Che dirvi?? Solo una cosa: ecco a voi il nono cap!
9 Capitolo -
Passò circa una settimana da quando avevo parlato con Jayson. Non li vidi più a scuola e c'era un motivo: le belle giornate. In quei giorni su Forks oleggiava aria calda e nel cielo un sole spacca pietre continuava a fare capolino tra le nuvole. Questa fu la mia certezza. Erano vampiri. Non c'era altra spiegazione, ecco perchè non erano venuti in questi giorni. Certo non potevo esserne sicura al cento per cento ma quando la settimana seguente tornò il brutto tempo e loro si ripresentarono a scuola, non avevo più dubbi.
La mattina nel parcheggio, Jayson mi salutava da lontano con la mano. Io ricambiavo stranita e imbarazzata. Poi, come per tutti gli altri giorni, continuavo la strada insieme a Hope ed Iris. A proposito, eravamo diventate molto affiatate. Non avrei mai detto che sarei riuscita a diventare amica di un umano eppure era successo e addirittura con due persone. Mi trovavo molto bene con loro. Anche mamma e papà erano contenti di questa mia amicizia. Certo, mi davano sempre mille raccomandazioni, come non farmi scappare nulla sulla mia identità o non usare le mie capacità con loro. Era naturale, dovevamo rimanere nell'ombra o meglio, dovevamo farci passare per persone normali, come tutti gli altri. Passsare i pomeriggi con loro non era tanto difficile. Imparai a riconoscere molti aspetti umani e parecchi di questi, combaciavano con la mia metà normale.
Nella settimana in cui il sole era alto nel cielo, trascorsi molto tempo anche con Jake in spiaggia. Spesso ci ritrovavamo soli a chiaccherare o a gaurdare l'oceano. Non mi stressava più come prima, aveva capito che mi era difficile parlare delle mie cose private e aveva deciso di rispettare questa mia difficoltà. Era davvero un amico, anche se spesso qualche suo atteggiamento mi metteva a disagio, come quando mi teneva per ore la mano, oppure mi accarezzava il viso, oppure quando mi teneva stretta a sè mentre giocavamo, quando mi parlava schiettamente dicendo che mi voleva un bene pazzesco che non potevo nemmeno immaginare...Non mi quadrava molto questo suo atteggiamento. C'era qualcosa che mi puzzava. Naturalmente non gli dissi nulla ma ero abbastanza preoccupata e poi avevo quasi paura di ferirlo. Io ero sempre così discreta, non riuscivo a lasciarmi andare. Anzi, era strano farlo e poi dovevo essere onesta con me stessa: nei pensieri c'era sempre lui, Jayson. Nella settimana in cui lo vidi, mi sentii strana. Era spesso presente nei miei ricordi e avrei dato qualsiasi cosa per parlargli di nuovo, per sentirlo vicino, per capire chi fosse. Desideravo conoscere tutto di lui: la sua storia, il suo passato, com'era diventato un vampiro, perchè erano qui a Forks, come facevano a nutrirsi...bè, naturalmente stavo dando per scontato che non fossero umani. Forse avrei dovuto cominciare a pensare che potevo anche sbagliarmi. Eppure, ogni indizio portava a quella conclusione.
Non poteva che essere così.
Quando arrivò il primo giorno di pioggia, portò con se anche il mio ottimo umore. Ero al settimo cielo. Sapevo che Jayson sarebbe tornato e infatti quella mattina, me lo ritrovai nel parcheggio, appoggiato alla sua jeep nera.
Di proposito ero uscita di casa presto. Primo, perchè non stavo più nella pelle e poi perchè speravo che mi parlasse di nuovo.
Notai che era solo, Violet non c'era.
Camminai lentamente facendo finta di nulla mentre gli passavo a un metro di distanza. Anche se desideravo parlargli, non avevo il coraggio di farlo così sperai con tutte le mie forze che lo facesse lui e stranamente accadde.
" Ciao!" mi salutò con la sua splendida voce.
Mi girai lentamente verso di lui e gli sorrisi imbarazzata.
" Ciao" dissi rimanendo distante.
" Sei arrivata presto stamattina" continuò.
" Emm...sì" risposi semplicemente. Non riuscivo ad aggiungere nulla, mi sentivo una stupida. Lo vidi spostarsi dall'auto e venirmi incontro con una camminata perfetta.
" Hai freddo?" mi chiese scrutandomi. Non capii il significato di quella domanda fino a quando capii di star tremando.
" Oh, no...sto bene" risposi. Dal punto di vista fisico era la verita. Probabilmente tremano perchè mi trovavo vicino a lui, ma meglio non rivelarglielo.
Mi guardò negli occhi e per un istante non riuscii a muovermi, come fossi incollata all'asfalto.
" Sei...sei da solo?" balbettai cercando di ritrovare la lucidità.
" Sì, mia sorella stamattina aveva delle cose da fare"
" Non siete venuti settimana scorsa" continuai grattandomi la testa.
" Già, altre cose da fare" rispose sul vago.
" Immagino" sussurrai non staccando gli occhi dai suoi.
" Posso...posso chiederti una cosa?" mi feci coraggio.
Annuì.
" Da dove venite?" gli chiesi pacata.
" Massachussets" rispose sicuro.
Iris e Hope mi avevano detto giusto.
" È lontano"
" Non poi così tanto" mi disse sorridendo.
" E siete solo tu e tua sorella?"
" Proprio così" mi rispose sempre a monosillabi quasi avesse timore di aggiungere altro.
" E come mai vi siete trasferiti qui a Forks?".
Lo vidi sorridere mentre si metteva le mani in tasca. Mi meravigliai di quanto adorassi quando faceva quel gesto, anzi, quel semplicissimo gesto senza significato. Tutti si mettavano le mani in tasca, eppure fatto lui era tutt'altra cosa...
" Certo che sei davvero curiosa" rispose svegliandomi dai miei pensieri.
" No, voglio solo...capire" dissi ingenuamente.
Mi guardò di scatto facendomi sobbalzare imperrcettibilmente.
" Capire?" ripetè.
Feci spallucce. " Capirti" precisai.
" Capire me?" disse ridendo.
" Sì, cosa c'è di così divertente?"chiesi confusa da quella reazione.
" Nulla" rispose cercando di rimanere serio.
" Ora me lo dici!" esclamai offesa. Non rispose.
" Eh dai!" continuai.
" Oltre ad essere curiosa sei anche impertinente"
" Impertinente io?"
Mi guardò trattenendo un'altra risata.
" Sei davvero antipatico!" esclamai irritata e spazientita. Di sicuro se avesse saputo che io sapevo, non mi avrebbe trattata così.
Mi voltai e ripresi a camminare verso l'entrata mentre i ragazzi cominciavano ad affluire nel parcheggio.
" Ti sei offesa?" mi chiese arrivandomi alle spalle.
Non gli risposi, mi ero già esposta troppo.
" Lo devo prendere come un sì?"
" Prendilo come ti pare!" esclamai sospirando.
" Scusa" sussurrò. A quella parola mi bloccai in mezzo al corridoio e non potei fare a meno di sciogliermi per la tanta intensità con cui l'aveva pronunciata. Lo guardai e lui ricambiò senza battere ciglio.
" Volevo solo fare un po' di conversazione, non mi sembrava una cosa così complicata" spiegai delusa.
" Lo so...è solo che, non mi va di parlare di me. Perchè non mi dici qualcosa tu invece?"
" E sentiamo, perchè dovrei?"
" Non volevi fare conversazione?".
Cavoli, mi aveva fregato con le mie stesse parole. Ci sapeva fare.
Sospirai di nuovo.
" D'accordo, vuoi sapere qualcosa di me?".
Annuì interessato.
" Allora, vediamo...sono in piena crisi mistica, non so chi sono, non so che cosa voglio dalla vita, odio questa scuola, sono sicura che il mio migliore amico non sia del tutto sincero con me perchè si comporta in modo strano e...ho sempre per la testa un ragazzo, anche se sarebbe meglio non pensarci. Direi che è tutto, questa è la mia patetica vita. Sicuro di non voler parlare di te? Forse rendemmo la conversazione un po' più divertente" dissi tutto d'un fiato. Non seppi nemmeno io che cosa mi era preso. Avevo per la testa tutti quei pensieri e avevo sentito il bisogno di sputarli fuori. Avrei dovuto preoccuparmi, mi ero aperta con uno sconosciuto, eppure stavo bene. Jayson m'ispirava.
" Io...io non credevo che tu fossi così infelice" mi disse dopo avermi scrutato per qualche secondo.
" Non sono...infelice" balbettai poco convinta.
" Ma sei comunque triste, vero?" continuò troppo serio.
" Un po'" ammisi. Poi la campanella suonò e sentii Iris e Hope chiamarmi.
" Devo proprio andare" balbettai. Lui mi sorrise.
" Ci vediamo" dissi mentre mi allontanavo. Mi girai un'ultima volta prima di raggiungere le mie amiche. Ricambiò lo sguardo e all'istante capii che avrei desiderato tornare indietro, prenderlo per un braccio, portarlo lontano da quella scuola e stare con lui. Solo con lui.
" Che cosa avevate da parlare tu e Jayson?" mi chiese Iris con una punta d'invidia.
" Nulla, mi stava chiedendo di un compito di letteratura" mentii senza guardarla.
" Oh" commentò distrattamente. Per fortuna non mi chiese altro.
Quel pomeriggio quando tornai a casa, il mio buon umore stava per affievolirsi. Per tutto il pomeriggio non l'avevo visto e quando uscii nel parcheggio la sua auto già non c'era più.
Aprii la porta pigramente ed entrai in casa. Come sempre buttai la mia giacca sualla sedia e pensai a cosa avrei potuto mangiare come spuntino, quando sentii il campanello suonare. Alzai gli occhi al cielo. Chi diavolo poteva essere? Che noia!
Aprii nuovamente la porta e mi ritrovai davanti Jake. Non aveva una bella cera.
" Ciao, tutto bene?" gli chiesi preoccupata.
" No" mi rispose serio.
" Che cosa è successo?"
" Nulla, tranquilla" rispose distrattamente.
" Ma se mi hai appena detto che non stai bene?"
" È due notti che non dormo" mi spiegò.
" E come mai?"
" Ho bisogno di parlati è...importante"
" D'accordo, entra"
" No, vieni fuori tu..anzi, facciamo una passeggiata". Annuii e poi lo seguii fin fuori. Mi prese per mano e iniziammo a camminare lentamente sotto la pioggia finissima che cadeva dalle nuovole.
" Di cosa devi parlarmi?"
" Ti ricordi...quella questione di cuore che ti ho accennato un giorno?"
" Sì" risposi semplicemente.
"Ecco, vedi...è giunto il momento che tu sappia tutto"
" Sappia tutto? Riguardo a cosa?"
" Alla questione di cuore"
" Non capisco".
Jake si fermò poco lontano da casa mia e mi guardò in viso mettendomi le mani sulle spalle.
" Renesmee..." cominciò.
" Wow, mi hai chiamato per nome...mi devo preoccupare?" sussurrai più a me stessa che a lui. Fece un mezzo sorriso e poi riprese a parlare.
" Lo sai vero che sei la mia migliore amica?"
" Certo"
" E che adoro prendermi cura di te e che farei di tutto per renderti felice?"
" Sì, lo so" risposi confusa da quelle parole.
Mi guardò profondamente negli occhi.
" Forse ti sembrerà strano ma...per me non sei solo un'amica"
" Sono come una sorella, lo so". Scosse la testa.
" Quaslcosa di molto più forte mi lega a te". E all'improvviso, come un tuono in una giornata d'estate capii tutto. Avevo sentito mia madre e mio padre parlarne una volta, quando ero ancora piccola. Avevano usato una parola strana: imprinting. Incuriosita avevo origliato la loro conversazione e il ricordo di quello che avevano detto ora assumeva un altro significato.
" Certo che per i licantropi non dev'essere facile" aveva iniziato mia madre.
" Intendi con la storia dell'imprinting?" chiese mio padre.
" Sì, é strano come accada. Non possono farci nulla, giusto? è come se si legassero ad una persona per l'eternità e nulla può separarli da essa. Jake mi ha sempre spiegato che è un amore forte e intenso"
" Esatto" confermò mio padre.
" Dici che ce la farà? Che un giorno glielo dirà?"
" Spetta a lui decidere. Di certo la ama più della sua stessa vita"
" Sì, è vero...spero solo che possa essere ricambiato questo suo amore"
" Bè, lei lo adora e penso che non si stancherà mai di stare con lui, prima o poi capirà" aveva concluso mio padre.
Un tempo quelle parole mi erano sembrate senza significato, ora invece davo un senso a tutto: stavano parlando di me, di me e Jake. Anzi, di Jake e del suo...amore per me...imprinting...
" NO!" esclamai cominciando a tremare.
" Nessie?" mi chiamò Jake preoccupato scrollandomi.
" No" ripetei in un sussurro.
" Che c'è?" mi chiese confuso.
" Tu...imprinting...con me" balbettai mentre le lacrime mi offuscavano la vista.
Jake annuii. " Era ora che tu lo capissi. Scusa, l'ho tenuto dentro per troppo tempo. Io ti amo Nessie. Ti amo come non ho mai amato nessun'altra. Nemmeno per tua madre ho mai sentito una cosa del genere. Tu sei tutto per me. Tutto quello che desidero. Ho aspettato così tanto, tu non sai quanto!" mi spiegò scuotendo la testa.
Le lacrime cominciarono a rigarmi il viso.
" Devo...devo riprendermi un momento" dissi senza fiato.
" Nessie? Non sei contenta?"
" Contenta?" chiesi senza capire.
" Io ti amo. Tu mi ami, possiamo stare insieme finalmente, ora che l'hai capito. Non ho mai voluto dirti nulla perchè volevo che fosse una scelta tua, che capissi da sola"
Tu mi ami...
No, forse c'era qualcosa che non quadrava. Forse era tutto un sogno. Anzi, un incubo, anzi, peggio...
" Jake..." sussurrai.
" Cosa?" mi chiese con un sorriso grande come una casa.
Lo guardai negli occhi mentre le lacrime mi scendevano sempre più forti e poi pronunciai la frase della mia condanna a morte:
" Sì, ti amo".
Edited by Shiri - 21/7/2009, 10:12