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Al Centro Esatto Dell'Universo, Jacob and Renesmee

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Nessie
CAT_IMG Posted on 3/1/2012, 19:04




Sono passati sette anni da quando i Volturi hanno minacciato di distruggere la famiglia Cullen. Le giornate passano lente e "noiose", tra una battuta di caccia e la scuola. Renesmee ormai ha l'aspetto di una diciottenne e il suo rapporto con Jacob inizia a farsi più complicato. La ragazza non riesce a spiegarsi come mai abbia bisogno della presenza costante del suo "migliore amico" - questo perchè le hanno tenuto nascosto che, alla sua nascita, Jake ha avuto l'impronting con lei. Ma un nuovo pericolo interrompe l'eternità della famiglia: i Volturi sono tornati e vogliono Renesmee. Si giungerà ad un nuovo scontro?


Al Centro Esatto Dell'Universo



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Tutti i lacci che mi stringevano alla vita, si spezzarono in un attimo,
come lo spago di un grappolo di palloncini.
Tutto ciò che mi rendeva ciò che ero:
l'amore per la ragazza morta al piano di sopra, l'amore per mio padre, la fedeltà al mio nuovo branco, l'affetto per gli altri miei Fratelli,
l'odio per i miei nemici, per la mia casa, per il mio nome, per me stesso,
si staccò da me in quell'istante - zac, zac, zac - e fluttuò nello spazio.
Ma non andai alla deriva.
Un nuovo laccio mi tratteneva dov'ero.
Non uno: un milione. Non di corda, ma d'acciaio.
Un milione di cavi d'acciaio che mi legavano a una cosa sola:
al centro esatto dell'universo.
Finalmente capii che l'universo ruotava attorno a quel punto.
Non avevo mai colto la simmetria dell'universo, che adesso mi era chiara.
Ora non era più la forza di gravità a imbrigliarmi.
Era la bambina fra le braccia della vampira bionda.
Renesmee.



[cit.] Breaking Dawn (Jacob) - Stephenie Meyer



Sette anni dopo



Renesmee



L’alba cercava di fare capolino nel cielo, lottando contro la folta coltre di nebbia mattutina, per poter sciogliere la brina che aveva imbiancato la foresta di pini alti fino al cielo. Il freddo di dicembre penetrava da sotto i vestiti raggiungendo le ossa e rendendo ogni movimento lento ed eterno.
C’era silenzio, la natura dormiva ancora indisturbata e gli animali poltrivano al sicuro nelle loro tane, godendosi il letargo, nell’attesa di una primavera che, a Forks, non sarebbe mai arrivata.
Un cervo si era inoltrato coraggiosamente nel cuore della foresta, abbandonando prematuramente il proprio nascondiglio e, silenzioso, si stava abbeverando ad un ruscello.
Non poteva certo sapere che due famelici predatori lo stavano marcando.
Il Lupo, grande quasi quanto un cavallo, dalla pelliccia folta e rossastra, lo stava osservando, il petto caldo che sfiorava il terreno bagnato dalla pioggia, pronto a scattare per avventarsi sulla preda. Era nascosto dietro ad un cumulo di foglie secche e, quando finalmente fece un balzo verso il giovane cervo, vide la propria vittima sparirgli da sotto il naso nel giro di qualche secondo.
Ero stata più veloce. Come sempre, dopotutto.
Ero rimasta ferma sulla cima dell’albero vicino al cervo, aspettando la mossa del Lupo e quindi gettarmi sulla mia preda, vincendo 10 dollari!
Nel momento in cui il mio udito ipersensibile aveva udito i muscoli del Lupo contrarsi per darsi la spinta necessaria ad aggredire, mi ero tuffata per prima sul cervo, buttandolo a terra, dall’altre parte del ruscello e, dopo avergli rotto l’osso del collo, avevo cominciato a bere il suo sangue.
Il Lupo era rimasto con gli occhi sgranati e, mentre vedeva la propria preda morire, ringhiava nella mia direzione.
Quando la mia sete si placò, lasciai cadere il cervo a peso morto sul terreno e mi voltai verso il mio avversario –E sono 10 dollari anche stamattina!- cantilenai.
Il Lupo ringhiò ancora in modo amichevole e con un colpo di coda, sparì dietro gli alberi.
Io tornai verso l’albero dal quale ero saltata giù e afferrai lo zaino che avevo abbandonato lì vicino. Tra libri di matematica e letteratura inglese, tirai fuori una camicia pulita e me la infilai, sostituendo quella che avevo sporcato con il sangue del cervo. Poi buttai quella sporca dietro una roccia, come facevo ogni mese, quando andavo a caccia.
Avevo preso la decisione di nutrirmi di sangue solo quando fosse stato strettamente necessario l’anno prima. Essendo mezza vampira e mezza umana riuscivo a sopravvivere sia con il sangue sia con il cibo e, visto che avevo scelta, preferivo cibarmi di sangue solo una o due volte al mese, solo per recuperare le forze.
Mi sedetti vicino al ruscello, con lo zaino appoggiato alle gambe e aspettai.
-Hai barato!- esclamò, all’improvviso, una voce calda alle mie spalle.
Scattai in piedi alla velocità della luce e ridendo dissi al mio migliore amico –E tu non sai perdere. Dammi i miei soldi- e aprii il palmo della mano.
Jacob Black, il Lupo, che ora aveva ripreso le sue sembianze umane, brontolò ma si mise comunque una mano in tasca e mi diede 10 dollari. –Devo smettere di fare scommesse con te. Prima o poi mi manderai in bancarotta, Nessie!- si lamentò.
Probabile, pensai. –Forza, brontolone o faremo tardi a scuola-
-Sai che peccato- fece lui, mettendosi lo zaino su una spalla per poi incamminarsi insieme a me, avvolgendomi le spalle con un braccio caldo e possente, come era sempre solito fare.
Con passo veloce, e quando dico veloce intendo no concepibile per i limiti umani, raggiungemmo il limitare del bosco, dove sul ciglio della strada ci aspettava una fiammeggiante moto da corsa, nera metallizzata. Regalo da parte di mia madre e mio padre per l’ultimo compleanno di Jake.
Mi sedetti dietro di lui, tenendomi stretta per non cadere, e mentre Jacob fece partire la moto, sfrecciando per le strade deserte della superstrada, mi abbandonai al suo calore, accucciandomi vicino alla sua schiena. Il calore del suo corpo riscaldava il mio; io che nonostante conservassi ancora la possibilità di arrossire, di prendere un raffreddore e di cambiare aspetto, avevo sempre il corpo gelido e ogni volta che potevo mi rannicchiavo contro il Mio Jake per illudermi di avere per almeno qualche minuto le mani calde.
Io e Jacob avevamo “ripreso”, almeno lui, la scuola l’anno scorso.
Avevo insistito molto per poter frequentare una scuola e ricevere un’istruzione per mettere alla prova le mie capacità, dato che a casa non avevo molto da fare.
Erano passati sette anni dalla mia nascita, ma avevo l’aspetto e la mente di una diciottenne. Così l’anno prima avevo costretto i miei ad iscrivermi al penultimo anno di liceo, in modo che Jacob potesse riprendere gli studi che aveva abbandonato sette anni prima, in modo da non dover frequentare le lezioni da sola.
Ovviamente non avevamo potuto iscriverci alla scuola dove mia madre, Bella, e mio padre, Edward, si erano conosciuti. Avrei riscosso troppi pettegolezzi perché assomigliavo troppo a Bella per essere la cugina che veniva dall’Alaska di Edward e assomigliavo troppo ad Edward per essere parente di Bella. E anche Jacob avrebbe suscitato molte chiacchiere, dato che in sette anni non era cambiato di una virgola.
Così ci eravamo iscritti, o almeno avevo obbligato Jake ad iscriversi, alla scuola superiore di una cittadina vicino Forks. Una città dove nessuno sapesse chi fossero i Cullen o i Black, un posto lontano da tutti, un posto in cui io e Jacob potessimo fingere di essere adolescenti normali e non due ibridi, due persone a metà fra due mondi. Io non ero né un’umana né una vampira, Jake non era né un umano né un lupo.
Dopo un quarto d’ora di viaggio arrivammo a scuola, era un edificio grigio, dello stesso colore del cielo, triste e pieno di studenti che si avviavano verso l’entrata come i condannati a morte si avviavano verso l’impiccagione.
Jake entrò nel parcheggio della scuola sgommando, attirando l’attenzione dei ragazzi rimasti fuori dalla scuola. Saltai giù dalla moto, riponendo il casco nel sottosedile.
-E meno male che papà si raccomanda sempre di non attirare l’attenzione- dissi, indicando con la testa tutti i ragazzi che fissavano con la bava alla bocca la moto di Jake, mentre le ragazze erano più interessate al guidatore.
-Disse il vampiro che mise incinta un’umana- mi prese in giro lui, ricevendo subito dopo una gomitata nello stomaco da parte mia.
-Nessie!- mi chiamò una vocina, impedendomi di rispondere alla battuta di Jacob.
-Ciao, Emma- salutai la ragazzina che mi si era appena affiancata. Era più bassa di me di un po’ di centimetri, magra e con i capelli biondi.
L’avevo conosciuta l’anno prima, era nel mio stesso corso di chimica e insieme avevamo fatto evacuare il laboratorio perché avevamo fatto esplodere il compito. Quella volta Jake si era pisciato sotto dalle risate.
Emma mi era stata da subito simpatica e mi sarebbe piaciuto approfondire la nostra amicizia, insomma Jacob era il mio migliore amico e di certo non avrei mai potuto vivere senza di lui, non ero mai riuscita a spiegarmelo ma non riuscivo a stare lontana da lui per troppo tempo, come dopotutto non riuscivo mai a nascondergli niente. Ma mi sarebbe piaciuto parlare con un’amica, di cose stupide come di trucchi, di feste e dei ragazzi, cose da ragazze. Di certo non avrei mai potuto parlare di cose del genere con Jake, perché di trucchi lui non ne sapeva niente, le feste gli facevano venire il mal di testa e poi non avrei mai e poi mai potuto parlare di ragazzi con lui, visto che era terribilmente geloso nei miei confronti, come anche io lo ero nei suoi.
-Vi lascio da sole così potete fare quattro chiacchiere tra donne- disse Jacob, dopo avere salutato Emma, intuendo subito i miei pensieri. –Ci vediamo alla seconda ora- mi salutò, dandomi un bacio sulla fronte. Come ogni mattina separarci per frequentare lezioni diverse era una tortura.
Lo osservai allontanarsi mentre si dirigeva verso la scuola e sentii il cuore stringersi, fino quasi a farmi male.
-Allora per quando è fissata la data?- chiese Emma in tono scherzoso, dandomi di gomito.
-La data di cosa?- domandai confusa, riemergendo dalle mille sensazioni che mi provocava la mancanza di Jake.
-La data in cui tu e il tuo megafusto vi metterete insieme- rispose Emma, come se fosse una cosa scontata.
-Ma smettila!- la rimproverai io –Siamo cresciuti insieme, lui è il mio migliore amico ed è come...-
-Come se fosse tuo fratello e bla, bla, bla- fece Emma, imitando in modo goffo la mia voce.
-Sei una pervertita- le dissi.
Quando l’anno prima io e Jacob eravamo arrivati a scuola, Emma mi aveva fatto subito notare che, i modi con cui io e Jake ci atteggiavamo l’uno con l’altra facevano pensare ad una coppia di innamorati. Per Emma, e per tutti gli studenti della scuola, era inconcepibile che due ragazzi che non potevano sopportare la lontananza dell’altro per poche ore, che andavano in giro sempre abbracciati o mano nella mano e che si salutavano sempre con baci molto calorosi, non fossero fidanzati.
La cosa mi aveva spiazzata, io pensavo che fosse una cosa normale. Insomma ero cresciuta tra vampiri e licantropi che si dimostravano affetto a suon di botte o a suon di abbracci forti e calorosi. Quindi mi sembrava una cosa normalissima il rapporto che avevo con Jake.
L’unica cosa che mi sembrava strana era il fatto di non riuscire a sopportare la lontananza del mio amico licantropo e la sensazione di abbandono che essa mi provocava, ma era una cosa che avevo sin dalla nascita. Ogni ricordo che avevo era legato a lui e poi Jake provava le stesse cose nei miei confronti, quindi non mi ero mai posta il problema. Ma a quanto pare non era una cosa normale.
-Quindi non avete intenzione di...- tornò all’attacco la mia amica.
-No!- sbottai io, fulminandola con gli occhi.
-Bah- sospirò lei, delusa - Sai pensavo che almeno adesso che siamo all’ultimo anno, voi due vi sareste finalmente messi insieme-
-Noi non stiamo insieme- le feci notare io.
-Non è vero, voi state insieme solo che non vi baciate-
Sgranai gli occhi, rimanendo scioccata da quelle parole.
Era vero? Io e Jake ci stavamo comportando come due fidanzatini e non ce ne eravamo nemmeno accorti? Ci stavamo...No! non poteva essere vero non mi stavo innamorando del mio migliore amico, era una cosa assurda e un idea inconcepibile.
Però il pensiero di Jacob insieme ad un’altra ragazza mi innervosiva, mi faceva venire voglia di spaccare le cose.

Le lezioni passarono lente e infinite, come ogni mattina, ma come ogni giorno la campanella dell’ultima ora suonò, finalmente, alleggerendo il cuore degli studenti impazienti di abbandonare quel luogo di tortura.
Stavo uscendo da scuola e mentre scendevo le scale, che collegavano l’ingresso al piccolo parcheggio, chiacchieravo con Emma; Jacob camminava svelto davanti a noi, diretto verso la sua moto.
Fu questione di un attimo, non me ne resi nemmeno conto. All’improvviso vedevo la bocca di Emma muoversi producendo solo silenzio, la sua voce mi abbandonò. Tutti i miei sensi smisero di lavorare per una frazione di secondo, mentre una valanga di informazioni travolgeva la mia mente.
Tutto in un solo secondo, le immagini di ricordi mi raggiunsero, permettendomi di partecipare attraverso frammenti di immagini.
Mia madre mi stava inviando frammenti dei ricordi della conversazione che doveva avere avuto luogo pochi minuti prima.
Vidi la mia famiglia: mamma, papà, nonna Esme, nonno Carlisle e i miei zii. Ci misi qualche secondo per capire dove fossero, poi riconobbi il grande salone della casa di Esme e Carlisle.
Vidi la quiete mattutina, della mia famiglia, interrompersi. Vidi zia Alice ammutolirsi all’improvviso, annaspare, per poi sedersi sul divano, senza fiato. Gli occhi persi nel vuoto mentre aveva una delle sue solite visioni. Poi il panico si impadronì dei suoi occhi color del miele.
-Stanno tornando- le uniche parole che riuscii a farfugliare.
Mio padre, con il volto contratto in una smorfia di preoccupazione, chiese severo –Perché l’hai visto solo ora?- le aveva già letto nel pensiero.
-Sono passati sette anni dall’ultima volta, pensavo avessero rinunciato a tornare- si scusò Alice, impotente.
-Che cosa?- chiese mia madre con espressione tesa –Edward, che cosa ha visto?-
-I Volturi sono tornati. Jane è appena entrata nello stato di Washington, insieme a Demetri, Felix e Alec. Saranno a Forks nel pomeriggio e tra un paio di settimane arriveranno gli Anziani.- fece una pausa, come se la frase successiva gli costasse un enorme sforzo -E vogliono Renesmee.-
All’improvviso i miei sensi tornarono a funzionare e, sbattendo più volte le palpebre, mi ritrovai di nuovo catapultata sulle scale, all’ingresso della scuola.
Le immagini della mia famiglia si dissolsero nello stesso modo in cui si erano create, provai un tuffo al cuore e feci un passo indietro come se qualcuno mi avesse appena assestato un pugno nello stomaco.
Dovetti ricordare di respirare, il mondo intorno a me girava ad una velocità spaventosa mentre il significato di quei frammenti di ricordi si insinuava nella mia mente.
I Volturi. Mi ricordavo benissimo di loro, ricordavo tutto di quel periodo.
Ricordavo la preoccupazione e la rassegnazione della mia famiglia. Ricordai mia madre, ricordai di come Bella Swan, una mattina di dicembre, mise sulle mie spalle uno zainetto di cuoio, con dentro soldi, passaporti falsi e due biglietti per il sud America, intimandomi di dire a Jake di scappare, di portarmi via, quando fosse stato necessario.
Ricordai il vampiro Aro, affascinato e allo stesso tempo famelico, come se stesse lottando tra la decisione di tenermi viva o di distruggermi seduta stante.
Mia madre mi aveva inviato i ricordi della visione di Alice, in sette anni aveva affinato alla perfezione la tecnica di proiettare i suoi ricordi.
Emma mi guardava interrogativa, ma io non feci caso a lei e alle sue domande. Alzai lo sguardo verso Jacob, che stava a una decina di metri da me. Teneva ancora in mano il mio casco, pronto a porgermelo quando lo avessi raggiunto. I suoi occhi scuri per un momento furono pervasi dalla paura, che venne subito sostituita da uno sguardo minaccioso.
Alzò lo sguardo verso di me, fissandomi attentamente.
Anche lui aveva visto ciò che avevo visto io.
Poi all’improvviso una voce si insinuò nella mia mente e in quella di Jacob.
Jake, portala via. Portala da Charlie!
La voce di mia madre non lasciava possibilità di repliche, era un ordine.
Jacob non se lo fece ripetere due volte, saltò velocissimo sulla moto e diede gas. Con una sgommata, frenò vicinissimo agli scalini su cui mi trovavo e mi lanciò il casco.
Io lo presi al volo e me lo infilai in testa.
-Nessie, ma che succede?- chiese sconcertata Emma.
-Non posso parlare ora, Emma- dissi in modo distratto, mentre salivo sulla moto avvinghiandomi a Jake. Lui non diede tempo alla mia amica di ribattere, spinse il piede sull’acceleratore e partii a massima velocità, alzando una folta nube di polvere nel parcheggio.

Arrivammo a casa di nonno Charlie nel giro di dieci minuti.
-Nessie, Jake!- ci accolse calorosamente Charlie, non appena ci aprii la porta. –Qualcosa non va?- chiese vedendo le espressioni sulle nostre facce.
-Problemi in vista- disse Jacob –Nessie dovrà rimanere qui per un po’ di tempo. Bella e Edward stanno arrivando per chiarire la situazione, ma tutto questo riguarda cose di cui tu non vuoi essere messo a conoscenza, Charlie-
Mio nonno osservava ammutolito Jake, mentre il mio migliore amico lo riempiva di informazioni di cui lui non ne capiva niente.
Li lasciai a parlare, dirigendomi verso le scale. Andai al piano di sopra e mi sedetti sul letto che una volta era appartenuto a mia madre. Ora quella era diventata camera mia, dormivo lì quando stavo da nonno Charlie.
Avrei voluto eclissarmi, per non sentire la discussione che stava avendo luogo al piano di sotto, ma il mio udito non mi lasciò tregua.
-Nel giro delle prossime settimane la sicurezza di Nessie potrebbe essere messa a rischio. Per il momento mi è stato ordinato di portarla qui, è un posto sicuro e nessuno dei vampiri che la stanno cercando conosce questo posto- finì di spiegare Jake.
-Si, si ho capito- fece Charlie ma in tono confuso –Basta che non ripeti più quella parola-
Seguirono pochi minuti di silenzio, poi la porta della mia stanza si aprii e Jacob si sedette sul letto davanti a me.
Mi prese delicatamente la mano tra le sue, non me ne ero accorta ma stavo tremando, e Jake per tranquillizzarmi iniziò a disegnare dei cerchi con le dita, come se il mio palmo fosse una carta da disegno.
-Credevo che non sarebbero più tornati- dissi alla fine, lasciando che la paura prendesse il sopravvento sulla mia voce.
-Lo speravo anche io- disse Jacob, stringendomi forte la mano.
-Non voglio che scoppi un’altra battaglia a causa mia. Non sono abbastanza forte- gemetti e una lacrima mi rigò il viso.
Jacob si avvicinò a me, asciugò la mia guancia con la punta del pollice e poi mi passò una mano tra i capelli –Sei la persona più forte che io conosca- mi rivelò –E, qualunque cosa succeda, non sarai sola-
Con la mano libera cercai la sua, la strinsi forte mentre il calore del palmo della sua mano si infondeva nella mia pelle. –Non voglio che vi succeda niente di male- gli dissi.
Non avrei potuto sopportare la perdita di un componente della mia famiglia, avrei preferito morire io stessa.
-Non ci succederà niente, abbiamo già combattuto questa guerra e abbiamo vinto. Vinceremo ancora-
Jacob sembrava quasi convinto di quelle parole, ma la differenza tra sette anni prima e quel momento era che: in passato sapevamo per cosa combattere, oggi no. Non sapevamo perché i Volturi erano venuti. Volevano me. Ma non bastava.
-Non permetterò mai a nessuno di farti del male- mi promise Jacob.
Non era la prima volta che mi faceva quella promessa e sapevo che l’avrebbe mantenuta a costo della vita.
Questo che mi faceva paura.
-Non voglio che tu muoia per me- gli dissi.
Jake appoggiò la sua fronte sulla mia, io chiusi gli occhi assaporando la sua vicinanza, il suo profumo e il suo calore.
-Se dovessi scegliere il miglior modo per morire, sceglierei questo- disse.
Era un pensiero che mi terrorizzava, ma sorrisi comunque.
Misi una mano sul suo collo e appoggiai per un lungo momento le mie labbra sulla sua guancia, poi le staccai e abbandonai la testa nell’incavo del suo collo, mentre le braccia di Jacob mi avvolgevano la vita in un abbraccio caldo.
Non potevo sapere cosa sarebbe successo nelle settimane successive, ma di una cosa ero certa: Jacob.
Jacob era come le stelle: una costante. Le stelle ci sono sempre, anche quando non possiamo vederle, per via del cielo coperto dalle nuvole, per via delle luci della città ma noi sappiamo che ci sono sempre. Jacob era come le stelle, anche quando non lo vedevo, c’era sempre.
Jacob era una costante.
Sapere questo mi dava la forza di combattere qualsiasi battaglia.

Edited by Nessie - 26/1/2012, 15:47
 
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Lucy's Lullaby
CAT_IMG Posted on 3/1/2012, 19:57




Ciao! Sono una nuova fan! Mi piace la storia. Poi ecco spuntare i volturi ! Lo sapevo che quelli lì sarebbero tornati prima o poi!
 
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Nessie
CAT_IMG Posted on 3/1/2012, 20:04




Grazie mille! Sono felice che ti piaccia :D
eheh già quelli non sanno proprio farsi gli affari loro xD
 
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f3d3r1c*
CAT_IMG Posted on 4/1/2012, 20:04




Dei del Cielo sei bravissima!! Ho letto tutto d'un fiato. Mi piace moltissimo il tuo stile di scrittura. Sei enormemente portata. Ma come mai i Volturi vogliono ancora Nessie? Oh mamma mia, quanto li detesto!
 
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Nessie
CAT_IMG Posted on 4/1/2012, 21:48




Grazie *-* ma così mi fai arrossire!
Sono molto felice che ti piaccia questa mia fan fictio, ci tengo moltissimo!
 
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f3d3r1c*
CAT_IMG Posted on 5/1/2012, 15:47




E fai bene a tenerci, è fantastica!
 
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Nessie
CAT_IMG Posted on 8/1/2012, 17:24




Renesmee



Mentre ero ancora stretta nell’abbraccio di Jake, mamma e papà entrarono come dei razzi nella casa di nonno Charlie. Il poveretto provò a chiedere informazioni ma, appena sentii le parole Volturi, vampiri e licantropi, intimò ai miei genitori di fermarsi.
Charlie sapeva che sua figlia non era più la stessa ma non aveva voluto conoscere i particolari, soprattutto dopo che, sette anni prima, Jacob si era trasformato in un lupo, grande quanto un cavallo, sotto i suoi occhi.
Quando mi fui ricomposta, scesi al piano di sotto insieme a Jacob. Il mio migliore amico sembrava ancora più teso di me, ma lo nascondeva bene. L’unica cosa che lo tradiva, erano le mani chiuse a pugni mentre affondava le unghie nei palmi, per evitare di dare sfogo a tutta la sua rabbia.
Allungai una mano verso la sua e gliela strinsi, per paura che si facesse davvero del male. Lui emise un sospiro poi rilassò leggermente i muscoli, ma non troppo.
Charlie si era dileguato, dicendo che aveva finito il latte, precipitandosi fuori dalla porta per non sentire la nostra conversazione.
Mamma e papà erano già in salotto. Edward teneva una mano appoggiata alla schiena di Bella, come era solito fare, entrambi avevano il viso tirato dalla preoccupazione ma restavano sempre perfetti e bellissimi.
Vidi mio padre irrigidirsi quando notò che io e Jake ci tenevamo per mano, ma non disse nulla.
-Allora- iniziò Jacob impaziente –Qual è il piano?-
-Sedetevi, vi prego- disse mia madre e la sua voce che era sempre risuonata candida e leggera, come un canto, si spezzò, come se avesse stonato.
Obbedii, senza farmelo ripetere e strattonai la mano di Jake per obbligarlo a sedersi sul divano al mio fianco, dato che non aveva alcuna intenzione di muoversi.
Mio padre si fece avanti, sedendosi sul tavolino pieno di giornali vecchi, di fronte a noi. –Jane è arrivata prima del previsto- sembrava esausto ed indifeso, non l’avevo mai visto così. –E sono già venuti a casa nostra-
Jacob emise un lieve ringhio e gli strinsi forte la mano che ancora non avevo voluto lasciare. -Che cosa vogliono?- chiese lui sprezzante.
-Renesmee- rispose mia madre, che era rimasta in piedi vicino al caminetto.
-Perché Alice ha visto l’arrivo dei Volturi così tardi?- chiesi io, quando finalmente riuscii a liberarmi del terrore che mi attanagliava le corde vocali.
Edward si passò una mano attorno alle labbra –Siamo stati degli imprudenti- concluse, ma la frase suonò come un rimprovero –Abbiamo smesso di controllare le loro mosse due anni fa. Pensavamo che non si sarebbero fatti più vedere, pensavamo che per loro non fossimo più un problema-
Che errore stupido, pensai.
Come potevamo essere stati così imprudenti? Ci eravamo illusi tutti, me compresa, che i Volturi non sarebbero mai tornati a cercarci. Ma come potevano essersi dimenticati di noi?
Aro era rimasto estasiato da me, dai miei poteri, dal fatto di vedere un essere a metà tra un’umana e una vampira. Ero in grado di confondermi benissimo tra i mortali e, oltre a proiettare nella mente delle altre persone i miei ricordi, potevo anche infrangere qualsiasi barriera protettiva, penetrando nella mente di chi volevo.
Nessuno avrebbe mai potuto soggiogarmi, avevo alla mia portata la mente, i segreti e le menzogne di tutti: umani, vampiri, licantropi e qualunque altra forma di vita sulla terra.
Ero dotata di un potenziale troppo pericoloso per poter essere lasciata a piede libero.
-Che vi ha detto la succhiasangue?- chiese Jacob, come se fosse rimasto fermo a quel punto e non avesse sentito niente del resto della conversazione.
-Nulla di nuovo- rispose mio padre malinconico –Ha notato l’assenza di Nessie, ma non ha chiesto il motivo. Ci ha solo detto di tenerci pronti perché tra qualche settimana arriverà Aro.-
-E non sapete quando quel dannato vampiro arriverà?- chiese Jacob, la voce che tremava per la rabbia.
-Alice non riuscirà a vedere il loro arrivo in tempo. Sono protetti da una barriera, come quella che riesce a creare Bella-
Al contrario di Jake, che da un momento all’altro si sarebbe trasformato in lupo se non si fosse dato una bella calmata, io sentii che piano piano la paura mi stava divorando dall’interno.
La mia gola era secca, le corde vocali sembravano avere perso la facoltà di muoversi, mi sentivo come imprigionata dentro ad uno di quei sogni in cui per quanto tu cerchi di urlare, dalla tua bocca non esce alcun suono.
-Nessie- mi chiamò mia madre, facendomi riemergere dalle mie preoccupazioni.
Bella prese posto vicino a mio padre, mi porse la mano e io, con riluttanza, smisi di stringere quella di Jacob.
-Tesoro, so che odi questo genere di precauzioni, ma è assolutamente necessario che per un po’ di tempo tu non torni a casa-
Sì, aveva proprio ragione.
Tolsi la mia mano dalla stretta di mia madre e spostai lo sguardo verso il pavimento, non volevo guardare i suoi occhi. Ma mamma non si arrendeva mai tanto facilmente, mi prese delicatamente il mento tra le mani, costringendomi a guardarla. –Nelle prossime settimane non potrai andare a scuola e resterai a casa del nonno o da Billi, dove Jacob e il suo branco potranno offrirti tutta la protezione possibile-
-Così metterete ancora una volta la vostra vita a rischio per me- conclusi, frustrata.
Mi alzai bruscamente dal divano e raggiunsi la finestra, iniziavo già a sentirmi come un uccellino in gabbia.
Non potevo sopportare che la mia famiglia rischiasse così tanto per proteggermi. Mi sentivo completamente impotente, segregata in casa mentre fuori le persone che amavo giocavano a nascondino con la morte per evitare che mi trovassero.
Sentii le braccia fredde di mia madre avvolgermi in un abbraccio. Sapevo che mi capiva, perché anche lei in precedenza si era trovata al mio posto, ma era un’umana, non aveva alcun modo di difendersi contro dei vampiri assetati del suo sangue. Io ero in grado di badare a me stessa: battevo sempre Jacob nella caccia, non avevo mai perso una partita a braccio di ferro con zio Emmet e zio Jasper mi aveva insegnato a combattere contro gli altri vampiri, persino con i neonati.
Perché dovevo finire a girare per le case degli altri come una tigre messa in una gabbia del circo?
-Quindi qual è il piano?- chiese di nuovo Jacob. Sapevo benissimo che era d’accordo con le precauzioni che avevano preso i miei genitori, fosse stato per lui mi avrebbe sempre tenuta segregata in casa. Un posto dove potesse tenermi d’occhio e dove avrebbe sempre potuto proteggermi, anche dalla puntura di una zanzara.
-Non c’è un vero e proprio piano- ammise mio padre, che era rimasto immobile come una statua –Non sappiamo che cosa vogliano i Volturi da Renesmee. Abbiamo chiesto aiuto ai clan nostri amici, ma dubito che in così poco tempo tutti possano rispondere alla nostra chiamata-
-Saremo numericamente inferiori rispetto all’ultima volta- osservò Jacob in tono cupo.
-Magari non vogliono combattere- rispose mia madre, come per dissolvere il pessimismo di Jake.
Ma nemmeno Bella sembrava convinta delle sue stesse parole, che i Volturi volessero combattere o meno eravamo di meno e, questa volta, non potevamo contare sull’effetto sorpresa dei licantropi. Dovevamo tirare fuori un altro asso dalla manica e in fretta.

Nel giro di un quarto d’ora la casa di nonno Charlie si riempì. Emmet e nonno Carlisle erano già di pattuglia entro i confini dell’abitazione, gli altri erano rimasti nella casa sperduta in mezzo al bosco, nel caso in cui Jane e i suoi tornassero.
Solo quando ogni minimo particolare venne definito, mia madre chiese a Jacob di tornare a La Push, per avvisare il suo branco del pericolo imminente e per organizzare i turni di guardia.
Ora che i Volturi erano a conoscenza della loro esistenza, i licantropi sarebbero stati un bersaglio più che perfetto. Nel caso li avessero attaccati mentre ancora non erano stati avvisati del ritorni dei capi dei vampiri, li avrebbero distrutti con poche difficoltà.
Jacob non fu molto felice di lasciarmi a casa, sapeva che ero protetta dai miei genitori e da zio Emmet e nonno Carlisle, ma come sempre il fatto di doversi separare da me lo rendeva vulnerabile.
Questo valeva anche per me, ma sapevo che il mio migliore amico aveva dei compiti come maschio Alfa e spesso dovevo accettare di stare intere giornate senza di lui.
Accompagnai Jake alla porta sul retro della piccola casetta di Charlie. Il retro dava su un boschetto nel quale Jacob si sarebbe trasformato in lupo e avrebbe raggiunto La Push in pochi minuti.
Mi fermai sulla soglia della porta, Jacob era già fuori e mi fissava attentamente, come se volesse memorizzare nella sua mente ogni singola mia caratteristica, anche se le conosceva già tutte perfettamente.
La verità era che al mio migliore amico piaceva osservarmi, in quel momento probabilmente stava cogliendo i particolari che non avevo quando ero tranquilla.
Tenevo le braccia strette attorno al petto per proteggermi dal gelo, i miei capelli ramati venivano scompigliati dal forte vento di dicembre che si faceva strada sotto il piccolo portico ed i miei lunghi boccoli coprivano una piccola parte del mio viso.
Sentivo gli occhi lucidi, un po’ per la preoccupazione dell’arrivo dei Volturi e un po’ per la distanza che in breve tempo mi avrebbe separata da Jacob. Le guance mi si erano arrossate, come le labbra che in quel momento mi bruciavano.
Jacob rimase immobile e in silenzio per un paio di minuti, non era ancora pronto a salutarmi.
Poi però i tratti del suo viso, che fino a quel momento erano rimasti molto tirati, si rilassarono e il suo solito sorriso bellissimo tornò ad illuminarmi, mozzandomi il fiato.
Fece un passo verso di me, spostò con una mano i ricci che mi coprivano gli occhi e me li mise dietro l’orecchio.
Non spostò però la mano, la lasciò appoggiata sul mio collo.
-Stai attenta- mi sussurrò, era serio.
Corrugai un sopracciglio –Ci sono quattro vampiri a guardia della casa e io mi so difendere, cosa mi potrebbe succedere?-
Jacob mi guardò storto, non aveva voglia di scherzare. –Nessie, sai cosa voglio dire. Non fare stupidaggini-
Aveva paura che sgattaiolassi via, in un atto di ribellione. Ma non avevo intenzione di farlo, mi sarebbe piaciuto, ma non l’avrei fatto. Perché sarebbe andato su tutte le furie, mi sarebbe venuto a cercare, mettendo a repentaglio la sua vita e io non volevo che lo facesse.
-Va bene- gli dissi.
-Promesso?-
-Promesso- feci spazientita. Odiavo quando mi trattava come una bambina.
-Sii prudente- mi ripeté Jake, accarezzandomi la guancia e seguendone il profilo con il pollice, così dolcemente che sentii quasi il desiderio di chiudere gli occhi. Oscillai come ipnotizzata dai suoi occhi, scuri come la notte, nei quali mi era sempre facile perdermi. Rimasi lì, cullata dal suo tocco.
-Anche tu- lo pregai, dopo un lungo momento.
Jacob si mise a ridere, ma non era una risata spensierata, era una risata forzata. Poi colmò la distanza tra di noi e mi abbracciò, immergendo il viso tra i miei capelli e assaporandone il profumo. Mi rannicchia vicino al suo petto, trovando riparo dal freddo. Strinsi il colletto della sua camicia tra le mani, come per trattenerlo.
Perché era così dannatamente difficile salutarlo? E perché lo era anche per lui lasciare me?
Jacob mi diede un bacio sulla fronte –Tornerò da te stasera-
Non mi diede nemmeno il tempo di replicare. Si staccò bruscamente dall’abbraccio, come si fa con un cerotto, e corse via.
Lo osservai finché non sparii dietro gli alberi. Poi, prima di richiudermi la porta alle spalle, l’ululato di un lupo spezzò la quiete del bosco.


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Ehi ciao! Ecco qui il secondo capitolo? Che ne pensate?
So che non è successo molto ma era necessario chiarire alcuni punti e quindi ecco qui. I prossimi capitoli saranno più interessanti e il rapporto tra Jacob e Renesmee avrà una svolta decisiva :D E poi non vi dimenticate i Volturi!
Comunque spero che continuerete a seguire questa mia storia! Grazie mille a chi ha commentato il primo capitolo <3
Un bacione, Nessie.
 
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Lucy's Lullaby
CAT_IMG Posted on 8/1/2012, 18:41




é davvero fantastico! Ed anche se non é successo molto il capitolo sembra essenziale, si vedeno i rapporti verso nessie. davvero, non vedo l'ora di leggere il prox cap!
 
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f3d3r1c*
CAT_IMG Posted on 9/1/2012, 19:14




Non hai idea di quanto mi piacciano questi capitoli luuuuuuuuunghi lunghi. Mi piacciono proprio tanto :3 E poi in ogni caso il capitolo è stato motlo utile -proprio come è stato detto da Lucy- per vedere meglio il rapporto che c'è fra Jake e Nessie. che dolci :3 Queste svolte che si avranno nel loro rapporto mi incuiosiscono tantissimo! Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo!!
 
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Nessie
CAT_IMG Posted on 10/1/2012, 20:17




Ragazze non potete nemmeno immaginare quanto mi rendano felice i vostri commenti! Adoro scrivere, adoro scrivere di Jacob e Nessie e il fatto che vi piaccia la mia storia mi fa amare ancora di più quello che faccio.
Quindi GRAZIE GRAZIE GRAZIE :lol: :lol:
 
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f3d3r1c*
CAT_IMG Posted on 13/1/2012, 19:40




Hai tutto il diritto di ricevere questi bei complimenti! Questa ff è bellissima!!
 
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Nessie
CAT_IMG Posted on 20/1/2012, 18:01




Renesmee




Erano passati cinque giorni dal fatidico pomeriggio in cui mi avevano condannata agli arresti domiciliari, come Charlie si divertiva tanto a definire. Ma era la pura verità, la mia famiglia non mi permetteva di mettere il naso fuori di casa senza essere scortata.
Jake, di ritorno da La Push, mi aveva portato il necessario per stare fuori casa: dei vestiti puliti, una scorta di sangue e il peluches a forma di lupo che mi aveva regalato per il mio primo compleanno.
Sempre il solito spiritoso!
Per fortuna a zia Alice era venuto in mente di prepararmi i vestiti prima dell’arrivo di Jacob. L’idea che un ragazzo mettesse mano nel mio guardaroba non mi andava molto a genio, anche se quella persona era il mio migliore amico.
La mia reclusione procedeva noiosa e deprimente, a parte qualche visita di Jake, quando non doveva fare i turni di guardia, passavo le mie giornate sola e senza fare niente.
Charlie stava per la maggior parte del tempo a lavoro o a pescare con gli amici, e quando era a casa l’unica cosa di divertente che riusciva a propormi erano le partite di baseball alla tv.
Quella sera il sole era calato prima del solito e nonno Charlie aveva chiamato per avvisarmi che avrebbe fatto tardi, così presa da un atto di disperazione, avevo cominciato a pulire la casa.
Sì, lo so, è deprimente!
Stavo spolverando i mobili del salotto, quando qualcuno aprii la porta d’ingresso.
-Nessie?- mi chiamò Jacob.
-In salotto!- urlai, mentre mi arrampicavo per raggiungere la parte più alta del mobile. Feci svolazzare lo straccio per togliere la polvere, ma ci misi un po’ troppa forza e feci cadere a terra un vaso, che si frantumò in mille pezzi.
Jacob che era apparso sulla soglia del salotto, mi guardava allibito. –Ma che diavolo stai facendo?!- esclamò, raggiungendomi di corsa, per controllare se mi fossi fatta male.
-Ammazzo il tempo- risposi secca io.
-E non solo quello- osservò il mio migliore amico, lanciando un’occhiata ai resti del vaso sparsi sul pavimento.
Liberai un sospiro e, affranta, mi lasciai cadere sulla poltrona vicino alla televisione. –Non dirlo a Charlie, per favore- supplicai Jacob, mentre lui si era diretto in cucina a prendere la scopa per ripulire il disastro che avevo appena combinato.
-Solo se mi dici cosa diavolo avevi intenzione di fare- disse lui, quando ogni traccia del vaso fu sparita.
-Te l’ho detto- brontolai –Mi stavo annoiando e così mi sono messa a pulire un po’ la casa-
Jacob sgranò gli occhi e mi guardò con aria perplessa –Chi sei tu e che ne hai fatto della mia Nessie?-
-Nessie è morta per la noia!- esclamai lasciandomi cadere all’indietro, sdraiandomi sulla poltrona.
Rimanemmo per un po’ in silenzio, ma grazie al mio udito ultrasensibile, sentii che Jacob si stava mordicchiando la guancia. Conoscevo molto bene quel suo vizio, faceva così quando non sapeva se trasgredire le regole o no.
-Forza, alzati- mi ordinò all’improvviso, spostando le mie gambe dal bracciolo della poltrona sul pavimento –Stasera si esce-
Lo guardai sconcertata –Che cosa?- domandai, avevo sentito bene?
-Sali a cambiarti, ti porto fuori- ripeté Jake, porgendo una mano per aiutarmi ad alzarmi.
-Cos’è un appuntamento?- chiesi con finta malizia, afferrandogli la mano.
Il mio migliore amico rise –Bè non credo che una visita a La Push possa essere considerata come appuntamento, ma fa come credi-
Con la mano ancora stretta nella sua mi diedi la spinta necessaria per tirarmi in piedi.
Già, una visita a La push suonava più come un tentativo di fuga, ma non aveva importanza.
Tutto pur di uscire da quella casa.

Nel giro di dieci minuti ero già sulla moto di Jacob.
Mi ero infilata alla svelta un paio di vecchi jeans, una felpa e le mie convers mezze distrutte, uscendo di casa mentre lottavo ancora con la cerniera del giubbotto.
Respirare finalmente l’aria gelida della notte mi rese la persona più felice dell’universo e lo fui ancora di più, quando lasciai il vialetto di casa Swan, mentre io e Jake sfrecciavamo inosservati, confondendoci nell’oscurità.
Raggiungemmo La Push in una ventina di minuti, tutta la tribù degli indiani Quileute si era riunita intorno ad un grande falò. Io e Jacob fummo gli ultimi ad arrivare.
Salutai quella che era la mia famiglia adottiva, c’erano tutti i componenti del branco di Jacob, con le loro compagne, e anche i membri anziani.
Mi avvicinai a Billi e lo salutai calorosamente, mi invitò a passare la notte da loro ed io accettai di buon grado, felice di poter passare diverse ore lontana da ogni minima preoccupazione.
Jacob mi fece strada tra i partecipanti e ci accomodammo su di un tronco, vicino a Leah. Gli altri ragazzi erano seduti intorno a noi, salutai Seth che teneva un braccio avvolto alle spalle di una ragazza che non avevo mai visto.
Quil passò a me e a Jacob un cartone di pizza, io mangiai solo un trancio perché, prima che potessi allungare una mano per prenderne un altro, Jake si era già fatto fuori tutta la nostra cena.
-Chi è la ragazza vicino a Seth?- domandai, avvicinandomi a Jacob, in modo che nessuno mi sentisse.
Il mio migliore amico fece altrettanto e, sussurrandomi all’orecchio, disse –E’ la sua nuova compagna. Si sono conosciuti qualche settimana fa. I genitori di lei vivono da sempre qui, ma la ragazza, Kait, è stata lontana per molti anni e, quando è tornata, Seth ha perso subito la testa per lei-
Mi voltai verso Seth. Il più piccolo del branco teneva per mano la sua compagna, Kait, che doveva avere più o meno la sua stessa età.
Un’umana così giovane... pensai.
Sapevo che per gli umani era rischioso stare con i licantropi, certo non pericoloso quanto stare con i vampiri, ma l’esempio di Emily che portava sul viso i segni dell’aggressione da parte di Sam, non prospettavano un futuro tutto rosa e fiori.
Seth alzò lo sguardo verso di me e mi sorrise, risposi a mia volta, cercando di vedere i lati positivi dell’innamorarsi di un licantropo.
Avevo chiesto spesso a Jacob come funzionasse l’amore tra quelli come lui che si innamoravano degli umani, ma le sue risposte erano sempre state molto evasive e cercava ogni modo per portare la discussione su una diversa strada. All’inizio non capivo perché si comportasse così, poi avevo semplicemente perso interesse per l’argomento e non gli avevo più chiesto niente. Le poche cose che ero riuscita a sapere erano che, quando un licantropo si innamorava, era per sempre e che se la ragazza o ragazzo che fosse, non avesse corrisposto il sentimento, il lupo non avrebbe interferito. Per loro l’unica cosa importante era, solo e semplicemente, la felicità della persona amata.
Ma quasi mai i sentimenti dei licantropi non erano corrisposi, -Come potrebbero non amarci? Siamo così adorabili!- aveva detto una volta, Jacob.
Quella sera Billi avrebbe raccontato una delle tante leggende sui licantropi Quileute, mamma mi aveva parlato molte volte di quelle leggende, l’avevano aiutata a scoprire molte cose, quando ancora era un’umana.
Mentre noi aspettavamo che il padre di Jake iniziasse a raccontare, mi guardai intorno e notai che, a parte Leah ed Embry, ogni lupo aveva la sua compagna. Sam ed Emily, Quil e la piccola Claire, Paul e la sorella maggiore di Jacob, Rachel, Jared e Kim. Poi c’eravamo io e Jacob.
Mi chiesi se fosse davvero una coincidenza.
-Buonasera- esordì Billi, strappandomi dal flusso dei miei pensieri. –Benvenuti alla riunione, so che gli eventi dell’ultima settimana hanno tenuto tutti voi molto occupati ma desidererei alleviare i vostri animi per questa sera-
Un improvviso silenzio calò tra tutti noi, con quelle poche parole Billi era riuscito a catturare l’attenzione di tutti, me compresa. A malapena mi accorsi che Jacob aveva avvolto un braccio attorno alle mie spalle. All’inizio mi sentii a disagio, ma poi capii il perché di quel gesto: il mio migliore amico aveva intuito che, per i miei standard, la temperatura esterna era troppo bassa e, senza accorgermene, avevo iniziato a tremare.
Sciolsi i muscoli delle braccia e appoggiai la testa sulla spalla di Jacob, per lasciare che il suo calore rinvigorisse il mio corpo.
-Dato che stasera tra noi c’è la piccola Nessie, vorrei raccontarvi del primo incontro tra i vampiri e i licantropi- annunciò Billi, sorridendo nella mia direzione.
- La prima volta che i nostri antenati videro un vampiro risale a molti secoli fa, li chiamavano i Freddi...-
Sapevo che prima della mia nascita, i rapporti tra i vampiri e i licantropi di Forks non erano stati molto facili. La mamma mi aveva raccontato che, all’inizio, mio padre e Jacob non si potevano sopportare.
Jacob era il migliore amico di mia madre e l’aveva conosciuta quando Bella era ancora umana, erano nate parecchie liti tra i due, quando mamma aveva deciso di diventare un’immortale, era quasi scoppiata una guerra.
Poi però Bella aveva trovato il modo di far alleare i due nemici naturali: vampiri e licantropi uniti per salvare vite innocenti. Infine ero nata io che, con il mio carisma, avevo conquistato l’affetto di ogni singolo licantropo, sigillando una convivenza pacifica ed eterna. O almeno, questo era quello che mi avevano raccontato anche se, avevo come il sospetto che non fosse davvero andata così. Era come se mancasse qualcosa, che la mia famiglia avesse omesso un piccolo particolare, piccolo ma fondamentale.
Ad ogni modo, la storia che quella sera raccontò Billi mi aprii gli occhi e capii perché vampiri e licantropi erano stati nemici per così tanto tempo.
Bili raccontò con passione e con precisione quella storia, la storia di Yaha Uta.
Raccontò di come il capo tribù combatté coraggiosamente la vampira, o la Fredda, che per giorni aveva decimato i Quileute. Rimasi ammaliata da quella storia e restai senza fiato quando Billi disse come Yaha Uta era riuscito a sconfiggere la sua avversaria.
-Il vecchio capo tribù era arrivato allo stremo delle sue forze, ma nel momento in cui la Fredda stava per colpire per l’ultima volta il Lupo, accadde qualcosa che sconvolse completamente lo svolgersi degli eventi.- disse Billi mettendo delle pause qua e là per aumentare la tensione.
-Prima che la vampira potesse uccidere Yaha Uta, la terza moglie del licantropo, che aveva assistito impotente al combattimento, afferrò un coltello e se lo conficcò nel cuore. La fredda, attirata dall’odore del sangue della donna, si distrasse quel tanto che permise al Lupo di ucciderla-
Il pubblico che per tutto il tempo aveva trattenuto il fiato, ricominciò a respirare.
-Ma la terza moglie di Yaha Uta, morì. Grazie a lei i nostri antenati riuscirono a sconfiggere la Fredda, grazie al suo sacrificio e grazie al legame che la univa al suo compagno: l’imprinting-
Imprinting? Mi chiesi, non avevo mai sentito quella parola.
Nel momento esatto in cui quel pensiero si formulò nella mia mente, sentii il braccio di Jacob irrigidirsi intorno alle mie spalle. Alzai leggermente lo sguardo, giusto per vedere con la coda dell’occhio il profilo del mio migliore amico. Aveva gli occhi più scuri della notte e la mascella era contratta.
Ma che diavolo gli prende?
-Da quel giorno Yaha Uta non si fece più vedere, abbandonò la tribù affidando il comando ai propri figli che da lui ereditarono il dono, o la maledizione, di trasformarsi in giganteschi e imbattibili lupi-
Ci fu un grosso applauso e prima che tutti avessero il tempo di riprendere a fare chiasso, domandai ad alta voce: -Billi, cos’è l’imprinting?-
La domanda mi era uscita senza che l’avessi previsto, ma non pensavo che avrei attirato tutti quegli occhi su di me. Tutti mi guardavano come se avessi appena detto una parolaccia, sembravano a disagio. Tutti mi fissavano tranne Jacob, che guardava un punto fisso davanti a sé.
-Bè, Nessie...- cominciò Billi, rimasto anche lui senza parole. Lo vidi cercare lo sguardo del figlio, mostrandogli un espressione mortificata, ma Jacob non diede cenno né di averlo visto né di volerlo scusare, per qualunque cosa avesse detto.
-E’ il termine che noi Quileute utilizziamo per definire l’amore che ci lega alle nostre compagne- disse infine Billi, non mi sembrava molto convinto, la voce gli tremava ma decisi di credergli. Avevo comunque la sensazione che avesse omesso una parte della storia, come credevo avessero fatto i miei per dell’alleanza con i licantropi. Decisi che quello non era né il luogo né il momento per chiedere ulteriori informazioni, le avrei domandate a Jacob, quando si fosse calmato un po’ e se lui non avesse voluto, sarei andata da Billi.
Più tardi quella sera, ero seduta a gambe incrociate sul letto di Jacob. Lui era uscito un momento per parlare, con i componenti del branco, di come organizzare i turni di pattuglia che quella sera avrebbero visto coinvolta la casa dei Black.
Il mio migliore amico era rimasto silenzioso per tutta la sera, dopo la storia di Billi avevamo visto un vecchio film in dvd, sinceramente non avevo fatto molto caso alla trama perché ero troppo occupata a pensare cosa diavolo passasse per la testa di Jake. Mi torturai fino a farmi venire il mal di testa sul perché non riuscisse a dirmi un parola o a guardarmi negli occhi o a fare finta almeno che non ci fosse niente che non andasse.
Non sperando in un miglioramento di umore da parte del mio amico licantropo, andai in bagno, mi lavai i denti e mi infilai il pigiama.
Le lenzuola sapevano del profumo di Jacob, mi strinsi le braccia al petto perché, visto che Jacob non poteva soffrire il freddo, il letto non era munito di coperte pesanti.
Qualche minuto dopo sentii la porta della camera aprirsi: era Jacob.
Feci finta di dormire e non dissi una parola quando lo sentii sfilarsi la maglietta per poi sdraiarsi nel letto, cingendomi il corpo con le braccia.
Non era la prima volta che dormivamo insieme, avevo dormito con lui tantissime volte, era una cosa che facevamo sin da quando avevo ricordi ma, quella sera, qualcosa cambiò.
All’improvviso sentire la pelle nuda del suo petto a contatto con la mia maglietta di catone, mi fece venire la pelle d’oca. All’improvviso sentire il suo respiro tra i capelli mi fece diventare rigida come una statua, mi venne voglia di girarmi e di stringermi a lui, non in un semplice abbraccio tra amici. D’un tratto mi chiesi come sarebbe stato baciarlo.
In quel momento una parte del mio inconscio capii, anche se non lo realizzai subito. Fui certa che non fosse un caso se, quella sera tutti i licantropi, tranne Leah ed Embry, avevano una compagna.
-Che hai?- mi chiese Jacob, aveva capito benissimo che non stavo affatto dormendo.
-Io non ho niente.- dissi sapendo di mentire –Che hai tu, piuttosto?-
-Niente- rispose a sua volta Jake.
Presi un respiro profondo e alla fine mi voltai verso di lui, appoggiando la testa sulla mano, in modo da guardarlo bene negli occhi. –Mi stai mentendo- lo accusai.
-Anche tu- osservò con cipiglio, passandomi una mano tra i capelli.
Ma perché diavolo non riuscivo mai a nascondergli niente?
-Perché non me lo vuoi dire?- chiesi insistente, allontanando la sua mano dal mio viso.
-Per lo stesso motivo per cui anche tu non mi vuoi dire cosa ti passa per quella testolina-
Sbuffai rassegnata e feci per voltarmi di nuovo, per dargli le spalle, ma Jacob fu più veloce di me. Mi prese per le braccia e mi attirò a sé, facendo in modo che il mio petto aderisse perfettamente al suo, sigillandomi in un abbraccio che non mi lasciava via di fuga, anche se non l’avrei comunque cercata.
Mi arresi alla parte di me che supplicava di stargli sempre più vicina e mi accoccolai, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
-Dovremmo iniziare ad accettare che non sempre avremo voglia di parlare- disse Jacob.
-Ti odio quando fai così- ringhiai.
-Ti voglio bene anche io- rispose Jake, immergendo il viso tra i miei capelli e assaporandone il profumo. –Buona notte, Nessie-


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Salve! Ormai scrivo solo per due persone, ma continuerò lo stesso a pubblicare capitoli perchè vedo che Lucy's Lullaby e f3d3r1c* stanno apprezzando molto questa mia storia :)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nei prossimi mi concentrerò molto sul rapporto tra Nessie e Jacob, anche perchè è il centro della mia storia! Ma non vi preoccupate, non mi dimenticherò certo dei nostri cari Volturi....
Un bacione e ancora grazie per i magnifici commenti, siete davvero troppo gentili!
Nessie.
 
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f3d3r1c*
CAT_IMG Posted on 22/1/2012, 12:23




Non so proprio come scriverti ciò che provo. Fenomenale? Non è abbastanza. Fantastico? No, troppo riduttivo. Stra-super-iper bellissimo? Ecco, ci siamo quasi.
Che emozione quando Nessie ha chiesto a Billy che cosa è l'imprinting e Jacob si è irrigidito! Continuavo a pensare "Oh Dei del Cielo, e ora? E ora?" Sono senza parole. Sei bra-vis-si-ma!!!!!!!!!!!! Non riesco a capire come mai nessuno altro oltre a me e Lucy abbia capito quanto è bella questa ff... Ma per favore, tu continua a scrivere! Mi piace da impazzire *w*
Spero tanto di poter leggere al più presto il nuovo capitolo... Non vedo l'ora!
 
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Nessie
CAT_IMG Posted on 22/1/2012, 14:17




Grazie mille! Sei sempre gentilissima e non hai la minima idea di quanto i tuoi complimenti mi rendano felice! Davvero grazie, grazie, GRAZIE!!
 
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Lucy's Lullaby
CAT_IMG Posted on 22/1/2012, 19:00




Povera Nessie! Se per nn anoiarti fai le pulizie sei proprio messa male! x fortuna che ci sono i lupi a tirarla fuori di casa!
 
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42 replies since 3/1/2012, 19:04   1601 views
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