| Eccoci qui col nuovo chappy!!! Saretta non mi morire x favore!!!!XDXD
21 - Parigi
Sciolsi il nostro abbraccio, e mi accorsi, con mio sommo stupore, che l'avevo fatto svogliatamente. Una profonda confusione si faceva spazio nella mia testa, ma decisi di accantonarla. L'ultima cosa di cui avevo bisogno di sicuro era complicarmi la vita più di quando non lo fosse già. Però, chissà se anche lui aveva sentito in quell'abbraccio una strana tensione? Basta, Bella. Non costruirti inutili castelli di carta in testa, mi dissi. Cacciare, era quello che ci voleva. Lasciarmi andare agli istinti. Quello, senza ombra di dubbio, mi avrebbe aiutata a staccare il cervello per un po'. Tommy continuava a condividere la mia dieta vegetariana, e i suoi occhi poco a poco avevano cambiato colore: erano quasi completamente ambrati. Fino a quel momento non ci avevo fatto caso. Che meraviglia, mi ricordavano tantissimo gli occhi di....La mia marea di pensieri fu interrotta dalla sua voce. “Che c'è?”, mi chiese, non capendo il motivo per cui stavo fissando i suoi occhi con così tanta insistenza. Cavolo, cavolo, cavolo maledetta Bella. “No nulla ero persa nei miei pensieri”, risposi, e per cambiare discorso aggiunsi “Ti va di cacciare?” Partimmo all'unisono e attaccammo un branco di cervi, visto che purtroppo in Francia sarebbe stato impossibile trovare anche un solo giaguaro, il mio “piatto” preferito. Ma comunque, avrei dovuto nutrirmi il più possibile, in vista della nostra prossima visita di Parigi. Come avevo sperato, la caccia mi distrasse del tutto dai pensieri,e, per tutto il resto del tragitto verso Parigi, trovai curiosi modi per tenere impegnata la mente: anche se i numeri non erano mai stati il mio forte, ero sicura che le sottrazioni e le addizioni di numeri, improponibili per la loro lunghezza, sarebbe stata la giusta tattica. E funzionò.
Arrivammo a Parigi in serata. Per tutto il giorno dopo la caccia non ci eravamo rivolti la parola, e la tensione nell'aria era palpabile, e anche alquanto fastidiosa. Così, misi da parte le mie fisime mentali e parlai per prima. “Che hai voglia di fare ora che siamo arrivati?” “Non so”, rispose, “andare in giro conciati così è fuori discussione”, disse, “attireremmo troppa attenzione”. In effetti, nonostante avessi ormai più di 6 mesi, durante la caccia continuavo a imbrattarmi di sangue. La mia maglia, semplicissima a maniche lunghe blu, era percorsa da goccioline rosse e strappata all'altezza dell'ombelico. Aprii lo zaino per cercare un cambio e, tirando fuori una maglia pulita, una foto cadde a terra. Entrambi rimanemmo a fissare quel volto, così familiare per me, ma sconosciuto a Tommy. Dai suoi occhi mi accorsi però che aveva perfettamente intuito di chi si trattasse. Alzò lo guardo verso di me, che continuavo a rimanere immobile fissando la foto, senza riuscire a muovere un muscolo per raccoglierla, talmente ero paralizzata dal dolore. Soffocai un singhiozzo, che stava uscendo spontaneamente dal mio petto, animato di vita propria, e mi chinai, prendendo la foto tra le mani e ripercorrendo i suoi lineamenti con il pollice. Non so quanto rimasi ad osservare il suo viso, ma quando mi decisi a rialzarmi, notai che Tommy non era più davanti a me. Rimisi la foto nello zaino, nascondendola come meglio potevo in fondo a una tasca interna, in modo che non la vedessi ogni volta che dovevo aprire quello stramaledetto zaino. Cosa avevo in testa, quando avevo deciso di portarmi appresso quegli oggetti che sortivano un effetto così disastroso su di me? Ma nello stesso momento in cui mi posi quella domanda, sapevo già la risposta...
Iniziai a camminare, cercando Tommy con lo sguardo, e lo vidi seduto su una panchina di un parco non molto lontano da li. Il suo sguardo trasmetteva malessere, sofferenza, e non ne capii il motivo, ma senza pensarci un attimo di più, il mio corpo mi guidò verso di lui, desideroso di placare la sua tristezza.
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