“ Bella, non voglio più parlarne. Mi rifiuto di condannarti ad una eternità di notti e buio, punto e basta”.

“ Se pensi che possa finire qui, vuol dire che non mi conosci bene. Non sei l’unico vampiro che conosco”.

Iniziava a sfidarmi. Questo era semplicemente assurdo. Nessuno della mia famiglia avrebbe mai fatto una cosa del genere. Noi, sapevamo bene cosa significava vivere da vampiri.

“ Alice non oserebbe”. Perché sapevo che le speranze di Bella erano riposte soprattutto nelle mani di mia sorella.

“ Alice ha già visto tutto, vero? Per questo ce l’hai con lei. Sa che un giorno… diventerò come te”.

Rividi quelle immagini che diverse volte avevano fatto capolinea nella mente di Alice. Ma questa volta il futuro si sbagliava. Questa volta il futuro di Bella lo avrei scelto io, e lo avrei protetto a costo della mia stessa vita.

“ Si sbaglia. Se è per questo ti ha anche vista morta, ma non è accaduto”.

“ Per quel che mi riguarda non scommetterò mai contro di lei”.

Sembrava finalmente finita. Si era arresa, almeno per il momento. Ma sapevo che questa era solo una battaglia, non la guerra.

“ Dunque la conclusione è …?” mi chiese. E mentre lo faceva quasi sorrideva.

“ Mi sembra che si chiami impasse”. È si, era decisamente una situazione complicata. Un vicolo cieco.

Fece una smorfia, accompagnata da un gemito di dolore.

“ Come ti senti?”

“ Bene”. Ma non sapeva affatto mentire.

“Non ti credo”.

“ Non ho intenzione di rimettermi a dormire”.

“ Hai bisogno di riposo. Tutto questo discutere non ti fa bene”.

“ Allora arrenditi”

Sorrisi della sua affermazione. Ma questo non sarebbe successo mai. “ bel colpo” le risposi, mentre chiamavo l’infermiera con il pulsante.

“ No!” iniziò a protestare.

“ Si? “ rispose improvvisamente l’infermiera, mentre Bella continuava ad implorarmi di non chiamarla.

“ credo che siamo pronti per un’altra dose di tranquillanti”.

“ Mando un’infermiera”. Mi rispose.

“ Non li prendo” rispose lei infuriata. Non sapeva che non se ne sarebbe neanche accorta.

“Non credo che ti chiederanno di ingoiare nulla”. La presi anche un po’ in giro mentre guardavo la sacca che penzolava sul suo letto. “ Bella tu stai male. Hai bisogno di rilassarti per guarire. Perché sei così ostinata? Non serviranno altri aghi ne cose del genere”. La tranquillizzai.

“ Non ho paura degli aghi. Ho paura di chiedere gli occhi”.

Ma come poteva pensare che l’avrei lasciata sola? Non mi conosceva affatto. “ ti ho detto che non andrò da nessuna parte. non avere paura. Fino a quando lo vorrai, io starò qui”.

“ stai parlano dell’eternità , lo sai?” mi rispose lei.

“ Oh , te la farai passare… è soltanto una cotta”. Le ricordai quello che aveva detto a sua madre qualche minuto prima.

“ Quando Renée se l’è bevuta ci sono rimasta quasi male. Sai bene che non è così”.

“ è il bello di essere umani. Le cose cambiano”. Invece per me non sarebbe mai cambiato l’amore che sentivo per lei.

“ non trattenere il respiro mentre aspetti che accada”.

Questo mi fece sorridere, e l’infermiera non lo vide di buon occhio. “ Mi scusi” mi disse acida , per chiedermi di spostarmi per permetterle di arrivare al letto di Bella.

Mi allontanai per permettere all’ infermiera preparava la soluzione da iniettare. Bella continuava a fissarmi, ed anche i miei occhi erano solo per lei.

“ Ecco fatto, cara” disse infine. “ adesso starai meglio”.

“ Grazie” rispose Bella, anche se non sembrava proprio grata a quella donna.

“ Così dovrebbe andare” .

Lasciò la stanza, ed io mi avvicinai a Bella. volevo salutarla, prima che chiudesse gli occhi.

Appena le sfiorai le guance mi disse “ resta”.

“Si, te lo prometto. Come ho detto, finchè lo desideri … finchè è la cosa migliore per te”. Forse questo già cambiava un pò le cose.

“ non è la stessa cosa” rispose. Anche lei aveva capito che le due cose non andavano di pari passo.

“ non preoccuparti di questo adesso, Bella. possiamo ricominciare a discutere quando ti svegli”.

“ va bene”. Mi rispose.

Mi avvicinai al suo orecchio, e le sussurrai “ ti amo “. Perché era tutto ciò che le potevo assicurare. L’avrei amata per sempre, e questo Bella doveva saperlo.

“ Anch’io” mi rispose.

“ lo so “

Si voltò verso di me, e la baciai delicatamente. Le sue labbra erano meglio di qualsiasi altra preda. Morbide e vellutate, si adattavano perfettamente alle mie fredde e dure come il marmo.

“ Grazie”

“ di niente” le risposi. Non era lei che doveva ringraziare me. Ero io che le sarei stato riconoscente per sempre, grazie a lei aveva imparato ad amare.

“ Edward?”

“ Si?”

“ Io scommetto su Alice”. Mi ricordò.

Nemmeno il più forte dei tranquillanti riusciva a farla tacere.

Sorrisi.

Da questo momento in poi la guerra era praticamente aperta. Sapevo che questa storia non sarebbe finita qui, ma avrei combattuto anche per il resto per tutto il resto della sua esistenza, se necessario, fino a farle cambiare idea.




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Edited by Vita Seconda - 11/5/2020, 00:10
 
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