@ bella and edward italian forum -

MOONLIGHT RAINBOW, Collana: A cena col Vampiro

« Older   Newer »
  Share  
gaiottina1
CAT_IMG Posted on 29/6/2009, 22:20




secondo me e questo non c'entra un cavolo con quello che state dicendo voi, da quando questa storia ha più sensualità è tutta un'altra cosa
 
Top
folgorata
CAT_IMG Posted on 29/6/2009, 22:41




@ Grazie Bloody Gaia
@ Bloody Mary
Io mi riferivo al capitolo 4, quello che citavi tu della riconcigliazione, mi stavo chiedendo se lì l'azione si concludesse troppo e il lettore appagato avesse meno stimolo a proseguire. Non si danno tanti baci d'ammore e poi il lettore va avanti? PErchè mi sembra che i lettori fatichino a fluire dal 4 al cinto cap. Lo vedo su EFP
 
Top
*Nereide*
CAT_IMG Posted on 29/6/2009, 23:15




Quindi ti riferisci al capitolo della citazione di Ethan....quella che la rassegnazione e' cosa da umani!!!

Partendo dal pressuposto che a me piace anche cosi'...ma se ci penso forse qualcuno potrebbe pensare che il momento sensuale tra i due non dovrebbe essere chiuso,forse dopo il battibecco si aspettano una scena piu lunga di riappacificamento!!
 
Top
folgorata
CAT_IMG Posted on 30/6/2009, 00:04




Boody Mary
Tipo spiegazioni approfondite? sul loro rapporto, su ciò che bolle in pentola, sul perchè Bella è infelice?
 
Top
Bells•
CAT_IMG Posted on 1/7/2009, 12:31




Hai un talento innato per la scrittura.
Sei veramente veramente veramente veramente brava *-*
Spero che in futuro avrai molto successo!
 
Top
folgorata
CAT_IMG Posted on 1/7/2009, 17:39




@ Bells

Guarda non so chi tu sia, ma considerati baciata sulle guance per cinquanta volte a sinistra e cinquanta a destra.
Quanto al talento innato, a dire i vero sono vent'anni che annaspo nel tentativo di scrivere qualche coa di leggibile e ciò che apprezzi, alla fin fine l'ho imparato qui grazie a Gaia, Gothica, Nereide, Lazzari e Micaela che mi hanno aiutato a capire dove sbagliassi e come rimediare :-)

Quanti hanni hai? Dicci qualcosa ti te. :-)
 
Top
*Nereide*
CAT_IMG Posted on 1/7/2009, 18:53




CITAZIONE
Tipo spiegazioni approfondite? sul loro rapporto, su ciò che bolle in pentola, sul perchè Bella è infelice?

Direi sul "perche' Bella e' infelice "accompagnato da altri gesti fisici!!!(se proprio non sei convinta della chiusura di quel pezzo)!!!

Benvenuta Bells,hai visto che talento??? :rolleyes: :rolleyes:
Il successo lo avra' perche merita!!!


 
Top
folgorata
CAT_IMG Posted on 1/7/2009, 20:32




Eh caspita? Mary

Ma tu la conosci questa Bells? Mi ha fatto viaggiare a dieci centimetri da terra:-)

Vado a commentare il nuovo Cap di Like a Comet


Capitolo 6
Pietre preziose


All’alba, Ethan e Zachary lasciarono la foresta e si diressero verso Roma. I piani erano cambiati. I progetti erano andati a monte. Ogni stratagemma era stato abbandonato. Se tutti sapevano della loro presenza, era chiaro che i Quirites non avevano intenzione di eliminarli.
Ethan si era mostrato sicuro dei propri argomenti. Secondo le ninfe, un esercito di esseri demoniaci si nascondeva nei boschi al di sotto della Via Francigena. Un nemico invisibile era in agguato. Affrontare i Quirites a viso aperto avrebbe dato un’impressione di forza.
Zachary tuttavia non aveva fatto mistero della propria contrarietà. Non aveva avuto remore nel definire “pazzia” la decisione di Ethan: affrontare i Quirites a viso aperto, in due soli in territorio nemico.
Le spalle di Ethan si sollevarono incuranti ma Zachary non la finiva di protestare: «Un pazzo, questo sei.» lo aveva ripetuto fino alla nausea. «Come puoi pensare che i Quirites non approfitteranno della situazione? Due Rochester senza l’appoggio di tutto il clan!»
La mascella di Ethan si contrasse. Era assolutamente certo che fosse la cosa giusta da fare. L’istinto era forte e non lo aveva mai tradito.

Penetrati oltre le mura di Colle Oppio, restarono all’ombra degli alberi. Gli occhi di Ethan si mantennero socchiusi. Ancora non ci aveva fatto l’abitudine. Il sole era abbacinante come solo poteva esserlo in una città mediterranea di inizio giugno.
Visto di giorno, il parco mostrava un’incuria ancora più desolante. Negli spiazzi c’erano spazzatura, resti di fuochi e attrezzatura di cantiere.
Ethan procedeva a testa alta e lo sguardo diritto verso la meta. La Domus Aurea, il palazzo delle feste dell’imperatore Nerone, si stagliava in lontananza coperta dai ruderi delle terme traianee.
Dietro, i passi ritmati di Zachary. Le pupille di Ethan rotearono guardinghe.
La Domus era proprio di fronte. A lato del portone principale, c’erano pini, cipressi, e numerose altre porte ad arco. Era tutto fatto di antichi mattoni rosso scuro e di inferriate pesanti e squadrate.
Le labbra di Ethan si piegarono in un sorriso. Sarebbero entrati direttamente nelle fauci del drago.
Sotto i panni di due uomini eleganti del ventunesimo secolo i due vampiri superarono la cancellata d’ingresso. Gli occhi di Ethan sbirciarono Zachary. Il loro aspetto era quasi normale. Persol scuri sul naso e borsalino calato sul davanti. Le giacche di lino, blu quella di Zachary e una nera, quella di Ethan. Il più era mantenersi in punti ombrosi per evitare che la pelle si accendesse di brillanti riflessi granata.
Senza dare nell’occhio, Ethan si accodò al flusso ai visitatori degli affreschi.
Giunsero all’enorme locale circolare. Era sovrastato da un’apertura al colmo della cupola. Un fiotto di luce verticale attraversava perpendicolare la sala dalla sommità fino al centro del pavimento. Di lato numerose aperture rettangolari e a fianco a una di queste, un banco e una donna con badge appuntato sul petto.
E attesero.
Ethan lasciò che la prima ondata di visitatori passasse oltre.
Gli occhi di Ethan andarono al polso. Il Luminor segnava le undici e trenta. Era solo questione di tempo. Prima o poi l’odore di vampiro sarebbe stato avvertito. I Quirites avrebbero fatto irruzione per catturarli.
«Avete bisogno di me?» Chiese la donna al banco con voce solerte.
Zachary voltò il viso di una decina di gradi: «Siamo in attesa di una persona.»
«Ci siamo già incontrati?» disse esitante la addetta osservando Zachary con occhio critico.
Un impercettibile segno di diniego col capo e Zachary le diede le spalle.
Trascorse ancora qualche minuto di attesa snervante poi un pizzicore serpeggiò a fior di pelle. I muscoli si irrigidirono.
Una brezza gelata aleggiava inconsistente.
Il cuore di Ethan, se ne avesse avuto uno, si sarebbe fermato.
Un fruscio anticipò brevemente lo scivolamento della cancellata che si richiuse bloccando l’uscita. L’ingresso ora, era sigillato ermeticamente.
Il momento temuto era giunto, i Quirites stavano arrivando. Qualcosa si mosse nel rettangolo scuro di una delle aperture sul perimetro del locale. …Fino a scoprire la sagoma impietrita di una donna.
La figura che si parava davanti a loro apparteneva all’antica sovrana dell’anticamera dell’inferno. A regnare era lei, “o lui”, a seconda dei punti di vista: Lenith. Ora la chiamavano così dopo l’abbandono del vecchio nome mesopotamico di Lilith. Dalla mezzaluna fertile ritagliata dal Tigri e dall’Eufrate, l’antico ermafrodito era approdato alle coste d’Etruria in epoche remote e qui aveva posto la nuova capitale del regno sottratto all’antico dominio del Caldei. Ma quei tempi erano passati e con essi il fascino conturbante di Lilith. In realtà la campionessa delle tenebre aveva oggi le sembianze di un’anziana signora. Ciò che infatti non aveva potuto fare il tempo sul corpo del vampiro lo aveva fatto la crudeltà dei crimini commessi. Dopo migliaia di anni di efferatezze, la decrepitezza di Lenith non si poteva mascherare con l’abito.
L’ermafrodito Lenith dei Quirites aveva una corporatura curva, segaligna e tentennante. La testa era circonfusa dall’aureola giallastra dei capelli radi e accotonati. E una veletta nera e civettuola era calata sul viso.
Lenith avanzò a scatti, ratta, senza propriamente camminare ma tuttavia appoggiandosi su un curioso bastone bianco ritorto. Alle sue spalle c’era l’harem dei militi-amanti. La cornice di visi di pietra la seguiva.
Lenith si arrestò. Sollevò la veletta rivelando a malincuore una smorfia sdentata. Sulla mano brillò l’anello con il sigillo di Abraxas.
Gli occhi erano mascherati da occhiali neri. La pelle era bianca e rugosa. La voce risuonò stridula e sottile.
«Facciamola finita con questa pantomima» ringhiò Lenith senza traccia di cortesia. Senza l’ombra d’un sorriso.
La fronte di Ethan si contorse. Qualcosa dunque era davvero cambiato. Non v’era traccia del famoso ghigno dell’ ermafrodito sulle labbra avvizzite.
Il capo di Ethan si chinò leggermente in segno saluto. Zachary gli si spostò di fianco.
Gli occhi della vecchia lampeggiarono avidi sul viso di Ethan poi un pensiero diverso parve prendere il sopravvento.
«Seguiteci non è questo il luogo» intimò la Quirite. Si voltò tentennando e si pose alla testa del corteo. Si diresse ai cunicoli che collegavano la Domus Aurea con il palazzo.
Si inoltrarono negli abissi della villa neroniana fintanto che una galleria laterale non li condusse nel ventre della terra.
Ethan non poté non notare che i piedi poggiavano, un passo dopo l’altro, su pavimenti straordinariamente lucidi. Marmi policromi in disegni sempre più astrusi si susseguirono. Geometrie labirintiche e abbaglianti.
Il compatto gruppo di Quirites prese a rimaterializzarsi a scatti e a zig zag in avanti. Senza un rumore… Un movimento lampeggiante, come il lucore dei botticini, dei rossi Verona, dei broccatelli e infine dell’alabastro.
La teoria di sale incastonate l’una nell’altra terminò in una più abbacinante ancora.
Tutto era d’alabastro sotto gli occhi di Ethan e le ciglia sbatterono più volte. Non aveva mai neppure immaginato che potesse esistere un luogo simile. Il muscoli si contrassero. Dove li avevano condotti?
“Non ero mai stato qui”. Gli occhi di Zachary erano pieni di stupore.
Negli occhi dei militi, c’erano emozioni ben diverse. Le iridi opalescenti dei Quirites riverberavano immagini rabbiose. Una furia cieca. La distruzione dei Rochester sopratutto.
Ethan si concentrò. Nulla da fare. In quegli occhi bianchi c’era di tutto, crudeltà, sadismo, determinazione: tutto ma non paura.
La mente di Ethan ritornò al momento in cui sulle rive di Loch Ness, aveva percepito il terrore di Lenith. La sensazione era stata netta e precisa. Perché ora non ce n’era più traccia? Perché i Quirites non mostravano alcuna circospezione? Ethan continuò a ripetersi la domanda. La ninfa aveva dunque mentito nel dire che i Rochester erano celebrati come i grandi vincitori di Loch Ness?
Il gruppo raggiunse infine un baldacchino, in fondo alla sala.
Lenith vi si assise con uno scatto.
Gli occhi di Ethan si sollevarono decisi.
La smorfia sprezzante di Lenith, l’ermafrodita, parlava da sola. Ma il disprezzo trovò espressione anche nella voce: «Non credo che vogliate intrattenerci con una serie inutile di menzogne vero? Prego avvicinatevi faremo molto prima modo mio.» La vocetta stridula terminò di parlare e gli occhiali neri si sollevarono. Nel viso maligno e raggrinzito comparvero gli occhi d’un grigio opalescente privi d’iride e di pupilla.
Le immagini di corpi contorti nel dolore vi affiorarono immediatamente e lo sguardo di Ethan si abbassò fulmineo in un brivido. Immagini troppo sconvolgenti, impossibile concentrarsi su altro. Bisognava limitarsi a spiarla durante le decisioni nei confronti dei Rochester. Qualche occhiata fugace nella speranza di non essere soverchiati dall’orrore.
Le gambe di Ethan avanzarono quiete. Sembrava che l’ermafrodita avesse “fretta”. Era strana quella mancanza di convenevoli.
«Perché tanta fretta? – declamò Ethan - Desidero esporre con dignità, pretendo di essere rispettato. Potrai in seguito passarmi ai raggi X con il tuo sigillo. Che cosa accade Lenith? Trascuri le regole dell’ospitalità?»
«Con l’accoglienza che ci avete riservato nelle Higlands?» gracidò Lenith tentennando.
Zachary si fece avanti. Un sopracciglio si era alzato sul volto ieratico: «Eravate venuti già decisi a uccidere mia nuora» osservò senza emozioni apparenti il Professor Rochester.
«Quella Elisabeth non doveva diventare vampiro. Ve lo avevo detto sbaglio? Se non fosse stato per lei non avreste avuto guai. È quanto accade se si deprava la propria natura, Zachary.» La risposta di Lenith non si era fatta attendere. « Chi pretende di snaturare il proprio essere come voi… prima o poi perde la ragione…» nella vocina tentennante di Lenith vibrò una nota isterica. «Una visione della vita, piena di sciocchezze pericolose. – insistette Lenith – Altrimenti trovereste “poco saggio” presentarvi qui privi di difese…» la bocca si schiuse in un sorriso dritto scoprendo i denti corrosi.
«Pazzi e contagiosi per giunta!» ringhiò Jenius, il colosso nero poco distante.
La pelle si tirò sulle tempie di Ethan in un’espressione felina: «Dobbiamo dedurre che la vertenza non è ancora conclusa?» E lentamente abbassò gli occhiali da sole.
Le iridi blu lapislazzuli erano velate da una densa patina perlacea.
Gli occhi di Lenith si socchiusero e il corpo si ritrasse in un fremito, come l’accartocciarsi di una foglia secca.
Un lampo degli occhi di Ethan fotografarono quelli grigi della anziana. L’immagine di una ninfa dalla pelle azzurra si contorceva sotto i colpi di Hector.
La mente ingiunse al viso di Ethan di restare impassibile. “Allora la ragazza ha detto il vero” sembravano queste le valutazione di Lenith.
«Che cosa vedo!» Esclamò l’anziana quando ritrovò la parola. Una sfumatura di autentica sorpresa aleggiava nelle parole dell’ermafrodito. La testa di Lenith si volse verso il teutone biondo dal viso spigoloso: «Hector, vai a liberare l’Alseide. Ah eh… torniamo a voi» aggiunse rivolta ai presenti con una smorfia…
Ethan strinse le palpebre. Lenith che tornava a sogghignare.
«Dopo la perdita del nostro milite, abbiamo …interrogato… la ragazza ovviamente… – Disse più che altro a Zachary – Pensavamo che la ragazza mentisse. Due Rochester con occhi bianchi! Zachary perché non mostri anche a me il tuo sguardo affascinante…»
Il professor Rochester si tolse rapidamente gli occhiali.
Gli occhi erano bianchi e traslucenti come quelli di un vampiro a pieno titolo.
«Avrete fame… Peccato! Mentre stiamo trastullandoci, gli altri avranno già terminato il pranzo e dubito sia avanzato qualcosa...» la voce di Lenith risuonò garrula.
«Non ricordo questa sala. - obiettò Zachary - Dove siamo?»
«Molto sotto la superficie … I disegni dei pavimenti vi hanno impedito di accorgervi della discesa… Ma parliamo della vera notizia. Che cambiamento. Non credo ai miei occhi. Anzi dovrei dire …ai vostri occhi!»
«È stato il sangue di Liz – la voce di Ethan uscì un po’ strozzata – Quando l’abbiamo trasformata. Ormai due anni fa…» Ethan abbassò lo sguardo: «Assaggiare il suo sangue è stato fatale. Col passare del tempo, resistere alla tentazione del sangue è diventato impossibile.»
«Siii?» lo incoraggiò Lenith con entrambe le sopracciglia sollevate.
«È stato un ritorno a sensazioni dimenticate… Il tormento è cominciato lì.»
«Anche per me.» il capo di Zachary assentì «Anche io dovetti morderla.»
«È per questo che siamo qui. …Trovare una soluzione…»
Ethan avanzò d’un passo cercando di cadere sotto la luce riflessa dal sigillo portato al dito da Lenith. Se un riflesso del sigillo lo avesse colpito Lenith avrebbe potuto controllare che quanto Ethan diceva corrispondeva a verità.
«Liz non accetta di vivere accanto a un killer…» terminò.
Gli occhi di Lenith si socchiusero e lo fissarono.
«E che cosa pretende?!» chiese la Querite con ringhio d’odio.
«Non un assassino» ruggì Ethan. Il corpo si avvicinò all’anello di Lenith: «Io la vedo disperarsi e perdere voglia di vivere ogni giorno che passa…»
Negli occhi di Lenith passò un’ombra nera. Era bastato nominare Liz che l’anello aveva lampeggiato e negli occhi dell’ermafrodita erano passate le immagini degli strazi che Lenith avrebbe voluto infliggerle.
Ethan fece una pausa per riprendere energie.
Si guardò intorno senza fissare realmente nessuno. Infine puntò lo sguardo di fronte a sé: «È molto semplice mi è impossibile dominare la sete di sangue umano…»
Lenith rivolse in giro uno sguardo incredulo: «E ti sembrava questo il posto migliore per metterti a dieta?»
«Il fatto è che ormai è chiaro che non riuscirò… – la voce di Ethan tremò – Non riuscirò ad astenermi dal sangue, né riuscirò a lasciarla…»
Gli occhi Ethan fissarono senza remore la gemma incisa alla mano di Lenith: «Sono venuto a chiedere uno scambio… La vita di Elisabeth, la promessa da parte tua di abbandonare la determinazione ad eliminarla… In cambio della mia presenza qui, tra voi. Tanto ormai è chiaro, non c’è null’altro che io possa fare per lei.»

«Non ho capito bene.» La voce di Lenith risuonò gelida e minacciosa. I lineamenti del viso erano deformati dalla rabbia. Ogni bisbiglio nella sala ripeteva attonito la notizia. Ethan aveva richiesto di unirsi ai Quirites.
Tutto il gruppo sembrava in allerta. La mente di Ethan si concentrò allo spasimo.
Vi fu un’onda di sguardi fugaci. Il tramestio nelle fila retrostanti indicò che ci si preparava allo scontro.
«Hai capito. Intendo restare tra voi» ripetè Ethan con aria insensibilmente annoiata. «Mi do ancora qualche mese di tempo ma…» Ethan fece una pausa. Lo sguardo sembrò irresistibilmente attratto dalla mano di Lenith.
Le pupille di Ethan accarezzarono la superficie dell’anello da cui Lenith non si separava mai. Ripercorse distrattamente le linee incise nel granato. Vi era un animale crestato, una specie di gallo o forse un serpente. E la scritta “ABRAXAS”…
«Ma devo saperlo ora» disse scuotendosi improvvisamente.
Lenith lo fissò aggrottato.
La fronte di Ethan si distese nel tentativo di ostentare serenità a sicurezza. «Devo sapere fin d’ora se al momento opportuno mi accetterete.»
«Sei un tipo irredimibile Ethan» sibilò Lenith dopo un istante, abbassando mollemente la mano.
L’ermafrodita si allontanò di un passo poi si voltò nuovamente verso Ethan. Lo squadrò dalla testa ai piedi: «Hai sbagliato Zachary a farne un vampiro» sentenziò. «Non era adatto. Sentimentale, pieno di imperativi etici…» Lenith sorrise. «Un po’ come te… – continuò – Ma tu, lo sappiamo, sai accontentarti.» Lenith si volse ai confratelli: «Ethan no. Vive come un umano, mangia quasi come un umano, si sposa come un umano…» Fece una pausa ad effetto: «…Ma non gli basta… Vorrebbe essere umano!» Una risata serpeggiò nel gruppo dei Quirites. «Sei veramente un disgraziato» commentò Lenith stridula. «E hai coinvolto anche il tuo povero padre in questa follia...» Improvvisamente un sogghigno: «E credi che ti terremo tra noi?»
Ethan distolse uno sguardo infastidito.
Lenith insistette divertita: «Forse anche Zachary, intende tornare tra i Quirites?»
Gli occhi vicini di Lenith passarono velocemente dal volto di Zachary a quello di Ethan.
«No… – rispose Zachary lugubre – Io sono qui solo per scortarlo.»
«Se vuole unirsi a noi… Che motivo c’era di scortarlo?» Lenith sembrava improvvisamente di un’ilarità incontenibile.
Zachary abbassò la testa: «Conto ancora di riuscire a farlo ragionare, prima o poi.»
«A questo punto? – Lenith fece una pausa - Stai dicendo che tuo figlio è pazzo?»
«La moglie va in trance tutte le notti e si lamenta rimpiangendo la vita passata» bisbigliò Zachary.
«Un grosso guaio Ethan. Voi non vi fidate dell’antica profezia. Ve lo avevo detto che trasformarla avrebbe portato disgrazie.» Lenith aveva riacquistato la compostezza e le parole risuonarono metalliche. «Eh sì, non tutti possono... Perché non uccidiamo lei!» Terminò con un guizzo improvviso degli occhi avidi..
Ogni centimetro di pelle prese fuoco. La mente di Ethan sferragliò febbrile. Mantenersi calmi. Mostrarsi addolorati…
«Colgo l’occasione per rimarcare l’importanza di scegliere bene le nuove creature.» Lenith tentennò col capo. «Peccato Ethan, contavo sul fatto che dopo i primi duecento anni avresti messo la testa a posto» rise. «Pensavo che potessi diventare uno dei grandi e potenti della nostra specie. Bello come sei…» Le dita grinzose gli sfiorarono il volto «Non ti mancherebbe nulla per diventarlo…» disse avvicinando il viso. «Basterebbe lasciarti un po’ andare…» la bocca sdentata si piegò in un sorriso che voleva essere seducente. Impugnò il bastone di narvalo e fece qualche passo per la sala: «Dunque dunque, i temibili Rochester, sono qui tra noi inermi. Chiedono, non solo una tregua, ma una alleanza!»
«Il mio istinto mi dice di farli fuori» ruggì Jenius.
Angel, Ilona ed Hector annuirono con il capo impercettibilmente.
Lenith si voltò verso i militi nascondendo l’espressione a Ethan e Zachary.
Zachary e Ethan attesero immobili.
Questo era il momento esatto in cui tutto poteva succedere. Che Angel provocasse un insopportabile dolore psichico… Che Jenus al contrario emanasse allucinazioni irresistibilmente piacevoli… Non un muscolo si mosse nel viso di Ethan. Mantenere l’autocontrollo… Ma non era facile. Restare immobili fissando un punto lontano senza degnare di uno sguardo Ilona, Leroy, Hilario… I superstiti della battaglia di Loch Ness.
Tuttavia, nulla accadde.
Il viso di Lenith tornò a fissarli con aria furba.
«Beh Ethan, tuo padre mi è testimone.»
Zachary corrugò la fronte in espressione interrogativa.
«Se resterai qui, sarà perchè tu ce lo hai chiesto formalmente.» Fece un segno di concessione con il capo: «Adesso tornate dai vostri e informate anche loro.»
Ethan scosse la testa con espressione ostinata: «Quello che mi chiedi è impossibile. Come posso dire a mia moglie che intendo recludermi tra voi?»
«Questa è la nostra condizione. Puoi sempre cercare di stare lontano da lei senza il nostro aiuto!»
Dopo un istante Ethan assentì con il capo lentamente.
«E… per essere ben sicuri che tutti i tuoi siano consapevoli che questa è una tua decisione…»
Ethan strinse gli occhi sotto la pressione dell’ira.
«Ti chiediamo un piccolo sacrificio. Dovrai trascorrere presso di noi qualche tempo…»
Un brusio corse tra le divise turistiche.
«E se nessuno verrà a reclamarti… ti accontenteremo» concluse Lenith. «Entrerai nella confraternita.»
«Quanto tempo dovrei rimanere qui?» chiese Ethan con disprezzo.
«Mah!» Lenith si volse agli altri Quirites. Vi fu un muto di scambio di sguardi e Lenith sentenziò: «Tre mesi direi, possono bastare.»
Ethan assentì col capo, i lineamenti erano tirati.
Il viso di Zachary fino a quel momento imperturbabile, mostrò un fremito delle sopracciglia.
«Che cosa ti preoccupa amico mio?» chiese Lenith con tono sospettoso.
«Ti meravigli?» la domanda di Zachary fu pronunciata lentamente. E continuò con voce fioca: «Ethan è parte della mia famiglia da duecento anni.»
«Ringrazia te stesso. Avresti dovuto evitare gli esperimenti alimentari.» Lenith si avvicinò: «Avvicinati all’anello Zachary.»
Zachary si fece avanti con un sorriso pieno di mestizia e fissò la mano di Lenith.
Il capo del clan Rochester vide l’anello brillare. “Possibile che Ethan sia disposto a votarsi alla violenza per l’eternità?” si stava chiedendo. Senz’altro Lenith stava percependo preoccupazione e incredulità.
Lenith abbassò la mano. E scosse la testa.
«Per maggior sicurezza, ti chiedo di far venire tutto il clan, quando Ethan deciderà.»
«Che cosa c’entrano loro? Non porterò mai Elisabeth tra le tue mani» sibilò Ethan.
«Non dovranno trattenersi» disse Lenith. E continuò: «Voglio solo che partecipino a una piccola riconciliazione pubblica. Poi, potranno andarsene. Se vuoi stipulare un patto Ethan, devi fidarti di me.»
Lenith sorrise cerimoniosa: «Nessuno potrà sostenere di non essere al corrente della tua scelta. Ti pare?»
«Bene, ci siamo chiariti.» disse infine Lenith.
Un fremito di sollievo parve serpeggiare tra i militi.
«Però… - aggiunse con la vocina di una vecchietta indifesa - Non indugiate da queste parti…»
Zachary e Ethan si irrigidirono.
«Anzi sarà Hector… a farvi uscire da Roma e a organizzare il vostro ritorno...»
Il teutone si fece avanti con un manipolo di nove militi.
La vecchia ermafrodita sgusciò di scatto verso la rampa elicoidale dai bassi e larghi gradi. Mentre li precedeva tutti, su per la scala, Lenith aggiunse con tono casuale: «Naturalmente sconsiglierei a chiunque del vostro clan di fare altre improvvisate… Prima della riconciliazione ufficiale si intende…»
Il viso di Lenith si torse di 180 gradi. Girato sulla schiena, il viso sorrideva.

Vai al capitolo 7


Edited by folgorata - 5/9/2009, 18:33
 
Top
*Nereide*
CAT_IMG Posted on 1/7/2009, 21:28




Folgo sbaglio o manca un capitolo...il 6 se non erro!!!l'incontro con i guardiani !!!
 
Top
gaiottina1
CAT_IMG Posted on 1/7/2009, 22:00




E' vero il 6 lo hai messo solo su EFP
 
Top
folgorata
CAT_IMG Posted on 1/7/2009, 22:26




Oh cavolo grazie!
 
Top
folgorata
CAT_IMG Posted on 2/7/2009, 18:03




Ai lettori,
ragazze il cap. 6 poi l'ho inserito è iinsieme al cap.7, poco più su :-)
 
Top
*Nereide*
CAT_IMG Posted on 2/7/2009, 21:13




Mamma folgo...mi credi se ti dico che mi immergo sempre di piu in questa storia leggendola!!La descrizione della grotta non me la ricordavo cosi',l'hai miglirata parecchio,,sembrava di vedere con gli occhi di Ethan!!!

Bello l'incontro con gli altri clan....bellissimo :rolleyes: !!!

CITAZIONE
«Signora, siamo Vampiri» la voce di Pamela era di molti decibel più alta del normale.
«Beh ma un po’ di brodo che male fa?»
Il ringhio di Pamela fece tremare i vetri.

Endora e' gia un mito :lol:

Somerseeeeeet :lol: Caro!!!

La parte dove ethan si preoccupa di Liz,la ricopre di baci,la porta a caccia,le acconciature che le fa con i capelli :wub: :wub: :wub: !!!Ero tutta concentrata in quell'armonia che ho maledetto Nept in testa!!!

GRANDE :rolleyes: !!!



Edited by *Nereide* - 3/7/2009, 19:53
 
Top
folgorata
CAT_IMG Posted on 2/7/2009, 23:02




cacchio hai ragione! Il tuo aiuto è più che mai prezioso. Quando cominci a postare la tua FF?
 
Top
*Nereide*
CAT_IMG Posted on 3/7/2009, 18:57




Figurati... :D

Ora non credo...a volte non ho neanche il tempo di venire qui!!! <_<
Intanto do ordine alle mie idee!!!poi chissa'... ^_^
 
Top
176 replies since 25/6/2009, 01:39   5741 views
  Share