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MOONLIGHT RAINBOW, Collana: A cena col Vampiro

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folgorata
CAT_IMG Posted on 27/6/2009, 17:05 by: folgorata





Capitolo 4

Umana troppo umana



Ethan si fermò solamente quando ebbe terminato di preparare tutto.
«Adesso prenoto il volo» annunciò avvicinandosi al telefono.
«Ma Ethan io non ho neppure cominciato a fare i bagagli» rise Zachary.
«Dobbiamo discutere di tante cose ancora!» lo fulminò Liz. Aveva la gola secca e l’espressione bellicosa. Il tempo le stava scivolando tra le dita senza che lei riuscisse a far nulla per fermare quella partenza.
«Sì, non penserai che io abbia finito con te?» Pamela gesticolò ad un centimetro dalla faccia di Ethan.
Il ringhio soffocato del vampiro la fermò. Tutta quella pressione metteva a dura prova il sistema nervoso.
Ethan si lasciò cadere di peso sulla poltrona damascata. L’alba annunciava una giornata radiosa, dopo la notte di tempesta. «Intanto non possiamo certo partire ora…» sbuffò. Gli occhi contemplarono la luminescenza rossa della mano sotto l’effetto di un sottile raggio di sole.
Gli occhi di Elisabeth ebbero un lampo di trionfo. Il sole insolitamente radioso impediva ai Rochester di mostrarsi in pubblico e avrebbe rimandato la partenza.
Ethan, infatti, si guardava intorno con aria scontenta. Il salone delle feste era inondato da un pulviscolo dorato. Non c’era che dire. Atmosfera tipica da risveglio domenicale. Peccato che in zona, si preferisse il profumo del pasticcere a quello dei biscotti! Le labbra carnose si piegarono in un sorriso. Nelle iridi degli altri si affastellavano immagini di lotta. I Quirites che temevano i Rochester… l’idea era solleticante… Tranne ovviamente, per Liz. Le iridi color petrolio confondevano le immagini rifrangendole in mille pagliuzze dorate e blu scuro, bloccavano ogni tentativo di scrutare che cosa si specchiasse sulla loro superficie magmatica. Un sospiro gli uscì dal petto, Elisabeth avrebbe sofferto e in più, l’espressione di Tristan preannunciava che i tentativi dei Rochester di unirsi alla spedizione non erano ancora terminati.
«A ben vedere c’è poco da stare allegri» borbottò Tristan «Il fatto che ci temano non è una buona notizia. Questo vuol dire che torneranno all’attacco.» Si fermò meditabondo per un istante e concluse: «Ed è solo per questo che infine mi hai convinto di questa impresa, Ethan, sappilo.»
«C’è qualche cosa che non mi hai detto?» chiese Liz affondando lo sguardo negli occhi di Tristan.
La testa bionda scompigliata si scosse: «No, ho solamente avvertito l’aria raffreddarsi… Quando si nomina l’Esquilino…» Tristan fece una pausa distendendo le dita… Come sempre quando cercava di attingere nell’aria i segni del futuro.
Liz non era ancora riuscita ad abituarcisi malgrado lo avesse visto accadere tante volte.
Tristan continuò: «Qualcosa che non so come interpretare… Non so, devo capire prima di esprimermi…»
«Non potresti darci un indizio…» pregò Pamela accarezzandogli la schiena…
La testa di Tristan si chinò nascondendo lo sguardo.
Gli occhi di Ethan lampeggiarono furenti.
Lo sguardo di Liz vagò da uno all’altra. Che cosa stavano nascondendo? Un tarlo che rodeva la mente da qualche ora, tornò ad azzannarle le meningi. Doveva parlare.
«…E se fosse una trappola?»
«Una trappola?» il singulto di Christabel fu immediato.
«Sì, una trappola… Nel senso che Lenith abbia immaginato la scena appositamente…»
«Oh Liz! – protestò Ethan – pensi che non me ne sarei accorto?»
«Non è che sottovaluti Lenith?» il tremore nella voce la tradì. Il cuore l’aveva avvertita. Ethan ora si sarebbe inferocito.
Ethan, infatti, scattò in piedi con un ringhio sordo: «Nessuno sottovaluta Lenith…»
«Ok, ci fidiamo – arrancò Matthew – ma la domanda di Liz non era sbagliata» si affrettò. Gli occhi felini nel viso ambrato, esitarono.
Frattanto il corpo flessuoso di Liz si era raccolto come un piccolo feto nella poltrona. Nessuno la guardava tranne Ethan di sottecchi, fisso e pieno di rancore, dalla poltrona di fronte.
Lo scontro era ormai in atto. Da una parte, chi sosteneva la possibilità di una trappola, Tristan e Matthew. Dall’altra, chi invece era certo che se lo fosse stata, Ethan lo avrebbe capito, Zachary e Pamela. La piccola Christabel taceva spaventata.
Gli occhi di Ethan brillarono d’un cupo rosso carminio.
Liz cedette e abbassò lo sguardo. Ethan che non le diceva le cose, Ethan che era tagliente, che la guardava in tralice… Ethan che se ne voleva andare… Che cosa stava accadendogli? Il groppo in gola non si voleva sciogliere. Un quesito segreto tornò ad affacciarsi alla mente: Ethan non l’amava più? Era per questo che cercava ogni via per farla ritornare umana? La responsabilità di averla uccisa… Era un macigno divenuto insopportabile per lui… Un ringhio soffocato le salì incontrollato alla gola.
La rabbia di Elisabeth si espresse in un sibilo: «Mi hai trasformata ma questo non ti costringe ad amarmi!»
La risposta di Ethan non si fece attendere. Lo sguardo parve velarsi improvvisamente, poi disse secco: «Stupidaggini! Faresti meglio a evitare.»
«Oh sì, andare nelle fauci di Lenith. Questa sì, è vera saggezza!» la voce di Liz risuonò beffarda.
Ethan si scosse dal torpore e si rannicchiò nella poltrona come se si preparasse all’attacco.
«Sei un vampiro, una come me ora, Elisabeth. Devi abituarti ad accettarmi per quello che sono… Cattivo. Pronto ad eliminare anche tua madre… se fosse necessario.» Un filo di disperazione gocciolò dalla voce.
Un dolore massivo si irradiò al petto di Liz fino paralizzarle le braccia. Crudele, spietato. Ancora. Già un’altra volta Ethan era stato così. Davanti agli occhi di Liz si proiettarono immagini provenienti dal passato: gli uffici eleganti della Therisoft e una voce che riecheggiava dal fondo dei ricordi, “Lei è licenziata Miss Campbell”.
La durezza improvvisa di Ethan non aveva lasciato senza parole solamente Elisabeth.
Un istante di gelo brinò ogni movimento nel salone. Sembrò per che un incantesimo fosse sceso sul maniero e ne avesse trasformato in statue gli abitanti, come nelle favole. Ma Ethan si mosse anche troppo presto; distolse lo sguardo da Elisabeth e scattò verso la finestra. Il corpo si protese verso il vuoto e si lanciò sull’erba.
Gli occhi di Liz seguirono attoniti il punto infuocato e velocissimo allontanarsi.
Il mondo aveva smesso di girare. Ethan non si era scusato, se n’era andato lasciandola sola con il proprio dolore.
Come era nata l’assurda convinzione che Ethan non l’avrebbe lasciata mai più? Il petto cominciò inutilmente ad ansimare.
Intorno a Elisabeth frattanto, le iridi dei Rochester erano divenute rosse di rabbia e tutte erano rivolte verso la finestra da cui Ethan era sparito. Solo Tristan manteneva lo sguardo ostinatamente fisso al pavimento.
Il sospetto di essere stata tenuta all’oscuro di qualcosa attraversò di nuovo la mente di Elisabeth. «Che cosa dovrei sapere di Ethan che non so?» gli chiese con voce fredda.
Il silenzio con cui Tristan rispose, fu incrinato da Zachary. Una ruga profonda gli segnava la fronte.
«Non mi piace» mormorò con voce appena percettibile e Tristan gli fece eco: «Neanche a me.»
«Tu sai Tristan! – sbottò Zachary in una smorfia – Che cos’è che Ethan ha in mente?»
Gli occhi gelidi di Liz squadrarono il viso emaciato. Evidentemente lei non era la sola a sospettare che Tristan stesse tacendo qualcosa.
Un crepitio elettrico serpeggiò tra i capelli scompigliati dell’aeromante e le dita si contorsero nelle mani intrecciate.
«Ho promesso» disse con voce bassa e fredda…
«Tristan!» Il rimbombo d’un tuono sarebbe stato più lieve del richiamo di Zachary.
Vacui, gli occhi di Tristan si dilatarono.
«Ho insistito fino alla nausea… Per fargli cambiare idea… ma…» ruggì. Il viso già spigoloso si indurì ancora. Le sopracciglia si raccolsero e le palpebre si socchiusero in espressione aggressiva. Con la velocità di un gatto, girò il viso in direzione di Liz, gli occhi si erano accesi di fiamme improvvise. «Sei tu, non capisci? Non eri pronta. – ringhiò – Non dovevi farti trasformare!»
La faccia di Liz arretrò. Il viso divenne pallido più di quanto già non fosse. Gli occhi si piegarono all’ingiù, le labbra si incresparono in una piega amara.
«Piangi ogni notte. – sibilava Tristan – Vai in trance e singhiozzi Liz, tutte le notti. Da quando ti ha trasformata. Ti rendi conto che cosa significa per lui?!».
La mente di Liz impiegò qualche istante per metabolizzare l’informazione. Le ciglia sbatterono più volte. Come? “In trance”? Piangere?! Si toccò gli occhi: lei non poteva più piangere…
«Sì, sì senza lacrime, ma singhiozzi… Ti ho vista…!»
«L’hai vista?» Ripetè Matthew con voce incredula.
«Ethan mi ha chiamato una notte, non sapeva più che cosa fare. Era disperato.»
La gola di Liz si era prosciugata completamente e un nodo la stringeva fino a farle male. Aveva appena appreso di parlare di notte, di lamentarsi. Di rivelare senza remore i più segreti tormenti seguiti alla trasformazione. Si sentiva nuda, completamente inerme. Che cosa poteva esserle uscito di bocca? Quanto dure potevano essere risultate per Ethan quelle rivelazioni?
Scattò in piedi senza una parola. Si diresse alla medesima finestra da cui Ethan era sparito e saltò puntando verso la foresta.
L’eco di ciò che accadeva in casa la raggiunse per qualche secondo mentre si dileguava tra gli alberi.
La voce di Zachary intimava senza ammettere repliche:
«Dimmi tutto Tristan. Di Elisabeth, sapevo già.»

Il ringhio di Zachary e l’ordine secco rivolto a Tristan furono l’ultima cosa che Liz ascoltò. Poi l’udito acuto, da vampiro, fu sovrastato dal rumore dei rami spezzati.


Il prossimo capitolo è in fondo a questa stessa pagina: cap. 5 La pelle


Edited by folgorata - 5/9/2009, 18:28
 
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