| per farmi uccidere meglio posto stasera il terzo capitolo xD è lunghissimo rispetto ai primi due, xDDDD
Cap.3 – Incontri Casuali
Era andata, sì… Male… L’incontro terminò con sguardi furibondi battute tra i denti. Se pensava di mettermi sotto quello aveva proprio sbagliato. Se c’era al mondo qualche cosa di insopportabile erano i figli di papà. Dopo minuti persi a fissarci trucemente, il mio sguardo perse interesse per tutta la faccenda. Non mi andava più di stare lì, ma Violet si era raccomandata: l’ingaggio era molto vantaggioso per me. Mi aveva chiamato la sera precedente ricordandomi di essere prudente e dare tempo al tempo. La cosa ovviamente tornava utile anche a lei e alla sua società... In tutta la mia vita mai m’era capitato un essere tanto spocchioso e altezzoso ed in tutta sincerità avrei preferito non incontrarlo affatto. Quando l’aria tornò quasi respirabile, mi scusai a mio modo per l’aggressività: con un mugugno imbronciato.
Quasi un’ora dopo, definiti i dettagli e firmato le scartoffie del contratto, ringraziai e salutati i due, me ne andai digitando il numero di Naomi sul cellulare. Rispose quasi al secondo squillo: «Allora stella! Com’è andata con Luscher?» La voce pimpante e maliziosa della mia migliore amica mi irritò facendomi sorridere insieme. «Pestifero. Non hai la minima idea di cosa mi ha fatto passare! Per curiosità chi gli ha parlato di me? Il mio nome reale è conosciuto a pochissimi, non capisco come abbia potuto mettere mani a informazioni riservate sul mio conto..» «Ha le sue fonti, come noi abbiamo le nostre. Raccontami.. Perché hai dovuto prenderti un mese? Cos’ha di straordinario questo compito tanto allettante lì a Forks? Qualche collega carino? Dai non farti pregare!» Avete presente le bimbette cui prometti la Winx tanto amata e che finché non gliela porti stanno lì a saltellarti tutte con occhioni sbrilluccicosi a mani giunte? Ecco lei mi dava proprio quell’impressione: un’esagitata! Sospirai chiedendomi dove poter sfruttare un muro per tirarci un paio di testate prima di dirle tutto. «A dire il vero dovrò rimanere qui per “insegnare” il mio lavoro. Così come la londinese Pattz dovrà fare lo stesso con le sue leggende e mitologia. Come se fossi adatta a spiegare come creo quello che esce dal mio personal computer! Ci sei ancora?» Strano, di solito mi interrompeva ogni tre per due, iniziai a credere di aver perso la linea, di nuovo. Qui non c’era mai campo per la ricezione. “Rivoglio Salem!!!” Pensai sconsolata.. «Mi stai dicendo, che TU LAVORERAI con QUELLA PATTZ? La Sophie? Sophie Pattz?» «Saremo solo collaboratrici di contratto, non vedo cosa ci sia di tanto speciale. Si può sapere che hai?» «O cielo! Ti prego falle qualche foto! Chiedile un autografo!! Non ti rendi minimamente conto della fortuna che t’è capitata?! Quanto t’invidio!!!» «Mi sembri una pazza! La vuoi piantare? O ti spieghi o ti chiudo il telefono in faccia! Scegli!»
Ma possibile che fossi così fuori dal mondo? Mica leggevo il pensiero io! Non mi sembrava poi così diversa da una comune ventiquattrenne, anzi, era nella norma. Fisico sciolto, atletica ma non anoressica, mi superava di due taglie di reggiseno, ma beh, mica potevo essere gelosa per la sua quinta?! C’era qualcosa che non mi quadrava in tutta la faccenda.. «Mi stai affermando che ignori i suoi libri, le sue ricerche, i suoi studi su campo?! Non ti ricordi le sue apparizioni televisive la sera tardi, prima dei film horror che ti piacciono tanto? Dai, lo spettacolo che creava l’introduzione per il film in programma! La mitologia nelle sue mani è tutta un’altra prospettiva, le leggende folkloristiche e metropolitane vengono riportate in vita non appena il suo interesse ne viene colpito, riesce a trasmettere mille emozioni solo con il movimento degli occhi ed la dolce vibrazione delle labbra, per non parlare delle mani, ipnotizzano!» «Per me stai messa proprio male, ma non io che ho i buchi di memoria.. Tu sei suonata!» «Ti prego ti prego ti prego!!!» Il ritorno delle Winx era appena agli inizi. Se avessi continuato così, sarebbe stato il mese più lungo della mia vita. «Vedrò cosa posso fare dai. Ora fammi vedere dove diamine sono finita, che non trovo la segreteria. Ciao Naomi!» “Uffa..” Mancava solo di perdermi! Questa non era una scuola, era un inferno in versione labirinto!
Vagabondavo nel deserto di classi e studenti che si riversavano nei corridoi. Evitai di pensare che mi stessero fissando, prima ci si abituavano a vedermi meglio era! La prima lezione sarebbe andata sicuramente storta, a giudicare dalle espressioni contrite lanciatemi senza paura. All’improvviso mi sentii tirare un braccio. Scattai come una molla. Odiavo essere presa in contropiede, soprattutto dopo quella volta. Lì rischiai davvero la vita troppo persa nei miei pensieri di solitudine. Avrei potuto morire senza accorgermene. Mi girai con gli occhi socchiusi e scontrosi, lentamente, se avessi potuto incenerire qualcuno lo avrei fatto seduta stante! Mi trovai a fissare una ragazza dagli occhi dolcissimi e spensierati. M’inspirò subito una tenerezza senza uguali. Non sapevo il perché ma le sorrisi brevemente. «Sì?» Chiesi cordiale. In un attimo aveva spezzato il mio malumore quotidiano. «Posso aiutarti? Sei nuova?» Rispose di rimando con un sorriso ancora più luminoso. «Accidenti si vede così tanto?» Arrossii leggermente in imbarazzo portandomi una mano ad arrotolare il codino sulla nuca. «No, dai è normalissimo vedere gente nuova qui a Forks!» Sorrise enigmatica per poi continuare. «Dimmi cosa cerchi.» E strizzò l’occhietto ben truccato. «Ehm, la segreteria. Ero al telefono e non ho fatto caso a dove mettevo i piedi. Sicura che non ti faccio fare tardi a lezione?» Sarei potuta uscire tra qualche ora senza trovare la mia meta, distratta com’ero. «Ci sei appena passata davanti, guarda ti accompagno io!» Disse saltellando felice con lo zainetto infilato solo per un braccio. Davanti le porte designate, mi girai verso la mia salvatrice. «Guarda, grazie mille, sono proprio un caso disperato certe volte. Spero di vederti presto a lezione. Ah! Dimenticavo!» le tesi la mano colta da un improvviso desiderio «Chiamami Azzurra, Azzurra Laghi!» Lei sorrise di rimando, e strinse la mia. «Piacere mio! Sono Alice, Alice Cullen!»
Pov Sophie
Quella mattina l’ultimo aereo mi aveva esasperato. Più ero di fretta e più sembrava andasse piano. Alla fine con cinque ore di ritardo ero giunta a destinazione. Arrivata alla stazione dei taxi giù a Forks, mi chiesi in che posto mi ero fatta trascinare. Nuvole scure rilasciavano scrosciando un mare d’acqua gelida. Mi chiesi se ci fosse stata la remota possibilità che i fiumi rompessero gli argini e ci sommergessero tutti. Per una londinese come me, era normalissimo portare l’ombrello dietro, nascosto in borsa assieme alle bustine di the per ogni evenienza. Ebbene, guarda caso, non avevo né l’ombrello né il the. Solo le mie due valige con i vestiti. Tragedia delle tragedie, i taxi non erano disponibili. Mi guardai sconsolata intorno. Come avrei raggiunto la scuola in tempo?
Feci un paio di chiamate. Mi risposero che non ero la sola ad aver avuto seri ritardi con le coincidenze, e che al check-in avrei dovuto chiedere del dottor Luscher. Mi trovai così a chiacchierare dei nostri rispettivi lavori mentre con una limousine di piccola taglia ci recavamo a destinazione. Ci sarebbero venuti a riprendere dopo, nel frattempo le valigie finivano nell’hotel che mi avrebbe ospitato per un mese circa. Luscher si mostrò un perfetto gentleman, i suoi modi di fare impeccabili, senza spingersi troppo in là, quasi come se fossi in un altro luogo, in un’altra epoca. Mi sentii sciocca a quel pensiero, quasi temessi mi stesse corteggiando. Ripresi lievemente coscienza di cosa accadeva intorno quando una ragazza mista tra moda punk e moda dark ci chiese informazioni sull’appuntamento. A quanto pareva ne sapeva meno di me. Il mio ospite non accennò nulla, così feci finta di niente ed entrammo.
L’aula era vuota. Indecisa se sedermi o meno, preferii rimanere in piedi per cercare di dare un senso a tutto quello che mi era stato detto in macchina. Lusher aveva accennato a dei corsi supplementari. La Forks High School ne necessitava per dare agli alunni un sostegno in più per il loro futuro. Se avessero appreso un minimo sulla storia di cui si nutrivano le fantasie degli scrittori e registi, probabilmente i ragazzi avrebbero cercato di vedere il mondo da un nuovo punto di vista, rendendolo proprio, senza però perdere le storie degli antenati sotto forma di miti e leggende, ora raccontati intorno ad un falò con i mashmellows a caramellarsi sulle fiammelle. Aveva accennato ad una ragazza, pensai fosse la ragazza seduta annoiata poco distante, la cui presenza era stata richiesta espressamente dall’alto per fornire i dettagli sull’uso di un computer con programmi adoperati per la grafica in generale. Altro modo per apprendere su livelli diversi la creatività e la cromoterapia, soprattutto se si è in un paesino in cui il sole lo vedi si e no, quattro giorni al mese. A dire il vero non capivo a cosa potesse servire il mio aiuto. Tutti mi sopravvalutavano per la passione che mettevo nelle ricerche ad ampio spettro. Il mio lavoro era ed è, ancora oggi, la mia passione. Fatto sta, che quando Luscher prese la parola parlando direttamente con la mia interlocutrice , lo fece sarcasticamente, quasi gli costasse averla intorno. Non sembrava affatto pericolosa o arrivista, anzi. Il fatto stesso di come si presentava, dava modo di vederla qual’era. Certo avrei preferito parlarle prima di farmi un’idea precisa, ma in un mese di tempo ce n’era, altroché! Risposi alla sua domanda velenosa, sapevo di non dovermi immischiare, ma se volevo uscire viva con un contratto e dare anche a lei la possibilità di non essere sbattuta fuori, dovevo placare le acque in qualsiasi modo!
Fu così che Luscher spiegò anche a lei i motivi che ci avevano spinto a trasferirci momentaneamente. Non sembrava entusiasta, la vidi firmare ed uscire con una certa grazia, eppur distante da noi anni luce, persa in un mondo sconosciuto ai comuni esseri viventi.
Salutai Andrew, mi permisi solo in quel momento di chiamarlo per nome, prima di dirigermi in segreteria per consegnare il contratto appena firmato. Sulla bacheca degli annunci c’era un mega poster di una nuova band dark/gotica “The Vampiria”. Il concerto era fissato da lì a quindici giorni. Forse sarei andata a vederli. Ero ancora intenta ad appuntarmi mentalmente il luogo del concerto quando vidi un angelo. No, no lui non poteva essere un angelo. Un angelo sarebbe risultato troppo imperfetto!
Davanti a me, un ragazzo dai capelli ramati, cercava disperatamente di indurre la signora a cambiargli orario, o almeno così mi parve di capire. Mi avvicinai timorosa. Non sapendo perché gli sfiorai un braccio ed i suoi occhi neri si puntarono su di me minacciosi. Un’occhiata penetrante. Mi sentii sconvolta come se dieci anni della mia vita mi fossero stati sottratti misteriosamente. L’aria scomparsa, ne annaspai in cerca, ma avvertii solo il suo profumo. Mi colpiva ad ondate, un mare in tempesta, ed io solo una barchetta nel luogo sbagliato nel momento altrettanto sbagliato. Mi accorsi solo mentre accostavo i fogli alla Signorina Cope, di tremare come una foglia in un ciclone. I suoi occhi tremavano di rabbia, chiedendo scusa per l’avventatezza, gli dissi di averlo scambiato per un altro e a quanto pareva mi ero sbagliata. Sperai di reggere il suo sguardo sprezzante prima di accasciarmi a terra in lacrime. Poi.. Fissò dietro di me, sibilò una cosa incomprensibile e fuggì sbattendo la porta.
Edited by gothika85 - 13/7/2009, 01:44
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