BUON 2009 A TUTTI ecco il mio regalo di buon auspicio per il nuovo anno. il primo capitolo della mia FF. spero vi piaccia. commentate in tantissime CAPITOLO 1
LA RADURA
Assieme alla consapevolezza di essere giunta alla meta, sentii la delusione. Mi lasciai cadere dov’ero, in ginocchio sul margine dello spiazzo, senza fiato.
Li non c’era niente. Nient’altro che i ricordi che avrei potuto rievocare a piacimento, se fossi stata capace di sopportare il dolore che scatenavano. Quel luogo non aveva niente di speciale senza di lui.
Se non altro ero sola. Quando me ne seri conto, ne fui davvero lieta. Se avessi scoperto la radura insieme a Jacob… be’ non sarei mai riuscita a nascondergli l’abisso in cui mi stavo rituffando.
Per fortuna ero sola!
Sola, ripetei, trista ma soddisfatta, rialzandomi malgrado il dolore. In quell’istante, dalla barriera di alberi a nord, a una trentina di dessi di distanza, sbucò una sagoma.
In un secondo fui travolta da un’ondata di emozioni sconvolgenti. La prima fu la sorpresa: ero lontana da tutti i sentieri non mi aspettavo di trovare compagnia. Poi, a mano a mano che mettevo a fuoco la sagoma, mi accorsi di quanto fosse immobile e pallida, e dentro me esplose un moto di speranza improvvisa. Poi, la paura: certo non era il volto per cui soffrivo, ma gli somigliava abbastanza da farmi capire che non si trattava di un escursionista solitario.
Alla fine lo riconobbi.
«Laurent!»esclamai, piacevolmente sorpresa. Era incredibile quanto Laurent fosse rimasto uguale a se stesso. Tuttavia era un istinto sciocco e umano aspettarsi qualche cambiamento dopo un anno soltanto. Eppure, c’era qualcosa… non riuscivo a capire cosa.
«Bella?», chiese, sembrava più meravigliato di me.
«Ti ricordi?» gli sorrisi.
Fece un ghigno. «Non immaginavo di trovarti qui». Mi si avvicinò con un espressione vagamente incuriosita.
«Non dovrebbe essere il contrario? Io vivo qui. Pensavo fossi in Alaska» si fermò a una decina di metri da me, la testa leggermente inclinata.
«È vero. Sono stato in Alaska. Tuttavia, non mi aspettavo… Quando ho trovato casa Cullen vuota, pensavo si fossero trasferiti»
«Ah». Restai senza parole e i margini dello squarcio ricominciarono a pulsare. Laurent attendeva, curioso. «In effetti si sono trasferiti»
«Mmm. Mi sorprende che ti abbiano lasciata qui . non eri una specie di loro mascotte?»
Abbozzai un sorriso «Qualcosa del genere»
«Mmm» ripeté, pensieroso
In quell’istante, mi resi conto del perché lo trovassi troppo uguale a un anno prima. Dopo che Carlisle ci aveva detto che Laurent era andato a vivere con la famiglia di Tanya, me lo ero immaginato, con gli stessi occhi ambrati che avevano i Cullen gli occhi ambrati dei vampiri buoni.
Feci un passo indietro istintivamente e i suoi occhi curiosi, rossi e scuri, seguirono il movimento.
«Vengono a trovarti spesso?» chiese, avvicinandosi impercettibilmente.
«Menti » sussurrò la bella voce vellutata che spuntò dalla mia memoria.
Seguì il consiglio «Ogni tanto. A me sembra che passi sempre troppo tempo. Lo sai, gli basta poco per distrarsi…»
«Mmm. A giudicare dall’odore, la casa è rimasta vuota a lungo…»
«Racconta una bugia migliore, Bella» insistette la voce.
Ci provai «Dirò a Carlisle che sei passato. Scommetto che gli dispiacerà non averti incontrato. Forse non è il caso che lo venga a sapere anche… Edward. Ha proprio un caratteraccio… be’ te ne ricorderai senz’altro. È ancora un po’ suscettibile se gli si parla di James e tutto il resto»
«Davvero?» chiese Laurent educato… e scettico.
«Mmm»
Lui fece un passetto di lato e si guardò attorno. Mi accorsi che con quel passo si era anche avvicinato. La voce nella mia testa reagì con un ringhio cupo.
«E allora come vanno le cose a Denali?Carlisle mi ha detto che vivi da Tanya»
«Tanya mi piace molto e ancor più Irina sua sorella… non ho mai vissuto così a lungo nello stesso posto, prima, e ne apprezzo i vantaggi e l’unicità. Ma le restrizioni sono difficili da sopportare… È sorprendente che quelli come loro siano riusciti a resistere così tanto. Ogni tanto ho bisogno di imbrogliare» disse rivolgendomi un sorriso malizioso.
Cercai di arretrare ma il suo sguardo mi trafisse e m’inchiodò dov’ero.
«Ah. Anche Jasper ha un problemino del genere».
«Non muoverti» sussurrò la voce. Cercai di seguire il consiglio. Era difficile, controllavo a malapena l’istinto di fuga
«Davvero? Per questo se ne sono andati?»
«No Jasper fa molta attenzione, quando è a casa»
«Certo. Come me» fece un altro passo avanti deciso.
«Victoria ti ha mai ritrovato?»
La domanda riuscì a fermarlo «Sì. Se vuoi saperlo, sono venuto qui per farle un favore… Non sarà tanto contenta»
«Di cosa?» sfruttai la sua distrazione e indietreggiai di un altro passo.
«Che sia io ad ucciderti»
Azzardai un altro passo indietro. Il ringhio infuriato nella mia testa quasi m’impediva di sentirlo.
«Voleva tenersi questa parte per sé. È un po’… arrabbiata con te, Bella»
«Con me?»
«Lo so, anche a me sembra un po’ esagerato, dopo tutto questo tempo. Ma James era il suo compagno e il tuo Edward l’ha ucciso. Pensa che sia molto più sensato uccidere te, anziché Edward: uno scambio equo, compagna per compagno. Mi ha chiesto di venire in avanscoperta, per così dire. Non credevo che sarebbe stato così facile trovarti. Ne deduco che il piano di Victoria non sia così brillante… anzi, temo proprio che non si sentirà vendicata, visto che, se Edward ti ha abbandonata qui senza proteggerti , non devi essere così importante per lui».
Laurent avanzò e tentai un altro passo indietro
«Ma temo che Victoria si arrabbierà lo stesso»
«E allora perché non aspetti che arrivi lei?»
La sua espressione si arricchì di un ghigno malizioso «Be’ ci incontriamo nel momento sbagliato Bella. Non sono venuto qui soltanto per conto di Victoria: ero a caccia. Ho molta sete, e tu hai un profumo davvero… dissetante»
«Minaccialo» ordinò la splendida illusione con la voce storta dall’odio.
«Verrà a sapere che sei stato tu. Non la passerai liscia»
«E perché no? Il primo acquazzone laverà via l’odore. E nessuno troverà il tuo corpo: risulterai semplicemente dispersa, come tanti, tanti altri esseri umani prima di te. Edward non avrà alcun indizio che lo porti a me, ammesso che gli interessi indagare. Niente di personale, Bella, davvero. Ho soltanto sete. »
«Implora», implorò la mia immaginazione.
«Ti prego», sussurrai.
Laurent scosse la testa, con espressione gentile. «Vedila così, Bella: sei fortunata che ti abbia trovata io per primo».
«Davvero?»dissi boccheggiando e cercando di fare un altro passo indietro.
Laurent mi seguì, leggero e aggraziato.
«Sì. Farò in fretta. Non sentirai niente, te lo prometto. Ah, ovviamente a Victoria racconterò una bugia, per metterle il cuore in pace. Se sapessi cos’aveva in programma per te, Bella. Giuro che mi saresti grata per tutto questo».
Lo fissai terrorizzata.
Annusò il vento leggero che mi soffiava tra i capelli nella sua direzione. «Dissetante» ribadì respirando a fondo.
M’irrigidì nell’attesa dell’attacco, gli occhi sbarrati mentre tremavo sentivo l’eco del ruggito infuriato di Edward risuonare chissà dove nella mia mente. Il suo nome scuoteva tutte le mura che avevo costruito per contenerlo. Edward, Edward, Edward. Stavo per morire. Poco importava che pensassi a lui o no, in quel momento. Edward ti amo.
Attraverso la fessura degli occhi, vidi Laurent annusare l’aria, immobile. Poi da suo viso perse ogni traccia di razionalità. Era l’istinto a guidarlo.
Si accucciò, pronto al balzo, che avrebbe messo fine alla mia vita. Contrasse i muscoli. A separaci c’erano solo cinque metri, cosa erano per un vampiro cinque metri?
Istintivamente feci un altro passo indietro. Ero pronta a correre ma il terrore mi paralizzava. Un altro passo indietro. Un altro ancora.
Laurent non mi perdeva di vista un solo istante era concentrato. Forse sperava che cominciassi a correre per rendere la sua caccia ancora più eccitante.
All’ennesimo passo indietro fece un ringhio mostruoso e mostro la fila di denti bianchi e perfetti. Mi girai di scatto e cominciai a correre verso la foresta. Era inutile. Sentivo la sua presenza alle mie spalle.
Inciampai in una radice di albero e mi ritrovai faccia a terra con le spalle rivolte al nemico. Ecco è finita neanche il destino vuole che sopravviva. Addio Edward. Sentì sopra di me un peso enorme. Urlai dal dolore probabilmente con il balzo che aveva fatto mi aveva rotto qualche costola. Senti la mia testa alzarsi di forza e il suo alito freddo carezzarmi il collo e poi sentì qualcosa di affilato tagliarmi la gola.