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La Sedicesima Notte, Collana "A cena con il vampiro"

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folgorata
CAT_IMG Posted on 26/6/2009, 11:20




Sempre efficace :-)
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 26/6/2009, 18:55




Capitolo 3


Riprendermi Ethan



Elisabeth
Ethan mi viene incontro, le mani in tasca, l’andatura lenta e sicura.
Non sorride, ha un’espressione indecifrabile. Io sono alla fine di un lungo corridoio, no non si tratta di un corridoio ma di una stradina. Attorno a me è tutto completamente buio. Indietreggio intimorita, il suo volto ha un’espressione infuriata e nient’affatto rassicurante. All’improvviso tocco qualcosa di duro e freddo alle mie spalle, forse un muro.
Mi giro, sì lo è, dannazione. D’un colpo realizzo dove mi trovo: non è una strada, è un vicolo cieco.
Ethan si avvicina sempre di più, lo sguardo affamato nel viso smunto dalla sete, l’espressione ora si è fatta apertamente minacciosa. Ecco da dove proviene l’ansia che mi prende alla gola: sono caduta in trappola.
Lo guardo spaventata e lui risponde con un ghigno, mostrandomi denti appuntiti da vampiro. L’ansia cresce, a ogni passo che fa verso di me sento che non ho scampo. L’ansia diventa terrore allo stato puro.
Mi sveglio di colpo. Non sono più nel vicolo, nessuno mi bracca, sono avvolta fra le lenzuola, è stato solo un sogno.
Sono sudata, i ricci arruffati, incollati alla fronte e sulle spalle, le mani stringono spasmodicamente il lenzuolo come se da lì venisse la mia salvezza. È buio, ma non un buio totale, la luce della luna riflette un riverbero argentato in tutta la stanza.
Un momento… non sono nella mia stanza, sono nel letto di Ethan, con lui!
Un brivido involontario li si arrampica su per le gambe. Deve essergli certamente chiaro che sono sveglia.
Due braccia fredde mi afferrano e mi attirano verso un corpo altrettanto gelido.
Sono letteralmente paralizzata da un’ansia incontenibile, boccheggio in cerca di aria ma anche questo gesto disperato di sopravvivenza sembra troppo difficile in questo momento.
«Era solo un sogno amore, non hai niente da temere.»
La sua voce bassa e seducente mi accarezza, poi, resta in silenzio, in ascolto del battito sicuramente affannato del mio cuore. Sprofondo il viso nel suo petto: freddo e profumo sono le sensazioni che mi invadono subito ma non riesco lo stesso a smettere di tremare. Come dirgli che sono ancora troppo scossa dal sogno e che è proprio il ricordo di lui a farmi paura in questo momento?
Non so come faccia, ma Ethan intuisce qualcosa.
«Hai paura.»
La sua voce è un sussurro nel silenzio.
«No.»
Balbetto, troppo in fretta, e commetto anche l’errore di abbassare un po’ la testa; mi maledico per i piccoli gesti che mi sfuggono e mi fanno scoprire.
«Sono forse io a farti paura?»
Sollevo il mento per incontrare i suoi occhi blu. Sul viso ha dipinta un’espressione malinconica e implorante, mentre un dito freddo disegna paziente il contorno delle mie labbra.
Non riesco a capire la sfumatura della sua voce, so solo che tremo e ora, non certo di freddo. Forse se mi stringessi di più a lui passerebbe questa sensazione di pericolo… Non voglio compromettere tutti i progressi fatti finora. Una bugia spudorata sembra essere il compromesso migliore:
«Se avessi paura, ti starei forse così vicino?»
Ma la mia voce, nonostante la pretesa di risultare ferma o addirittura un po’ autoritaria, mi tradisce subito. Poi, in un lampo, il corpo abbracciato a lui, la mente mette a fuoco il siparietto della sera precedente accantonato per un attimo a causa del sogno.
L’attesa trepidante di entrare nella camera di Ethan, io che apro la porta, quella strega di Rebecca mezza nuda che fa le fusa al mio vampiro.
Avrei dovuto metterle le mani al collo in quel preciso momento ma non ho avuto la prontezza di farlo. Ero troppo sconvolta. Forse è stato un bene; ho evitato di rendermi ridicola e di costringere Ethan a salvarmi da quel demone, innumerevoli volte più forte di me.
Mi crogiolo nell’abbraccio… chiudo gli occhi, finalmente mi sono rilassata. Il fantasma del mio sogno è lontano. In questo momento nessun altro pensiero doveva occupare la mente se non quello di noi due.
C’è qualcosa, però, che fa arrovellare il cervello, rende inquieto il cuore e che non permette alle membra di rilassarsi del tutto. Qualcosa che ancora sfugge alla mente.
E ciò che è più fastidioso, è la sensazione che in questo puzzle dell’arrivo di Rebecca manchi qualche tessera. Sbuffo, oramai il cervello si è messo in movimento. La prendo un po’alla larga
«Ethan non mi avevi mai descritto Rebecca …per quella che è.»
La lingua ha pronta una serie di aggettivi poco lusinghieri, ma snocciolandoli sembrerei maleducata. Meglio riservarli per altre occasioni. Le dita gli stanno sfiorando lievemente il braccio e avvertono un irrigidimento improvviso del muscolo.
È totalmente assurdo il discorso in cui lo sto trascinando. Eppure era impossibile trovare una giustificazione le avances di Rebecca.
Ethan sembra ugualmente perplesso. Inspira l’odore dei miei capelli ad occhi chiusi e appoggia le labbra sulla mia fronte in silenzio. Se non ci fosse la certezza che è impossibile, ci sarebbe da pensare che non mi abbia sentito.
«Infatti non riesco a comprendere neanche io questo assurdo comportamento.»
Mi stringe ancora un po’ a sé con il braccio ma dolcemente, mentre continua a seguire il filo dei pensieri. Poi prende la mano con la quale lo stavo carezzando e con fare lento la porta alle labbra, accostandovela.
A volte, in momenti come questo, Ethan, pur essendomi fisicamente vicino, sembra essere con il pensiero infinitamente distante.
«So che Rebecca ha sempre avuto una predilezione particolare per me, ma non avrei mai creduto che potesse spingersi a tanto.»
Sta scegliendo i termini con accuratezza …ma chiamarla predilezione mi sembra davvero riduttivo.
«Evidentemente coltiva qualche speranza.»
La risposta è piccata. Trovare delle giustificazioni al comportamento di Rebecca è intollerabile. E se è così fastidioso, perché questo bisogno di andare così a fondo alla faccenda?
«Perché dovrebbe volere proprio te? Ha tutti gli uomini che desidera a sua disposizione, può averli quando vuole senza dover faticare.»
L’ovvietà di questa conclusione mi sembra disarmante. C’è qualcosa che proprio non mi convince. Rebecca si diletta con gli umani per passatempo, i vampiri non le resistono, perché proprio questa testardaggine con i Rochester e con Ethan in particolare?
Mi stringo un po’ di più a lui, rabbrividisco impercettibilmente, il freddo del suo corpo non basterà a scoraggiarmi dallo stargli vicina. Le sue labbra continuano a muoversi sulle mie dita.
«Innanzitutto, non vuole solo me…»
Ethan rivolge lo sguardo verso la vetrata e pare perdersi per un lungo momento nella notte, giurerei che è in dubbio se continuare la frase o no. So che non ama rivelare i particolari riguardanti la vita dei suoi familiari.
«Credo che avrebbe voluto anche il marito di sua sorella.»
Ha concluso così, secco. Meglio non domandare altro, meglio aspettare che sia lui a continuare il discorso, ma non lo fa. Ethan è troppo rispettoso della riservatezza altrui.
Appoggiata sul suo petto, avverto una sensazione di assoluta pace e sicurezza. Non m’importa di sapere della vita matrimoniale di Tristan e Pamela o delle meschinità di cui Rebecca può essere capace persino con sua sorella. Se custodissero qualche segreto, che con Ethan sarebbe più che al sicuro e non mi riguarda.
«È come se Rebecca fosse venuta qui con il preciso intento di dividere la nostra famiglia attraverso l’arma che meglio conosce, la seduzione.»
Ethan sta continuando la sua analisi, ed è andato a finire là dove io ancora non sono arrivata.
Come dargli torto, l’impressione netta è che Rebecca stia coltivando un fine diverso da quello apparente. Forse sta veramente tentando di dividere i Rochester.
«Si ma… perché?»
Ethan rimane in silenzio ancora per un lungo momento. Alzo la testa per studiare la sua espressione. È rivolto sempre verso la finestra, lo sguardo assorto come prima
«Forse la verità è molto più a portata di mano di quanto a noi non sembri.»
Continua a stringermi nel suo abbraccio e la sua stretta inizia a risvegliare delle sensazioni sopite.
«Dobbiamo chiedere a Tristan.»
Il suo tono è solenne. Mi sfugge un sospiro, si dovremo chiedere proprio a lui.
Poi per qualche momento Rebecca smette di monopolizzare i miei pensieri. Con la mano un po’ intorpidita scendo a carezzare il petto nudo. La pelle di Ethan è liscia, …serica. Forse un leggero ansito si è levato dalla sua bocca. Con un’audacia che sorprende anche me, scendo suoi bassi addominali, definiti e guizzanti e, mentre oso queste carezze elettrizzanti, cerco di imprimere alla voce tutta la forza di persuasione di cui sono capace.
«Ethan, vorrei…Ecco…Vorrei fare una cosa.»
«Tutto ciò che vuoi.»
Ecco la voce di velluto; già il tono con cui mi ha risposto è tutto un programma.
Incoraggiata, continuo:
«Io vorrei… Scusa sono un po’ in imbarazzo…»
«Mai con me te ne prego.»
È sinceramente confuso e anche un po’ ansioso, lo posso sentire dal tono della voce. Starà già pensando a come potermi dare qualsiasi cosa io desideri.
Il cuore si scioglie ma nella mente no, devo rimanere lucida, per elaborare una strategia che mi permetta di avere la meglio su di lui, almeno stavolta.
«So che siamo d’accordo di aspettare il matrimonio per il grande passo…»
«Ma vorrei… non so come dirlo… ecco mi piacerebbe che avessimo una vita di coppia normale, come la hanno tutti i fidanzati della nostra età.»
Meglio tagliare corto, oramai lo ho detto.
Si irrigidisce di colpo, mentre gli accarezzo il braccio con la punta delle dita.
È diventato serio, lo capisco dall’immobilità del corpo, anche se non alzo lo sguardo. Esita, sto aspettando che mi investa un rifiuto, invece con mia grande sorpresa sembra acconsentire.
«Mmm… mi sembra una richiesta…ragionevole. Cosa vorresti conoscere meglio di me?»
Mi guarda, agli angoli della bocca si è disegnato un sorriso malizioso che continua a stupirmi. Da non crederci, Ethan ha cominciato un gioco con me!
Ed io ci starò a questo gioco, fino alla fine. Non chiedo altro che poter sfamare almeno un poco la voragine che sento dentro. Si mette quasi seduto, le braccia incrociate dietro la nuca e quel sorrisetto beffardo sulle labbra.
Il fisico è il più bello che mente umana possa concepire, coperto solo dall’intimo, se ne sta appoggiato alla spalliera del letto e mi sta invitando.
Chissà come finirà questo gioco con Ethan Rochester… Anche se questa è l’ultima cosa che farò prima di morire, ne sarò lieta. In effetti anche questa è una possibilità.
«Non lo so» dico con innocenza. Ora che ha acconsentito sono quasi spiazzata. Poi un’intuizione e la decisione di seguire l’istinto.
«Potrei cominciare dai tuoi….Denti.»
Inarca un sopracciglio, forse non è la risposta che immaginava ma decide di lasciarmi fare.
All’improvviso mi sento davvero intimidita. Tutta la spavalderia mi è passata, lasciando posto all’insicurezza.
Tenendo lo sguardo un po’ basso, mi avvicino alla bocca di Ethan. Sembra che le labbra mi stiano aspettando, turgide, socchiuse, mie per quest’istante. Percorro con la lingua sui suoi denti, stando molto attenta a non ferirmi. Ho un brivido, la sensazione che mi ha provocato questa carezza così intima è come una scossa potente. La vicinanza improvvisa mi porta forte l’odore sensuale della sua pelle e quello freddo della sua bocca. Il suo profumo è fatto per attrarre le prede ed è proprio quello che sta succedendo con me. La situazione di assurdo pericolo mi disinibisce del tutto e, inizio a sentirlo, ha lo stesso effetto anche su Ethan.
Sono proprio nella tana del lupo, sto scoprendo con fantasia maliziosa e incosciente l’arma che potrebbe mettere fine alla mia vita. Due perle candide ai lati del sorriso, appuntiti e letali.
«Mmm… È… Interessante.»
Le braccia sempre piegate dietro la testa. E io che continuo.
«E ora, vorrei approfondire la conoscenza di questo.»
Mi sono fatta audace. Scendo con le labbra sul suo petto e mi soffermo a baciarne la pelle, fredda e levigata.
Ethan emette un ringhio sommesso, ancora le braccia immobili. Lo prendo per un incoraggiamento e quando ritengo di aver osato abbastanza, alzo gli occhi per trovare i suoi. Sono viola come le notti estive, mi guardano rapaci, no, non mi stanno guardando, mi stanno letteralmente divorando.
«E ora?» La voce è impastata: è chiaro che sta mettendo alla prova la sua resistenza. Sarà una prova senza appello. Posso osare di più, qualcosa sembra impedire al mio cuore di rendersi conto del pericolo. L’eccitazione è folle e totalmente irresponsabile.
Deglutisco presa da un improvviso senso di ansia. E’ l’odore del suo corpo, il profumo della sua pelle che ho percepito sempre standogli accanto, mescolato ad un altro, più forte, di maschio eccitato. Vampiro o umano, diciassettenne o centenario, non fa differenza.
Lo riconosco subito pur non avendolo mai sentito. Tenendo gli occhi fissi nei suoi, trovo il coraggio di spogliarlo dell’unico indumento che ancora indossa. Rimango per qualche istante rapita a guardare. Per dieci secondi il cuore si ferma, l’encefalogramma si appiattisce e i sensi sono completamente sopraffatti Alzo di nuovo lo sguardo. Ancora le mani dietro la testa ma la bocca ora è dischiusa.
Mi faccio audace, come neanche io avrei mai creduto di poter essere e scendo piano con le labbra su di lui con una sicurezza che neanche sospettavo di possedere. Rialzo gli occhi. Ora le braccia sono poggiate sul materasso, gli occhi sbarrati e neri, il respiro affannoso, sta ringhiando sommessamente.
Ho davvero paura e, se possibile, ancora maggiore è il desiderio scellerato di lui. Come rapita, riprendo da dove avevo interrotto.
Di colpo, però, la presa mi sfugge e mi ritrovo bocconi sul letto.
Ethan è dietro di me, lo sguardo allucinato, nudo, bellissimo da far male, i capelli neri arruffati visibilmente sconvolto. È totalmente fuori controllo. Un felino sembra aver divorato il mio Ethan e ora si sazierà anche di me.
«Non dovevi provocarmi Liz.»
Un sorriso maligno gli compare sul viso. Deglutisco, penso in un baleno che, se fossi come Rebecca non avrei paura. Ma non lo sono, sono una piccola fragile umana nel letto di un vampiro nudo e famelico.
«Ora fammi conoscere te…»
Mi spinge rudemente sul letto, mi sento soffocare dal terrore. Il gioco continua ma le regole sono cambiate. Sono eccitatissima ma nello stesso tempo stavolta ho davvero paura. Mi strappa la camicia con violenza e poi mi guarda, negli occhi un barlume di lucida follia.
Il suo volto è quasi diabolico e il sorriso è un ghigno. Inizia impaziente a baciarmi la pancia, i suoi baci sono un famelico prendere, sono una conquista continua e rapace del mio corpo.
Fremo di desiderio, mentre mi ricopre la pelle con il tocco gelido della sua bocca e si sazia del mio odore.
«Mmm… ecco la mia ossessione…Dissetami!»
La mia voglia di sentire un contatto profondo con lui è diventata insostenibile.
«Ti prego, Ethan, non posso più aspettare.» Le mie parole sono un gemito soffocato.
«Pazienza amore mio devi avere pazienza.»
La voce più inquietante, perversa e roca che mai. Forse è un po’ più in sé, visto che riesce ad articolare frasi di senso compiuto con più di due parole; forse il fatto che mi abbia chiamato amore deve farmi ben sperare che questi non siano i miei ultimi istanti di vita. Si inginocchia davanti a me. Chiudo gli occhi.
Non so quale parte remota della mia incoscienza mi impedisca di fuggire in preda al terrore. Ma, seppur con pochissime possibilità di sopravvivere, ho deciso che resisterò dal farlo.

Ethan
Liz è semplicemente dissetante e devastante nello stesso tempo. Più la assaggio, più ne desidero. Con le mie carezze e la mia bocca le ho fatto percorrere le affannose vie del piacere e forse ora vorrebbe riposarsi, per un’umana deve essere molto stancante. Io non posso ricordarlo, per me è tutto troppo lontano nel tempo; come vampiro poi… niente può sfiancarmi, figuriamoci questo.
No, non è ancora il momento, ancora devo prendere molto, ancora devo appropriarmi del mio.
«Ho appena cominciato amore mio.»
I capelli arruffati, la camicia da notte leggera che ho ridotto a brandelli, il corpo esposto ai miei occhi insaziabili, leggo il desiderio e la paura di me nel suo sguardo. Il vampiro che è in me sussurra deciso:bene, così ti voglio, voglio sentire la tua paura
È talmente indifesa che risveglia la bestia che ho dentro, sento ardermi il basso ventre e bruciare la gola. Adesso vedrai piccola Liz.
Mi guarda come ipnotizzata, poi si passa la lingua sul labbro inferiore, poi il labbro fra i denti. Ostaggio del mio istinto, la prendo per le spalle e mi avvicino a lei, non potrei essere più esasperato di così.
Liz dischiude le labbra e accoglie il mio bacio
La sensazione è indescrivibile. Mentre le divoro la bocca mi tormenta con le sue carezze. Ringhio ormai del tutto fuori controllo, il labbro superiore arricciato a scoprire i denti. Riesco solo a pensare che lei è mia, mia, mia soltanto.
Poi ho un sussulto, sto per raggiungere un punto di non ritorno. Tenendola per i capelli le faccio inclinare il collo, vedo sotto la carne bianca la giugulare che pompa sangue freneticamente.
Ho sete, ho sete, ho sete…
Inspiro e sento che l’aria della stanza è satura dei suoi adori, uno chiede amore, l’altro morte... È venuto il momento, è la mia natura. Niente può ostacolarmi, nessun senso di colpa, nessuna preoccupazione, la parola rimorso non riesce neanche a materializzarsi nel mio vocabolario mentale. La morderò nel momento di maggiore godimento, è così che deve essere, siamo quel che siamo, io sono quel che sono, un vampiro e un succhiasangue.
Deglutisco l’ennesima ondata di veleno e mi chino leggermente preparandomi a godere appieno della fusione tra i due piaceri più potenti che la mia mente e il mio corpo riescano a concepire, la bocca già aperta.
E poi, Liz fa qualcosa che non mi sarei mai aspettato e che cambia di colpo il nostro futuro. E’ un sussurro il suo:
«Ti amo Ethan.»
In un attimo, il mio mondo sembra girare al contrario, vedo i nostri corpi da un’altra prospettiva, dal di fuori, come se stessi osservando una scena da spettatore. Interiorizzo quelle semplici parole, mi scendono fino in fondo e percuotono con violenza la mia coscienza, frustano la bestia che è in me.
Con esse, Liz riesce a cambiare il destino, il nostro destino...
Allento la presa dei suoi capelli, allontanando con orrore quella mano che sembra costringerla senza che ce ne sia bisogno, perché lei mi vuole, mentre gli ultimi fremiti ancora mi scuotono.
Risponderle è un bisogno vitale:
«Ti amo Liz, sei tutta la mia vita.»
Sentire la mia voce mi restituisce a me stesso, alla realtà e alla verità di quelle parole.
Sì, l’amo.
No, non potrei mai farle del male.
Con questa semplice mossa è riuscita a stendermi, ha messo fuori combattimento la mia bestia, sembra anche aver placato un poco la brama del suo sangue.
«Sì, ti amo amore mio, scusami, scusa per tutto ciò che ti ho fatto stanotte.»
Ed è come svegliarsi di colpo dopo un sogno.
Lei, in risposta, si solleva sulle ginocchia come me e mi bacia piano tutto il viso, non per sedurmi, solo per amarmi, non c’è sesso in questi baci ma solo amore.
Sciolgo l’abbraccio e la libero dai brandelli di camicia da notte.
Sono solo una bestia.
Mi alzo ancora nudo e raggiungo l’armadio. Prendo per me un paio di pantaloni morbidi e li infilo.
Ho comprato qualcosa che mi piacerebbe vederle addosso, sicuramente non c’è occasione migliore.
Le vado incontro tenendo per mano una camicina corta, blu notte, che le lascia scoperte braccia e collo, gliela porgo.
«Ti prego Liz indossala, con il fidanzato maniaco che hai, tenere qualche ricambio non fa male!»
Le strizzo l’occhio cercando di alleggerire la situazione ma più parlo più mi sembra di dire cose senza senso e ridicole, dopo che ho desiderato e cercato di toglierle la vita.
Mi soccorre lei con la sincerità delle sue parole:
«Ethan smettila di colpevolizzarti, ti prego, abbiamo cominciato nel modo migliore possibile e tu sei… sei incredibile. Io.. -abbassa lo sguardo arrossendo di colpo -non speravo che potessimo…»
Lei è fiduciosa e sincera come sempre, non posso esimermi dall’esserlo anch’io.
E sarà molto doloroso.
Mentre infila la camicia sotto il mio sguardo, trovo il coraggio.
Si stende sul letto, mi aspetta. Mi sdraio accanto a lei.
«Elisabeth io…» Non so come dirlo.
La guardo, gli occhi di Liz si sono fatti preoccupati, dovrò dirglielo di nuovo come quella volta nella distesa d’erica, ho promesso che non sarebbe mai più successo…
«Io, avevo deciso di ….»
«Lo so.»
Voglio dirlo lo stesso.
«Di toglierti la vita.»
Dio mio, è la seconda volta che glielo confesso, che le dico che avrei voluto ucciderla.
Lascio la frase in sospeso, trascurando di aggiungere che avrei voluto succhiare via tutto il suo sangue fino a prosciugarla, fino a vederla bianca ed esanime per soddisfare me, creatura egoista e mostruosa quale sono.
La guardo, nel tentativo di leggere la sua espressione.
È tormentata, si morde il labbro inferiore con i denti, gli occhi le si velano di lacrime. Sicuramente sta lottando per ricacciarle indietro. Con la mano si ravvia i capelli che le ricadono sul viso, tira su con il naso e mi inchioda con il nero dei suoi occhi
«Lo so ma tutto questo non vuol dire niente»
Maledizione ancora quella frase insensata.
«Forse non hai capito..io…»
«A chi interessa? Non è successo!»
Ora sono davvero fuori di me.
«Elisabeth non puoi fare della tua incoscienza la risposta a tutte le mie crudeltà!»
Sono furioso per come possa andare incontro, non alle semplici disgrazie, ma alla morte, come se niente fosse!
Si avvicina di più al mio viso, adesso sembra arrabbiata anche lei.
«Cosa vuoi sapere, vuoi sapere se ho avuto paura?» Adesso quasi grida.
Mi afferra il braccio.
«Sì, ho avuto paura; ho avuto la netta sensazione che tu volessi mordermi, si avevo il terrore, va bene , sei contento ora?»
Si gira di lato.
«Ma è stata la più bella esperienza che abbia fatto con te ed è appena l’inizio.»
È vero, condivido appieno le sue parole. Ancora una volta il suo amore ci ha salvati.
Si gira e si rannicchia sul mio petto, siamo entrambi scaldati dalle coperte.
«A cosa pensi?» Non resisto troppo a non sapere cosa le giri per la testa, è troppo frustrante, soprattutto in momenti come questi
«Effetti collaterali a parte - allude carezzandomi il viso -Penso che facciamo progressi e che a breve ci sarà un seguito, magari domani.»
La guardo e la faccio girare di nuovo verso il muro, in modo che il mio petto aderisca alla sua schiena e lei si trovi seduta sulle mie ginocchia.
Ha ragione lei, ci sarebbe stato un seguito, saremmo andati fino in fondo. Ma non sapevo se dal fondo saremmo riemersi.
«Ora dormi amore.»

Edited by gaiottina1 - 10/7/2009, 15:30
 
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folgorata
CAT_IMG Posted on 26/6/2009, 21:14




Sto rivedendo il quarto:-)
Poi rileggo questo:-)
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 27/6/2009, 16:40




Cap 4


Fuori programma



Elizabeth
È il primo pomeriggio, in macchina con Ethan ci stiamo dirigendo verso casa mia. Fuori dal finestrino scorre quasi indistinguibile la vegetazione fitta e lussureggiante dei dintorni di Forres. L’umore è pessimo, il labbro inferiore mi sporge involontariamente, sono decisamente troppo arrabbiata.
Ethan va veloce più che mai. Camicia bianca e jeans di Armani la giacca di pelle beige adagiata sul sedile posteriore, i capelli scompigliati dal gel è a dir poco meraviglioso. Anche io porto jeans e camicia, anche se non mi stanno proprio come vorrei. Mi sorride allegro
«Che c’è?» Ecco la voce vellutata e irresistibile.
Ricambio il sorriso e mi faccio maliziosa:
«Pensavo.»
«A cosa pensavi?»
Meglio dire la verità:
«Pensavo a ieri notte e all’inizio della nostra conoscenza.»
«Ah…»
Si acciglia un po’. Non voglio metterlo di cattivo umore, occorre intervenire subito.
«Ethan, ne abbiamo parlato decine di volte da quando è successo. Sono stati più gli aspetti positivi no?»
È vero, abbiamo discusso molto dell’audacia a cui ci siamo lasciati andare la notte scorsa a casa di Ethan ma lui sembra non possa fare a meno di tormentarsi per il resto. L’espressione sul suo viso si distende un po’
«”Positivo” è un po’ riduttivo per definire quello che ho provato io.»
Ricompare il sorriso seduttivo e tentatore a rincarare la dose:
«Sembra che io sia bravo proprio in tutto.»
Bravo!!! No lui è…incredibile, ecco cos’è, veramente in tutto!
«È un vero peccato che tua madre ti abbia precettato.»
Sospira. Ricompare il mio malumore, per un momento me ne ero dimenticata. Endora, con un tempismo perfetto, mi ha praticamente intimato di tornare a casa.
Sembra che partecipare alle cene a cui lei è invitata sia diventata una priorità che supera qualsiasi altro programma io possa aver fatto per le mie giornate libere.
Ho il sospetto che le sia venuta l’ansia per me e Ethan, insieme per due notti di seguito.
Tanto il risultato non cambia: ho saltato la seconda notte con Ethan che prometteva molto bene. O male, dipende dai punti di vista.
Bando ai pensieri deprimenti, avrò altre occasioni per andare fino in fondo, il matrimonio si avvicina e forse andrà a finire come abbiamo deciso. Faremo l’amore la prima notte di nozze e non prima.
Ho un brivido. Ethan, protettivo come sempre, fraintende.
«Hai freddo?» mi chiede alzando il riscaldamento dell’auto.
«Un po’»
Neanche mi riconosco, evidentemente mentire comincia a essere una cosa spontanea.
Arriviamo presto, Ethan parcheggia la sua Crossfire accanto a quella di Endora e viene ad aprirmi lo sportello.
Il fatto che quello sfasciume che scarrozza mia madre sia già sul vialetto di casa vuol dire che lei ha terminato il turno pomeridiano al “Bakehouse Cafè”. Mentre scendo dall’auto vedo un gruppetto sparuto dall’altra parte della strada, sono quattro ragazze che si danno di gomito e sembrano osservarci divertite. Ethan ridacchia mentre chiude lo sportello con un colpo secco
«Ma che hanno quelle?» il mio tono è un po’ seccato.
Ethan non riesce a rimanere serio.
«Vuoi saperlo davvero?»
«Perché, tu le senti da questa distanza?»
« Certo. Stanno parlottando di come sei fortunata ad avere fra le mani un bel ragazzo come me e… stanno scommettendo se proverai a baciarmi e se io ricambierò il tuo bacio.»
Mi volto verso di loro riducendo gli occhi a due fessure. Di certo, educato com’è, Ethan mi sta censurato i termini espliciti.
Questa, per me è una scena di vita quotidiana; le donne impazziscono per Ethan, e come dare loro torto? Chissà cosa ho fatto per meritare che un ragazzo così attraente spetti proprio a me, che non sono certo snella come vorrei né attraente come molte altre ragazze di Forres.
Sbuffando squoto la massa di riccioli ed entro decisa in casa con il mento all’insù. Rimanessero pure lì a rodersi il fegato quelle quattro gallinelle!
Troviamo Endora che ha appena finito di sistemare i cuscini sul divano, l’abbiamo colta nel momento in cui velocemente posizionava l’ultimo, quello rotondo fatto a mano.
Scatta subito dritta e sul suo viso si allarga un sorriso esagerato, quasi innaturale:
«Ciao tesoro, benvenuto Ethan.»
Non credo che mia madre mi somigli molto fisicamente, o meglio è il contrario, sono io che non ho preso abbastanza da lei. I sui capelli sono una nuvola rossa e vaporosa e il suo fisico è asciutto e minuto. E’ sempre stata una donna affascinante ma ora che ha più tempo da dedicare a se stessa mi sembra sia diventata ancora più bella. È estroversa e comunicativa e quando sorride sprigiona un fascino tutto particolare. Credo che se volesse potrebbe tutt’oggi accalappiare qualcuno senza troppe difficoltà…
Indossa ancora la divisa a righine bianca e rossa del “Bakehouse Cafè”; deve aver dato davvero priorità alla sistemazione del soggiorno. Si muove nervosa, come se sistemare in ordine di grandezza pesciolini in vetro colorato del tavolinetto basso sia una questione di vita o di morte, o dal giudizio di Ethan su come mantiene la casa dipendessero le sorti della nostra vita. Mia madre è così, insicura a volta, autoritaria altre, come questo pomeriggio ad esempio, in cui mi ha imposto il rientro forzato.
Non è possibile passarci sopra. A Ethan non ha dato poi così fastidio, lo ha trovato… Com’è che ha detto? Ragionevole, ecco si, ha usato quest’espressione per descrivere l’insana apprensione di mia madre schizzata alle stelle per la mia seconda notte fuori casa con Ethan.
Mia madre sembra aver perso l’uso della parola, mentre finalmente lascia in pace i pesci per orientare lo sguardo all’interno della stanza in cerca di imperfezioni di cui vergognarci.
«Mamma ti ricordi di Ethan vero?»
«Come sei spiritosa cara; come stai Ethan, accomodati pure.»
Si stringono la mano, mentre prego che mia madre non faccia cosa di cui debba vergognarmi per i prossimi mesi.
Per non correre il rischio trascino la mamma in cucina e lascio Ethan in soggiorno davanti la tv con la scusa di dover prendere qualcosa da bere. Per me ovviamente. Dalla cucina dò un’occhiata, sembra tutto ok, dopo solo pochi minuti Ethan è completamente a suo agio nel salotto di casa mia; seduto sul vecchio divano, la schiena poggiata sui cuscini appena sprimacciati, intento a fingere interesse per un vecchio film.
Endora, che parla sottovoce per non farsi sentire da lui, mi bracca tra il tavolo di quercia e il lavandino. Bisbiglia. A me viene tremendamente da ridere, forse un po’ anche per l’imbarazzo, ma soprattutto al pensiero che mia madre pensi in questo modo di essere al sicuro dalle orecchie di Ethan.
«Liz mi dispiace tanto di averti fatta tornare…»
Ha iniziato un lungo discorso per giustificarsi. Non riesco a seguirla molto, il pensiero corre a Ethan e tutto ciò che non può fare a meno di ascoltare della nostra conversazione.
Il discorso si fa lungo, cerco di mantenere un’espressione attenta, non è facile, ma dentro di me già sono altrove, sono in cerca della prossima occasione da passare con il mio amato.
Continua a parlare, è un fiume in piena, gesticola, sorride, intreccia le mani. Mi sento sollevata che il discorso sia scivolato sul lavoro, almeno sono al sicuro da figuracce; mia madre è pur sempre una donna e Ethan…beh è Ethan.
Mi scuoto per un momento dal mio stato di riflessione, mia madre è passata ad altro argomento. Mi stavo quasi dimenticando di essermi appartata con lei con la scusa di una bevanda. Mi risveglio solo quando dice “Stasera…dagli Swanger, alla Culbin Forest…cena”
«Cosa?»
Avevo capito che ci fosse una cena, ma non dagli Swanger…
La Culbin Forest è una penisola sabbiosa che ospita la famiglia Swanger da generazioni. Dicono che gli Swanger siano discendenti di streghe e contrabbandieri, ma non so quanto ci sia di vero in tutto questo, forse è solo leggenda.
Fatto sta che nessuno a Forres li frequenta volentieri, la gente è superstiziosa e preferisce stare alla larga. Con qualche eccezione, tipo mia madre, visto che Marissa Swanger è una delle prima persone che ha conosciuto mettendo piede a Forres.
«Oh Nairn ci vuole a tutti i costi, lo sai quanto ci tiene. E’ in programma per stasera un barbecue da loro, poi è una vita che non vedo Marissa Svanger.»
«Ah… Ok.»
Ora lo sa anche Ethan ma solo perché Endora ha alzato inconsapevolmente il tono della voce
Mamma si è avvicinata e giocherella con una mia ciocca di capelli. Tanto a Ethan lo avrei detto comunque:
«Verrà anche Ethan?»
«No mamma non credo, aveva in programma qualcosa con i suoi.»
Riflettendoci, non è affatto una bugia, ha l’urgente impegno di cacciare Rebecca da casa Rochester. La mia insistenza per presenziare al tutto ma non è stato presa in considerazione. Mi sono dovuta affidare a Tristan per la tutela dei miei interessi, e lui ha promesso di occuparsene come se fossero i suoi.
Compare Ethan sulla porta:
«Io credo proprio di dover andare»
I suoi occhi pervinca si sono fatti rossastri. Ethan ha bisogno di andare a caccia. L’eccessiva vicinanza con me lo ha assetato più di quanto voglia fare capire. Endora dall’altro lato del tavolo gli fa un gesto di saluto con la mano. Io, quasi saltellando, giro intorno al tavolo e lo raggiungo. Che abbia notato anche lei quanto sia freddo? Accompagno Ethan alla porta e mi fermo un po’ con lui sulla verandina. Sta scendendo la sera, l’aria è piacevolmente fresca. Di vicine curiose neanche l’ombra. Vorrei godere di questa serata fresca un po’ con lui, fare una passeggiata nel bosco di notte senza temere nulla, stringerlo a me in un abbraccio intenso. Ma so che ci sono faccende ben più urgenti da risolvere, per cui, anche se a malincuore, attacco con la domanda da ventimilioni di dollari:
«Affronterai Rebecca stasera? »
È la versione epurata per Ethan della frase che mi è balenata in testa.
Caccerai quella sgualdrina di Rebecca?.
Lui si fa subito scuro in volto. Risponde solenne
«Non sarà un problema, non è più la benvenuta.»
Gli occhi incredibilmente severi iniziano a sfumare sul cremisi dietro le ciglia nere. Poi, improvvisamente sorride
«E tu? Tieni a bada il tuo ospite.»
È inevitabile, Ethan sa che Thorn, il figlio di Nairn Svanger, che organizza la serata, ha una simpatia per me. Non è poi tanto assurdo, sono tra le uniche ragazze che frequenta. Gli Swanger sono tenuti a distanza da tutti, la segheria è la loro vita e non si può dire certo che siano tipi mondani.
«Mi fido di te.»
La sua voce è un sussurro fresco soffiato vicino l’orecchio che rievoca nella mente ricordi inenarrabili.
Lo guardo: è magnifico qualsiasi donna venderebbe l’anima anche per un minimo della parte di lui di cui io godo. E io godo dell’intero. Mi avvicino un po’ e, chiudendo gli occhi, gli offro il collo indifeso. Ethan si avvicina piano e carezza la mia pelle con il naso perfetto, piano senza fretta, inspirando ogni millimetro della pelle. Poi le sue labbra sul mio collo, comincia a girarmi la testa.
«Non farmi stare in pensiero, lo sai che starti lontano mi rende nervoso.»
«Gli cingo la vita con le braccia.»
«Non hai di che temere.»
Rientro in casa e lo guardo attraverso il vetro della finestra, salire sulla macchina e andarsene in velocità. Passo i palmi sulle braccia un po’ intirizzite e faccio dietrofront verso casa. Ora mi aspetta il resto della serata.
Arriviamo alla Culbin Forest più di un’ora e mezza dopo. Mia madre è riuscita a far tardi anche stavolta e ora guida piano sulla strada dissestata. Non la smette di parlare, non so come faccia a non scoraggiarsi con un’interlocutrice come me perché bofonchio qualche risposta a malapena. Ancora mi brucia essere stata obbligata a barattare la mia nottata con Ethan per un barbecue dagli Swanger e pochi altri loro amici boscaioli. Scendere dalla macchina è una vera liberazione.
La casa degli Svanger è una costruzione massiccia e un po’ vecchiotta ma incredibilmente spaziosa. Nel complesso dà il senso dell’imponenza e della solidità, rispecchia la presenza forte e il carattere austero dei proprietari
Dentro è completamente illuminata da luci calde, così come sulla vasta tettoia sgombrata antistante la porta d’ingresso. Gli ospiti sono già arrivati, i pochi sparuti frequentatori degli Swanger della Culbin Forest, manchiamo solo noi, credo. Si sente la voce profonda di Nairn e quella squillante di Marissa. L’odore è di carne arrosto, ma si sente anche quello del mare.
E’ proprio lei che viene ad accoglierci sulla porta, le guance imporporate dal calore della cucina, gli occhi chiari e vivaci nel il viso sorridente
«Ecco le signore Campbell, Endora e Elisabeth , benvenute.»
Il nostro ingresso è accolto da un coro di benvenuto, tutti sembrano fare un grande sforzo per farci sentire ben accolte e non so sinceramente se il risultato sia positivo o no. Sono stata in questa casa solo una volta ma ricordo bene il soggiorno grande e rustico, il tavolo di legno massiccio e la panca che lo circonda.
Marissa, protetta da un vecchio grembiule fa capolino dalla cucina agitando una mano, accanto a lei Nairn ha appena riempito due boccali di birra, sul divano se ne stanno comodi due individui che conosco solo di vista. Mi guardo intorno in un’occhiata che vuole abbracciare tutta la stanza. Non ho ancora visto Thorn, e il padre sembra leggermi nel pensiero.
«È andato a prendere Mor, è appena uscito ma non ci metterà molto.»
Meno male, senza Thorn non sarebbe stato per niente divertente. Mor è la sua ragazza, sembra un tipo a posto ma non sono sicura che la loro sia già una storia seria. Anche io come mia madre sono legata agli Swanger, a Thorn in particolare, che è stato uno dei primi ragazzi che ho conosciuto qui, grazie all’amicizia tra Endora e Marissa
Accidenti, presa dalla fretta di scendere, ho lasciato il cellulare in macchina; se Ethan mi chiamasse si preoccuperebbe sicuramente da morire non sentendomi rispondere, sarebbe persino capace di venire a controllare.
«Vado a prendere il telefono.»
Esco sulla veranda illuminata, Nairn e altri due uomini hanno guadagnato un posto accanto al barbecue e governano la brace. La notte è rischiarata dalla luna e c’è un po’ freddo.
Giro intorno alla casa, attorno a me il bosco, scuro e denso. Endora ha parcheggiato la macchina sul retro, quindi devo fare il giro completo della casa.
Mentre richiudo lo sportello vedo una piccola finestra al piano terra, illuminata.
È il retro della casa, chissà di che stanza si tratta… Senza pensarci, mi avvicino. Incuriosita mi accosto un po’al vetro e guardo all’interno, non vedo ombre agitarsi nella stanza.
La visione che mi si offre mi fa spalancare la bocca e tale resta per tutto il tempo che rimango incollata alla finestra.
La camera è illuminata dalla luce fioca, il letto di Thorn riempie buona parte della parete proprio di fronte la finestra. Non è difficile mettere a fuoco i due corpi che si muovono fra le lenzuola.
Lei è sdraiata sotto, supina, le cosce divaricate e piegate lo stringe a sè afferrandolo saldamente per il bacino. Si muove ad un ritmo cadenzato e intenso, il suo viso contratto in un’espressione di piacere, le labbra dischiuse, gli occhi spalancati: è Mor.
Lui è posizionato tra le sue gambe, alto, altissimo il corpo forte e tornito, la carnagione rossa, i capelli biondo caldo rasati sulla nuca. I muscoli della schiena guizzanti e definiti, i glutei sodi sotto il tocco di lei: è Thorn.
Rimango ammaliata a guardare quella scena. Non riesco a sentire cosa dicano ma dal movimento delle labbra non è difficile immaginarlo. Lui la tiene dietro la nuca e sembra affondare la testa nel suo collo. È uno spettacolo sconvolgente.
Poi, quando sciolgono l'abbraccio, Thorn si volta, guarda verso la finestra. È alto, altissimo e naturalmente nudo.
Ha una muscolatura poderosa, le spalle larghe e forti, un addome definito e scolpito. E… impressionante.
Distinguo esattamente il momento in cui Thorn mi mette a fuoco. Rimango inebetita qualche secondo guardandolo negli occhi, come incapace di persuadermi.
Anche lui mi fissa con uno stupore sincero e disarmante. Sono solo pochi attimi, che sembrano cristallizzarsi in un tempo infinito, poi mi affretto ad allontanarmi più che posso dalla finestra.
Ho bisogno di un momento di tranquillità per ricompormi prima di rientrare fra la gente.
Faccio qualche passo in direzione dei primi alberi accanto alla macchina di Endora.
L’aria fresca e pungente della notte mi sferza il viso e mi riporta alla realtà. Inspiro facendo entrare il freddo anche dentro, per riprendermi ho bisogno di avvertire sensazioni che mi facciano sentire il corpo.
All’improvviso, gli occhi mi si velano di lacrime, sbatto le ciglia, e due gocce disobbedienti, scendono sulle guance. Faccio un tentativo di rimuoverle con il dorso della mano e tiro su con il naso. Sono una vera sciocca, non c’è nessun motivo per essere triste, sono proprio una stupida. Mor e Thorn si amano, e si concedono ciò che tutte le persone normali che si amano dovrebbero fare. E allora perché sto piangendo così? Perché questa tristezza inspiegabile di fronte a ciò che è assolutamente giusto?
In fondo al mio cuore lo so e non debbo poi neanche rifletterci tanto. Io e Ethan ci amiamo, di un sentimento che più profondo non potrebbe e che mi spinge a desiderare di non dovermi mai separare neanche per un istante da lui. Quando siamo lontani soffro fisicamente della sua mancanza e quando è con me vorrei che non mi lasciasse mai la mano.
L’amore fisico di Mor e Thorn, a noi due, è assolutamente precluso, non potrei mai farlo con Ethan senza la consapevolezza atroce di poter morire da un istante all’altro. Stringo forte i pugni e le braccia lungo i fianchi, irrigidite dalla frustrazione.
Gli argini crollano e gli occhi non rispondono più alla volontà. Le lacrime scendono calde rigandomi le guance.
Sono costretta a tendere dei tranelli a Ethan per avere con lui più intimità possibile; devo escogitare stratagemmi continui per irretirlo. Mi sento improvvisamente stanca e scoraggiata. Perché non può essere tutto semplice come per Mor e Thorn? Perché non possiamo amarci allo stesso modo?
Non trovo risposte, rimango sola nella notte, al freddo, fino a quando, da dentro, la voce di mia madre mi reclama per la cena.

Tristan
È il crepuscolo; nascosto dietro il tronco di una quercia massiccia, paziente, spio un cervo maschio che si abbevera tranquillo. Mi avvicino con passo felpato e gli balzo addosso fulmineo da dietro, mirando direttamente alla giugulare. Si dibatte per una manciata di secondi, poi si accascia senza vita mentre finisco di dissanguarlo. Piegato sulla mia preda, bado a non insozzarmi la camicia.
Ho avvertito la presenza di Ethan dietro di me, sono bastate le vibrazioni del sottobosco per rivelarmela. Abbiamo incrociato solo per un secondo i nostri sguardi e ci siamo capiti al volo senza bisogno di parole.
Mi volto: se ne sta immobile, braccia conserte addossato ad un abete.
La camicia immacolata, i pantaloni impeccabili, non sembra dall’aspetto ma si è già dissetato. Muto, resta in attesa che io continui a parlare.
«Si è la risposta a tutte le domande, si l’ho vista arrivare, si ho visto che ti avrebbe…tentato...no non ho sentito che aveva in programma anche un diversivo con me.»
Diversivo non è certo il termine più appropriato, a dire il vero.
Ethan sostiene il mio sguardo e trattiene a stento la sua furia:
«Perché non me lo hai detto?»
Il tono è gelido.
Io non sorrido, come per Ethan dispiace anche a me scendere in particolari quando si tratta della vita privata degli altri.
Lui continua a rimanere serio, è una gara di sguardi, nessuno lo abbasserà per primo.
«Ho visto anche il dopo tra te e Elizabeth, l’incontro con Rebecca è stato, come dire… lo definirei propedeutico, altrimenti tu i saresti opposto come al solito.» La replica è secca, mi sento irritato dal dover dare eccessive spiegazioni per i miei comportamenti. Sono il fratello maggiore.
È così ovvio, dovrebbe ringraziarmi invece di tenermi il muso.
Ma non è ancora pienamente soddisfatto. Mette le mani in tasca e si avvicina, lo sguardo concentrato su di me.
«Però ora hai deciso di intervenire?»
Decido che vale la pena essere sincero, tanto gli basterebbe poco per capirlo.
Mi alzo in piedi pulendo la bocca con il dorso della mano, uno sguardo alla camicia. È ancora ok, Pam non mi scorticherà stavolta.
«Non lo so di preciso ma mi arrivano dei segnali contrastanti da Rebecca.»
Ethan fa una smorfia, ora lo sguardo è incuriosito e preoccupato.
«Che vuoi dire?»
Non lo so neanche io che voglio dire, figuriamoci se riesco a spiegarlo a lui. Ci provo:
«E’ come se volesse sedurre ma volesse anche altro.»
«Altro cosa?»
Ethan mi incalza al suo solito, impaziente, nervoso. Mi irrigidisco, come ogni volta in cui, in nome dei miei poteri mi si fanno mille domande a cui non so rispondere.
«Non lo so!»
Ho alzato il tono della voce e lo fisso in quegli occhi profondi e minacciosi. Bastano pochi secondi, poi Ethan afferma deciso:
«Sì, dobbiamo farlo ora.»
Torniamo correndo verso casa, fianco a fianco, la foresta scorre veloce intorno a noi, gli animali si rintanano spaventati al nostro passaggio.
Casa Rochester compare presto davanti ai nostri occhi. Comincio ad essere teso e un po’ nervoso, forse adesso mi arriverà una sensazione di qualcosa e finalmente un po’ di consapevolezza. Forse.
A qualunque mortale la nostra casa sembrerebbe disabitata, ma all’udito non può sfuggire la presenza di Zachary, mio padre, nel suo studio. Pamela è in bagno, rumori inequivocabili di acqua scrosciante e odore di sali profumati al gelsomino.
Poi, di colpo, un altro profumo si confonde con esso, un ondata di elettricità densa dell’aroma inconfondibile di Rebecca, e basta questo per cambiare lo scenario davanti ai miei occhi. Dapprima è tutto confuso, poi li sento, Agatha e Balthasar, la sorella e il padre di mia moglie, sì, sembra siano proprio loro. E ancora…quel demone di Lenith. Poi una nebbia densa avvolge tutto quanto e i contorni della visione si fanno sfumati. Ma non è finita, un’altra finestra immaginaria mi si apre davanti, stavolta c’è Rebecca e non è sola…
Posso sentire ciò che succederà da lì a poco, forse oggi stesso o forse domani, è sempre difficile a dirsi, ma a volte è quasi incomprensibile, come stavolta.
Guardo Ethan.
«Devo dirglielo io.»
Lui comprende subito e abbassa lo sguardo recandosi verso il camino spento e sedendosi sull’ottomana le spalle voltate alla parete.
Ho cambiato programma, la visione ha armato la mia determinazione che ora è diventata intolleranza allo stato puro. Rivolto verso Rebecca, a incenerisco con uno sguardo.
«Quando sarà il turno di Zachary?»
Lei fa una faccia stupita, come se stesse cadendo dalle nuvole e scuote un po’ i riccioli color cognac, un sorrisetto su quella faccia da svergognata.
«A te non posso proprio mentire, forse è ciò che hai sentito a renderti così alterato.»
È una maledetta manipolatrice, come abbiamo potuto ignorarlo fino a questo momento?
«Anzi dal momento che lo hai visto, puoi dirmi tu come andrà a finire?»
È vero, ho avuto una sensazione: la prima parte era molto confusa ma nella seconda ho distinto bene Rebecca che si avvicina con fare sensuale a mio padre e a Matthew, del tutto ignari del futuro. Non sapevo come si sarebbe evoluta la situazione, la scena era purtroppo ritornata ad essere troppo nebulosa.
Poi la voce di Zachary risuona piena di autorità. È comparso all’improvviso, neanche l’ho percepito tanto sono teso a captare tutti i segnali che Rebecca mi sta inviando:
«Rebecca sono molto addolorato, perché conosco i motivi che ti hanno spinta a lasciare la tua famiglia ma non siamo più in grado di ospitarti. Siamo a conoscenza delle tue difficoltà e ne siamo molto addolorati, ma non possiamo pregiudicare l’equilibrio della famiglia-
Ma da dove le pesca Zachary parole così formali? Io l’avrei direttamente sbattuta fuori!
«Hai abusato della nostra ospitalità.»
Questo è Ethan, la voce autoritaria che non ammette repliche e carica dei significati che noi tutti conosciamo.
«Non darti pena di fare le valigie, ti spediremo tutto noi.»
Questo sarebbe stato un duro colpo per la dignità di qualsiasi donna, ma Rebecca dà l’impressione di non essere tanto offesa, quanto piuttosto dispiaciuta per aver perso altre allettanti occasioni.
Basta non ne posso davvero più. Lascio Zachary a terminare il discorso di circostanza e Ethan a rappresentare il resto della famiglia. Lo farà degnamente molto meglio di me. La mia parte l’ho fatta.
Salgo le scale disgustato e amareggiato; come possono due sorelle essere tanto diverse tra loro, come può quella scellerata di Rebecca essere cresciuta nella stessa famiglia della mia Pamela e essere così perversa? Salgo le scale due alla volta, l’acqua della doccia ancora scroscia. Inizio a sbottonarmi la camicia mentre già sento più forte il profumo del gelsomino.


Edited by gaiottina1 - 11/7/2009, 18:21
 
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folgorata
CAT_IMG Posted on 27/6/2009, 21:26




A me sembra molto denso di emozioni e situazioni. Come tua compagna di merende ormai non ho la lucidità dell'occhio estraneo. Sarebbe carino avere qualche commento dalle nuove lettrici :-)
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 27/6/2009, 21:37




E' vro ma sembra che non legga anima viva...sniff sniff piango disperata.
guarda forse interrompo pure...
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 28/6/2009, 20:31




@folgo
allora non mi conosci, è tutto un pianto il mio, ma io piango il morto e frego il vivo!!!!!E' vero la scritta lampeggiante è molto acchiappafarfalle.
Io ho l'impressione che non ci sia nessuno in giro....
 
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gothika85
CAT_IMG Posted on 29/6/2009, 14:46




CITAZIONE
-E’ stata una vera fortuna che mia madre mi abbia dato il permesso-
Ridacchia sornione
-E’ tranquillo perché sa che tutta la mia famiglia è a casa

primo capitolo faccio notare, se è la madre che da il permesso, allora "E' tranquilla"
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 29/6/2009, 17:32




vero!!!
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 30/6/2009, 22:56




Cap 5



Gelosia



Elizabeth
Questa mattina il sole non vuole saperne di uscire.
È nascosto sotto una coltre di nubi e probabilmente lì rimarrà, l’ha detto Tristan quindi non posso dubitarne. Se c’è una persona in grado di ascoltare la natura quella è lui. Il sole si è levato da un bel pezzo; mi tiro su a sedere sul letto e mi stiracchio per bene. Il primo pensiero che metto a fuoco, mio malgrado, è il ricordo di ieri sera.
Thorn che affonda nelle cosce di Mor, Thorn che le entra dentro con forza, Thorn che le dà quello che vuole, Thorn che si gira verso la finestra e vede me….
Basta pensare: non è successo, farò finta che non sia mai accaduto.
Assurdo pensare che io sia diventata una pervertita! O forse sì, non lo so, perché a dirla tutta è stato vederli insieme che mi ha turbata così.
Ora basta davvero!
Infilo una mano nella mia chioma selvaggia, in cui il sonno notturno ha sicuramente moltiplicato i nodi. Ahi che male! Avrei agito di forchettone, ma dopo. Maledetti riccioli, ribelli in ogni circostanza e nessun aspetto positivo.
Una rapida occhiata intorno: questa stanza è un disastro, mi stupisco come mia madre non mi abbia ancora precettato per una riordinata obbligatoria. Che non sarà oggi, per stamani ho altri programmi.
Ethan è a caccia, il nostro matrimonio è vicino, mancano solo venti giorni e lui, sempre molto prudente, ha deciso di nutrirsi con scrupolo ogni giorno, anzi, ogni alba o ogni crepuscolo per prepararsi. A dire il vero, in questi ultimi giorni non facciamo che parlare del matrimonio; a dire il vero quella che ne parla sono quasi sempre io. Ethan acconsente ad ogni mia richiesta, sorride ogni volta che esprimo un desiderio su un dettaglio o una musica o un particolare della cerimonia. Sorride perché già pensa a come accontentarmi e come predisporre tutto perché il risultato sia quello che desidero io. È così ogni volta con lui, è così per tutto.
Ma quando chiudo gli occhi e cerco di immaginare come sarà quel giorno, non riesco a visualizzare niente, mi viene in mente solo che la cosa più importante è stare con Ethan, per sempre. Il resto non conta.
Poi finalmente, quando tutto sarà finito, diventerò come lui, sarò una vera Rochester di nome e di fatto. Lo abbiamo concordato, non ci sarà momento migliore, anche se Ethan è sempre molto preoccupato che qualcosa possa andare storto.
Alle complicazioni è meglio non pensare, perché potrebbero essercene molte: Ethan potrebbe sentirsi sopraffatto dal suo istinto e finirmi seduta stante, il suo autocontrollo potrebbe venire meno proprio nel momento più delicato. Non sarebbe la prima volta per quelli della loro specie, Pamela mi ha raccontato di molti tentativi di vampirizzazione finiti male. Sfioro il collo con la mano, in realtà, anche nella migliore delle ipotesi, la paura di soffrire è tanta, sia nel corpo sia nell’anima soprattutto per la perdita dei miei affetti. Solo di mia madre a dire il vero, l’unica persona che mi rimane da quando mio padre ci ha lasciate.
Ogni volta che mi soffermo sulle conseguenze della mia scelta, una vena di tristezza turba il mio buonumore. La scaccio subito, con tutta l’energia che posso: tutto ciò mi porterà finalmente a Ethan, niente vale di più, non c’è sacrificio o pericolo che non affronterei per l’amore della mia vita. E della mia morte.
Naturalmente il matrimonio avrebbe avuto come conseguenza immediata e affatto trascurabile, la piena condivisione di una vita intima… Sorrido al pensiero portando le ginocchia al petto e visualizzando ad occhi aperti Ethan, quella notte in camera sua, come non l’avevo visto mai, sconvolto, selvaggio, fuori di sé e soprattutto nudo.
Mi manca il fiato se penso al suo viso stravolto, alla perfezione dei muscoli definiti, alla sete di possesso che aveva di me… Ancora quel nodo alla gola che mi prende quando penso agli occhi viola come lampi in una notte di temporale.
Ora basta sognare a occhi aperti. Non c’è più tempo da perdere, devo prepararmi in fretta, perchè Ethan si materializzerà entro mezz’ora e avremmo un giorno per noi due, per fare shopping e poi… Finalmente una serata tranquilla a casa mia.
È tutto programmato, mia madre ha il turno serale, e per fortuna non rientrerà prima dell’una.
Con la determinazione della volta scorsa e nonostante quella grandissima disgraziata di Rebecca, ci sono stati grandi progressi.
Forse questa sera, se non arrivare fino in fondo, ci sarebbe stato un altro passo avanti nel nostro rapporto…
Arrivo in fretta in bagno e mi butto sotto il getto dell’acqua tiepida; subito dopo è il momento delicato dei vestiti. La scelta è quasi obbligata, è proprio per questo che usciamo, per rimediare alla povertà evidente del mio guardaroba! Infilo i soliti jeans e un maglione scollato a V rosa antico.
Il collo deve essere rigorosamente scoperto, coglierò ogni occasione per offrirlo a Ethan. Un occhiata allo specchio, il mio brufolo sta guarendo per fortuna. Mai cantare vittoria però, ce ne sarà di sicuro un altro pronto a spuntare domani. Guardo ancora un po’ la mia immagine riflessa; è sfocata. Le lenti non le sopporto e sugli occhiali mi rifiuto. È vero, ogni tanto mi gira un po’ la testa, ma proprio non sopporto quell’orribile montatura che mi fa sembrare dieci anni più vecchia. Ok posso andare, non credo che per oggi riuscirei a fare un lavoro migliore di così.
Un paio di colpi decisi alla porta, è sicuramente lui. Scendo le scale due gradini alla volta, con il cuore che mi batte forte.
Ethan è semplicemente stupendo, si staglia contro il grigio del cielo di Forres in tutta la sua bellezza, gli occhi blu come pietre preziose sorridono fra le ciglia nere, le labbra sensuali accennano un sorriso, indossa una maglia bianca che fa risaltare i muscoli definiti del petto e jeans scuri, l’ennesimo paio, sempre diverso dagli altri.
Da quando lo conosco mi sembra che non abbia mai messo due volte il medesimo indumento, le scarpe… A quelle non ci arrivo neanche. Sono troppo abbagliata da lui.
«Ciao.»
La voce è il colpo di grazia, mi viene da svenire.
«Ciao.»
Si avvicina e mi dà un bacio, di quelli veloci solo per salutarmi. Il suo respiro freddo mi inebria come sempre, nel complesso mi sento un po’ confusa.
«Tutto bene?»
Mi guarda con tenerezza e poi mi incalza subito con un’altra domanda
«Hai mangiato stamattina?»
«Si, beh… no a dire il vero; se hai cinque minuti di pazienza cerco di mandare giù un po’ di cereali. Ho fatto un po’ tardi perché mia madre è uscita presto e non mi ha svegliata.»
Mi giro verso il lavandino in cerca di una tazza. È vero che Endora non mi ha svegliata ma io neanche gliel’ho chiesto…Sto diventando proprio una cattiva ragazza.
Anche girata non mi sento ancora pienamente padrona di me.
Elizabeth ma perché fai così, lo vedi ogni giorno.
Ethan con un movimento etereo mi si è posizionato dietro, le mani fredde poggiate sui miei fianchi.
«Fai con calma, sai che ho pazienza; ho tutto il tempo del mondo amore mio.»
Queste parole! Ho un flash back: Ethan con la testa scura fra le mie gambe e mi dice proprio quelle parole “Devi avere pazienza amore mio”.
Un’ondata di desiderio mi trapassa il petto. Ethan intanto ha posato le labbra fredde sul mio collo e lo percorre fin dietro l’orecchio odorando la mia pelle. Sicuramente ai suoi sensi non può sfuggire la reazione fisiologica alla sua vicinanza.
Questa consapevolezza non aiuta.
«Qualcosa ti turba stamattina?»
È delicato nel suo movimento e il suo profumo mi sta facendo impazzire.
Devo girarmi. Scopro il suo sguardo concentrato su di me, l’espressione è maliziosa.
Lui sa, perché ha percepito i segnali inequivocabili.
Mi avvicino con il viso, la necessità di averlo mi sta logorando dentro. Devo farlo, devo. Le mie labbra conquistano le sue e dopo averle assaggiate un po’ timidamente, prendono a divorare smaniose la sua bocca. Non mi sento affatto amichevole, solo desiderosa di lui in maniera insopportabile. Ethan risponde al mio bacio con la passione di cui ho bisogno.
Essere ricambiata mi fa sentire sicura e amata proprio come ho bisogno di sentirmi quando sono fra le sue braccia.
Poi, come al solito, sul più bello, Ethan si irrigidisce e mi scosta con dolcezza.
Si è fatto di sasso. Mi inchioda con lo sguardo.
«Vuoi farli questi acquisti?»
È divertito, sicuramente, ma ho l’impressione che si senta anche molto tentato da questa mia nuova iniziativa; lo avverto da come si irrigidisce quando mi avvicino, da come mi rifugge a malincuore.
Sbuffo e mi giro nuovamente verso il lavandino.
Questa sera sarò implacabile.
Usciamo nel vialetto. Ecco la Crossfire tirata a lucido.
Il viaggio per Aberdeen dura parecchio, sembra che Ethan non abbia la solita fretta; forse, come me, vuole godere il più possibile del tempo trascorso insieme.
Insiste nel trascinarmi nel negozio di abbigliamento femminile più lussuoso e alla moda . L’ho visto altre volte, ma solo da fuori, non ci sono mai entrata perché il mio budget non ha mai raggiunto livelli che mi permettessero anche il minimo acquisto lì dentro.
Ethan non fa una piega per l’eternità che impiego a provare i modelli che la commessa mi propone. Aspetta paziente e immobile e con lo sguardo attento giudica ogni mio cambio.
Naturalmente, per lui sto bene con tutto. Le commesse si intrattengono, per forza di cose, molto più con Ethan che con me e sono assolutamente sicura che si domandino cosa ci faccia uno come lui con una ragazza come me. Stanno morendo d’invidia, glielo leggo in faccia.
Ma Ethan, anche in questo, è impeccabilmente cortese. Risponde educato e si rivolge sempre a me, come se ogni decisione dipendesse sempre e solo da ciò che desidero io.
Alla fine, paga una cifra esorbitante, con un carta di credito superpatinata.
Mi sento in colpa. Sono in grande imbarazzo.
I Rochester sono ricchi. No. E’ riduttivo definirli ricchi. I Rochester hanno una quantità impressionante di denaro e ricchezze. Credo che la Terisoft System sia una delle prime cinquanta aziende del Paese.
«Cosa c’e?»
«Non voglio che tu spenda tutti questi soldi per me.»
«Ah no?»
Riflette, dalla faccia che fa direi che è divertito; poi si illumina perché ha trovato una soluzione.
«Consideralo un anticipo della nostra vita matrimoniale: ci si aspetta che io provveda a mia moglie e condivida con lei il mio tenore di vita, o no?»
Ho la risposta pronta, rimango seria:
«Io non ho così tanto da offrirti.»
Ethan guarda lontano, poi risponde con distacco:
«Non credo proprio.» guarda altrove, nervoso. «Credo che la tua vita… possa bastare»
Devo intervenire subito. Devo evitare che ricada nelle sue cupe riflessioni. Manderebbe a monte la serata, tutto il piacere di stare insieme…
«E’ vero hai ragione sei tremendamente in debito con me vampiro, dissangua il tuo portafoglio e andiamo a casa.»
La nostra serata continua nel modo più normale possibile, Ethan aspetta pazientemente che io finisca la mia insalata, e poi, finalmente è ora di salire in camera mia. Naturalmente nessuno ha posto rimedio al disordine di stamattina; se fossi come Endora schizzerei da un lato all’altro della stanza cercando inutilmente di rassettare, ma ho altre priorità, io.
Mi dileguo per andare a fare una bella doccia e infilo di corsa la porta del bagno.
In parte è vero che una doccia non mi farà male, ma più che altro devo… prepararmi ad una serata romantica con lui.
L’acqua scorre piano tra i capelli, tiepida per non opacizzare la lucentezza bruna dei riccioli. Le gocce si addensano sulla superficie della pelle che mia madre definisce di pesca… Ma a me sembra banalmente lontanissima dalla celebre “rosa inglese”. La spugna leviga le curve rotonde delle braccia del ventre e delle cosce che Endora invidia e che io detesto. Non sarò mai alta e slanciata come una modella e mi urta tremendamente sentirmi dire da Endora che sono un irresistibile dolcetto. La mano scivola di lato per un vero furto. È il sapone artigianale tutto burro. Scivola tra le dita come pasta e mi accarezza. Mentre risciacquo i capelli cerco di incoraggiarmi: devo avere fiducia in me stessa d’altra parte la volta precedente lo sforzo era stati premiato, eccome!
Scivolo in un perizoma nero sopra il quale abbottono velocemente una camicia morbida, senza mettere il reggiseno.
Mi specchio veloce, dò un occhiata di traverso agli occhiali posati sul mobiletto porta asciugamani e scuoto la massa di riccioli; mi viene un brivido a pensare quanto starei male con quell’arnese posato sul naso. Ritorno con lo sguardo alla mia immagine riflessa, invece così posso andare; il brivido mi ha regalato una trasparenza audace, complice la stoffa leggera della camicia.
Entro nella mia stanza e raccolgo con noncuranza i capelli con una matita, per lasciare scoperto il collo che esercita una così forte attrazione su di lui.
Rimango con le mani a mezz’aria, nel gesto di sistemare alla meglio la pettinatura improvvisata, perché mi sono appena resa conto che non siamo soli.
La delusione è cocente e per qualche secondo non riesco neanche ad aprire bocca, e neanche gli altri due vampiri presenti lo fanno. Silenzio assoluto.
Tristan è in piedi accanto alla finestra, non voglio neanche sapere di quale accesso si è servito per entrare in camera mia. Ethan è seduto sulla poltroncina del computer e lo fissa con occhi impazienti.
«Sì, lo so che vi ho rovinato il programma, Elizabeth non fare quella faccia.»
«Ehm... Che faccia?»
Che Tristan sia di colpo diventato loquace?
Il mio sguardo imbarazzato cade su Ethan ma lui sta fissando ancora il fratello.
«Sono venuto per Rebecca»
«Non è più un problema ormai.»
La voce di Ethan ha una sfumatura autoritaria.
«Ethan lasciami finire.»
Lo guarda con aria di rimprovero, poi, più sereno, torna a concentrarsi sul mio viso:
«Ho sentito qualcosa oggi, ma è stato tutto molto confuso, ho solo potuto avvertire Lenith che si congratulava con Rebecca per il lavoro svolto e la rassicurava sul fatto che Agatha, la sorella, è ancora viva.»
«E perché dovrebbe essere morta»
«Lo so che è assurdo ma i vento mi ha portato queste voci, la luce riflessa sull’acqua queste immagini...»
Tristan non sbaglia mai.
«Si ma ancora non riesco a capire cosa tutto questo abbia a che fare con noi.»
Ethan è serio, il viso imperscrutabile
«Non lo so neanche io. Voglio che tu ci rifletta Ethan, non dobbiamo sottovalutare questa situazione.»
Tristan si avvicina alla porta, sembra che la conversazione stia per terminare e che lui abbia scelto una via d’uscita convenzionale.
«Scusate.»
Senza voltarsi e senza aspettare risposta infila la porta
Ci lascia immobili e silenziosi. L’entusiasmo iniziale sembra essere sopraffatto dalla tensione.
«Cosa ne pensi Ethan?»
«Non lo so, ancora non riesco a comprendere, Lenith e i Quirites stanno tramando qualcosa.»
Con il nome di Lenith una cappa di piombo sembra calata sulla stanza. Solamente l’eco di quel nome dà i brividi. I Rochester ne parlano sempre a monosibillabi. Come qualche cosa di pericoloso… E so, perché lo ho capito, che nei confronti di questa figura, vige una sorta di tregua armata. Un patto di non aggressione …ma Lenith è stata, e sempre sarà, nemico giurato dei Rochester e del loro stile di vita così prossimo agli umani… Lenith no. Da ciò che ho ricostruito, sembra essere una specie di mostro di crudeltà inenarrabile… L’ho sentita nominare molte volte da Zachary e ora sentirla presente nella premonizione di Tristan mi lascia nello sgomento. Ethan mi si fa vicino e mi circonda con le braccia.
Forse è la mia incoscienza o forse la vicinanza con lui ma improvvisamente non riesco proprio a pensare a quanto questa Lenith possa essere pericolosa per noi.
«E’ inutile pensarci adesso, è ora di andare a letto.»
Ethan spegne la luce e mi raggiunge. Sono stata talmente rapida che ho fatto prima di lui.
Si stende accanto a me, non è poi così buio e io posso vedere l'espressione del viso. È preoccupato, la fronte aggrottata. Sembra che non riesca togliersi dalla testa le parole di Tristan.
Accidenti proprio ora doveva intromettersi con questa notizia! Mi stringo a lui piegando una gamba e circondandogli il bacino. So di aver osato troppo ancora una volta ma è stato più forte di me e ora non posso certo tornare indietro.
«Stai cercando di nuovo di provocarmi Elisabeth Campbell?»
Sembra che per un momento la premonizione non sia più nei suoi pensieri, ha un sorriso divertito e furbo adesso.
Sospiro, sono i miei di pensieri ad essere sovraffollati adesso. Senza volerlo ho richiamato alla mente le immagini di ieri sera, Thor e Mor, a casa Swanger.
Sono tormentata e indecisa. Stavolta prevale la sincerità.
«Ethan, tu non desideri mai qualcosa di più dal nostro rapporto?»
Breve silenzio
«Certo, fra poco ci sposeremo e tutti i miei desideri saranno realizzati.»
Ancora silenzio. È sinceramente confuso perché comprende che la risposta non mi ha lasciata soddisfatta. Basta con gli indugi, meglio dirla tutta e subito la verità.
«Ieri sera ho visto per caso Thorn e Mor fare l’amore…»
Istantaneamente il corpo di Ethan contro il mio diviene un fascio di muscoli contratti. Sento una vibrazione improvvisa attraverso gli abiti come se qualcosa pulsasse in lui furiosamente.
Ancora silenzio. Mi sento avvampare
«E…» Il suo vuole essere un incoraggiamento a proseguire.
«E anche io vorrei…»
Ma non ho il tempo di terminare la frase. Ethan si avvicina con il viso al mio e rimane a pochi millimetri dalle mie labbra per qualche istante. Poi, quando credo di non poter più resistere, mi salva da uno svenimento baciandomi con una passione e un trasporto che di solito reprime molto meglio. Ed è subito fuoco dentro di me. Poi, mentre le labbra cercano il mio collo, inizia a sbottonarmi la camicia.
Sono in fibrillazione e mentre mi sbottona approfondisco ancora di più il nostro bacio, come se, facendolo, potessi saziare la sete inestinguibile che ho di lui.
Poi, finalmente trova il mio petto ansimante di desiderio. Vi chiude le mani e si lascia sfuggire un gemito. Mai carezza fu tanto bruciante sulla mia pelle. Poi si scosta un po’ e mi guarda come ipnotizzato. La sua voce è un soffio roco:
«Mio Dio, Elizabeth sei meravigliosa.»
I suoi occhi hanno perso ogni traccia di normalità, sono quelli magnetici di un felino predatore.
Abbassa il viso sul mio petto e vi schiude la bocca. Non ho più il controllo del corpo e dei desideri, sono in balìa delle sue labbra, della carezza umida della sua lingua, dell’audacia delle sue mani.
I suoi baci scatenano un istinto troppo devastante, non oso pensare tra poco… quando avanzerà nell’esplorazoine del mio corpo. Ma non c’è tempo di pensare.
La mano scivola instintivamente su di lui, sopra gli indumenti. Ethan ringhia forte mi spaventa, mi desidera. Non so che cosa mi sia preso, devo essere impazzita. Ma tutto ciò che accade è più forte di me e la mano scivola sotto la cintura, sotto i jeans.
Lo vedo staccarsi dal mio seno e guardarmi con occhi famelici.
Ho paura.
Ma il mio corpo non aspetta altro che lui.
Le mie dita armeggiano con la fibbia della cintura mentre mi sovrasta. Segue con lo sguardo attento i movimenti. Il corpo contratto e gli occhi sbarrati vedo i jeans scivolare sui fianchi nudi. .
Lui non molla neanche per un momento i miei occhi, sembra penetrarmi con i suoi, nello sforzo inutile di carpire qualcosa dai miei pensieri. Ma tutto questo gli è precluso.
Carezzare Ethan è indescrivibile. La pelle è serica e dura al tatto, fredda e perfetta sotto la mano; ogni muscolo si contrae al mio passaggio e guizza sotto le mia dita. Non so cosa mi aspetta. Avverto insieme tutta la potenza del pericolo e la sua ineluttabilità.
Ethan intuisce i miei desideri e distribuisce i suoi baci sul ventre poi scende. Oramai ho perso ogni compostezza. Ma quando penso di non poter sopportare altro, Ethan mi sorprende con un’iniziativa tanto ardita da farmi fremere. Scende fino alla parte più nascosta di me. Difficile capire che cosa provo tra imbarazzo, paura e piacere. Inizia una lenta e indescrivibile tortura dei sensi. Mi piacerebbe controllare la smania che mi governa ma non posso. Ora sono del tutto fuori controllo, ansimo sudata e in cerca d’aria, non posso più resistere.
Ethan è immerso dentro di me, il viso una maschera trasformata dal desiderio, nei suoi occhi il luccichio del predatore e la paura si fa eccitazione
«Non ho paura Ethan, non ho paura!»
Non so neanche io quel che dico. Poi, all’improvviso, ecco le onde successive del piacere. Un’onda di piacere più forte salire, salire, salire e toccare il culmine. Ora l’onda mi sta sommergendo, ancora di più, sempre di più e poi diventa eccessiva, violenta, insopportabile. Esausta, mi accascio sul suo corpo.
Dolcemente, liquidamente, anche il suo corpo si esprime su di me. Ansimante sul petto di Ethan, lo sguardo vola alla finestra.
È in questo momento che lo vedo: gli occhi verdi di Thorn Swanger ci stanno fissando nel buio della notte.


Succede tutto in una frazione di secondo.
Ethan, da sdraiato, balza in posizione di attacco, acquattato come un felino pronto a scattare, i muscoli tesi e guizzanti e i denti scoperti, mi fa scudo con il suo corpo nudo. Con un gesto fulmineo tiro su il lenzuolo per coprirmi alla meno peggio, visto che sono anche io completamente nuda.
«Ci stavi spiando schifoso bastardo.»
La voce di Ethan ridotta a un sibilo mi fa rabbrividire dalla ferocia, è malevola e pericolosa.
«Te ne pentirai amaramente perché saranno i tuoi ultimi ricordi.»
So che non scherza, si mette veramente male, devo intervenire se voglio salvare la vita di Thorn. È vero, sono imbufalita anch’io per questa intromissione assurda, ma non posso permettere che Thorn muoia stasera solo per ciò che imprudentemente ha visto.
«Ethan ti prego non fargli del male.»
Thorn incoscientemente si avvicina a noi di un paio di passi, il suo sguardo è diffidente ma non impaurito, piuttosto curioso; non capisco come possa essere così imprudente da avvicinarsi ancora.
Poi, seguendo la traiettoria dei suoi occhi mi accorgo con orrore che sta guardando uno dei miei seni che sono riuscita a coprire solo in parte e che fa capolino da sotto il lenzuolo. Avvampo di vergogna e cerco di coprirmi alla meno peggio: sono una stupida, sicuramente ha visto ben di più fino a questo momento.
Ethan non se ne è accorto perché sto dietro di lui, altrimenti Thorn avrebbe già gli occhi penzoloni dalle orbite, evento che non è ancora del tutto scongiurato.
«Thorn Swanger ma si può sapere che ti salta in mente, ora sei diventato un guardone?»
La mia voce è stridula dalla paura. Thorn si riscuote da quello stato catatonico e ride forte.
«Cacchio Elizabeth è proprio forte detto da te.»
«Dovrei staccarti la testa Swanger.»
So che questa è l’ultima minaccia di Ethan, poi agirà.
«Ehi calma Rochester, sto solo ricompensando Elizabeth con la sua stessa moneta.»
Avvampo di vergogna, poi mi faccio di mille colori, infine incenerisco Thorn con uno sguardo.
Ethan lo fissa con aria di sfida.
-Ah allora non te l’ha detto, perchè non glielo hai detto Elizabeth? Ok lo farò io. Sai Ethan ieri sera Elizabeth si è appostata dietro la finestra della mia camera e mi ha spiato mentre mi ….come dirlo mi…intrattenevo a letto con Mor -
La sua faccia ha un’espressione talmente beata mentre, dopo aver condannato se stesso a morte, tenta di incasinare pure me; ma lui, da emerito cretino qual’è non se ne accorge proprio.
Ethan indugia, sicuramente perché vuole avere un quadro completo della situazione, ma la sua faccia è rimasta pietrificata in un ringhio spaventoso.
Intanto Thorn, malevolo e incosciente, affonda il coltello nella piaga.
-Forse immaginavi come deve essere farlo con un uomo caldo visto che tu ti ritrovi un ghiacciolo come fidanzato. Comunque sono qui anche per questo. Sono disposto a immolarmi per la tua causa se un giorno vorrai approfittare….-
Allarga le braccia in maniera significativa.
È una frazione di secondo, non fa neanche in tempo a terminare la parola che Ethan, completamente nudo, gli salta addosso in un baleno. Non lo vedo quasi per quanto è veloce e fulmineo il suo balzo, sembra un predatore che si avventa affamato sul suo pasto.
Lo prende alla sprovvista colpendolo con il ginocchio nello stomaco, poi con un colpo secco gli torce il braccio dietro la schiena curvandoglielo in maniera innaturale. Thorn urla di dolore. Vedere Ethan in quella situazione è a dir poco spaventoso.
Io sono rintanata in un angolo della stanza e assisto a questa scena raccapricciante e di inaudita violenza. Ethan lascia per un momento la presa e Thorn stramazza a terra tenendosi con l’altra mano il braccio offeso. Ma è solo un attimo, con mio grande orrore lo afferra di nuovo, stavolta per il collo, stringendolo con una sola mano e lo alza da terra.
Thorn annaspa in cerca dell’aria che non gli affluisce più dalla trachea, costretta dalla morsa stritolatrice. Io sono terrorizzata, il mio volto rigato dalle lacrime, singhiozzo per quello strazio al quale devo assistere impotente.
Devo fare qualcosa altrimenti lo ucciderà.
-Ethan ti prego lascialo-
Al suono disperato della mia voce Ethan si gira verso di me, forse avrei preferito che non l’avesse mai fatto, mi guarda con due occhi scarlatti carichi di odio e violenza.
«Ai tuoi ordini.» mormora in tono sarcastico e velenoso, poi inaspettatamente come se l’operazione non richiedesse alcuna forza, scaraventa Thorn fuori dalla finestra.
Sono letteralmente scioccata da ciò che ho visto; corro ad affacciarmi, ma Thorn è già sparito nella notte. Per fortuna è stato solo un bel salto. Spero sia fuggito a casa sua, a medicarsi le ferite e a riflettere sulla assurda ambizione a morire giovane.
Indugio ancora affacciata nel freddo della notte, non voglio girarmi, tremo di paura al pensiero della furia di Ethan, ma è meglio averlo davanti che dargli le spalle. Non faccio in tempo a pensarlo, una morsa fredda di acciaio mi circonda le braccia e mi obbliga a girami.
Ethan è nudo davanti a me, furioso con me come mai lo avevo visto nella mia vita; quella sera a casa sua era stato niente in confronto a quanto può essere furente in quel momento.
Ma, da vera incosciente quale sono, oltre al terrore riesco a pensare solo a una cosa: è bellissimo, no di più è la perfezione personificata, il suo volto divino non ha più il connotato malizioso ed elegante di ogni giorno, è a dir poco… terrificante.
Ancora una volta mi ritrovo ad averne paura e la cosa che più mi sconcerta è che mi piace, temerlo me lo fa desiderare come non mai.
Ancora una volta la mia incoscienza prevale sull’istinto di sopravvivenza.
Interrompe i miei pensieri prendendomi per le spalle e facendomi sbattere contro il muro con sgarbo, provocandomi sicuramente una contusione, poi mi alza le braccia oltre la testa tenendole con la stretta d’acciaio di una mano sola e comincia a sibilare
«Sei tanto preoccupata che possa fare del male al tuo amico?»
Le ultime parole le pronuncia astioso e tagliente:
«Ma quale amico Ethan, io Thorn lo conosco a malapena!»
«Dimmi cosa vuoi Elizabeth e sarò felice di dartelo.»
Si è fatto volgare, la sua voce sensuale, nel suo sguardo un luccichio folle di gelosia.
Sembra leggermi nel pensiero e mi gira di scatto, spingendomi contro il muro, mi strappa il lenzuolo di dosso e si impone con il suo corpo contro il mio facendolo aderire alla mia schiena.
«È questo che vuoi? Tutto qui?»
Preme con tutto sè stesso, contro il mio corpo, soprattutto in basso dietro, tra i lombi.
È tremendamente eccitante e terrorizzante nello stesso tempo. Vorrei rispondere sì, ma per quanto assurdo possa essere per una come me che ha scelto la morte, temo troppo per la mia vita in questo momento per assecondare il mio desiderio.
«E’ questo che sei andata a cercare da lui?»
Mi preme di nuovo contro il bacino.
«Ti accontento.»
Dovrei morire di paura e già lo sto facendo, ma il mio corpo comincia a tradirmi e Ethan se ne è accorto, e ciò sicuramente lo rende ancora più feroce.
Si, Ethan ha ragione, non mi sarei mai incantata a guardare Thorn se fossi del tutto appagata del mio rapporto con lui
«Sì ti desidero Ethan. Con tutta me stessa.»
È un sussurro il mio, spaventato ed eccitato insieme.
Oramai sono in questa situazione, il cuore mi batte all’impazzata nel petto, il mio corpo non mi obbedisce più ed è scosso da tremori inconsulti, il sangue mi imporpora le guance, sono nuda , indifesa, sola in casa con un predatore formidabile. Chissà fino a che punto Ethan vorrebbe bere il mio sangue in questo momento. Il solo pensiero mi dà un brivido; è in questo momento che lui si fa ancora più vicino, ho il suo respiro freddo e affannato sul collo.
Mi tiene ancora ferme le braccia con una stretta micidiale e i polsi mi dolgono non poco.
«Ethan, ti prego mi stai facendo male.»
Ho le lacrime agli occhi. Cerco di girami e stavolta me lo permette.
Quando siamo occhi negli occhi, il suo viso trasfigurato dalla furia mi incanta e non posso fare a meno di tuffarmi incoscientemente sulle sue labbra. Dimentico il dolore e la paura e assaporo la dolcezza fresca della sua bocca. Ethan rabbioso e prepotente, ricambia il mio bacio,.
«Hai paura Elizabeth.»
Non è una domanda, è un’affermazione.
Si ho paura; ma non manca molto al matrimonio, non può accadere tutto per la sua gelosia, non posso fare l’amore con Ethan per la prima volta perché Thorn si è messo tra noi.
«Ti prego Ethan non deve succedere per colpa di Thorn.»
«Tu sei mia Elizabeth e io con ciò che è mio faccio ciò che voglio.»
No, non posso correre questo rischio, se Ethan perdesse il controllo e mi trasformasse ora in un vampiro, dovrei lasciare mia madre all’improvviso senza poterle dire addio. E, cosa più importante, Ethan è talmente furioso che ora sarebbe capace di uccidermi.
Mentre lotto contro me stessa per reprimere la mia passione, sento le mani di Ethan risalire dai miei fianchi e fermarsi una sul seno, l’altra sul collo, poi la sua bocca si stacca dalla mia e scende lungo il mento; percorre avanti e indietro il mio collo morbido, avanti e indietro e ancora avanti e indietro.


Ethan

Continuo nervoso a cambiare un cd dopo l’altro, nessuna musica va bene oggi. Mi sto sforzando di non pensare a ciò che è successo due sere fa ma i ricordi sono martellanti e continui, non mi lasciano requie.
Loro sanno, grazie a Tristan naturalmente; questa è una di quelle volte che vorrei disperatamente un po’ di privacy.
A mio padre non sarebbe mai successo di perdere il controllo come è accaduto a me, non avrebbe mai potuto fare del male alla sua amata.
Continuo ad armeggiare nervoso con lo stereo e i pensieri fluiscono inesorabili come le note, anche se non voglio pensare.
Chissà quanti lividi le avrò lasciato su quel corpo che adoro, chissà i suoi polsi come saranno ridotti, chissà come soffriva quando li stringevo nella mano senza pietà…
Non posso farci niente, le immagini mi si impongono vivide e potenti: io che accosto la mia bocca al collo di Elizabeth, lei che non si sottrae anche se trema di paura, il cuore sembra uscirle dal petto tanto ha terrore di me ed io accecato dal quel pompare furioso della sua linfa vitale, avido di quel nettare dolce e corroso dentro da un sentimento sconosciuto, la gelosia, le spingo i denti oltre la carne tenera e la penetro con i miei canini impietosi.
E poi, una sensazione mai provata. Ho bevuto il sangue di molti uomini in passato, ho ucciso e mi sono nutrito di loro per anni e anni ma mai ricordo di aver provato una dolcezza simile.
Il sangue di Elizabeth è l’apice del piacere per la mia natura. Mi scuoto, mi faccio orrore, ma è la verità.
Chiudo gli occhi, non voglio pensare, non voglio pensare, ma le immagini mi si impongono ancora più prepotenti, i ricordi mi sovrastano.
Elizabeth che mi offre di nuovo il collo, incosciente, innamorata, pronta a morire per me ed io, che non so come, riesco in un momento, a capire cosa sto facendo, riesco a domare la bestia che si nasconde in me, a far prevalere la ragione sull’istinto.
Io che le succhio il veleno che le ho inoculato, io che mi impongo di non essere me stesso, che mi obbligo ad andare contro la natura che vorrebbe prosciugarla e lotto contro tutto me stesso per strapparla alla morte.
Sbatto la mano sul piano di rovere, basta, non ce la faccio più.
Poi sento un tocco sulla mia spalla, mi giro, è mio padre che mi guarda con occhi pieni di compassione e di affetto.
«Ethan, non puoi punirti per quello che è successo. Elizabeth sa cosa siamo, sa che cosa sei. Non puoi combattere contro la tua natura.»
La sua mano sulla mia spalla e le sue parole per un momento mi convincono che potrebbe essere davvero così, ma solo per un momento. Non ho scuse, non ho giustificazioni per ciò che ho fatto.
«Vieni facciamo due passi,»
Tristan ha sentito il mio stato d’animo, forse faccio pena anche a lui
Ok, male non mi farà.
Usciamo di casa e ci inoltriamo nella foresta; mentre corriamo senza una meta precisa comincio ad avvertire l’odore di un gruppo di capriloli, anche Tristan lo sente e mi supera per raggiungerlo. Corro, cercando ancora di liberarmi da tutti i pensieri che mi affollano la testa, sono furioso con me stesso.
Forse anche io mi sarei comportato come Elizabeth se fossi stato al suo posto…Forse ha bisogno davvero di fare l’amore con me, come io sento di averlo di lei.
Mi viene da pensare alla posizione in cui l’ho costretta, alla voglia di impossessarmene con forza, con rabbia, di sentirla mia, assolutamente mia.
Se penso che stavo per prenderla così, in un eccesso di rabbia, che avrei potuto trasformarla senza darle l’opportunità di congedarsi dai suoi genitori proponendo loro una realtà accettabile, se penso che in preda alla furia avrei potuto anche ucciderla .
Se penso che è tutto per colpa di quel bastardo che l’ha vista nuda, che ha visto il corpo che è riservato a me solo, che ha violato la nostra intimità, che si è appropriato della visione di Elizabeth che mi dà piacere, di lei che mi soddisfa come mai avrei immaginato.
Avrei dovuto ucciderlo quella sera, ed ero pronto a farlo se lei non mi avesse fermato, avrei fatto della sua stanza il mattatoio di Thorn Swanger, se solo fossimo stati io e lui.
Mi avvento sulla mia preda. E’ un capriolo grande, resistente, ma non può nulla contro di me. Si dibatte un po’, mentre lo uccido senza neanche sporcarmi le mani.
Anche Tristan intanto si è nutrito.
«Non potete più aspettare Ethan, è diventata una situazione troppo pericolosa.»
Tristan ha ragione. Non si può più attendere. Devo a tutti i costi anticipare il matrimonio con Elisabeth. Glielo dirò questa sera stessa, quando andrò a chiederle perdono in ginocchio per il mio comportamento infame. E sono sicuro che mi dirà di sì.


Edited by gaiottina1 - 13/7/2009, 16:40
 
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mi¢æla
CAT_IMG Posted on 1/7/2009, 17:56




CITAZIONE
Mentre scendo dall’auto vedo un gruppetto sparuto dall’altra parte della strada, sono quattro ragazze che si danno di gomito e sembrano osservarci divertite. Ethan ridacchia mentre chiude lo sportello con un colpo secco
«Ma che hanno quelle?» il mio tono è un po’ seccato.
Ethan non riesce a rimanere serio.
«Vuoi saperlo davvero?»
«Certo.»
«Stanno pensando a come sei fortunata ad avere fra le mani un bel ragazzo come me e… stanno scommettendo se proverai a baciarmi e se io ricambierò il tuo bacio.»

CITAZIONE
Basterebbe che lui irrompesse in cucina guardandola intensamente negli occhi, per carpirle ogni segreto. E in ogni caso non potrei fare nulla per evitarlo

allora allora...
io devo chiedere perdono in ginocchio a gaia e folgo!!!!
vi sto trascurando i capitoli revisionati!!!
ma mi sfugge proprio il tempo... tra lo studio le chiacchiere su titoli e robe varie... e la scrittura....
ora mi sono messa a leggere questo capitolo (4)... lo so sono andata direttamente a questo nons o perché.... ho iniziato a leggere e via....

dunque, vi ho citato quelle due frasi... parlo al plurale perché il lavoro di revisione lo state facendo in due.
allora, io da esterna dalla prima, capisco che ethan riesce a cogliere i pensieri delle ragazze senza particolari sforzi.
dalla seconda invece che ethan coglie i pensieri SOLO se gli sguardi si incontrano e si fissano intensamente....

ehm.. non so se rendo l'idea.... :unsure:

comunque, non ve li ho ancora fatti.. .complimenti per l'ottimo e duro lavoro che state facendo... è completamente un'altra storia!!!!
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 1/7/2009, 19:26




Grazie micaela!!!Meno male che qualcuno viene qui, mi sentivo sola sola, sempre io e folgarata e basta!!!
Nel primo paragrafo pensavo si capisse che lui guarda per "avvertire" ma evidentemente no. Si, guardando egli occhi Ethan avverte i pensieri e le volontà
 
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mi¢æla
CAT_IMG Posted on 1/7/2009, 19:38




gaia pazienta ancora 9 giorni poi ti scasso :D ed anche da folgo eheheheh tremate!!!

ok torniamo seri
sì, si capisce che Ethan con lo sguardo avverte pensieri e volontà...
il punto da limare secondo me è che Ethan ha avvertito i pensieri delle ragazze, ma la domanda è:
c'è stato lo sguardo "intenso" tra lui e quelle ragazze, così che lui ha avvertito i ragazzi?
volevate farlo arrivare implicitamente che prima le aveva fissate?
oppure era una svista?

mmm non so...
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 1/7/2009, 19:41




Adesso rivedo perchè forse non si capisce bene...
lo capisco l'affanno. Io stasera ho douto mettere oki sotto la lingua tanto era il mal di testa. Qusto per dire che ho passato una giornata allucinante,. E' un periodo veramente non una giornata!!!
Passerà pure questa!
Vado a finire la cucina, tono verso le 22:30 per un salutino
Bacino
 
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mi¢æla
CAT_IMG Posted on 1/7/2009, 19:42




io e il mal ditesta conviviamo XD oki è anche un mio grande amico
sta mattina l'ho detto a mia madre, che per quando preparerò le valige mi devo fare la scorta di Oki e tachipirina ahahhaha...

a dopo, bacino !!

Edited by mi¢æla - 1/7/2009, 21:02
 
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178 replies since 24/6/2009, 17:29   9418 views
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