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Devil Angel, Edward seguendo il suo istinto di vampiro rapisce Bella.Il loro viaggio inizierà a Port Angeles!

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hunterdperse
CAT_IMG Posted on 26/11/2009, 22:08




Ciao ragazze!
Questa ff prende vita dalla fusione di due menti (di che genere... questo lo giudicherete voi!) che "operanti" singolarmente si celano sotto il nick di Hunterd e Persephone1981 (rispettivamente Laura e Giusy).
Quando si fondono, come in questo caso, sono coscienti che il detto "l'unione fa la forza" a volte, invece di produrre beneficio, può solo procurare più danno!
Nella speranza che questo non sia una di quelle volte, ecco il primo capitolo di questa nostra storia.
Storia, dove il pairing Edward/Bella, sicuramente sarà in grado di riservare qualche inaspettata sorpresa.
Detto questo, vi rimandiamo agli avvisi già segnalati, che indicano come alcune scene potrebbero risultare esplicite ( senza però diventare eccessive, ci sentiamo di aggiungere...)
Ma dato che dovreste essere maggiorenni, per essere qui (se non lo siete... ehm... faremo finta di non avervi visto...), sarete eventualmente in grado di interrompere la lettura non appena, la lettura stessa, potrebbe iniziare a darvi fastidio (anche se riteniamo che la cosa non avverrà... però è meglio un avviso in più, che uno in meno!).
C'è altro da dire? No, per questo primo capitolo, crediamo di no.
Quindi, non ci rimane che augurarvi buona lettura e sperare che la troviate piacevole.
A presto.
Laura. Giusy.


PS: non era tutto! Le parole che aprono il capitolo, sono parte del testo di una canzone di Pink, il cui titolo è "Please don't leave me".




... sono diventato così detestabile? Cosa c'è in te che mi fa agire in questo modo? Non sono mai stato così cattivo, puoi dire che questa è solo una gara, quello che vince sarà quello che colpirà più forte. Ma piccola, non intendo questo...
La musica riempie l'abitacolo della Volvo. Sembra quasi sottolineare il mio stato d'animo: fuori controllo.
Cosa sto facendo? Cosa stai facendo davvero Edward?
Seguo una pulsione. Prepotente, istintiva, bestiale. Il mio "io" profondo, quello che ho cercato di tenere a bada per più di mezzo secolo.
Tanto lavoro ed è bastato un profumo per vanificarlo. Pochi secondi e quell'io è risalito in superficie, per cercare soddisfazione.
Stringo con più forza il volante. Non come vorrei veramente, per non danneggiarlo. Giusto solo un pò di più, per rendermi conto che sono qui. Che l'ho fatto veramente.
Ho seguito quella pulsione. Da Forks a qui, Port Angels: il capolinea dove l'Edward, che tutti conoscono, riservato, rispettoso, razionale, umano ha lasciato spazio al vampiro irrazionale, istintivo, maledetto, bestiale...
La musica continua ad uscire dalle casse. Niente sembra cambiato, se non fosse per una folata di vento, che entra dal finestrino aperto portando con sè molto altro: salsedine, cemento, cibo, sudore... sangue.
La causa della mia pulsione, della risalita di quella parte di me, che credevo sepolta sotto strati di ferreo autocontrollo, è sempre là.
Provo ad inspirare più a fondo. Basta così poco perchè un fiotto di veleno mi riempia i polmoni, risalga lungo la gola e riempia prepotentemente la bocca.
Devo averla. Non c'è nient'altro che possa spegnere questa sete. Indietro non posso più tornare.
Smetto di respirare. Non posso perdere quel minimo di lucidità che ancora possiedo. Diversamente dovrei entrare in quel negozio e compiere una strage. Quattro commesse, dieci clienti, più due ragazze. Tutte inutili vite che circondano ciò che voglio.
Odori che coprono quel profumo unico, vitale.
So che non è questo il posto giusto dove agire. Sono qui, fuori da questo negozio, solo perchè proteggo ciò che è mio di diritto.
Un pensiero attraversa rapido i miei "Che ragazza strana. Invece di provare abiti, va in libreria"
Sta per uscire. Una volta fuori, il suo profumo si spanderà nell'aria. E mi raggiungerà con più forza, attraverso il finestrino abbassato.
Costituirà una traccia più che sufficiente per seguirla. Non esiste niente in grado di distogliermi dal suo sangue.
Una figura minuta si incammina lungo il marciapiede opposto. Il cappuccio rialzato, per ripararsi dalla pioggerella che ha iniziato a cadere.
Solo per un attimo, illuminato dalla luce arancione del lampione, intravedo il suo profilo: labbra morbide e rosse, un naso proporzionato, un mento con una leggera fossetta, un collo delicato.
La mia erezione si fa più dolorosa all'idea di quel collo delicato, diafano, sotto cui posso sentire vene piene del nettare di cui non ho più intenzione di privarmi.
Mi agito sul sedile, perchè i jeans sono una prigione sempre più stretta.
Accendo la macchina e inserisco la marcia. Dolcemente mi immetto nel traffico.
La figura minuta, a passo svelto, è appena scomparsa dietro l'angolo. Dietro di sè, ha lasciato solo il suo profumo, che seguirò come farebbe un qualsiasi altro predatore che insegue la sua vittima.
Non posso svoltare nella stessa via in cui lo ha fatto lei. Procedo sino a quella dopo. Il profumo è diminuito, ma c'è sempre. Ascolto anche i pensieri che mi circondano, in cerca di lei. Qualcuno che noti la ragazza dal cappuccio rialzato. La mia preda.
Fermo al semaforo rosso, un pensiero spicca su tutti gli altri.
"Che bocconcino delizioso".
Non ci sono altri miei simili in giro, lo avvertirei. No, questo è un pensiero umano, a cui se ne associa subito un altro.
"Fortuna che abbiamo trovato come impiegare la prossima mezz'ora. Un pò magrolina per i miei gusti... ma tanto.."
L'adrenalina inizia a scorrere insieme a fiotti di veleno. Il piede sull'acceleratore affonda un paio di volte, facendo ruggire il motore della Volvo.
"Uhm... decisamente un sedere di tutto rispetto! Sarà un vero piacere..."
Smetto di ascoltare e affondo definitivamente il piede sull'acceleratore. E' ancora rosso il semaforo, ma io sto già attraversando l'incrocio, incurante del coro di clacson.
Qualcuno, che presto riceverà una brutta sorpresa, sta pensando di prendere ciò che può essere solo mio.
Con lucida precisione, faccio compiere alla macchina una sbandata verso destra ed imbocco la stretta vietta.
Dal finestrino aperto il profumo che entra diventa sempre più intenso, si mischia ad una paura che prima non c'era.
Mi eccita ancora di più e ad una velocità folle sbuco sul largo piazzale.
I fari illuminano un gruppetto di persone. Quella al centro, non indossa più il cappuccio, i lunghi capelli le ricoprono le spalle.
La macchina non si è fermata ancora del tutto, ma ho già spalancato la portiera e sono sceso.
I ragazzi sono sorpresi dal mio arrivo, ma mai quanto lei. Nei suoi occhi spalancati passano diverse emozioni: sorpresa, sollievo, stupore.
- Ehi amico... ma sei matto?
Non ho tempo per loro. E' lei che fisso. E' lei che voglio.
- Sali in macchina.
L'ordine è perentorio. Non so cosa potrebbe succedere ad uno suo rifiuto. O forse lo so. Ucciderei questi quattro poveracci e lei, poi, salirebbe comunque sulla mia macchina.
Ma al momento non sa che io sono un pericolo più grande di questi umani; così, senza esitare, spalanca l'altro sportello e sale.
Uno dei quattro azzarda un "ehi" e un passo verso di me. Il ringhio sale spontaneo dalla mia gola: l'isitnto di rivendicare il possesso della mia preda davanti ad un altro avversario.
Basta questo, insieme forse al mio sguardo, per farli arretrare; nei loro occhi è scomparsa ogni traccia della baldanzosa strafottenza con cui mi hanno accolto.
Per un attimo la loro paura non mi basta, vorrei di più, vorrei ucciderli, per aver anche solo osato pensare di toccarla.
Ma lei mi aspetta in macchina. Ed ho già atteso troppo a lungo questo momento.
Due passi indietro e sono di nuovo in macchina. Inserisco la prima ed accelero. Fanno appena in tempo a scansarsi, per evitare di essere investiti.
- Allacciati la cintura.
Un altro ordine perentorio. Sorrido all'idea che ne seguiranno molti altri. Ho vissuto questo momento troppe volte, perchè adesso non ne goda appieno ogni attimo.
Lei però è ancora aggrappata al sedile, lo sguardo fisso davanti a sè. La paura c'è ancora, ma per un diverso motivo. Ora è la velocità folle, a cui sto spingendo la Volvo, a provocarla. Adoro correre e non sarà certo per lei, che non lo farò.
- Bella, allacciati la cintura.
Spazientito, ripeto l'ordine. Non voglio correre il rischo che si faccia male. O almeno, non a causa di un incidente in macchina.
L'unico a poterle fare del male, sono io, con la mia voglia di lei.
Si è girata per guardarmi e mi trova che la sto fissando. Il suo sguardo corre al contachilometri: segna più di 180 km/h.
Cerca dietro di sè la cintura e, seppur con mani tremanti, riesce ad allacciarla.
- Dovresti rallentare... o finiremo con l'ammazzarci.
Anche la sua voce trema. Una mano stringe la cintura, l'altra è aggrappata al sedile.
Con la freddezza che contraddistingue ogni mia azione, supero le poche macchine che ostacolano la mia corsa. Ormai abbiamo lasciato Port Angeles. La strada è diventata una lunga striscia nera, che taglia a metà boschi fitti e scuri.
Il buio avvolge anche l'abitacolo della macchina. C'è solo la debole luce del cruscotto ad illuminare i nostri visi.
Io potrei vederla distintamente anche senza questa scarsa illuminazione. Per lei, ovviamente, sarà quasi come essere nel buio totale.
- Edward, davvero, rallenta...
L'erezione spinge prepotentemente contro il tessuto dei jeans. Anche il veleno, aumenta.
Se sentirle pronunciare il mio nome, mi provoca questa reazione, non oso immaginare cosa provocherà, in me, il sentirglielo gridare.
Perchè di una cosa sicuro: lo griderà con tutto il fiato che ha in corpo. Per quanti giorni e quante notti, ecco, questo ancora non lo so.
Dipende da quanto sarò capace di trattenermi.
Sento il suo sguardo che è tornato a fissarmi. E faccio lo stesso.
Trovo nei suoi occhi tensione, paura ed un ombra di incertezza: probabilmente iniziano a farsi strada, in lei, molte domande.
Ma sono pronto a giocare, tanto da essere io a dare il via alla nostra conversazione.
- Stai meglio?
Si è impercettibilmente rilassata. Non ha lasciato andare la cintura ed il sedile, quello no, ma la postura delle spalle, è meno rigida.
- Starei meglio se tu scendessi sotto il limite di velocità... così rischio di fare una brutta fine lo stesso.
- Non ti preoccupare, sono un ottimo autista.
- Considerato che è buio, che piove, che ho una paura folle... non credo che mi basti per rassicurarmi.
La sua voce è altrettanto eccitante come il suo profumo. Come sarà quando sarà stremata dal troppo gridare?
Devo impormi di non pensarci. Potrei non arrivare dove mi sono prefissato di portarla. Potrei fermare la macchina ed entrare nel bosco. Nessuno potrebbe vedere, nessuno potrebbe sentire le sue grida.
Decelero leggermente. La velocità aumenta il mio stato di eccitazione, forse rallentare mi aiuterà a calmarmi.
- Grazie.
Pensa subito che l'ho fatto per lei. Non potrebbe essere più lontana dalla verità. Questa sera non farò nulla che sia per lei. Anche se, sono convinto, troverà la sua parte di soddisfazione.
Non le sarà negato di provare un piacere che poche possono dire di aver provato. Certo, quello che prenderò io, sarà molto di più di quello che potrà avere lei.
- Grazie anche per avermi...
Non riesce a finire la frase. Quasi sicuramente sta facendo i conti con quello che le sarebbe successo, se non fossi arrivato.
E ancora mi viene da sorridere: presto, forse, rimpiangerà che io sia arrivato. E si domanderà se non sarebbe stata una sorte migliore, dopotutto, quella che l'attendeva in quel parcheggio.
- Non serve ringraziarmi.
No, decisamente è fuori luogo ringraziarmi.
- Hai rischiato, loro erano in quattro...
Mi sta guardando con quegli occhi nocciola che, da un mese a questa parte, non mi hanno dato tregua.
- ... non so quanti lo avrebbero fatto.
Li avrei uccisi ancora prima che potessero solo sfiorarmi. Ma lei ancora non lo sa.
Si è ulteriormente rilassata. Forse è la combinazione della diminuità veloce, del nostro parlare, del pericolo appena scampato.
Le sue mani, ora, sfregano sui pantaloni. Probabilmente ha freddo. La temperatura non rientra tra le mie priorità: che faccia caldo o freddo mi è indifferente.
- Ti spiace se alzo il riscaldamento?
Come avevo intuito.
- Fai pure.
La mano pallida sfiora il tasto sbagliato e ne approfitto per avvicinare la mia. Premo il tasto giusto, che è proprio accanto. Le nostre dita si sfiorano e una scarica di piacere mi attraversa.
Sono al limite. Me ne rendo conto.
Lei, invece, è stupita. Sicuramente per via della mia pelle gelida. Qualcosa di umanamente impossibile.
- Come mai eri lì?
Il momento della verità. Potrei fornirle svariate risposte e tranquillizzarla. Ma non ne vedo la ragione. Ero lì per un motivo ben preciso.
- Ti stavo seguendo.
Ha trattenuto il fiato. Segno che questa risposta non l'aveva neanche contemplata.
- Mi stavi seguendo?
- Sì.
Non leggo i suoi pensieri. Ormai mi sono abituato a questa stranezza. Ma non ne ho bisogno per capire che adesso è inquieta.
Non sono sicuramente il tipo di ragazzo rassicurante. Il mio atteggiamento di sempre, seppure irreprensibile, non è sicuramente quello di un ragazzo uguale agli altri.
- Perchè?
- Aspettavo il momento giusto per avvicinarti.
Altra risposta sincera. Solo che il motivo per cui lo stavo aspettando, non può neanche lontanamente immaginarlo.
Questo pensiero mi provoca un altra scarica di piacere: è l'idea che adesso è in mio potere. Posso fare di lei ciò che voglio.
Il profumo della paura torna a mischiarsi con quello del suo sangue. Un mix altamente esplosivo per i miei nervi già tesi.
Torno ad accellerare. Se non fosse che è troppo pericoloso, lascerei la macchina qui, per proseguire a piedi. Raggiungerei molto prima, il posto dove ho intenzione di portarla.
- Perchè non lo hai fatto a scuola. O a Forks? Perchè seguirmi fino a Port Angeles?
Non è affatto stupida. E già arrivata alle giuste conclusioni. Sarà un gioco più interessante del previsto.
- Non volevo che gli altri lo sapessero...
Gli altri, però, non sono quelli che immagina lei. Gli altri studenti non contano, nemmeno i cittadini di Forks. Sono i miei familiari, quelli a cui mi riferisco. E' meglio che non sappiano quello che sto facendo: non approverebbero. Meglio informarli a cose avvenute.
- Cosa vuoi da me, Edward?
Un'immagine si compone nitida nella mia mente. Lei, nuda, sotto di me. La sto penetrando in ogni senso. La mia erezione è dentro di lei, come i miei denti. Assaporo quel nettare che desidero così intensamente.
Quasi perdo il controllo della Volvo. Lei grida e mi riporta al presente.
- Fermati! Voglio scendere! Immediatamente.
E' stato un attimo, la Volvo torna a sfrecciare sulla giusta carreggiata.
Sono stupito. Non avevo mai perso il controllo, prima di stasera, nè di me stesso, nè della mia Volvo. Ci voleva proprio lei, perchè accadesse.
- Hai capito? Fermati! Non sto scherzando, Edward.
Neanche io, piccola, solo che quando lo capirai, sarà troppo tardi. Che poi... non è che faccia molta differenza, presto o tardi, non ha comunque nessuna possibilità con me.
Apre lo zainetto che ha con sè. E ne estrae un cellulare.
- Se non ti fermi immediatamente, chiamo mio padre.
Lo sceriffo di Forks! Questo sì che potrebbe fermarmi! Il padre l''avrà anche istruita bene, su cosa fare, se un ragazzo si dimostra troppo aggressivo... però mi sembra che non le possa servire molto.
- Perchè non lo hai chiamato anche prima? Forse avrebbe funzionato...
Mi guarda come se mi vedesse per la prima volta. Forse è un pò così: a scuola ci sono stati solo sguardi tra di noi in questo mese. Quelli e i pettegolezzi che girano su noi Cullen. Sulla nostra riservatezza, sulla nostra bellezza, sulla nostra stranezza. Ecco, forse le appare proprio strano che la stia prendendo in giro, anzichè prendere sul serio la sua minaccia.
- E va bene, lo hai voluto tu.
Sta componendo un numero. Allungo semplicemente una mano e le prendo il cellulare. Altrettanto semplicemente lo sbriciolo. I diversi pezzi ricadono sulle sue gambe.
Poi la guardo, sorridendole. Con quel sorriso per cui tutte - ma proprio tutte - le ragazze impazziscono.
Peccato che su di lei non abbia quell'effetto. I suoi occhi sono due immense pozze di terrore.
E' bellissima in questo momento. Certo non può sapere l'effetto che ha su di me.
- Scusa. Ma è un pò che aspetto questo momento. Non vorrei condividerlo con nessun'altro, oltre noi due.
Chissà cosa starà pensando ora. Forse che sono solo più forte di altri ragazzi. La mente umana si rifugia in pensieri assurdi, pur di non vedere la verità.
Per quanto le è possibile, ha cercato di scostarsi il più possibile da me. E' praticamente schiacciata contro la portiera. E non mi sfugge come la mano sia scivolta sulla maniglia dell'apertura.
- Considerato che stiamo andando a più di 180 km/h... non mi sembra una buona idea, Bella. E poi non mi sembra carino nei miei confronti... dopotutto ho appena rischiato molto per te!
Il battito furioso del suo cuore è un ritmo quasi ipnotico per me. Potrei restare delle ore ad ascoltarlo e non esserne mai stufo.
Pompa quel delizioso nettare, che arriva a colorarle le guance di un rosso acceso.
- Io... tu...io... non capisco cosa... ma chi sei tu veramente?
Segno che la sua mente non è riuscita ancora a fornirle una scusa rassicurante per lo sbriciolamento del cellulare. Forse se avessi avuto la stazza di Emmet, si sarebbe convinta che avrei potuto anche farlo.
- Edward Cullen! Il tuo compagno di banco a biologia...
Continua ad avere lo stesso atteggiamento davanti alla mia tranquilla ironia: ne è terrorizzata. Forse sta pensando che sono il classico serial killer. Il normalissimo ragazzo della porta accanto che si rivela un mostro.
Bè, non che la verità sia molto diversa. Anzi, non lo è mai stata. Ho solo provato a dimenticarla.
Poi è arrivata lei... e dannazione! Non ho più avuto un attimo di pace. Non un attimo senza pensare a lei. Senza desiderarla. Senza immaginare come sarebbe stato averla.
- Perchè ti stai comportando così? Che cosa ti ho fatto?
La voce le trema. La sua paura sferza il mio desiderio. Sentirla così in mio potere continua a provocarmi scariche di piacere a cui resisto sempre con maggiore difficoltà.
- Niente che tu potessi evitare: semplicemente esisti.
Non c'è verità più complicata e semplice nello stesso momento. Insieme a quella, forse, di essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato: a Forks, dove c'ero anch'io.
Ho percepito il suo sobbalzo. Il modo in cui la mia risposta l'ha sconvolta.
- Vorrei poterti dire che non hai nulla da temere, che non...
Ha estratto la mano dalla tasca e impugna una bomboletta. Ovviamente la vorrebbe usare. Ma ho già richiuso la mano sul suo polso e con quella, che per me, è una leggera pressione, l'ho costretta a lasciarla andare.
E' caduta tra le sue gambe. Una tentazione molto pericolosa, ma decido di correre il rischio.
Così faccio scivolare la mano e non risparmiandole nulla, la recupero.
Le sue cosce sono calde, molto calde, rispetto alla mia temperatura. E anche rigide. Già, perchè sembrano non gradire il mio gesto.
Davvero, il tempo non è mai stato contro di me, come in questo momento. Quel maledetto bivio, sembra non arrivare mai. Devo distrarmi.
Guardo la bomboletta: spray al peperoncino. E' proprio la figlia dello sceriffo! Comunque dimostra di avere iniziativa.
Spero che non la perda così in fretta, quando sarà il momento di scontrarsi davvero con me. Potrebbe diventare ancora più interessante ciò che ho in mente di fare con lei.
- Potrei gettarla dal finestrino... ma visto che abbiamo già iniziato a conoscerci... veramente...
Le restituisco la bomboletta. Rimettendola esattamente dove l'ho presa. Questa volta, però, è più scioccata dalla visione di quel pezzo di latta accartocciato, che non dalla mia mano che l'ha nuovamente sfiorata.
E non riesce a trattenere un singhiozzo. O forse è più un verso di stupore.
- Credo di non doverti dimostrare ancora, che non sempre la forza ha come cornice dei muscoli evidenti... te lo dico nel caso, il tuo prossimo gesto, fosse quello di mettermi ko con un pugno...
Ma qualcosa ha distolto la sua attenzione. Il cartello che indica Forks a soli cinque chilometri. Sono convinto che abbia capito che non l'accompagnerò a casa, aprendole la portiera e chiedendole se posso fare altro per lei, prima di vederla sparire dentro casa.
Mi domando solo cosa farà o dirà, per indurmi a farlo. Ha cinque chilometri e solo due minuti scarsi per farlo. Il tempo che, a questa velocità, mi ci vuole per entrare ed uscire da Forks.
Forza, Bella, stupiscimi.
Continua a scrutare fuori dal finestrino. Le prime luci già si intravedono.
- Se ti fermi e mi fai scendere, giuro che non racconterò mai a nessuno quello che è successo.
Però non mi guarda in viso. Non c'è proprio menzogna nella sua voce... però non c'è neanche tutta verità. Sta cercando di fregarmi.
- Vuoi dire che, vedendomi domani a scuola, riusciresti a far finta di nulla?
- Sì. Io... lo farei.
Quella pausa è molto significativa. Troppo, anche se avesse avuto una minima possibilità - e non ce l'ha - non le avrei creduto.
Evito il centro di Forks, anche se a quest'ora già si sta svuotando. Percorro strade esterne e meno illuminate.
- Edward... ti prego...
Il tono supplichevole arriva nel momento in cui, il cartello illuminato da una debole luce, informa i viaggiatori che stanno lasciando Forks. E che è stato un vero piacere ospitarli.
- Vedi, Bella, sono io che non saprei fare finta di niente, se domani ti incontrassi a scuola.
Ora la guardo senza più sorridere. Ora faccio sul serio.
Forks era un punto di non ritorno definitivo per me. Forse temevo che, se ci fosse stato un momento, dove si sarebbe potuto fare vivo il vecchio Edward, era proprio ripassare per questa anonima cittadina.
Ma non è stato così. Ne esco, anzi, più determinato di quando l'ho lasciata, solo qualche ora fa.
- E' da quando sei arrivata che faccio finta di non vederti, di non sentirti, di non desiderarti. Non ci riuscirei per un altro giorno ancora...
Adesso è veramente spaventata da me.
Ma la sua reazione è, ancora una volta, sorprendente. Si è gettata su di me, nel tentativo di afferrare il volante, per far sbandare la macchina.
Se fossi stato umano, come lei, avrebbe avuto anche una possibilità. Ma dato che non è così, si ritrova a dover fare i conti con la mia stretta che le immobilizza i polsi. Tenendola di fatto inchiodata al sedile.
Devo controllarmi per non spezzarle le fragili ossa.
- Vuoi mettermi nella condizione di farti viaggiare nel baule? Per quanto sia comoda questa macchina... non credo lo sia altrettanto il suo baule.
Non mi sta ascoltando. Credo sia troppo spaventata. Un tremito la scuote e mi induce a credere che non ci sarà più nessun tentativo di ribellione.
Però non mi va di lasciarla andare. Mi piace sentire il suo calore sotto le mie dita. Come mi piace anche la sua fragilità.
Se dovessi dare libero sfogo all'eccitazione che sento, potrei ucciderla immediatamente.
Sarà difficile controllarsi. Ma ci devo riuscire, se voglio assaporarla come ho immaginato di fare tante volte.
- Mi hai salvata da quei quattro, quando avevi in mente anche tu di... di...
Non finisce la frase... la voce si spezza. Questa volta in un vero singhiozzo, che non ha alcun effetto su di me. Per quanto mi sembri impossibile, non lascia echi in me, se non di soddisfazione. E' il pensiero che potrò essere solo io, ora, a farla piangere. O a farla gridare di dolore... o di piacere. Qualsiasi cosa... ma sempre e solo io, a provocare una sua reazione.
Bella adesso mi appartiene: anima e corpo. Nel bene e nel male. Che lo voglia o che non lo voglia.
- Ci sono molti modi di desiderare una donna... ed ho intenzione di mostrarteli tutti.
Lacrime le bagnano le guance. Cerca di liberare i polsi, senza successo. La mia forza è qualcosa che va oltre la sua immaginazione. Non ha davvero ancora la benchè minima idea di quanta possa essere realmente.
- Non è detto che non ti debba piacere... anzi, forse potresti scoprire di volerlo ancora e ancora e ancora... fino a volerlo per sempre.
Devo resistere dal portare una sua mano sulla mia erezione. Sarebbe solo un assaggio di quello che voglio, neanche poi così soddisfacente. Anzi, forse, avrebbe solo il potere di minare l'autocontrollo che ho avuto sinora.
Prima di dare libero sfogo alle mie voglie, devo trovarmi nel luogo che ho preparato per questo scopo.
Piange sommessamente. La testa china, i capelli che le coprono il viso.
Le lascio andare i polsi, per ravviarle i capelli. Voglio vederlo il suo viso. Sempre.
Cerca di scostarsi e la cosa mi irrita. Mi trattengo dall'afferarla per i capelli ed obbligarla a guardarmi. Mi limiterò alle parole, per ora.
- Bella, guardami.
Continua a celarsi dietro i capelli, la testa sempre china.
- Ho detto guardami.
Questa volta non ignora la mia richiesta. Dietro la mia voce suadente, ha colto la minaccia reale.
Rimango affascinato dai suoi occhi lucidi e impauriti. Qualcosa si agita prepotentemente dentro di me. Istinti così forti e bestiali, che quasi mi spaventano.
- Non devi mai respingermi. Peggioreresti solo le cose...
La mia mano torna a ravviarle i capelli. Probabilmente sta lottando contro la paura e contro il desiderio di scostarsi nuovamente... ma non lo fa. Rimane immobile. I suoi capelli sono morbidi e lisci.
Un'immagine mi attraversa veloce la mente: la mia mano che li stringe, li avvolge e la obbliga a piegare il capo all'indietro. Mettendo in evidenza così il collo, con le sue vene.
Ritraggo la mano di scatto. Un movimento così veloce, che quasi non lo coglie. Non si capacita che la mia mano non è più lì.
- Ti conviene riposarti un pò... dopo non so se ti sarà possibile.
Le lascio volontariamente la possibilità di rifugiarsi nei suoi pensieri. Di isolarsi da me. Cosa che fa immediatamente, ritirandosi il più possibile verso la portiera e appoggiando il volto al finestrino.
Ho bisogno di concentrarmi anch'io solo sulla strada e sui prossimi spostamenti, fino al capanno.
Una volta lì, potrò pensare solo a lei.


POV BELLA


Sono sveglia da qualche minuto, quando sento la macchina fermarsi.
A motore spento, non percepisco alcun rumore, se non il mio respiro. Vorrei che fosse solo un incubo, ma so che non è così.
- Da qui, proseguiremo a piedi.
Quella voce così suadente, ma nello stesso tempo agghiacciante, mi raggiunge e mi provoca un brivido.
Edward Cullen: studente modello, sotto gli occhi di tutti, come i suoi fratelli. Mai un gesto o una parola fuori posto. Solo riservetezza e distacco nei confronti di tutti. Anche di me, sino a qualche ora fa.
L'unico, insieme ai fratelli adottivi, che non abbia accolto il mio arrivo con assalti curiosi o sguardi insistenti. Solo un educato "ciao" alle lezioni di biologia, dove siamo compagni di banco.
E adesso questo... improvvisamente mi ritrovo rapita da lui. Non posso più mentire a mè stessa, cercando chissà quali spiegazioni: Edward mi ha seguito per rapirmi. Arrivo a pensare che possa aver anche organizzato la cosa con quei quattro, per far sì che salissi spontaneamente in macchina.
Anche se non credo che ne avrebbe avuto bisogno, visto la forza che possiede. Un altro brivido mi percorre al ricordo di cosa ha fatto con il mio cellulare e con la bomboletta: può un ragazzo essere così forte? Si affaccia l'immagine di Emmet, uno dei suoi fratelli: grande e grosso, tanto che viene chiamato "la montagna umana". Edward non è certo un ragazzo esile, ma non è nemmeno ai livelli del fratello.
Lo sportello che si richiude mi fa sobbalzare e socchiudere gli occhi. E' sceso, ma non vedo fuori, per via della luce che si è accesa in macchina.
Lo sportello si spalanca immediatamente dalla mia parte. Non è una sensazione... è una realtà! La portiera si è appena richiusa dalla sua parte e già si stava aprendo la mia!
- Capolinea, si scende.
Prima che possa fare qualsiasi cosa, si sporge per sganciare la cintura, che ancora mi trattiene. Un profumo intenso mi investe in pieno. E per un attimo mi annebbia i pensieri: come fa ad avere un profumo così buono un ragazzo così... pericoloso?
Quando si ritrae lo vedo in viso. Sta sorridendo, come ha fatto anche prima, con quel sorriso che gli ho visto anche a scuola. Quello che ha fatto battere più forte anche il mio cuore. Anche ora batte forte, ma adesso, è per le intenzioni che so celarsi dietro a quell'apparente cordialità.
Mi tende una mano.
- Vieni?
Il gelo della sua pelle. Quando le nostre mani si sono sfiorate, mi ha colpito fortemente. Guardo la mano aperta che sta aspettando la mia e non trovo la forza per obbedire. Lo guardo negli occhi: sono sempre di quel colore indefinito, a metà tra l'ambra ed il dorato... appunto, indefinibile.
Tutto in lui è affascinante come è sempre stato. Solo che a me, ora, lo fa apparire ancora più inquietante e minaccioso.
Un lampo di impazienza attraversa quegli occhi e mi sento afferrare. Mi strattona lievemente e mi ritrovo in piedi, addosso a lui.
Un corpo che si rivela solido come roccia. Forse sono ancora suggestionata da ciò che ha fatto prima, ma stretta a lui, non avverto alcuna morbidezza, quasi non fosse fatto di carne.
Devo assolutamente calmarmi e mantenere un minimo di lucidità: Charlie ha ragione, il panico è un cattivo consigliere.
- Mi stai facendo male...
Lo sento ridacchiare. Non riesco a vederlo, nonostante gli sia praticamente ad un palmo di distanza. Il buio è quasi impenetrabile, mi permette solo di vederne il contorno.
- Dovrei scusarmi per questo, credo...
Sembra divertirsi di qualcosa che, ovviamente, conosce solo lui. Però allenta un pò la stretta. Mi sembra di poter respirare meglio.
- Sei deliziosa, Bella... neanche immagini quanto.
Ma il respiro torna ad arrestarsi, le gambe a tremare e quasi mi sento svenire, al contatto della sua lingua che mi lecca. Ha scostato i capelli ed ha tuffato il viso nell'incavo del mio collo. La lingua, che lecca avida la mia pelle, è gelida anche lei..
Mi provoca lunghi brividi lungo la schiena, ma non di piacere, di terrore. Non ha nulla di rassicurante il modo in cui lo sta facendo, è l'espressione di un qualcosa a cui non voglio pensare.
Cerco di chiudere la mente ai pensieri che si stanno affacciando e di rimanere immobile. Mi sforzo di farlo, perchè il panico non dilaghi e mi faccia compiere qualche mossa azzardata.
Ma quando mi sento pizzicare la carne dai denti di Edward, l'istinto di ribellione prevale. Mi ritrovo a spingere, con tutta la forza della paura che sento, con le mani sul suo torace per cercare di respingerlo. Ed è come se stessi spingendo un macigno. Non c'è morbidezza, le mie mani non affondano, come dovrebbero, nella sua carne. Rimangono premute sulla superficie dura del suo torace.
Sto impazzendo, è così. Il panico mi impedisce di ragionare lucidamente e lo sto immaginando più forte di quanto sia.
Non ha smesso di pizzicare con i denti la pelle del collo, nonostante stia cercando di divincolarmi da lui.
Con un braccio mi tiene saldamente per la vita e con l'altra mano mi ha afferrato per i capelli. Li stringe con forza e mi costringe a piegare, ancora di più, la testa all'indietro.
Una posizione dolorosa che mi sprona a tentare nuovamente di ribellarmi. Metto in pratica ciò che ho imparato al corso di autodifesa, quello che a scuola mi era sembrato assolutamente inutile.
Cerco di colpirlo all'inguine con una ginocchiata, ma ottengo solo di rimanere imprigionata tra le sue gambe.
La cosa lo sta eccitando e parecchio, perchè adesso la mia gamba sta sfregando contro la sua erezione. Lo sento emettere un suono, che ha il potere di ridurmi completamente inerme tra le sue braccia.
Non un verso strozzato o roco... qualcosa che assomiglia molto ad un... ringhio. Quello che potrebbe emettere un puma, animale che abita questi boschi.
La mia reazione probabilmente gli piace, perchè è tornato a ridacchiare. E' soddisfatto di sè.
Non riesco più a credere di avere davanti a me Edward Cullen. Questo è un mostro sconosciuto.
Mi viene da piangere e non riesco a trattenermi. So che dovrei mostrarmi forte, la paura eccita gli aggessori, ma non ce la faccio.
La posizione dolorosa, unita ad un pizzicore più forte sul collo, mi fa cedere.
- Ti prego, Edward, smettila... lasciami andare. Ti prego...
Si ferma. La bocca sempre sul mio collo. Sembra inspirare con forza. Si stacca.
- Per fermarmi adesso, devi promettermi che dopo sarai più carina con me...
Le sue parole mi gettano ancor più nel panico. E' veramente determinato a compiere ciò che ha in mente.
Ma devo cercare di procrastinare, il più possibile, quel momento. Perciò mi ritrovo ad annuire quasi inconsapevolmente. Devo credere di avere ancora una possibilità di farcela a liberarmi.
- E' un sì convinto, il tuo?
- Sì...
Non mi ha lasciato andare. La sua erezione è schiacciata ancora contro il mio bacino. E devo impormi di non pensare che...
- Allora voglio un acconto... per credere al tuo sì.
Sento ancora nella sua voce la soddisfazione di chi sa di avere il pieno controllo della situazione.
- Voglio un bacio... un vero bacio... a quello crederò.
Nuove lacrime si affacciano. Non posso farlo. Questo no. L'idea di baciarlo volontariamente... no.
Chino la testa. E mi preparo ad un nuovo assalto.
Solo che l'esplosione di rabbia che accoglie il mio gesto, va oltre quello che mi aspettavo.
Un nuovo ringhio si fa sentire. E questa volta, non mi posso sbagliare che sia un ringhio. Dopodiche mi sento spingere indietro con forza, tanto che mi ritrovo a scivolare per terra di qualche metro. Fino a fermarmi contro un basso cespuglio.
I suoi rovi mi graffiano le mani ed il volto. Mi rialzo svelta e non penso ad altro che a correre.
Per quel poco che posso vedere, mi infilo nella boscaglia. Incurante del terreno sconnesso, del fatto che potrei perdermi per questi pericolosi boschi abitati da orsi e puma. Niente mi sembra peggiore del ragazzo che mi ha appena scagliato lontano da lui, con tanta forza.
Corro e gli unici rumori che sento sono il mio fiato corto, il sangue che mi romba nelle orecchie per lo sforzo e il rumore di rami spezzati.
Mi sembra di non sentire passi che mi inseguono, ma non oso guardarmi indietro.
Altri rovi mi graffiano il viso, le mani, si impigliano nei vestiti. Continuo a farmi strada come riesco, incurante del dolore.
All'improvviso mi sembra di vedere un'ombra incrociare, poco più avanti, la mia strada. Istintivamente mi fermo per ascoltare. Se fosse un animale, produrebbe anche lui qualche rumore. Niente, silenzio. Forse l'ho solo immaginato ed è possibile, visto lo stato in cui mi trovo.
Mi guardo intorno, cercando di sforzare la vista. Un pò mi sono abituata a questo buio e qualcosa di più mi sembra di intravedere.
Mi devo essere sbagliata. Tra gli alberi circostanti non noto più nessuna ombra. Devo solo riprendere a correre. La direzione non ha importanza, l'importante è fuggire da lui.
Sento qualcosa di bagnato sulla guancia e lo asciugo con la mano. Guardo, è sangue. Probabilmente ho un taglio più profondo sullo zigomo destro. Non ho tempo di pensarci ora.
Faccio qualche passo in avanti e un tonfo proviene dalle mie spalle. Un rumore abbastanza forte, da giudicarlo reale.
Il cuore in gola, un tremito incontrollabile, mi faccio forza per girarmi. Devo sapere che cosa lo ha provocato.
Una figura slanciata, immobile, è a qualche metro di distanza da me. Apparentemente ha le mani in tasca, come se fosse in attesa di qualcosa o di qualcuno.
Non penso nulla, svuoto la mente e mi slancio nuovamente in avanti. Corro come non ho mai fatto in vita mia. Corro per la mia vita stessa, ora ne sono sempre più convinta.
Ancora ho la sensazione di intravedere poco più avanti quell'ombra che mi aveva indotto a fermarmi. Questa volta mi induce a cambiare burscamente direzione. Mi getto alla mia destra, sempre spingendo con il massimo delle forze.
Sono sempre stata una frana nel correre, ma ora mi sento leggera come il vento. Ora che un terrore folle mi spinge a fuggire.
Più avanti mi sembra di scorgere una radura. Uno spazio privo di alberi. Non ci voleva. Purtroppo sembra molto ampia. Mi ritrovo a decidere se tornare indietro o se proseguire.
Mi sembra di non aver più scorto ombre nel mio campo visivo. Decido di rischiare e proseguo verso la radura.
Solo a qualche metro di distanza, prendo coscienza di cosa sia quello spazio vuoto di fronte a me. E' un dirupo. Non un vero e proprio strapiombo, ma il terreno è quasi perpendicolare. Scendere è impossibile.
O lo costeggio o torno indietro.
- Ancora non sei stufa di correre?
La voce proviene dalla mia sinistra. Mi volto e mi sento mancare. La figura slanciata è nuovamente lì, immobile. Le mani in tasca, come se stesse passeggiando.
Fa qualche passo verso di me. Calmo, senza apparente fretta.
Lo vedo meglio. E un pensiero mi colpisce come una mazzata. Davanti al suo viso non si condensa il fiato, come avviene per me.
Non può non essere stravolto anche lui. Può anche essere più forte, ma deve aver corso anche lui.
- Qualcosa non va, Bella?
E' sempre più vicino. Ma non riesco a muovermi. Mi sento quasi inchiodata al suolo. Riesco solo a pensare che non ha quella nuvoletta davanti, neanche quando parla. C'è un freddo cane, qui. Sento il gelo della notte sul viso.
- Perchè non scappi più? Iniziavo a divertirmi...
Vorrei piangere e gridare al tempo stesso. Non so più nemmeno io cosa devo fare o pensare.
Poi succede talmente improvviso, che per un attimo penso di essere scivolata giù nel dirupo. Tutto mi sfreccia accanto, arbusti, alberi, massi. Però non mi sfracello contro nulla.
E' perchè sono in braccio a lui. Sono di nuovo stretta contro il suo corpo solido. Un vento impetuoso sembra sferzarmi il viso, poi mi rendo conto che è la velocità a cui sta sfrecciando lui, a provocarlo. Come se fosse la folle corsa di prima, in macchina, ma senza parabrezza.
Forse anche più veloce, dato che sento un conato di vomito risalire prepotente la gola. Cerco di ricacciarlo giù, insieme a pensieri che potrebbero farmi impazzire.
Non può essere vero. Non può essere vero. Non può essere vero.
Eppure quelle braccia mi stringono forte ad ogni nuovo salto o cambio di direzione. Eppure il vento si fa sempre più tagliente, tanto che volgo il capo verso il suo torace, per ripararmi.
Ed è così, con l'orecchio appoggiato a lui, che colgo l'orrore più grande. Il particolare che mi porta definitivamente a credere di essere impazzita: non sento il battito del cuore. Neanche il più fievole segnale, quando dovrei addirittura sentire un battito furioso.
Solo questo riesco a pensare, non c'è nessun cuore che batte, prima di sentire che il buio, oltre che circondarmi, mi penetra.



POV EDWARD


Finalmente intravedo il capanno. Con gli ultimi due balzi, lo raggiungo. Mi guardo intorno, annusando l'aria. Tutto è tranquillo come deve essere.
Guardo Bella, ancora svenuta tra le braccia e penso che sto per gustare quel nettare, che mi tortura da giorni.
Ho corso come non avevo mai fatto ed ho percorso la distanza fino a qui, battendo ogni precedente record.
Jasper dovrà rassegnarsi, il record rimarrà per sempre il mio.
Spalanco la porta ed entro. Tutto è come l'ho lasciato. Il letto vicino alla stufa, la scorta di legna, il cibo in scatola e l'acqua sul tavolo.
Le uniche concessioni che farò alla condizione umana di Bella. Non voglio che al suo corpo manchi ciò di cui ha bisogno per vivere.
La adagio sul letto e mi concedo solo di passarle le dita sopra la ferita sullo zigomo. Dopodichè esco, mi allonto di qualche decina di metri e assaporo il sangue raccolto dalla ferita.
La scarica che mi percorre ha la forza di provocarmi quell' orgasmo rimasto in bilico sinora. Una sensazione così travolgente, da ritrovarmi in ginocchio senza quasi rendermene conto.
Per un attimo l'istinto mi spinge dentro quel capanno, per bere fino all'ultima goccia di quel nettare. Una droga così potente da annullare ogni pensiero.
Ma faccio quello che mi ero prefissato di fare, conl'ultimo briciolo di lucidità: fiuto alla ricerca di una preda. Sento ciò che mi occorre molto vicino. Quando lo raggiungo, l'orso non può nulla contro di me. Bevo fino all'ultima goccia, il suo, di sangue. Una sazietà solo apparente, come è sempre stata. Ma in grado di farmi riprendere il controllo.
Posso tornare da lei. Per cercare di gestire quella droga che è il suo sangue. Mi devo sforzare di pensare che più durera, più sarà grande il mio piacere.
E' sempre incosciente. Accendo le lampade a petrolio che ho portato. Voglio che mi veda bene. Voglio vedere, nei suoi occhi, la consapevolezza di quello che le sta accadendo.
Accendo anche la stufa, caricandola di legna. Suppongo che per lei, qua dentro, debba fare molto freddo.
La guardo. E' ancora più pallida del solito. Così, la ferita sullo zigomo, spicca evidente.
Mi sfilo la camicia ed il maglione che indosso più per scena, che per necessità. La mia percezione del freddo, come quella del caldo, è solo un dato oggettivo.
Tengo solo i jeans, quelli voglio che sia lei a togliermeli. Come i boxer che indosso sotto.
Sono di nuovo eccitato fisicamente. Bella ha anche questo potere su di me. Sembra possedere tutto ciò che desidero.
Come potevo pensare di resistere... sono stato sin troppo bravo a mantenere il controllo fino ad ora.
Perchè adesso lei è qui. Io sono qui. Solo questo conta.
Mi avvicino e mi siedo accanto a lei. Il respiro è ancora lento e profondo, segno che davvero è ancora incosciente.
La sollevo e le sfilo il giubbino. Sotto indossa una camicia ed un maglioncino. Anche lei porta dei jeans.
Le sfilo gli stivaletti e lei muove i piedi. Li strofina uno sull'altro, in un gesto che le ho già visto fare.
In quelle due notti che mi sono introdotto in camera sua. Non ho bisogno di svestirla per sapere come è fatta. Mi basta rievocare l'immagine di lei in short e canottiera.
Sembra che stasera possegga degli istinti masochistici verso me stesso. Ho qui l'originale, ma rievoco ricordi di lei seminuda.
Forse ho solo voglia di prolungare l'attesa, sapendo che amplificherà ulteriormente il mio piacere.
Un gemito preannuncia il risveglio della mia bella addormentata.
Un gemito ed una mano che risale verso la fronte, si infila fra quei morbidi capelli, li riavvia.
Si solleva di scatto, gli occhi spalancati, la mano che è ridiscesa alla gola. La copre, in un gesto istintivo di protezione. Si ritrova a meno di trenta centimetri da me, i nostri visi che quasi si sfiorano.
Intuisco il suo movimento brusco, per ritrarsi e la mia mano già la tiene per la nuca. La obbligo a rimanermi così vicina.
Scruto nelle sue pupille dilatate, ritrovando panico, stupore, incertezza.
Poi i suoi occhi si abbassano, fissano il mio torace nudo. Sicuramente il mio pallore sarà la prima cosa che noterà, poi forse la muscolatura perfetta, poi il mio profumo inizierà a farsi strada.
Il suo, di profumo, cerco di non inalarlo. So perfettamente l'effetto che ha su di me. Combinato con il calore che emana, con la paura che sento, potrebbe indurmi a saltarle subito addosso.
Invece, almeno all'inizio, voglio una sua partecipazione. Voglio sentire le sue mani che mi sfiorano, che mi spogliano, che mi accarezzano.
Come voglio sentire la sua voce chiedermi di possederla.
- Ciao.
Il tono della mia, di voce, la fa sobbalzare. E' diverso, ne sono certo. Se usato con intento, può risultare molto più piacevole di quanto lo sia già.
- Penso di avere esagerato prima... non era mia intenzione farti stare male.
E' confusa. Lo sguardo non lascia i miei occhi. Forse sta cercando di mettere insieme il fatto che sono sempre io, ma che le appaio diverso.
- Hai sete?
La lascio andare. E lei non si scosta. Mi fa cenno di sì con la testa. Bene, vediamo cosa succede.
Mi alzo per andare a prenderle dell'acqua. Sento distintamente il rumore del materasso che si solleva, privo del suo peso.
Raggiungo il tavolo, afferro una bottiglietta d'acqua. Sento i suoi passi furtivi - o almeno lei lo pensa - che si dirigono alla porta.
Apro la bottiglietta e mi volto.
La sorprendo con la mano sulla maniglia della porta. Mi guarda, la guardo, spalanca la porta, la richiudo prima che possa rendersi conto che l'ho fatto davvero, ritrovandosi imprigionata tra la porta stessa ed il mio corpo.
Vorrebbe non farmelo vedere, ma è terrorizzata. Ancora una volta, la mia velocità si scontra con il suo bisogno di non crederci.
Allungo una mano verso la serratura, giro la chiave e poi la infilo in tasca.
- Se la vuoi, non hai che da prenderla.
Stendo le braccia e mi appoggio alla porta. Le mani all'altezza del suo viso. Ho voglia di baciarla, poi forse, di continuare a giocare.
Forse lo capisce anche lei, perchè tenta di abbassarsi per svicolare. Il mio braccio la blocca.
- Ti consiglio di rimanere immobile. E' la prima volta che bacio un'umana...
Il suo pallore si accentua ancora di più. Non credo sia all'idea solo del bacio, quello lo aveva già intuito, credo sia la parola umana ad averlo provocato.
Credo faccia da contorno ad alcuni pensieri che si saranno affacciati ,sicuramente, in quella deliziosa testolina. Su quale possa essere la mia vera natura.
Rimane immobile, mentre le mie labbra si avvicinano alle sue. Ne sento il calore ed il sapore ancora prima di sfiorarle.
Quando il contatto c'è, un rumore raschiante sibila accanto a noi.
Subito non comprendo neanche io, sono troppo assorbito dalle sensazioni che mi travolgono, per prestarci attenzione.
Le sue labbra sono morbide, calde, saporite. Sotto di esse sento quel richiamo potente, bestiale. Quella pulsione irrefrenabile che mi grida di mordere, di assalire, di prendere ciò che mi spetta di diritto.
Io sono il predatore e lei la preda.
Ancora quel suono raschiante, penetrante. Lei è immobile e rigida, per il bacio e per quel rumore.
Interrompo il contatto e rimango stupito di quello che è successo. Non me ne sono accorto... non ero cosciente di ciò che stavo facendo.
Mi viene da ridere. Quando gli altri vedranno questi segni, sarà difficile fornire una spiegazione plausibile.
Ai lati di Bella, i segni profondi lasciati dalle mie unghie. Incisioni che hanno penetrato il legno massiccio, come se fosse burro.
Lei ha seguito il mio sguardo, per scoprire la causa di quel rumore ed è crollata.
Accucciata per terra, ai miei piedi, nasconde il viso fra le mani.
- Un pò d'acqua ti aiuterà a calmarti...
Scuote la testa. Forse spera ancora di potermi cacciare via come un brutto sogno.
- Bella, non sono un brutto sogno... non me ne andrò. Forse accettarlo, ti donerebbe un minimo in più di razionalità, per affrontare la cosa...
- Non capisco perchè tu debba sprecare tempo a parlarmi... quando potresti semplicemente farla finita.
Imrpovvisamente mi ritrovo a fissare due occhi carichi di rabbia. Una rabbia che accende immediatamente un fuoco dentro di me.
Se la Bella impaurita mi piaceva, bè questa mi fa impazzire.
- Non hai bisogno di farmi ragionare per farmi fare quello che vuoi.
Piange e mi affronta, nello stesso momento.
- Non è questo che volevi che capissi? Che non posso nulla contro di te. E allora, forza, falla finita.
Arriva a puntarmi un dito contro.
- Fai quello per cui mi hai portata qui, ma non dirmi che devo cercare di affrontare la cosa con un minimo di razionalità...
Il dito preme sul mio torace. Anche se quasi non lo avverto.
- Perchè non ci può essere razionalità nell'affrontare un mostro come te...
Sulla parola mostro sento qualcosa dentro che si spezza. Temo sia il mio autocontrollo, perchè Bella è volata sul letto, scagliata da me.
Con un balzo le sono addosso e la intrappolo tra le mie gambe.
Afferro il maglione e strappo. Anche la camicia si lacera. Sbuca un delizioso reggiseno lilla, a coprirle i seni.
E' stata coraggiosa, ma tutto quell'impeto l'ha abbandonata, credo, quando le sono balzato addosso.
Credo dipenda anche dal fatto che, il mio sorriso, non nasconde più i denti affilati. Anzi, sono convinto che li metta in evidenza.
Seduto su di lei, la mia erezione contro il suo bacino, mi sento pronto.
Quando le mie mani si posano aperte sul suo ventre, lo sento rientrare. Quasi cercasse il modo di evitare il contatto.
La sua pelle è morbida, calda, viva. Tutto ciò che la mia non potrà più essere.
Ne accarezzo ogni centimetro, mentre lentamente risalgo. Sento, senza bisogno di vedere, che le lacrime ci sono ancora.
Mi rendo conto di avere sete anche di loro. Tutto ciò che Bella ha da offrirmi, sarà mio.
Trattiene il respiro ancora, mentre le mie dita sfiorano il pizzo del reggiseno. Un indice che si intrufola prima delle altre, sotto l'elastico.
La sua reazione non tarda. Cerca di respingermi, le mani chiuse sul mio polso.
Una piuma che tenta di sollevare il mondo.
Oltre all'indice, si aggiunge il medio. La curva del suo seno è la montagna che non ho mai scalato, ma che sto per fare.
Cerca di divincolarsi con tutto il corpo ora. Un movimento che porta inevitalbimente il suo bacino a premere contro il mio.
La piuma non solo tenta di sollevare il mondo, crede di poterci riuscire davvero.
L'anulare, è sotto l'elastico anche lui ed è sufficiente per liberare quella deliziosa montagna, da quell'inutile gabbia.
Il suo divincolarsi non è cessato, anzi, è diventato più furioso.
Ma io quasi non lo sento. Mi sembra che tutte le mie terminazioni nervose arrivino in unico punto: il palmo della mano destra, quello in cui stringo il seno di Bella.
Sono completamente in balia delle sensazioni che si irradiano da questo contatto. Quasi meccanicamente, afferro i suoi polsi con l'altra mano, immobilizzandoli sul suo stomaco.
Non voglio perdermi nulla di questo primo contatto. Voglio che queste sensazioni si fissino per sempre nei miei ricordi.
Il suo capezzolo si è irrigidito immediatamente. Sicuramente anche per il gelo del mio tocco. Oltre che per le mie dita che lo stanno stringendo.
Il suo pianto sommesso mi induce a guardarla: gli occhi pieni di lacrime, le guange arrossate, i capelli sparpagliati sul cuscino. E' bellissima, nella sua fragilità e disperazione.
Troppo perchè non ceda all'istinto che, docile, ha atteso il via libera dalla parte di me che ha tentato - fino all'ultimo - di indurmi a riflettere.
Strappo via anche il reggiseno, con violenza, tanto che due segni rossi compaiono immediatamente, ai lati del suo seno.
Non è niente, niente in confronto a quello che ho voglia di farle.
Mi getto sulle sue labbra e questa volta la bacio violentemente. Non mi importa di farle male, devo sentire quelle labbra morbide, aprirsi per me.
Accogliere la mia lingua, lasciare che assapori il suo gusto, che violi la sua intimità.
C'è un pallido tentativo di resistenza da parte sua, ma la mia bocca non le lascia speranza.
Mordo - non come vorrei e non so come mi è possibile non farlo - quel tanto che basta perchè le sue labbra si aprano per lasciare sfuggire un gemito di dolore.
E per permettere a me di entrare. La mia lingua che incontra la sua. Mi sembra di impazzire, preda di una frenesia che fatico a controllare.
Percepisco i suoi seni schiacciati contro il mio torace, la mia gamba che si è spinta tra le sue, obbligandola ad aprirle.
Un primo assaggio di come sarà totale la sua resa, quando vorrò che avvenga.
Schiacciato dal mio corpo, il suo affonda nel materasso. Le impedisce ogni movimento.
Finalmente è dove voglio che sia, come ho sognato ogni singolo attimo di questo lunghissimo mese.
Interrompo questo bacio, per tornare a sedermi su di lei. Le sue mani volano a coprirsi i seni.
Il suo sguardo che sfugge il mio, voltando il capo sul cuscino.
- Non così, Bella. Così è troppo facile...
Se anche intuisce cosa c'è dietro le mie parole, dà segno di ignorarle.
- Voglio guardarti negli occhi e lo voglio ora.
Il tono suadente non maschera l'ordine. Non è detto che non si possa essere mostrosuamente gentili, con la propria vittima.
Trema, ma non cede. La sorpresa di scoprirla capace di un gesto così, mi provoca una scarica di adrenalina.
Strappo il bottone dei suoi jeans e lo scaglio per terra. Il suono metallico coincide con un singhiozzo. Ma ancora non mi guarda. E le sue mani mi privano ancora dell'eccitante vista dei suoi seni. Dei suoi capezzoli duri, come li ho sentiti prima, contro il mio torace.
L'inguine mi si contrae in uno spasmo doloroso, a ricordarmi che non potrò giocare all'infinito con lei.
Tocca alla cerniera, che strappo per la sua lunghezza. Lasciando in vista un brandello di tessuto lilla, come il reggiseno che giace per terra.
- Bella, non ti conviene sfidarmi oltre...
Sfioro il tessuto lilla, disegnando cerchi concentrici con l'indice.
- ... potresti indurmi a negarti la parte di piacere, che sicuramente potresti provare anche tu...
Strappo leggermente di più il tessuto, sino ad aprirlo fin quasi in mezzo alle sue gambe. Una maggiore porzione di lilla, esposta alla mia vista ed al mio tocco.
Trattiene il respiro e mi sfida ancora di più. Ha voltato il capo, per quanto le è ancora possibile ed ha chiuso gli occhi.
Ha scelto male, molto male.
Fingo un sospiro a suo beneficio.
- Bella, tu non mi lasci scelta...
Mi sollevo da lei, mettendomi al suo fianco e strattonandola, la obbligo a mettersi prona. E' sorpresa, cerca di sollevare la testa. Ma adesso la mia mano glielo impedisce.
La obbliga a faccia in giù sul cuscino. Non tanto da soffocarla però. Non correrei mai questo rischio. Le sfilo il maglione e la camicia strappata. La schiena nuda, che si perde nei jeans, è uno spettacolo altrettanto erotico.
La percorro a partire dalla base del collo. Una carezza che segue la sua delicata colonna vertebrale. Potrei spezzarla con la semplice pressione del dito che, invece, accarezza.
Credo ne sia cosciente anche lei, perchè si irrigidisce immediatamente.
Per un attimo penso di lei che è un'umana davvero strana. Una mente inaccessibile, in un corpo così fragile. Un dono sprecato.
Raggiungo il bordo dei jeans. Lo stesso dito si introduce appena sotto il tessuto, a seguire una linea immaginaria che si trasforma in un avvallamento reale poco più avanti.
Il sesso tra vampiri non ha più segreti per me, il sesso con Bella è tutto da scoprire. E proprio per questo, è in grado di provocarmi brividi di piacere che era da tempo che non sentivo più.
Ritraggo il dito e con la mano afferro il bordo. Strattono, finchè il tessuto cede. L'ho sollevata, ovviamente, perchè lo strappo non è stato immediato. Un gemito soffocato risuona nel silenzio. Potrebbe essere di dolore. O di terrore, perchè si ritrova in una posizione molto vulnerabile, il suo sedere proteso verso di me, ricoperto solo dalle mutandine lilla. E' lei stessa a distendersi sul materasso, il corpo che aderisce perfettamente sulla superficie morbida, sentendosi così meno esposta.
I jeans, ormai squarciati, le ricoprono ancora parte delle gambe. La lascio andare, per sfilarglieli definitivamente.
E' veloce, o meglio, non me l'aspettavo. L'afferro per i pantaloni che si sfilano, mentre rotola di lato, cadendo dal letto. Si rialza altrettanto velocemente, cerca rifugio dietro al tavolo.
Questo gliel'ho lasciato fare. Per vederla, quasi nuda, tentare di fuggire da me.
Trema visibilmente, piange, si copre ancora i seni, incrociando le braccia. Sono quasi curioso di vedere cosa vorrebbe fare. Se non fosse che il desiderio di lei, ha davvero saturato il mio livello di sopportazione.
Non ho più voglia di aspettare. Ho bisogno di lei.
Scendo dal letto ed in piedi, la fisso. Non le nascondo la rabbia e l'impazienza che provo ora. Slaccio il bottone dei miei jeans.
- Vieni qui, Bella.
Scuote la testa. Con tanta forza che i capelli le sferzano il viso.
- Non te lo ripeterò un'altra volta. Vieni qui.
Me li toglierà lei questi jeans, come ho immaginato. E dopo anche i boxer. E dopo...
Fa un passo indietro. Ho tanto di quel veleno in circolo, da farmi girare la testa.
Stringo i pugni, sento i muscoli flettersi, pronti a scattare. Sto per balzarle addosso è questione di secondi. Salterò quel tavolo e sentirò di nuovo la sua pelle calda.
Ma lei si ricrede, fa un passo incerto in avanti, un altro, è di fianco al tavolo. A pochi metri da me.
Un singhiozzo più forte degli altri, la scuote. Mi guarda, guarda il bottone slacciato.
Nuda, se non fosse per le mutadine e per quei calzettoni che le sono scivolati sulle caviglie, e' una visione che mi fa ringhiare e digrignare i denti.
La bestia dentro di me, ha soffocato ogni pensiero razionale, mi fa percepire solo istinti, sensazioni primordiali.
La vista si acuisce ancora di più, percepisco ogni minima fibra del suo corpo. Percepisco il profumo, il calore di quel sangue che scorre velocemente, dietro quella pelle diafana.
Mi chiama, mi grida di prenderlo, mi dice che è solo mio.
Ringhio ancora più forte, i muscoli tesi allo spasimo.



POV BELLA


Non è un uomo quello che ho di fronte. E' una creatura feroce che ha lasciato il buio della notte, per raggiungermi.
Non riesco a respirare, non riesco a muovermi, non riesco a pensare.
Ho solo paura.
Se ho pensato per un attimo di poterlo fare, ora torno a pensare che è impossibile.
Non posso avvicinarmi volontariamente a lui.
So anche però, che ritornare a fare un passo indietro, sarebbe come gettarsi altrettanto volontariamente in un inferno.
Un inferno, dal tocco gelido come la morte, il tocco delle sue mani.
Eppure c'è vita in quegli occhi, che mi fissano famelici. Famelici. Non c'è altro in quello sguardo dorato.
Ringhia, una vibrazione bassa, intensa, quasi ipnotica.
Flette ancora i muscoli delle braccia, intuisco che è questione di secondi, poi mi sarà addosso.
Il pensiero di Charlie, di Reneè, di tutto ciò che è stata la mia vita, mi sfiora. Attimi che si dilatano in un infinito che so non essere possibile.
Mi ritrovo a fare un altro passo verso di lui. Il ringhio segue i miei movimenti, come lo farebbe un animale davanti alla sua preda.
Ci sono anche quegli occhi, che sembrano guardarmi dentro, senza lasciarmi scampo.
Sono cosciente che, fatti altri due passi, sarò dove lui mi vuole.
Se voglio salvarmi, li devo fare. Potrebbe farli lui e sarei comunque lì. Dove lui mi vuole.
Ma la differenza, ora, mi appare in tutta la sua ineluttabile verità.
Se sarò io ad offrirmi, forse mi risparmierà davvero sofferenze inutili.
Mi costringo ad abbassare le braccia. Il suo sguardo corre immediatamente ai miei seni. Si incupisce.
Ho paura, come non ne ho mai avuta in vita mia. Qualcosa che crea il vuoto dentro di me.
Faccio un altro passo. Ormai sono quasi davanti a lui.
Il suo profumo così intenso, così particolare, sembra avvolgermi.
Chiudo gli occhi e penso solo a quello. Al profumo, a cosa potrebbe essere, se non sapessi a chi appartiene.
Così, trovo la forza per allungare il braccio ed appoggiare una mano sul suo torace.
Ritrovo quella pelle dura, gelida. I muscoli incredibilmente solidi, possenti, che si irrigidiscono sotto il mio palmo. Niente che un ragazzo normale possa pensare di eguagliare.
Non c'è movimento. Non c'è il sollevarsi ritmico provocato dai polmoni che inspirano ed espirano aria. Non c'è il battito regolare del cuore che pompa ossigeno per vivere.
Solo immobilità e silenzio. E quella vibrazione, provocata da un ringhiare che ancora non si è spento.
So cosa vuole, me lo ha fatto capire più che chiaramente.
La mano scivola verso il basso, segue il disegno dei suoi addominali, raggiunge la vita.
- Apri gli occhi. Devi guardare, mentre lo fai.
Sobbalzo al suono della sua voce. E' bassa, roca, sembra la forma umana di quel ringhio bestiale.
So che devo aprirli, anche se avrei voglia di stringerli con più forza, dopo il suo ordine.
Lo faccio, ma guardo la mia mano. Impugna un lembo di tessuto slacciato.
Lui ringhia e preme il ventre sulla mia mano. Mi sovrasta con la sua altezza, con la sua forza, con la sua natura diversa.
Non so dove trovo la forza, ma afferro la cerniera dei suoi jeans. La faccio scorrere verso il basso.
Dovrei andare avanti, abbassarli. Un gesto che ho compiuto migliaia di volte, ma solo su me stessa.
Non riesco a respirare. Il sangue mi romba nelle orecchie, la testa mi gira, la gola arsa.
- Continua.
Non c'è nessuna pietà in quella voce. Solo ferocia, urgenza.
Mi abbasso, insieme ai suoi jeans. Giacciono intorno alle sue caviglie, immobili. Come me, inginocchiata di fronte a lui.
- Resta così, non hai ancora finito.
Sento un nodo alla bocca dello stomaco. Come se fossi stata colpita con forza.
Mi concentro sui suoi piedi, perfetti come tutto ciò che ho visto in lui. Una perfezione che non ha nulla di umano. Mi obbligo a non continuare, cerco di convincermi che non è così, sono piedi come ne esistono a milioni.
Si libera dei pantaloni, che allontana con un calcio all'indietro.
- I boxer, toglimeli.
Non posso, non posso, non posso, non posso.
Il nodo allo stomaco si è trasformato in una nausea che risale, un fiotto di bile mi brucia la gola.
Non posso, non posso, non posso, non posso.
- Toglili, subito.
L'ordine risuona come uno sparo, nel silenzio che ci circonda.
Non posso, non posso, non posso, non posso.
Mi afferra per i capelli e mi obbliga ad alzare la testa.
A pochi centimetri dal mio viso, la sua erezione, coperta solo da quei boxer neri, che mi ha ordinato di togliere.
- Fallo, Bella o giuro che te ne pentirai...
Nuove lacrime accolgono la sua minaccia. Mi ha lasciato andare e questa volta non oso abbassare di nuovo lo sguardo.
Continuo a sperare che non debba farlo, che qualcosa o qualcuno mi salvi.
Le braccia lungo i fianchi, vedo le sue mani aprirsi e chiudersi. Impazienti, nervose.
- Per l'ultima volta, Bella, fallo o subiscine le conseguenze...
Non posso più sperare, posso solo obbedire.
Devo imporre alle mie dita di afferrare l'elastico. Avverto una rigidità che non riesco a sciogliere del tutto.
Penso a tutte le volte che ho immaginato come sarebbe stato amare un ragazzo e un singhiozzo mi sfugge.
A cui ne segue un'altro e un'altro, un'altro. Accompagnano la discesa di quei boxer che sto sfilando, come mi è stato ordinato di fare.
Non credo di ricordare nemmeno chi sia. So solo di essere viva, perchè il mio cuore batte furiosamente.
Come per i pantaloni, si libera anche dei boxer.
E' completamente nudo, ora. Mi rifiuto, però, di alzare lo sguardo. Può farmi quello che vuole, ma non andrò oltre.
Non volontariamente. Se la prossima richiesta sarà quella che immagino, scatenerò la sua furia, ma non lo farò.
Potrà anche uccidermi, ma non lo farò.
Non ho il tempo di scoprire se sarà così, perchè mi ha afferrato di nuovo per i capelli e mi ha tirato in piedi.
Mi fissa: feroce, soddisfatto, eccitato. Si avventa su di me, mi stringe a lui, le sue labbra che mordono le mie. Non è un bacio, è un atto di possesso.
Si lascia cadere sul letto e mi trascina con sè, senza smettere di possedere la mia bocca.
La sua erezione, ormai libera, spinge sul tessuto fine delle mie mutandine, ultima barriera a dividerci.
So che è vano, ma non posso fare a meno di puntellarmi su di lui, nel tentativo di allontanarlo.
Morde con forza il mio labbro inferiore, il sapore metallico del sangue mi invade la bocca.
Gemo di dolore e di paura. La sua stretta è diventata dolorosa, le sue braccia sembrano catene strette intorno a me, mi sento soffocare.
Cerco di parlare, ma la sua bocca è sempre sulla mia: lecca, succhia con frenesia il sangue che esce dal taglio provocatomi dal suo morso.
Sento il suo desiderio spingere, quasi cercare di penetrare il tessuto che ci divide.
Al sapore del sangue, si unisce quello delle lacrime. In un ultimo tentativo, lo afferro per i capelli e tiro con tutta la forza della disperazione che sento.
Non sembra nemmeno sentirlo, mentre io perdo sempre più convinzione.
Mi ribalta sotto di sè, smette di baciarmi, mi guarda. Si scosta leggermente, un varco sufficiente perchè la sua mano scenda a sfiorare il bordo dei miei slip. Ne segue il profilo di pizzo, dal fianco verso il centro, poi afferra e strappa anche l'ultimo indumento che indosso.
Anche dentro me si strappa qualcosa. Se finora ho cercato di non cedere, ora una marea nera mi travolge.
Sta per fare l'amore con me e quanto altro vorrà fare. Sono completamente in balia della sua eccitazione, dei suoi desideri.
Si siede nuovamente su di me, i nostri bacini che si toccano senza più barriere.
La sua erezione mi spaventa, con la sua rigidità. Non posso credere che lo voglia fare davvero, non posso credere che la mia vita finirà così: vittima di un mostro che vuole sesso e sangue da me. Perchè la marea che mi ha travolto, altro non è che la consapevolezza di sapere chi è veramente Edward Cullen. Ho provato a non credere, ma tutto quello che è successo finora, mi ha condotto in quest'unica direzione.
Chi si cela dietro quella bellezza perfetta, dietro quegli occhi dal colore indefinibile, dietro quel profumo intenso, altri non è che un vampiro.
Edward Cullen è un vampiro che sta per possedermi, in tutti i modi in cui lo potrà fare un essere come lui.
- Dillo Bella, dillo ad alta voce...
Il suo sguardo legge davvero dentro di me. Si è chinato fino a sfiorarmi. Mi ha catturato i polsi e li tiene bloccati accanto al mio viso.
- Chi sono Bella, dillo!
Non ha bisogno di gridare per spaventarmi. Gli basta usare quella voce, bassa, roca, feroce.
Non voglio dirlo. Non voglio sentire la mia voce frantumare il silenzio, con questa realtà agghiacciante.
Lascia il mio polso destro e sento uno schianto tremendo. Schegge di legno volano dappertutto. Chiudo gli occhi e non riesco a trattenere un grido, davanti al suo gesto rabbioso.
Gli è bastato un semplice pugno per mandare in frantumi parte della testiera del letto.
- Guardami, Bella e dimmi chi sono!
Le parole sono uscite quasi in un ringhio. E' tornato a stringere il polso che aveva lasciato libero.
- Sei un vampiro.
- Più forte! E guardami, mentre lo dici. Devi guardarmi negli occhi, Bella.
Li apro, lo guardo. E' di una bellezza demoniaca, inquietante, minacciosa.
- Sei un vampiro.
- Ancora.
- Sei un vampiro.
- Più forte.
Mi sfugge un singhiozzo. Mi sento scivolare in un universo senza luce, senza tempo, senza controllo.
- Più forte. Voglio che tu non abbia il minimo dubbio su che cosa io sia.
Piango ancora. Per rabbia, per paura, perchè mi sento scivolare sempre di più.
- SEI UN VAMPIRO! SEI UN VAMPIRO! SEI UN MALEDETTO VAMPIRO!
Questa volta sono io a gridare. Glielo grido in faccia, la tensione che mi contrae i muscoli, mi spinge a ribellarmi ancora. A non cedere.
- Non devi dimenticarlo mai, Bella. Sono un vampiro e tu adesso mi appartieni. Il tuo corpo mi appartiene...
Si è messo a sedere e sollevandomi, mi posiziona a cavallo dei suo fianchi.
- La tua mente mi appartiene...
Mi afferra per i capelli, costringendomi a guardarlo.
- La tua anima mi appartiene...
Mi ha di nuovo imprigionato i polsi dietro la schiena. Stringendomi a lui.
- Il tuo sangue mi appartiene.
La sua erezione contro la mia femminilità. La sua stretta preme sempre di più, sembra voler fondere i nostri bacini. Avvicina le labbra al mio orecchio.
- Mi appartieni, Bella. E prima che il nuovo giorno spunti, avrai capito davvero cosa significa.
Non ho modo di pensare nulla, perchè liberati i polsi, la mano che li imprigionava è scesa ad accarezzarmi il sedere. Solo un passaggio, prima di spingersi oltre, di scivolare in mezzo alle mie gambe. Dove raggiunge e forza altre labbra.
Non posso impedirglielo, perchè è la posizione stessa a non permettermelo. Sono costretta a subire il suo assalto.
Le sue dita, stanno esplorando quella parte di me, a cui nessuno ha avuto mai accesso. Lo fanno con lo stesso desiderio, con la stessa sicurezza con cui mi ha toccato in precedenza.
Mi sta sempre tenendo per i capelli, i visi vicini, i suoi occhi che ordinano ai miei di non distogliere lo sguardo.
Aperta, vulnerabile, così mi fanno sentire le sue dita che accarezzano, sollecitano, pizzicano quella parte di me, che solo io finora avevo violato.
Non voglio essere accarezzata così, da lui. Non ha nessun diritto di farlo. Avrebbe dovuto essere un ragazzo scelto da me, il primo a farlo.
Vorrei gridare, vorrei fermarlo, vorrei non sentire quel calore che ha qualcosa di familiare.
Stringendolo tra due dita, stimola il punto dove inizio a sentire quel calore. Scuoto la testa, cerco di sollevare i fianchi, perchè questo non deve succedere.
Ma la sua mano è sempre lì, possessiva, esperta, gelida.
Ringhia di fronte al mio tentativo di farlo smettere. Un avvertimento più esplicito di qualsiasi minaccia.
Continua ad accarezzarmi, mentre si spinge oltre. Un dito penetra dove inizia ad esserci calore ed eccitazione.
Perchè il mio corpo, sembra ignorare il mio pianto, la mia paura, il mio diniego davanti a tutto questo.
Sembra voler dare soddisfazione a quelle dita. Sembra fregarsene di chi sia l'artefice di quel calore.
Sembra solo intenzionato a trarne soddisfazione. Non posso permetterlo, non posso.
Torno a ribellarmi, devo riuscire a farlo smettere. A qualsiasi costo. Non posso permettergli di...
Mi spinge il viso contro il torace. Mi tiene inchiodata a lui, con quella forza, contro cui non posso combattere.
Il suo profumo si fa più intenso ad ogni mio respiro, come se fosse una droga.
- Puoi solo soccombere, Bella. Puoi fare solo quello.
Non mi lascia scampo. Il desiderio cresce dentro di me. Fiorisce sotto quelle dita che non riesco ad ignorare. Che non posso respingere.
Sto cedendo. La tensione che precede quel momento liberatorio, agognato, mi immobilizza.
- A chi appartieni Bella?
Non a te. Non a te. Non a te. Non a te. Brividi mi percorrono la schiena. Perchè il piacere sta per arrivare.
- A chi appartieni Bella?
Una domanda che esige una risposta. Come tutte le precedenti. Solo che questa volta, è un altro il modo con cui la vuole ottenere.
- Bastano poche parole. Le voglio sentire, mentre ti permetto di godere.
Fatico a rimanere lucida. Sentimenti e sensazioni contrastanti si agitano dentro di me.
- A chi appartieni Bella?
La pulsazione sta crescendo, onde di piacere sono prossime a travolgermi. Basta poco, basta che quelle dita non smettano il loro movimento.
- Godrai solamente se risponderai alla mia domanda.
E' come rimanere in bilico sull'orlo di un precipizio: c'è il terrore di cadere e l'adrenalina a renderti audace.
- Dimmelo Bella...
Sono vittima di me stessa, del mio corpo, di sensazioni che non controllo, di un contatto che non ho desiderato, ma che mi ha conquistato e che adesso non c'è più. Finchè non risponderò a quella domanda.
- Appartengo a te, Edward.
Come un soffio, un alito di vento, le parole che sussurro sulla sua pelle. Di più, non posso.
Sento la sua risposta nella contrattura dei muscoli, nella mano che stringe più forte la mia nuca, nelle dita che esercitano una leggera pressione su quel punto che pulsa di desiderio. Basta davvero solo quella leggere pressione, uno sfregamento tra indice e pollice.
L'orgasmo irrompe in quella piccolissima parte di me, che ancora è prigioniera delle sue dita. Risale, in onde sempre più potenti, verso il mio stomaco, rende ancora più sensibili i capezzoli schiacciati contro il torace muscoloso, per arrivare nel mio cervello, invaderlo ed annullare ogni pensiero.
C'è spazio solo per il piacere, per sentire la tensione svanire, per farsi prendere da quel languore che rilassa i miei muscoli.
Mi abbandono contro di lui, nonostante avverta l'effetto che ha avuto su di lui il mio orgasmo.
Ho giusto il tempo di capire che è arrivato il momento di pagare il prezzo, per il piacere concessomi, che mi ritrovo nuovamente schiacciata dal peso di Edward.
Mi afferra per le cosce, costringendomi a scivolare sotto di lui, inducendomi ad avvolgere le gambe sui suoi fianchi.
Con un colpo deciso affonda dentro di me. Non è più il momento di dare, per lui, solo di prendere. Chiudo gli occhi.
Penetra sempre di più, incurante dell'iniziale resistenza, incurante del mio gemito di dolore.
So che potrebbe essere molto peggio, potrebbe non controllarsi, potrei cedere sotto affondi molto più pericolosi.
Non c'è più dolore, ma non c'è nemmeno un vero piacere. C'è, forte, la sensazione di appartenergli veramente.
Il mio corpo accetta la sua intrusione, lo avvolge, lo fa suo. La mia mente, invece, continua a negare che questo sia possibile.
Sento il suo sguardo su di me. Ho già imparato a sentirlo. A riconoscerne la minaccia.
Apro gli occhi e vorrei non averlo fatto. Non me l'ha chiesto di guardarlo, avrei potuto risparmiarmi di sapere ancor prima che di sentire.
Quegli occhi stanno dicendo che è molto di più quello che vuole da me. E' molto di più quello che prenderà.
L'affondo delle sue unghie. che mi procurano dei tagli sul collo, arriva simultaneo ad un affondo più duro anche dentro di me.
Entrambe le cose mi terrorizzano, mi procurano un dolore che cerco di gestire, per non aumentare il panico.
La sua bocca si getta sul mio collo, avida. Lecca il sangue che esce dalle ferite, rendendole in qualche modo, meno dolorose.
Capisco da come ha accellerato il movimento del bacino, che il suo piacere deve essere prossimo.
Pochi attimi e avverto il suo orgasmo che si riversa dentro di me. Lo immobilizza, in una maniera molto simile a quella vissuta da me. Quello a cui non sono preparata, è sentire lo scatto dei suoi denti che si chiudono sul cuscino, a pochi centimetri dal mio collo. Strappano il tessuto, in uno svolazzare di piume. Sentire ancora quello scatto, in cerca di qualcosa da mordere ancora. Un altro brandello di tessuto ed altre piume che volano.
Immaginare quei denti che affondano nel mio collo, per poi chiudersi con quella frenesia, è qualcosa che non sono in grado di sopportare.
Non dopo tutto quello che ho già vissuto. E' chiedere troppo a me stessa e i miei sensi mi vengono in aiuto, regalandomi di nuovo la pace del buio totale.

Edited by hunterdperse - 27/11/2009, 21:21
 
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+BellaCullen+
CAT_IMG Posted on 28/11/2009, 22:19




wow!!!! lunghetta!!! comunque bellissima.. amo leggare storie o capitoli lunghi! ci metto di più ma mi piace!!! ihih ciau ludo kiss
 
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Miss caterina cullen
CAT_IMG Posted on 29/11/2009, 09:12




bravaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

posta prestooooo^^^
 
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vampira.92
CAT_IMG Posted on 29/11/2009, 18:22




bellissimo!!!!!!!!!!!!!! posta presto!!
 
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Mimmaaa Wàà
CAT_IMG Posted on 3/12/2009, 14:33




Lunga ma bella mi è piaciuta molto ti consiglio di andare avanti!

xoxo
 
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_Oh'Barbie!
CAT_IMG Posted on 3/12/2009, 14:46




davvero bello
conti presto
xoxo
 
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sweetmary
CAT_IMG Posted on 5/12/2009, 22:24




oddio....è stata peggio di un parto!! non in senso negativo ma brrrr caspita fa venire i brividi tu sei molto brava ma dopo di ciò posso affermare di ADORARE E AMARE l' edward della meyer......onestamente povera bella!!! comunque complimenti!!
 
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~@lìç£~
CAT_IMG Posted on 15/6/2010, 14:53




wooow.... cavolo ho la pelle d'oca!! meraviglioso... -_-
postate presto ( xke continua vero?)!!!
 
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»M a d e l e i n e
CAT_IMG Posted on 15/6/2010, 17:26




È bellissimo complimenti a tutte e due
Aggiornate al più presto
 
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sharon95
CAT_IMG Posted on 15/6/2010, 17:36




RAGAZZE VI CONSIGILIA DI LEGGERLA E SEGUIRLA PERCHè QUESTA è UNA STORIA DA U-R-L-O IO LA STO SEGUENDO SU EFP E LO AGGIUNTA NEI PREFERITI XKè è BELLIXIMA .......................i miei complimenti (:
 
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Svevs
CAT_IMG Posted on 15/6/2010, 17:46




... interessante!
poxta prexto
 
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§ SISSI §
CAT_IMG Posted on 15/6/2010, 20:30




HOW!!!! davvero belliximo questo chappi.... mi avete fatto venire la pelled'oca!-in senso positivo ovviamente- continuate presto vi prego!!!
BACIONI E COCCOLE §SISSI§
P.S. vai a leggere la mia ff: il mio passato, il mio presente, il mio futuro!!
 
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*@lìç£*
CAT_IMG Posted on 20/7/2010, 07:23




bellissima! complimenti... ma ho una domanda: lo continuano qui o su quel sito... EFP? xke nn so neanke cosa sia quel sito... :huh:
 
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GiuGiu Withlock
TOPIC_ICON5  CAT_IMG Posted on 3/1/2012, 13:57




COMPLMENTI questa fanfiction è stupenda veramente complimenti! Mi raccomando posta presto!!!!
Qualcuno mi protrebbe dire come s'intitola questa storia su efp??? :wub: :wub:
 
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CAT_IMG Posted on 3/1/2012, 15:35
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ehiiii bellissima! fantastica questa Fan Fiction!!!
Un po' lunghetta, sì ma ben fatta =)

Ma Edward continuerà ad essere così cattivo con Bella?
Povera ciccia <3
 
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14 replies since 26/11/2009, 22:08   1578 views
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