Cap 5
Gelosia
ElizabethQuesta mattina il sole non vuole saperne di uscire.
È nascosto sotto una coltre di nubi e probabilmente lì rimarrà, l’ha detto Tristan quindi non posso dubitarne. Se c’è una persona in grado di ascoltare la natura quella è lui. Il sole si è levato da un bel pezzo; mi tiro su a sedere sul letto e mi stiracchio per bene. Il primo pensiero che metto a fuoco, mio malgrado, è il ricordo di ieri sera.
Thorn che affonda nelle cosce di Mor, Thorn che le entra dentro con forza, Thorn che le dà quello che vuole, Thorn che si gira verso la finestra e vede me….
Basta pensare: non è successo, farò finta che non sia mai accaduto.
Assurdo pensare che io sia diventata una pervertita! O forse sì, non lo so, perché a dirla tutta è stato vederli insieme che mi ha turbata così.
Ora basta davvero!
Infilo una mano nella mia chioma selvaggia, in cui il sonno notturno ha sicuramente moltiplicato i nodi. Ahi che male! Avrei agito di forchettone, ma dopo. Maledetti riccioli, ribelli in ogni circostanza e nessun aspetto positivo.
Una rapida occhiata intorno: questa stanza è un disastro, mi stupisco come mia madre non mi abbia ancora precettato per una riordinata obbligatoria. Che non sarà oggi, per stamani ho altri programmi.
Ethan è a caccia, il nostro matrimonio è vicino, mancano solo venti giorni e lui, sempre molto prudente, ha deciso di nutrirsi con scrupolo ogni giorno, anzi, ogni alba o ogni crepuscolo per prepararsi. A dire il vero, in questi ultimi giorni non facciamo che parlare del matrimonio; a dire il vero quella che ne parla sono quasi sempre io. Ethan acconsente ad ogni mia richiesta, sorride ogni volta che esprimo un desiderio su un dettaglio o una musica o un particolare della cerimonia. Sorride perché già pensa a come accontentarmi e come predisporre tutto perché il risultato sia quello che desidero io. È così ogni volta con lui, è così per tutto.
Ma quando chiudo gli occhi e cerco di immaginare come sarà quel giorno, non riesco a visualizzare niente, mi viene in mente solo che la cosa più importante è stare con Ethan, per sempre. Il resto non conta.
Poi finalmente, quando tutto sarà finito, diventerò come lui, sarò una vera Rochester di nome e di fatto. Lo abbiamo concordato, non ci sarà momento migliore, anche se Ethan è sempre molto preoccupato che qualcosa possa andare storto.
Alle complicazioni è meglio non pensare, perché potrebbero essercene molte: Ethan potrebbe sentirsi sopraffatto dal suo istinto e finirmi seduta stante, il suo autocontrollo potrebbe venire meno proprio nel momento più delicato. Non sarebbe la prima volta per quelli della loro specie, Pamela mi ha raccontato di molti tentativi di vampirizzazione finiti male. Sfioro il collo con la mano, in realtà, anche nella migliore delle ipotesi, la paura di soffrire è tanta, sia nel corpo sia nell’anima soprattutto per la perdita dei miei affetti. Solo di mia madre a dire il vero, l’unica persona che mi rimane da quando mio padre ci ha lasciate.
Ogni volta che mi soffermo sulle conseguenze della mia scelta, una vena di tristezza turba il mio buonumore. La scaccio subito, con tutta l’energia che posso: tutto ciò mi porterà finalmente a Ethan, niente vale di più, non c’è sacrificio o pericolo che non affronterei per l’amore della mia vita. E della mia morte.
Naturalmente il matrimonio avrebbe avuto come conseguenza immediata e affatto trascurabile, la piena condivisione di una vita intima… Sorrido al pensiero portando le ginocchia al petto e visualizzando ad occhi aperti Ethan, quella notte in camera sua, come non l’avevo visto mai, sconvolto, selvaggio, fuori di sé e soprattutto nudo.
Mi manca il fiato se penso al suo viso stravolto, alla perfezione dei muscoli definiti, alla sete di possesso che aveva di me… Ancora quel nodo alla gola che mi prende quando penso agli occhi viola come lampi in una notte di temporale.
Ora basta sognare a occhi aperti. Non c’è più tempo da perdere, devo prepararmi in fretta, perchè Ethan si materializzerà entro mezz’ora e avremmo un giorno per noi due, per fare shopping e poi… Finalmente una serata tranquilla a casa mia.
È tutto programmato, mia madre ha il turno serale, e per fortuna non rientrerà prima dell’una.
Con la determinazione della volta scorsa e nonostante quella grandissima disgraziata di Rebecca, ci sono stati grandi progressi.
Forse questa sera, se non arrivare fino in fondo, ci sarebbe stato un altro passo avanti nel nostro rapporto…
Arrivo in fretta in bagno e mi butto sotto il getto dell’acqua tiepida; subito dopo è il momento delicato dei vestiti. La scelta è quasi obbligata, è proprio per questo che usciamo, per rimediare alla povertà evidente del mio guardaroba! Infilo i soliti jeans e un maglione scollato a V rosa antico.
Il collo deve essere rigorosamente scoperto, coglierò ogni occasione per offrirlo a Ethan. Un occhiata allo specchio, il mio brufolo sta guarendo per fortuna. Mai cantare vittoria però, ce ne sarà di sicuro un altro pronto a spuntare domani. Guardo ancora un po’ la mia immagine riflessa; è sfocata. Le lenti non le sopporto e sugli occhiali mi rifiuto. È vero, ogni tanto mi gira un po’ la testa, ma proprio non sopporto quell’orribile montatura che mi fa sembrare dieci anni più vecchia. Ok posso andare, non credo che per oggi riuscirei a fare un lavoro migliore di così.
Un paio di colpi decisi alla porta, è sicuramente lui. Scendo le scale due gradini alla volta, con il cuore che mi batte forte.
Ethan è semplicemente stupendo, si staglia contro il grigio del cielo di Forres in tutta la sua bellezza, gli occhi blu come pietre preziose sorridono fra le ciglia nere, le labbra sensuali accennano un sorriso, indossa una maglia bianca che fa risaltare i muscoli definiti del petto e jeans scuri, l’ennesimo paio, sempre diverso dagli altri.
Da quando lo conosco mi sembra che non abbia mai messo due volte il medesimo indumento, le scarpe… A quelle non ci arrivo neanche. Sono troppo abbagliata da lui.
«Ciao.»
La voce è il colpo di grazia, mi viene da svenire.
«Ciao.»
Si avvicina e mi dà un bacio, di quelli veloci solo per salutarmi. Il suo respiro freddo mi inebria come sempre, nel complesso mi sento un po’ confusa.
«Tutto bene?»
Mi guarda con tenerezza e poi mi incalza subito con un’altra domanda
«Hai mangiato stamattina?»
«Si, beh… no a dire il vero; se hai cinque minuti di pazienza cerco di mandare giù un po’ di cereali. Ho fatto un po’ tardi perché mia madre è uscita presto e non mi ha svegliata.»
Mi giro verso il lavandino in cerca di una tazza. È vero che Endora non mi ha svegliata ma io neanche gliel’ho chiesto…Sto diventando proprio una cattiva ragazza.
Anche girata non mi sento ancora pienamente padrona di me.
Elizabeth ma perché fai così, lo vedi ogni giorno.
Ethan con un movimento etereo mi si è posizionato dietro, le mani fredde poggiate sui miei fianchi.
«Fai con calma, sai che ho pazienza; ho tutto il tempo del mondo amore mio.»
Queste parole! Ho un flash back: Ethan con la testa scura fra le mie gambe e mi dice proprio quelle parole “Devi avere pazienza amore mio”.
Un’ondata di desiderio mi trapassa il petto. Ethan intanto ha posato le labbra fredde sul mio collo e lo percorre fin dietro l’orecchio odorando la mia pelle. Sicuramente ai suoi sensi non può sfuggire la reazione fisiologica alla sua vicinanza.
Questa consapevolezza non aiuta.
«Qualcosa ti turba stamattina?»
È delicato nel suo movimento e il suo profumo mi sta facendo impazzire.
Devo girarmi. Scopro il suo sguardo concentrato su di me, l’espressione è maliziosa.
Lui sa, perché ha percepito i segnali inequivocabili.
Mi avvicino con il viso, la necessità di averlo mi sta logorando dentro. Devo farlo, devo. Le mie labbra conquistano le sue e dopo averle assaggiate un po’ timidamente, prendono a divorare smaniose la sua bocca. Non mi sento affatto amichevole, solo desiderosa di lui in maniera insopportabile. Ethan risponde al mio bacio con la passione di cui ho bisogno.
Essere ricambiata mi fa sentire sicura e amata proprio come ho bisogno di sentirmi quando sono fra le sue braccia.
Poi, come al solito, sul più bello, Ethan si irrigidisce e mi scosta con dolcezza.
Si è fatto di sasso. Mi inchioda con lo sguardo.
«Vuoi farli questi acquisti?»
È divertito, sicuramente, ma ho l’impressione che si senta anche molto tentato da questa mia nuova iniziativa; lo avverto da come si irrigidisce quando mi avvicino, da come mi rifugge a malincuore.
Sbuffo e mi giro nuovamente verso il lavandino.
Questa sera sarò implacabile.
Usciamo nel vialetto. Ecco la Crossfire tirata a lucido.
Il viaggio per Aberdeen dura parecchio, sembra che Ethan non abbia la solita fretta; forse, come me, vuole godere il più possibile del tempo trascorso insieme.
Insiste nel trascinarmi nel negozio di abbigliamento femminile più lussuoso e alla moda . L’ho visto altre volte, ma solo da fuori, non ci sono mai entrata perché il mio budget non ha mai raggiunto livelli che mi permettessero anche il minimo acquisto lì dentro.
Ethan non fa una piega per l’eternità che impiego a provare i modelli che la commessa mi propone. Aspetta paziente e immobile e con lo sguardo attento giudica ogni mio cambio.
Naturalmente, per lui sto bene con tutto. Le commesse si intrattengono, per forza di cose, molto più con Ethan che con me e sono assolutamente sicura che si domandino cosa ci faccia uno come lui con una ragazza come me. Stanno morendo d’invidia, glielo leggo in faccia.
Ma Ethan, anche in questo, è impeccabilmente cortese. Risponde educato e si rivolge sempre a me, come se ogni decisione dipendesse sempre e solo da ciò che desidero io.
Alla fine, paga una cifra esorbitante, con un carta di credito superpatinata.
Mi sento in colpa. Sono in grande imbarazzo.
I Rochester sono ricchi. No. E’ riduttivo definirli ricchi. I Rochester hanno una quantità impressionante di denaro e ricchezze. Credo che la Terisoft System sia una delle prime cinquanta aziende del Paese.
«Cosa c’e?»
«Non voglio che tu spenda tutti questi soldi per me.»
«Ah no?»
Riflette, dalla faccia che fa direi che è divertito; poi si illumina perché ha trovato una soluzione.
«Consideralo un anticipo della nostra vita matrimoniale: ci si aspetta che io provveda a mia moglie e condivida con lei il mio tenore di vita, o no?»
Ho la risposta pronta, rimango seria:
«Io non ho così tanto da offrirti.»
Ethan guarda lontano, poi risponde con distacco:
«Non credo proprio.» guarda altrove, nervoso. «Credo che la tua vita… possa bastare»
Devo intervenire subito. Devo evitare che ricada nelle sue cupe riflessioni. Manderebbe a monte la serata, tutto il piacere di stare insieme…
«E’ vero hai ragione sei tremendamente in debito con me vampiro, dissangua il tuo portafoglio e andiamo a casa.»
La nostra serata continua nel modo più normale possibile, Ethan aspetta pazientemente che io finisca la mia insalata, e poi, finalmente è ora di salire in camera mia. Naturalmente nessuno ha posto rimedio al disordine di stamattina; se fossi come Endora schizzerei da un lato all’altro della stanza cercando inutilmente di rassettare, ma ho altre priorità, io.
Mi dileguo per andare a fare una bella doccia e infilo di corsa la porta del bagno.
In parte è vero che una doccia non mi farà male, ma più che altro devo… prepararmi ad una serata romantica con lui.
L’acqua scorre piano tra i capelli, tiepida per non opacizzare la lucentezza bruna dei riccioli. Le gocce si addensano sulla superficie della pelle che mia madre definisce di pesca… Ma a me sembra banalmente lontanissima dalla celebre “rosa inglese”. La spugna leviga le curve rotonde delle braccia del ventre e delle cosce che Endora invidia e che io detesto. Non sarò mai alta e slanciata come una modella e mi urta tremendamente sentirmi dire da Endora che sono un irresistibile dolcetto. La mano scivola di lato per un vero furto. È il sapone artigianale tutto burro. Scivola tra le dita come pasta e mi accarezza. Mentre risciacquo i capelli cerco di incoraggiarmi: devo avere fiducia in me stessa d’altra parte la volta precedente lo sforzo era stati premiato, eccome!
Scivolo in un perizoma nero sopra il quale abbottono velocemente una camicia morbida, senza mettere il reggiseno.
Mi specchio veloce, dò un occhiata di traverso agli occhiali posati sul mobiletto porta asciugamani e scuoto la massa di riccioli; mi viene un brivido a pensare quanto starei male con quell’arnese posato sul naso. Ritorno con lo sguardo alla mia immagine riflessa, invece così posso andare; il brivido mi ha regalato una trasparenza audace, complice la stoffa leggera della camicia.
Entro nella mia stanza e raccolgo con noncuranza i capelli con una matita, per lasciare scoperto il collo che esercita una così forte attrazione su di lui.
Rimango con le mani a mezz’aria, nel gesto di sistemare alla meglio la pettinatura improvvisata, perché mi sono appena resa conto che non siamo soli.
La delusione è cocente e per qualche secondo non riesco neanche ad aprire bocca, e neanche gli altri due vampiri presenti lo fanno. Silenzio assoluto.
Tristan è in piedi accanto alla finestra, non voglio neanche sapere di quale accesso si è servito per entrare in camera mia. Ethan è seduto sulla poltroncina del computer e lo fissa con occhi impazienti.
«Sì, lo so che vi ho rovinato il programma, Elizabeth non fare quella faccia.»
«Ehm... Che faccia?»
Che Tristan sia di colpo diventato loquace?
Il mio sguardo imbarazzato cade su Ethan ma lui sta fissando ancora il fratello.
«Sono venuto per Rebecca»
«Non è più un problema ormai.»
La voce di Ethan ha una sfumatura autoritaria.
«Ethan lasciami finire.»
Lo guarda con aria di rimprovero, poi, più sereno, torna a concentrarsi sul mio viso:
«Ho sentito qualcosa oggi, ma è stato tutto molto confuso, ho solo potuto avvertire Lenith che si congratulava con Rebecca per il lavoro svolto e la rassicurava sul fatto che Agatha, la sorella, è ancora viva.»
«E perché dovrebbe essere morta»
«Lo so che è assurdo ma i vento mi ha portato queste voci, la luce riflessa sull’acqua queste immagini...»
Tristan non sbaglia mai.
«Si ma ancora non riesco a capire cosa tutto questo abbia a che fare con noi.»
Ethan è serio, il viso imperscrutabile
«Non lo so neanche io. Voglio che tu ci rifletta Ethan, non dobbiamo sottovalutare questa situazione.»
Tristan si avvicina alla porta, sembra che la conversazione stia per terminare e che lui abbia scelto una via d’uscita convenzionale.
«Scusate.»
Senza voltarsi e senza aspettare risposta infila la porta
Ci lascia immobili e silenziosi. L’entusiasmo iniziale sembra essere sopraffatto dalla tensione.
«Cosa ne pensi Ethan?»
«Non lo so, ancora non riesco a comprendere, Lenith e i Quirites stanno tramando qualcosa.»
Con il nome di Lenith una cappa di piombo sembra calata sulla stanza. Solamente l’eco di quel nome dà i brividi. I Rochester ne parlano sempre a monosibillabi. Come qualche cosa di pericoloso… E so, perché lo ho capito, che nei confronti di questa figura, vige una sorta di tregua armata. Un patto di non aggressione …ma Lenith è stata, e sempre sarà, nemico giurato dei Rochester e del loro stile di vita così prossimo agli umani… Lenith no. Da ciò che ho ricostruito, sembra essere una specie di mostro di crudeltà inenarrabile… L’ho sentita nominare molte volte da Zachary e ora sentirla presente nella premonizione di Tristan mi lascia nello sgomento. Ethan mi si fa vicino e mi circonda con le braccia.
Forse è la mia incoscienza o forse la vicinanza con lui ma improvvisamente non riesco proprio a pensare a quanto questa Lenith possa essere pericolosa per noi.
«E’ inutile pensarci adesso, è ora di andare a letto.»
Ethan spegne la luce e mi raggiunge. Sono stata talmente rapida che ho fatto prima di lui.
Si stende accanto a me, non è poi così buio e io posso vedere l'espressione del viso. È preoccupato, la fronte aggrottata. Sembra che non riesca togliersi dalla testa le parole di Tristan.
Accidenti proprio ora doveva intromettersi con questa notizia! Mi stringo a lui piegando una gamba e circondandogli il bacino. So di aver osato troppo ancora una volta ma è stato più forte di me e ora non posso certo tornare indietro.
«Stai cercando di nuovo di provocarmi Elisabeth Campbell?»
Sembra che per un momento la premonizione non sia più nei suoi pensieri, ha un sorriso divertito e furbo adesso.
Sospiro, sono i miei di pensieri ad essere sovraffollati adesso. Senza volerlo ho richiamato alla mente le immagini di ieri sera, Thor e Mor, a casa Swanger.
Sono tormentata e indecisa. Stavolta prevale la sincerità.
«Ethan, tu non desideri mai qualcosa di più dal nostro rapporto?»
Breve silenzio
«Certo, fra poco ci sposeremo e tutti i miei desideri saranno realizzati.»
Ancora silenzio. È sinceramente confuso perché comprende che la risposta non mi ha lasciata soddisfatta. Basta con gli indugi, meglio dirla tutta e subito la verità.
«Ieri sera ho visto per caso Thorn e Mor fare l’amore…»
Istantaneamente il corpo di Ethan contro il mio diviene un fascio di muscoli contratti. Sento una vibrazione improvvisa attraverso gli abiti come se qualcosa pulsasse in lui furiosamente.
Ancora silenzio. Mi sento avvampare
«E…» Il suo vuole essere un incoraggiamento a proseguire.
«E anche io vorrei…»
Ma non ho il tempo di terminare la frase. Ethan si avvicina con il viso al mio e rimane a pochi millimetri dalle mie labbra per qualche istante. Poi, quando credo di non poter più resistere, mi salva da uno svenimento baciandomi con una passione e un trasporto che di solito reprime molto meglio. Ed è subito fuoco dentro di me. Poi, mentre le labbra cercano il mio collo, inizia a sbottonarmi la camicia.
Sono in fibrillazione e mentre mi sbottona approfondisco ancora di più il nostro bacio, come se, facendolo, potessi saziare la sete inestinguibile che ho di lui.
Poi, finalmente trova il mio petto ansimante di desiderio. Vi chiude le mani e si lascia sfuggire un gemito. Mai carezza fu tanto bruciante sulla mia pelle. Poi si scosta un po’ e mi guarda come ipnotizzato. La sua voce è un soffio roco:
«Mio Dio, Elizabeth sei meravigliosa.»
I suoi occhi hanno perso ogni traccia di normalità, sono quelli magnetici di un felino predatore.
Abbassa il viso sul mio petto e vi schiude la bocca. Non ho più il controllo del corpo e dei desideri, sono in balìa delle sue labbra, della carezza umida della sua lingua, dell’audacia delle sue mani.
I suoi baci scatenano un istinto troppo devastante, non oso pensare tra poco… quando avanzerà nell’esplorazoine del mio corpo. Ma non c’è tempo di pensare.
La mano scivola instintivamente su di lui, sopra gli indumenti. Ethan ringhia forte mi spaventa, mi desidera. Non so che cosa mi sia preso, devo essere impazzita. Ma tutto ciò che accade è più forte di me e la mano scivola sotto la cintura, sotto i jeans.
Lo vedo staccarsi dal mio seno e guardarmi con occhi famelici.
Ho paura.
Ma il mio corpo non aspetta altro che lui.
Le mie dita armeggiano con la fibbia della cintura mentre mi sovrasta. Segue con lo sguardo attento i movimenti. Il corpo contratto e gli occhi sbarrati vedo i jeans scivolare sui fianchi nudi. .
Lui non molla neanche per un momento i miei occhi, sembra penetrarmi con i suoi, nello sforzo inutile di carpire qualcosa dai miei pensieri. Ma tutto questo gli è precluso.
Carezzare Ethan è indescrivibile. La pelle è serica e dura al tatto, fredda e perfetta sotto la mano; ogni muscolo si contrae al mio passaggio e guizza sotto le mia dita. Non so cosa mi aspetta. Avverto insieme tutta la potenza del pericolo e la sua ineluttabilità.
Ethan intuisce i miei desideri e distribuisce i suoi baci sul ventre poi scende. Oramai ho perso ogni compostezza. Ma quando penso di non poter sopportare altro, Ethan mi sorprende con un’iniziativa tanto ardita da farmi fremere. Scende fino alla parte più nascosta di me. Difficile capire che cosa provo tra imbarazzo, paura e piacere. Inizia una lenta e indescrivibile tortura dei sensi. Mi piacerebbe controllare la smania che mi governa ma non posso. Ora sono del tutto fuori controllo, ansimo sudata e in cerca d’aria, non posso più resistere.
Ethan è immerso dentro di me, il viso una maschera trasformata dal desiderio, nei suoi occhi il luccichio del predatore e la paura si fa eccitazione
«Non ho paura Ethan, non ho paura!»
Non so neanche io quel che dico. Poi, all’improvviso, ecco le onde successive del piacere. Un’onda di piacere più forte salire, salire, salire e toccare il culmine. Ora l’onda mi sta sommergendo, ancora di più, sempre di più e poi diventa eccessiva, violenta, insopportabile. Esausta, mi accascio sul suo corpo.
Dolcemente, liquidamente, anche il suo corpo si esprime su di me. Ansimante sul petto di Ethan, lo sguardo vola alla finestra.
È in questo momento che lo vedo: gli occhi verdi di Thorn Swanger ci stanno fissando nel buio della notte.
Succede tutto in una frazione di secondo.
Ethan, da sdraiato, balza in posizione di attacco, acquattato come un felino pronto a scattare, i muscoli tesi e guizzanti e i denti scoperti, mi fa scudo con il suo corpo nudo. Con un gesto fulmineo tiro su il lenzuolo per coprirmi alla meno peggio, visto che sono anche io completamente nuda.
«Ci stavi spiando schifoso bastardo.»
La voce di Ethan ridotta a un sibilo mi fa rabbrividire dalla ferocia, è malevola e pericolosa.
«Te ne pentirai amaramente perché saranno i tuoi ultimi ricordi.»
So che non scherza, si mette veramente male, devo intervenire se voglio salvare la vita di Thorn. È vero, sono imbufalita anch’io per questa intromissione assurda, ma non posso permettere che Thorn muoia stasera solo per ciò che imprudentemente ha visto.
«Ethan ti prego non fargli del male.»
Thorn incoscientemente si avvicina a noi di un paio di passi, il suo sguardo è diffidente ma non impaurito, piuttosto curioso; non capisco come possa essere così imprudente da avvicinarsi ancora.
Poi, seguendo la traiettoria dei suoi occhi mi accorgo con orrore che sta guardando uno dei miei seni che sono riuscita a coprire solo in parte e che fa capolino da sotto il lenzuolo. Avvampo di vergogna e cerco di coprirmi alla meno peggio: sono una stupida, sicuramente ha visto ben di più fino a questo momento.
Ethan non se ne è accorto perché sto dietro di lui, altrimenti Thorn avrebbe già gli occhi penzoloni dalle orbite, evento che non è ancora del tutto scongiurato.
«Thorn Swanger ma si può sapere che ti salta in mente, ora sei diventato un guardone?»
La mia voce è stridula dalla paura. Thorn si riscuote da quello stato catatonico e ride forte.
«Cacchio Elizabeth è proprio forte detto da te.»
«Dovrei staccarti la testa Swanger.»
So che questa è l’ultima minaccia di Ethan, poi agirà.
«Ehi calma Rochester, sto solo ricompensando Elizabeth con la sua stessa moneta.»
Avvampo di vergogna, poi mi faccio di mille colori, infine incenerisco Thorn con uno sguardo.
Ethan lo fissa con aria di sfida.
-Ah allora non te l’ha detto, perchè non glielo hai detto Elizabeth? Ok lo farò io. Sai Ethan ieri sera Elizabeth si è appostata dietro la finestra della mia camera e mi ha spiato mentre mi ….come dirlo mi…intrattenevo a letto con Mor -
La sua faccia ha un’espressione talmente beata mentre, dopo aver condannato se stesso a morte, tenta di incasinare pure me; ma lui, da emerito cretino qual’è non se ne accorge proprio.
Ethan indugia, sicuramente perché vuole avere un quadro completo della situazione, ma la sua faccia è rimasta pietrificata in un ringhio spaventoso.
Intanto Thorn, malevolo e incosciente, affonda il coltello nella piaga.
-Forse immaginavi come deve essere farlo con un uomo caldo visto che tu ti ritrovi un ghiacciolo come fidanzato. Comunque sono qui anche per questo. Sono disposto a immolarmi per la tua causa se un giorno vorrai approfittare….-
Allarga le braccia in maniera significativa.
È una frazione di secondo, non fa neanche in tempo a terminare la parola che Ethan, completamente nudo, gli salta addosso in un baleno. Non lo vedo quasi per quanto è veloce e fulmineo il suo balzo, sembra un predatore che si avventa affamato sul suo pasto.
Lo prende alla sprovvista colpendolo con il ginocchio nello stomaco, poi con un colpo secco gli torce il braccio dietro la schiena curvandoglielo in maniera innaturale. Thorn urla di dolore. Vedere Ethan in quella situazione è a dir poco spaventoso.
Io sono rintanata in un angolo della stanza e assisto a questa scena raccapricciante e di inaudita violenza. Ethan lascia per un momento la presa e Thorn stramazza a terra tenendosi con l’altra mano il braccio offeso. Ma è solo un attimo, con mio grande orrore lo afferra di nuovo, stavolta per il collo, stringendolo con una sola mano e lo alza da terra.
Thorn annaspa in cerca dell’aria che non gli affluisce più dalla trachea, costretta dalla morsa stritolatrice. Io sono terrorizzata, il mio volto rigato dalle lacrime, singhiozzo per quello strazio al quale devo assistere impotente.
Devo fare qualcosa altrimenti lo ucciderà.
-Ethan ti prego lascialo-
Al suono disperato della mia voce Ethan si gira verso di me, forse avrei preferito che non l’avesse mai fatto, mi guarda con due occhi scarlatti carichi di odio e violenza.
«Ai tuoi ordini.» mormora in tono sarcastico e velenoso, poi inaspettatamente come se l’operazione non richiedesse alcuna forza, scaraventa Thorn fuori dalla finestra.
Sono letteralmente scioccata da ciò che ho visto; corro ad affacciarmi, ma Thorn è già sparito nella notte. Per fortuna è stato solo un bel salto. Spero sia fuggito a casa sua, a medicarsi le ferite e a riflettere sulla assurda ambizione a morire giovane.
Indugio ancora affacciata nel freddo della notte, non voglio girarmi, tremo di paura al pensiero della furia di Ethan, ma è meglio averlo davanti che dargli le spalle. Non faccio in tempo a pensarlo, una morsa fredda di acciaio mi circonda le braccia e mi obbliga a girami.
Ethan è nudo davanti a me, furioso con me come mai lo avevo visto nella mia vita; quella sera a casa sua era stato niente in confronto a quanto può essere furente in quel momento.
Ma, da vera incosciente quale sono, oltre al terrore riesco a pensare solo a una cosa: è bellissimo, no di più è la perfezione personificata, il suo volto divino non ha più il connotato malizioso ed elegante di ogni giorno, è a dir poco… terrificante.
Ancora una volta mi ritrovo ad averne paura e la cosa che più mi sconcerta è che mi piace, temerlo me lo fa desiderare come non mai.
Ancora una volta la mia incoscienza prevale sull’istinto di sopravvivenza.
Interrompe i miei pensieri prendendomi per le spalle e facendomi sbattere contro il muro con sgarbo, provocandomi sicuramente una contusione, poi mi alza le braccia oltre la testa tenendole con la stretta d’acciaio di una mano sola e comincia a sibilare
«Sei tanto preoccupata che possa fare del male al tuo amico?»
Le ultime parole le pronuncia astioso e tagliente:
«Ma quale amico Ethan, io Thorn lo conosco a malapena!»
«Dimmi cosa vuoi Elizabeth e sarò felice di dartelo.»
Si è fatto volgare, la sua voce sensuale, nel suo sguardo un luccichio folle di gelosia.
Sembra leggermi nel pensiero e mi gira di scatto, spingendomi contro il muro, mi strappa il lenzuolo di dosso e si impone con il suo corpo contro il mio facendolo aderire alla mia schiena.
«È questo che vuoi? Tutto qui?»
Preme con tutto sè stesso, contro il mio corpo, soprattutto in basso dietro, tra i lombi.
È tremendamente eccitante e terrorizzante nello stesso tempo. Vorrei rispondere sì, ma per quanto assurdo possa essere per una come me che ha scelto la morte, temo troppo per la mia vita in questo momento per assecondare il mio desiderio.
«E’ questo che sei andata a cercare da lui?»
Mi preme di nuovo contro il bacino.
«Ti accontento.»
Dovrei morire di paura e già lo sto facendo, ma il mio corpo comincia a tradirmi e Ethan se ne è accorto, e ciò sicuramente lo rende ancora più feroce.
Si, Ethan ha ragione, non mi sarei mai incantata a guardare Thorn se fossi del tutto appagata del mio rapporto con lui
«Sì ti desidero Ethan. Con tutta me stessa.»
È un sussurro il mio, spaventato ed eccitato insieme.
Oramai sono in questa situazione, il cuore mi batte all’impazzata nel petto, il mio corpo non mi obbedisce più ed è scosso da tremori inconsulti, il sangue mi imporpora le guance, sono nuda , indifesa, sola in casa con un predatore formidabile. Chissà fino a che punto Ethan vorrebbe bere il mio sangue in questo momento. Il solo pensiero mi dà un brivido; è in questo momento che lui si fa ancora più vicino, ho il suo respiro freddo e affannato sul collo.
Mi tiene ancora ferme le braccia con una stretta micidiale e i polsi mi dolgono non poco.
«Ethan, ti prego mi stai facendo male.»
Ho le lacrime agli occhi. Cerco di girami e stavolta me lo permette.
Quando siamo occhi negli occhi, il suo viso trasfigurato dalla furia mi incanta e non posso fare a meno di tuffarmi incoscientemente sulle sue labbra. Dimentico il dolore e la paura e assaporo la dolcezza fresca della sua bocca. Ethan rabbioso e prepotente, ricambia il mio bacio,.
«Hai paura Elizabeth.»
Non è una domanda, è un’affermazione.
Si ho paura; ma non manca molto al matrimonio, non può accadere tutto per la sua gelosia, non posso fare l’amore con Ethan per la prima volta perché Thorn si è messo tra noi.
«Ti prego Ethan non deve succedere per colpa di Thorn.»
«Tu sei mia Elizabeth e io con ciò che è mio faccio ciò che voglio.»
No, non posso correre questo rischio, se Ethan perdesse il controllo e mi trasformasse ora in un vampiro, dovrei lasciare mia madre all’improvviso senza poterle dire addio. E, cosa più importante, Ethan è talmente furioso che ora sarebbe capace di uccidermi.
Mentre lotto contro me stessa per reprimere la mia passione, sento le mani di Ethan risalire dai miei fianchi e fermarsi una sul seno, l’altra sul collo, poi la sua bocca si stacca dalla mia e scende lungo il mento; percorre avanti e indietro il mio collo morbido, avanti e indietro e ancora avanti e indietro.
EthanContinuo nervoso a cambiare un cd dopo l’altro, nessuna musica va bene oggi. Mi sto sforzando di non pensare a ciò che è successo due sere fa ma i ricordi sono martellanti e continui, non mi lasciano requie.
Loro sanno, grazie a Tristan naturalmente; questa è una di quelle volte che vorrei disperatamente un po’ di privacy.
A mio padre non sarebbe mai successo di perdere il controllo come è accaduto a me, non avrebbe mai potuto fare del male alla sua amata.
Continuo ad armeggiare nervoso con lo stereo e i pensieri fluiscono inesorabili come le note, anche se non voglio pensare.
Chissà quanti lividi le avrò lasciato su quel corpo che adoro, chissà i suoi polsi come saranno ridotti, chissà come soffriva quando li stringevo nella mano senza pietà…
Non posso farci niente, le immagini mi si impongono vivide e potenti: io che accosto la mia bocca al collo di Elizabeth, lei che non si sottrae anche se trema di paura, il cuore sembra uscirle dal petto tanto ha terrore di me ed io accecato dal quel pompare furioso della sua linfa vitale, avido di quel nettare dolce e corroso dentro da un sentimento sconosciuto, la gelosia, le spingo i denti oltre la carne tenera e la penetro con i miei canini impietosi.
E poi, una sensazione mai provata. Ho bevuto il sangue di molti uomini in passato, ho ucciso e mi sono nutrito di loro per anni e anni ma mai ricordo di aver provato una dolcezza simile.
Il sangue di Elizabeth è l’apice del piacere per la mia natura. Mi scuoto, mi faccio orrore, ma è la verità.
Chiudo gli occhi, non voglio pensare, non voglio pensare, ma le immagini mi si impongono ancora più prepotenti, i ricordi mi sovrastano.
Elizabeth che mi offre di nuovo il collo, incosciente, innamorata, pronta a morire per me ed io, che non so come, riesco in un momento, a capire cosa sto facendo, riesco a domare la bestia che si nasconde in me, a far prevalere la ragione sull’istinto.
Io che le succhio il veleno che le ho inoculato, io che mi impongo di non essere me stesso, che mi obbligo ad andare contro la natura che vorrebbe prosciugarla e lotto contro tutto me stesso per strapparla alla morte.
Sbatto la mano sul piano di rovere, basta, non ce la faccio più.
Poi sento un tocco sulla mia spalla, mi giro, è mio padre che mi guarda con occhi pieni di compassione e di affetto.
«Ethan, non puoi punirti per quello che è successo. Elizabeth sa cosa siamo, sa che cosa sei. Non puoi combattere contro la tua natura.»
La sua mano sulla mia spalla e le sue parole per un momento mi convincono che potrebbe essere davvero così, ma solo per un momento. Non ho scuse, non ho giustificazioni per ciò che ho fatto.
«Vieni facciamo due passi,»
Tristan ha sentito il mio stato d’animo, forse faccio pena anche a lui
Ok, male non mi farà.
Usciamo di casa e ci inoltriamo nella foresta; mentre corriamo senza una meta precisa comincio ad avvertire l’odore di un gruppo di capriloli, anche Tristan lo sente e mi supera per raggiungerlo. Corro, cercando ancora di liberarmi da tutti i pensieri che mi affollano la testa, sono furioso con me stesso.
Forse anche io mi sarei comportato come Elizabeth se fossi stato al suo posto…Forse ha bisogno davvero di fare l’amore con me, come io sento di averlo di lei.
Mi viene da pensare alla posizione in cui l’ho costretta, alla voglia di impossessarmene con forza, con rabbia, di sentirla mia, assolutamente mia.
Se penso che stavo per prenderla così, in un eccesso di rabbia, che avrei potuto trasformarla senza darle l’opportunità di congedarsi dai suoi genitori proponendo loro una realtà accettabile, se penso che in preda alla furia avrei potuto anche ucciderla .
Se penso che è tutto per colpa di quel bastardo che l’ha vista nuda, che ha visto il corpo che è riservato a me solo, che ha violato la nostra intimità, che si è appropriato della visione di Elizabeth che mi dà piacere, di lei che mi soddisfa come mai avrei immaginato.
Avrei dovuto ucciderlo quella sera, ed ero pronto a farlo se lei non mi avesse fermato, avrei fatto della sua stanza il mattatoio di Thorn Swanger, se solo fossimo stati io e lui.
Mi avvento sulla mia preda. E’ un capriolo grande, resistente, ma non può nulla contro di me. Si dibatte un po’, mentre lo uccido senza neanche sporcarmi le mani.
Anche Tristan intanto si è nutrito.
«Non potete più aspettare Ethan, è diventata una situazione troppo pericolosa.»
Tristan ha ragione. Non si può più attendere. Devo a tutti i costi anticipare il matrimonio con Elisabeth. Glielo dirò questa sera stessa, quando andrò a chiederle perdono in ginocchio per il mio comportamento infame. E sono sicuro che mi dirà di sì.
Edited by gaiottina1 - 13/7/2009, 16:40