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MOONLIGHT RAINBOW, Collana: A cena col Vampiro

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folgorata
CAT_IMG Posted on 3/7/2009, 19:03




Aspetto con ansia e curiosità! :-)
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 5/7/2009, 20:44




Mamma mia Nereide come sei approfondita
 
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*Nereide*
CAT_IMG Posted on 5/7/2009, 20:54




CITAZIONE
Mamma mia Nereide come sei approfondita

Cioe'??? :unsure:
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 5/7/2009, 21:02




Cioè che noti proprio tutto...voleva essere un complimento per dire che sei molto attenta!
 
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*Nereide*
CAT_IMG Posted on 5/7/2009, 21:07




Ah ecco... ;) grzie...ma in realta' non lo sono sempre!! ^_^



Edited by *Nereide* - 7/7/2009, 18:53
 
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folgorata
CAT_IMG Posted on 5/7/2009, 21:11




GRAZIE MARI, NON SO COME RINGRAZIARTI. ERANO CORREZIONI RELATIVE AL CAPITOLO 7?
 
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*Nereide*
CAT_IMG Posted on 5/7/2009, 21:15




E di che folgo!!!
Le prime relative alla fine del capitolo 6 (dopo l'incontro con i guardiani) e le altre al capitolo 7!!! ^_^
 
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folgorata
CAT_IMG Posted on 6/7/2009, 21:22




Grazie:-) Mary
 
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folgorata
CAT_IMG Posted on 7/7/2009, 16:10




Capitolo 7
Bagliori




I Rochester furono condotti verso quella che avrebbe dovuto essere l’uscita ma che si trovava esattamente dalla parte opposta a quella da cui erano entrati. La coda dell’occhio confermò a Ethan che le guardie si erano divise in due gruppi. Uno precedeva, l’altro seguiva. Davanti si snodava un corridoio nero con festoni di stoffa cremisi alle pareti. L’illuminazione era scarsa. Sembrava un accesso cerimoniale. La mascella di Ethan si contrasse. Come il percorso di un rito sacrificale. La fronte si corrugò. Gli occhi dei Quirites sembravano gusci vuoti. Non c’era immagine o pensiero in quelle iridi glauche. Nessun indizio di dove li stessero conducendo.
La mente di Ethan si concentrò ma le coordinate spaziali interiori erano confuse. L’assenza di riferimenti faceva perdere l’orientamento. Quanto era lungo quel corridoio?
Dopo circa dieci minuti, una lama orizzontale di luce azzurra cominciò a brillare in lontananza. Prese a frusciare un rumore sordo che diveniva più forte a ogni passo. Sembrava che milioni di topi stessero raspando e grattando. Un alito di aria fresca e un odore di sangue raggiunsero le narici.
Il raspare improvvisamente cessò.
Ancora pochi passi. Il corridoio sbucò in una caverna naturale. Il bagliore azzurro si rivelò provenire dal lucore piatto di uno specchio d’acqua sotterraneo.
Hector azionò qualcosa in tasca e la grotta si illuminò. Gli occhi di Ethan si spalancarono. Lo splendore delle stalattiti penzolanti in un angolo della grotta era stupefacente.
Il significato del luogo era incomprensibile. Ovunque sul terreno, c’erano attrezzi di cantiere. In un angolo, una betoniera e, impilate in ordine, c’erano molte casse di metallo.
Qualcosa attirò lo sguardo di Ethan su una di queste ultime. La cerniera era coperta di sangue secco.
Gli occhi di Ethan cercarono quelli di Zachary, anche il padre fissava la cassa. Anche lui aveva visto.
Un campanello d’allarme suonò nella mente di Ethan.
I pensieri furono interrotti dall’espressione dipinta sul viso di Zachary. Fissava un punto alle spalle di Ethan.
Ethan si voltò di scatto.
…Solo per scoprire che non c’era nessuno. Ethan strinse i denti per trattenere un sospiro di sollievo: c’era solo roccia incrostata di sassi bianchi…
I sassi erano strani, a dire il vero, ammise Ethan a sé stesso fissando la roccia con occhio critico. Poi la vista cercò di mettere a fuoco meglio. Le palpebre sbatterono ripetutamente e, infine, una ruga profonda attraversò la fronte.
La conformazione delle pietre era stranamente rotonda, a volte allungata… Altri sassi erano piatti… Era come se fossero… Sembravano… Tibie… peroni… ilei… crani… Non era possibile… Le ciglia di Ethan sbatterono ancora. Per quanto potesse sembrare incredibile, quelli non erano sassi, erano ossa umane frammiste a pietra e cemento! Le pareti di roccia tutto intorno sembravano costellate di ossa umane.
Una rabbia sorda gli fece stridere i denti.
Lo sguardo cercò Zachary. I lineamenti paterni erano distorti dalla rabbia e dall’orrore ma nessun pensiero trapelava dagli occhi.
«Impressionante vero?» il sogghigno di Hector già sull’imbarcazione, ruppe il silenzio. «Salite a bordo» ordinò senza sollevare il capo.
I piedi condussero Ethan sulla scialuppa. Con lui, si imbarcarono Zachary e i dieci vampiri della guardia.
Il poco spazio non consentiva di sedersi. La barchetta prese a scivolare lentamente con il suo carico di vampiri: i Quirites con le divise da guida turistica, Ethan e Zachary in mocassini e completo di lino. Un sorriso si affacciò malgrado tutto nei pensieri di Ethan. Doveva essere un quadretto curioso. Una coppia di turisti di tutto rispetto assistito da un plotone di guide nei meandri del castello stregato di un luna-park! Un sospiro gli svuotò il petto, se tutto andava bene ci sarebbero stati tre mesi di soggiorno a Roma per scoprire il segreto dei Quirites. Le labbra si piegarono in un sorriso. Incrociare il raggio dell’anello di Lenith solo durante le affermazioni veritiere li aveva salvati.
Dopo un’ora, la barchetta attraccò su una banchina illuminata dall’alto da un fiotto di luce solare. L’uscita finalmente.
I vampiri sbarcarono e si inerpicarono fino alla piccola imboccatura di una grotta. Emersero in una radura inondata di sole. C’erano campi dorati di stoppie e si sentiva l’odore del mare.
Le pupille di Ethan si riadattarono alla luce e vagarono disorientate.
Non c’era nulla in lontananza che ricordasse i palazzi di Roma. Erano distinguibili il nastro grigio di un’autostrada e poco distante, una stazione di servizio. Nel parcheggio sul retro del distributore, solo poche auto.
Le labbra di Ethan si piegarono in una smorfia. Non poteva che trattarsi delle auto dei Quirites. Un pulmino mercedes e… una Maybach grigio perla. Chi altri poteva lasciare incustodita una vettura da settecentomila dollari…
Zachary fu fatto salire sulla berlina, Ethan sul pulmino. Hector con telecomando, abbassò la catena con la scritta “Chiuso - Fuori servizio” e il piccolo convoglio percorse la corsia di accesso all’autostrada.
Gli occhi di Ethan ondeggiavano per seguire le colline oltre i finestrini. Intanto i Quirites discutevano sulla necessità di fermarsi a Firenze o di spingersi fino all’aeroporto di Milano…
Quando comparve l’indicazione di Firenze tuttavia il convoglio deviò in direzione di Bologna e le auto presero a percorrere un’autostrada tutta curve e in leggera salita. Stavano dirigendosi verso le montagne. Evidentemente avevano deciso di proseguire per Milano, la fronte di Ethan si appoggiò al vetro.
La salita diventò più ripida.
Chissà come andavano le cose sull’auto di Zachary… Ethan si scosse, a bordo del pulmino i Quirites erano in preda al panico. Ai timpani giungeva il loro continuo ringhiare soffocato. La marcia proseguiva a scossoni. Tra frenate, accelerazioni e rallentamenti.
I vampiri nel pulmino si guardavano intorno, pronti ad attaccare. Gli occhi di Ethan controllarono la strada. Non c’era nulla di strano, era praticamente deserta. La fronte si corrugò. Era impossibile capire che cosa temessero esattamente.
Proprio in quell’istante tuttavia, il corpo di Ethan sobbalzò come se il pulmino fosse passato sopra qualcosa di voluminoso. Poi ebbe la sensazione di essere sollevato. Gli occhi di Ethan videro il mondo ruotare intorno ai finestrini e un senso di vuoto sotto le natiche, come per un risucchio. Infine… l’impatto fu violentissimo.

Il sole era ancora alto… La mente di Ethan sferragliò a vuoto. C’era troppa luce! Poi lentamente gli ingranaggi cerebrali si sincronizzarono. Il sole era alle spalle… Quella luce non proveniva dal sole… Che cos’era allora quel bagliore accecante proprio davanti?
Le ciglia sbatterono più volte. Il corpo era riverso bocconi sul ciglio della strada… Gli occhi rotearono, abbagliati dalla luce che attenuava i colori. Non riuscivano a mettere a fuoco. Una nuvola di vapore brillante avvolgeva ogni cosa. Gli arti erano intorpiditi e la testa sembrava leggera. Le orecchie erano tappate. C’era un fischio in sottofondo, quasi una musica.
La fronte si sollevò. La Maybach era riversa a un paio di yarde su un pendio a lato della strada.
Il corpo di Ethan scoprì di potersi muovere agilmente; ancora più agilmente del solito. Si sollevò in piedi per vedere meglio.
Una sagoma vicino alla Maybach si mosse. Forse era Zachary.

In quell’istante uno schianto ruppe l’aria. Il viso di Ethan si voltò dalla parte opposta, in direzione del rumore.
C’erano delle ombre avvinghiate nella lotta. Nella nebbia brillante non si distinguevano. Eppure non erano più distanti di una decina di yarde.
Combattevano… Ma contro chi? Che cosa succedeva? Perché si udivano soltanto rumori secchi e quella melodia quasi mentale? E poi non c’era odore d’erba, di asfalto o di lamiere arroventate… Una sensazione di panico gli afferrò il petto come in una morsa. La mente non riuscì a prendere il controllo.
«Ethan!» Il richiamo di Zachary risuonò, confortante, poco distante. Bene era ancora vivo.
Gli occhi di Ethan guardarono in basso alle mani tremanti. Perché quell’angoscia? Che cosa c’era esattamente di tanto spaventoso in quella situazione? Perchè per la prima volta in duecento anni quella grande paura di morire? La sensazione era stranissima. Era come… “sentirsi vivo”.
Mosse un passo. Ma Ethan non fece in tempo a voltarsi per dirigersi verso Zachary. Una figura si era staccata dalla zuffa.
La figura aveva smesso di combattere. Si era fermata ed era in piedi a fissarlo.
Il corpo di Ethan si rannicchiò in posizione di attacco senza che la mente potesse far nulla per impedirlo. Un sibilo fuoriuscì delle labbra.
La sagoma rimase ferma, per nulla intimorita.
Gli occhi di Ethan misero a fuoco. Sembrava… un uomo. Aveva i capelli bianchi corti ed era vestito di scuro… elegante.
Gli occhi dell’uomo parevano infissi in quelli di Ethan. E per quanti sforzi facesse la mente, il corpo di Ethan non riuscì più a muovere un muscolo.
«Non riesco a muovermi.» Il sussurro di Zachary lo raggiunse forte e chiaro.
Gli schianti si ripeterono. Una nube di fumo. La luce che circondava tutto diventava sempre più chiara e abbagliante.
Mano a mano, le figure ferme all’impiedi crebbero di numero. Erano vestite tutte in modo simile.
Un ultimo schianto, una colonna di fumo, e infine tutto divenne silenzioso e immobile.
Vicino al pullmino ammaccato, c’erano sette uomini ora. Erano fermi e fissavano Ethan e Zachary.
«Non ho mai visto niente del genere» bisbigliò Zachary.
Come in sogno, a Ethan non rimase che assistere agli eventi.
Gli uomini avanzarono. Il passo era cadenzato ma leggero. Quasi una danza. Man mano, che scivolavano avanti, una mano invisibile sembrava spingere sul torace. Un formicolio segnalò che il corpo ora poteva muoversi…
Le gambe di Ethan arretrarono sulla pressione della mano invisibile. La coda dell’occhio segnalò che Zachary gli era alle spalle. L’autostrada deserta era immersa in una nube iridescente.
Gli uomini si fermarono a un paio di yarde.
«Zachary, chi sono?» bisbigliò Ethan. I visi degli sconosciuti erano quasi identici. Lo sguardo era concentrato e sottolineato da sopracciglia ben disegnate.
Erano corrucciati come se ciò che vedevano li preoccupasse.
Si mossero lentamente e si avvicinarono ancora.
La paura attanagliò ogni fibra del corpo di Ethan immobilizzandolo.
Gli uomini misteriosi girarono loro intorno. Portarono i visi vicinissimi a quelli di Ethan e Zachary. Scrutarono, annusarono… Poi finalmente arretrarono un poco.
L’uomo con i capelli bianchi mise una mano sulla spalla di Ethan e la fece scorrere lentamente lungo il braccio fino a sollevargli una mano. Gliela tenne sulla propria, tiepida, e sorrise. Parlò con voce calda e un po’ roca.
«Ci avevano parlato di voi…» disse.
E continuò: «Ma non lo credevamo più possibile.» Anche gli altri sorrisero.
Non aveva esitazioni. Una calma sicura traspariva da ogni parola: «Non dovete aver paura. Abbiamo degli amici che in passato erano come voi e… sono guariti.»
Fu come se un flusso di acqua tiepida inondasse il petto di Ethan. Una sensazione del genere si era manifestata un’altra volta soltanto. Era stato quando aveva scoperto, nel computer di Liz alla Therisoft, una lettera segreta dedicata a lui: “…che importa Ethan che cosa sei per il mondo? Io so chi sei per me…”.
E fu come se un panno caldo asciugasse tutte le lacrime non versate in duecento anni.

«Potete passare…» mormorò infine l’uomo. Il tono era piatto come quello di chi rivela il proprio nome al citofono.
Gli uomini raddrizzarono la Maybach e la rimisero in carreggiata. Poi il tizio con i capelli bianchi, prese Ethan sotto braccio e lo condusse alla portiera dal lato di guida.
Ethan salì mentre, dall’altro lato, Zachary faceva altrettanto.
«Andate a casa ora» disse lo sconosciuto cercando di mascherare un sorriso. «Buon viaggio!».
Mentre piedi e mani si muovevano come automi, i timpani comunicarono a Ethan che l’auto si era mossa. La mente frattanto si arrovellava su tutt’altro. Ogni pensiero attonito era per ciò che in quel momento gli occhi vedevano nello specchietto retrovisore. Dietro, fermi in mezzo alla strada gli uomini vestiti di nero osservavano l’auto allontanarsi. Poi ognuno aprì un ombrello nero e la nube brillante cominciò a diradarsi.

«Ma tu avevi notato che avessero l’ombrello?» la voce di Zachary fu sovrastata da un clacson. Un tir sopraggiungeva sulla corsia di sorpasso.
Ethan fece il più bel sorriso da mesi: «A casa ora.»

«Ti prego dimmi che ce la faranno» Liz si era accasciata ai piedi di Tristan in fondo alla scalinata del maniero. Tristan le stava seduto dietro, sul secondo grande scalino di pietra. Il capo di Liz gli si appoggiò sulle ginocchia.
Dita delicate deposero una carezza sui capelli di Liz.
Silenzio. Ancora una volta da Tristan nessuna risposta.
Da quando Ethan e Zachary erano partiti, Liz aveva continuato incessantemente a inseguirlo con i pretesti più vari. Con Tristan per librerie. A caccia di lepri. Ascoltare con Tristan i cd dei cori tibetani. Qualsiasi cosa, per avere occasione di supplicarlo. Pamela aveva sbuffato invano. Christabel la osservava sgranando gli occhioni color sottobosco. Matthew scuoteva la testa, attonito. In realtà non c’era più nulla che ricordasse la zia, la cognata, l’amica: Liz era come sparita dalla vita di relazione. Stava sempre con Tristan e parlava. E se non c’era lui, parlava da sola. Gli si rivolgeva anche in sua assenza, magari convinta che le parole l’avrebbero raggiunto comunque.
Le dita magre smisero di sfiorarle la testa. Liz sollevò il viso. Un sospiro uscì dal petto di Tristan. Le mani si distesero in avanti in un tremito leggero.
Liz mormorò piano ma incessantemente: «Ti prego Tristan fa che tornino, dimmi che torneranno presto…»
E ancora: «Perché non hanno telefonato Tristan? Non gli è successo niente vero? Ethan e Zachary sono le persone più buone del mondo. Non può essere successo niente di male no? Non se lo meriterebbero vero? Tristan…»
Pamela transitò dal salone principale con un mazzo di asfodeli. Li sistemò in un Lalique e proseguì verso l’esterno con in mano una forbice da giardiniere. Entrò Matthew, con un attrezzo per damascare l’acciaio e proseguì verso le scale. Christabel si affacciò dal piano superiore e chiese di portarle su l’I-Pod.
Tristan, seduto immobile da mezz’ora con le dita distese e la pelle tirata sulle tempie. Lo sguardo chino sul petto.
Sulle ginocchia, il capo di Liz recitava una sequela monotona e compassionevole. Rimasero immobili ognuno nella propria posizione: uno in trance, l’altra in preghiera. Finché a un certo punto le dita di Tristan ripresero a muoversi accarezzandole i capelli.
Il viso di Liz si sollevò.
«…Non ti devi preoccupare…» Le bisbigliò Tristan con un sorriso dolcissimo nel volto scavato.
«Torneranno?»
«Penso proprio di sì…» mormorò Tristan aggrottando la fronte.
«Quando?»
Tristan poggiò un dito sulla punta del naso della cognata.
«Chi lo sa?» disse sorridendo. E in quella, uno colpo di battente si udì provenire dal portone.

«È tutto molto strano» bisbigliò Ethan rifiutando il vassoio sul volo Milano-Edimburgo. Attese che la hostess si allontanasse e riprese: «Tutti che sanno di noi! Ti rendi conto?»
Zachary fece un sorriso di circostanza all’indirizzo di una signora che guardava insistentemente.
Ethan riprese: «Come possono essere quelle ninfe al corrente di uno scontro avvenuto in un luogo che per loro è ai confini del mondo?» E continuò: «In fin dei conti, che interesse avevano i Quirites a spargere la voce...»
«A girare, evidentemente, è stata la notizia della loro sconfitta» ipotizzò Zachary. Le labbra si avvicinarono: «Ma quello che non capisco è la reazione. Lo so…» Zachary mise fisicamente una mano avanti. «Me l’hai ripetuto trenta volte… Ma non posso capacitarmene.» Scosse la testa: «“Avevano paura di noi al punto da non voler rischiare un attacco”… Mi sembra incredibile per come li conosco io Ethan…» Sorrise: «Si vede che il decadimento di Lenith non è solo esteriore dopo la sua compromissione con il nazismo…»
«Lo so, sembra incredibile. Se non l’avessi letto nei loro occhi… non ci crederei nemmeno io.» Ethan tirò indietro il ciuffo e rimuginò: «Erano terrorizzati… Ma l’ho capito solo alla fine» Fece una pausa poi continuò: «Si sforzavano in ogni modo di censurare la mente per nascondere la paura…»
«La sconfitta a Loch Ness, li deve aver fatti sentire molto vulnerabili per via della profezia…» mormorò Zachary. E con una nota di esitazione: «O forse sai… Aver visto tutti quegli alleati al nostro fianco.» Zachary fece una pausa con aria meditabonda: «E poi, comunque, non dimenticare che nello scontro hanno perso Daya, Galatea e Iago.» E concluse: «Devono aver sentito scricchiolare il loro potere in un attimo…»
«Non può essere solo questo…» Ethan scosse la testa: «Non ci avrebbero mai consentito di andarcene così, se non avessero avuto paura… Debbono aver pensato che un patto con i vincitori possa scongiurare ribellioni. C’era aria di insurrezione tra le ninfe…»
«Beh non ne sei contento!» esclamò Zachary. «Avrai l’occasione che cercavi: tre mesi al palazzo per fare tutte le tue ricerche…» Poi, dopo una pausa: «Lo sa solo il cielo come hai fatto a ingannarli così…»
«Ho guardato l’anello di Lenith solo nel momento in cui dicevo la verità…» sorrise Ethan e continuò: «E poi la sua mente era totalmente occupata da me… Mi desiderava… avidamente…» Il corpo di Ethan fu scosso da un brivido mentre le labbra sorridevano. «Sentivo la forza attrattiva dell’anello. Questa cosa che il sigillo potenzia ogni intenzione della mente di chi lo indossa, cancellando ogni altro pensiero, ha giocato a mio favore… A volte l’odio per Elisabeth era così forte che Lenith non aveva energia per scandagliare i miei pensieri… A proposito… La sala di alabastro sottoterra…» sussurrò Ethan dopo un istante «Questa non te l’avevo detta: l’hanno costruita… Scusa» disse allacciandosi la cintura. Il display segnalava l’imminente atterraggio.
«Ma anche quella storia delle ninfe… Guarda che io più ci penso, e più è strano….» disse Zachary distrattamente: «Che abbiano popolato di mostri il Centro Italia è davvero una bizzarria…»
Uno scossone zittì Zachary e il rumore assordante dell’atterraggio impedì ogni conversazione.
L’aereo planò dolcemente sulla pista dell’aeroporto di Edimburgo. Zachary e Ethan entrarono nel manicotto agganciato alla porta dell’aereo e si diressero al ritiro dei bagagli.
Lo zaino a mano non impegnò a lungo le operazioni di sbarco. Tanto per cambiare il cielo era plumbeo. La hall svetrata potè essere attraversata senza problemi. In un quarto d’ora, la Crossfire di Ethan lasciata al parcheggio di Turnhouse si stava nuovamente dirigendo verso casa.

Dopo un’ora e mezza, erano già a Boat of Garten. Rallentare nell’abitato fu inevitabile. Zachary abbassò il finestrino. E inspirò platealmente: «Aria di casa» disse con un sorriso. E poi si voltò eccitato: «Mi dicevi della sala di Alabastro?»
«Ah sì, l’ho letto negli occhi di Hector: l’hanno costruita dopo lo scontro, due anni fa, come barriera.» Zachary lo fissò accigliato e Ethan spiegò: «Con qualche artifizio, sono riusciti a crearsi un posto schermato.»
«E quell’altra? Quella caverna macabra con il corridoio nero?»
Ethan scosse la testa: «No. Anche Hector ne doveva sapere poco. Gli occhi erano vuoti come gusci rotti.»
Lo sguardo di Zachary lo trapassò da parte a parte: «Bene e allora ne vogliamo parlare Ethan? Chi erano gli uomini dell’autostrada e come hanno fatto a levarti il broncio dalla faccia?»
Lo sguardo di Ethan rimase fisso sull’asfalto ma la bocca carnosa si increspò in un sorriso.
«E se ti dicessi che io non ho letto nulla negli occhi di quegli uomini? E se aggiungessi che questo mi ha messo d’ottimo umore?»
«Niente eh?»
«Proprio niente» rispose Ethan imboccando il viale ghiaioso. Poi, si chinò per vedere meglio lo spiazzo davanti al maniero. Che ci faceva lì quell’auto con i fari accesi? «Accidenti Zachary, quella davanti alla porta non è ancora Endora?»

«Voglio vedere Liz» poco prima che Ethan e Zachary frenassero davanti al maniero, il viso angosciato e truccatissimo di Endora era stravolto.
Pamela esitò. Aveva in mano le rose e le cesoie, che le impedivano i movimenti.
Era appena rientrata quando alcuni colpi di battente del portone erano risuonati nell’atrio. Adesso era una questione di pollici. Se quella benedetta donna allungava un piede avrebbe bloccato l’anta piccola. Che cosa fare? Liz era ancora accovacciata in preghiera ai piedi di Tristan? Se Endora avesse visto la figlia in quelle condizioni, avrebbe fatto un putiferio.
La donna strepitò senza tregua:
«Sono più di tre giorni che telefono e mi dicono che Liz non può venire all’apparecchio!»
Pamela notò che l’auto di Mrs. Campbell aveva i fanali accesi. Sollevò gli occhi al cielo per il sollievo. Endora forse le concedeva un minuto per verificare la situazione di Liz. «Signora non ha spento i fari… La batteria…» disse con voce flautata.
Per tutta risposta Endora si portò le mani sui fianchi.
«Non speri di allontanarmi. Sono venuta per vedere mia figlia e nessuno mi sposterà di qui.»
«Ma no, la prego… » articolò Pamela con voce inusitatamente flebile. Sarebbe stato inutile chiamare: né Liz, né Tristan avrebbero prestato attenzione …
In quella, uno stridio di pneumatici sulla ghiaia del viale fece voltare la donna.
Pamela allungò il collo: «Caspita» mormorò ansando. Mollò rose e cesoie e volò.
In un lampo aveva raggiunto l’auto.
«Ethan! Zachary!»
Ethan parò le mani. L’impatto col corpo di Pamela lo fece barcollare. Doveva essere stata davvero in ansia.
Gli occhi di Ethan cercarono subito Endora. Che ci faceva ancora lì sulla porta, a bocca aperta, con in mano delle rose? E perchè quell’espressione sconvolta?
Liz! Il pensiero che qualcosa di brutto potesse esserle accaduto lo folgorò. Saettò in avanti e le angosce dipinte negli occhi di Endora gli riempirono la mente di quesiti spaventosi.
«Che cosa è successo?» ruggì a due pollici dal viso della donna.
Endora, senza richiudere la bocca, arretrò terrorizzata. Poi, del tutto imprevedibilmente, le sopracciglia si congiunsero minacciose.
«Non lo so, caro Ethan, e sono qui per saperlo!» gracchiò stridula.
«Ethan!» La voce argentina di Liz si levò dall’interno della casa.
Poi si udì il grido di Tristan: «Sono arrivati!»
Ethan spostò Endora di peso via dall’uscio e si lanciò all’interno.
Mentre Tristan si scostava velocemente, Liz gli atterrò tra le braccia.
«Tesoro, tesoro…» La pelle di Liz sotto le labbra… Il profumo inconfondibile dei capelli… Le piccole spalle dentro l’abbraccio…
Gli occhi di Ethan scandagliarono millimetricamente il viso d’avorio. Liz sembrava star bene …a parte quelle occhiaie profonde. «Che cosa è successo?» mormorò.
«Come “che cosa” Ethan? Non hai mai telefonato…» la voce di Liz sfumò in un sussurro. Il volto diafano e scolpito di Ethan era più luminoso di quanto lo ricordasse. Gli occhi erano blu notte e l’espressione era distesa e felice. «Amore mio…» gli bisbigliò e il viso si nascose contro il petto ampio.
I baci di Ethan sui capelli erano balsamo sulle ferite.

«Allora stavi male! Non volevi che io lo sapessi!» La voce di Endora le gracchiò a pochi centimetri dall’orecchio mentre Liz era ancora tra le braccia dello sposo.
Liz trasalì e si sciolse dall’abbraccio.
La madre la osservò con occhio critico: «Adesso ci penso io» annunciò. Le afferrò la mano, e tentò di trascinarla via.
Perché voleva strapparla da Ethan?! Ma il corpo riluttante si lasciò guidare verso la sala.
Intanto il bisbiglio di Tristan le risuonò dentro i timpani: «Ethan, ti devo parlare.»
«“Liz” vero?» rispondeva la voce di Ethan.
«Sì. È stata malissimo. Io… ho “avvertito” delle cose. È stato difficilissimo non rivelarle nulla. Ma era già preoccupata a morte. Sono certo che sarebbe venuta a cercarti.»
«Che cosa ha percepito la tua facoltà di aeromante?» indagava ironica la voce di Ethan.
«No. Ethan sto parlando seriamente. Sono preoccupato per Liz. Sembrava impazzita.»

La fronte di Liz si corrugò. Era distesa su un divano e gli occhi vedevano solamente il soffitto. Endora le aveva messo dei cuscini sotto i piedi, aveva tirato le tende e ora puntava diritto verso di lei con in mano una tazza fumante. Liz represse un conato di vomito. Cercò debolmente di protestare.
Endora era inflessibile. Le mise una mano sotto la nuca e le fece bere un liquido giallo fino all’ultima goccia.
«È camomilla tesoro.»
«Forse è il caso di andare a darle una mano» disse la voce di Ethan.
In quell’istante un ringhio sordo vibrò nella stanza.
«Che cosa sta facendo signora? Si può sapere!» l’urlo isterico di Pamela e la tazza vuota volò sul tappeto.

Nulla tuttavia fermò Endora. Nulla avrebbe potuto. La madre le infilò perfino un termometro sotto l’ascella.
La voce di Zachary: “ben difficilmente Liz avrebbe superato i trenta gradi”.
Il termometro scivolò via e arrivò una coperta di lana. Poi una boule calda. Poi la assoluta necessità, secondo la madre, di preparare una tazza di brodo…
«Signora, siamo vampiri» la voce di Pamela era di molti decibel più alta del normale.
«Beh ma un po’ di brodo che male fa?»
Il ringhio di Pamela fece tremare i vetri.

Vai al capitolo 8


Edited by folgorata - 5/9/2009, 18:35
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 7/7/2009, 17:37




Prego.
 
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*Nereide*
CAT_IMG Posted on 7/7/2009, 18:29




Folgo smettila di ringraziarmi!! ;)


Capitolo fantastico...e' bello immaginare tutti questi vampiri diversi insieme che discutono :rolleyes:
La scena tra Pamela e Ayra(mi piace il nome) e' molto bella...traspare qualcosa di umano!
Ah poi volevo dirti che le modifiche dei poteri di alcuni sono affascinanti e geniali!
Tipo quelli di Matthew di poter trasformarsi in qualsiasi animale o quello di Tristan(quello che mi ha colpito di piu)di vedere immagini future attraverso la natura!!

ps.
SPOILER (click to view)
nel discorso tra ethan e tristan,quest'ultimo ripete due volte che "l'amore e' anche responsabilita'!"...non so se non te ne sei accorta o e' stato voluto


 
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folgorata
CAT_IMG Posted on 7/7/2009, 18:41




Grazie Bloody Nerimary :-)
mmm, adesso vado a vedere bene sta cosa della responsabilità, grazie come al solito.
Mi fa molto piacere questa cosa che dici sui poteri, vuol dire che il cambiamento non rislta artificioso :-)
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 8/7/2009, 13:46




Eccomi. E' questo il pezzo vero?

È trascorso un anno dalla sconfitta dei Quirites a Loch Ness. I Rochester vivono le loro esistenze immortali senza imprevisti, finchè qualcosa di assopito non si ripresenta insistentemente nella mente del secondogenito Ethan... Che cosa mai avrà mai attratto la sua testarda curiosità di vampiro dotato del potere di leggere negli occhi altrui? Che cosa ha visto Ethan negli occhi di Lenith l’anno prima, a Loch Ness? E perchè questo pensiero sembra legarsi alla condizione di Liz, così apparentemente felice...

Dopo felice, alla fine, non ci andrebbe il punto interrogativo?

Hai inserito "qualcosa di assopito" vero?
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 8/7/2009, 14:16




Mi sembra un bel pezzo.
 
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folgorata
CAT_IMG Posted on 8/7/2009, 15:00




No Gaia, è proprio il primo capitolo... Ad essere cambiato fino a valenciennes
 
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176 replies since 25/6/2009, 01:39   5741 views
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