per farmi perdonare aggiungo due capitoli e una piccola anteprima
Renesmee
Lasciai passare ancora qualche giorno. Morivo dalla voglia di vedere Jacob ma mi imposi di rimandare, dovevo trovare la forza di parlargli senza saltargli al collo e baciarlo. Dovevo trovare la forza di fargli capire quanto fossi arrabbiata con lui, che mi aveva fatto male sapere che aveva preferito mentirmi per tutti questi anni e che lo amavo, ma di certo questo non mi avrebbe impedito di farmi perdere le staffe nel momento in cui avesse combinato qualche disastro.
Dal giorno in cui avevo scoperto dell’imprinting il tempo era peggiorato, per giorni Forks fu massacrata da un’intermittente tempesta di neve.
Decisi di aspettare che la bufera passasse, in modo da poter arrivare sana e salva a La Push, senza rischiare di diventare un ghiacciolo.
Passarono tre giorni. Li trascorsi chiusa nella mia stanza, quella della casa dei nonni, scendendo in salotto solo di notte, quando i miei genitori erano tornati a casa e gli altri invece se ne stavano nelle loro stanze a fare…beh, quello che le coppie di vampiri fanno di notte.
Poi, la mattina del quarto giorno, mi alzai e, guardando fuori dalla finestra, mi accorsi che la tempesta aveva deciso di concedere una tregua.
Scesi le scale di casa lentamente e mi pietrificai nel vedere Zafrina, mentre parlava con nonno Carlisle. Non volevo che qualcuno mi notasse, dovevo cercare di lasciare quella casa senza che nessuno se ne accorgesse. Dovevo andare da Jacob il prima possibile, nessuno avrebbe dovuto fermarmi per parlare, avevo bene in mente un discorso ad affetto da fare al mio migliore amico e avevo paura di dimenticarmi tutto se qualcuno mi avesse voluto trattenere per “chiarire la situazione” e spiegarmi “qualcosa che non potevo capire”.
Come se fossi una stolta!
Il mio sangue si gelò e il battito del mio cuore perse un colpo quando gli occhi dorati di Zafrina si puntarono severi su di me, ma non disse nulla e con un segno impercettibile del capo mi fece capire che potevo andare e che non avrebbe detto niente a nessuno.
Con il cuore in gola, mi avviai verso l’uscita il più silenziosamente possibile, consapevole del fatto che, se un vampiro della mia famiglia stesse aspettando la mia fuga, mi avrebbe sicuramente sentita. Mi chiusi la porta d’ingresso alle spalle e subito un’ondata di freddo mi colpì in faccia, come se qualcuno mi avesse appena rifilato una sberla. Trascinai i piedi lungo il vialetto, sepolto sotto il mezzo metro di neve che la bufera aveva provocato.
Non mi resi conto di non essere sola in giardino, ma non mi sarei accorta di niente in alcun caso, così presa dai miei pensieri e dal fatto che non ero ancora sicura di cosa avrei fatto nel vedere Jacob.
-Renesmee- la voce soave di mia madre mi destò dallo stato comatoso in cui ero piombata e mi girai di scatto.
Era in piedi vicino agli scalini dell’entrata, le ero passata davanti senza nemmeno accorgermene. Sembrava quasi che Bella mi stesse aspettando.
-Possiamo parlare?- chiese lei, raggiungendomi.
-Ho già parlato con papà- risposi in tono distaccato.
Era cambiato tutto, non riuscivo più a guardarla con gli stessi occhi di prima, gli occhi di una bambina che vorrebbe essere in tutto e per tutto come la propria mamma.
Sapere che il ragazzo di cui ero innamorata aveva amato per moltissimo tempo la donna che mi aveva dato la vita mi rendeva fragile e, allo stesso tempo, aggressiva. Avrei voluto sotterrarmi da qualche parte e aspettare che la natura facesse il suo corso, ma alla stesso tempo avrei avuto voglia di rompere qualcosa, distruggere tutto quello che mi trovavo davanti.
-Non si tratta di quello- mi corresse lei.
-Mamma, ti prego non lo fare- la implorai. Voleva dirmi qualcosa riguardo lei e Jacob, ma io non volevo sapere proprio niente dei giorni in cui loro due avevano trascorso momenti da perfetti innamorati. –Ho capito. Papà mi ha detto che i tuoi sentimenti e quelli di Jacob erano dovuti a me, ma ti prego non mi dire niente. So che non hai mai amato Jake come papà, ma mi avete mentito. Tutti. E ci metterò un po’ a digerire la cosa-
Mia madre non aveva mai levato il suo sguardo da me, io in realtà avrei voluto che lo facesse. Era già difficile per me doverle parlare così e poi non ero ancora riuscita a perdonarla del tutto -Quindi per favore, dammi tempo-
-Certo. Non credo potrei chiederti altro.- rispose lei, increspando il suo viso perfetto con un sorriso triste -Mi dispiace, lo abbiamo fatto con buone intenzioni-
-Lo so- la rassicurai. Non avevo mai avuto dubbi su questo, ma uno sbaglio restava tale, anche se fatto con buone intenzioni.
-Ti voglio bene, Nessie- disse Bella, avvicinandosi rapidamente e sfiorandomi la guancia con le sue mani fredde.
-Anche io te ne voglio-
Mi sottrassi al suo tocco con dolcezza e velocità, per poi allontanarmi lungo il vialetto ormai sepolto dalla neve. Non avrei potuto prendere la macchina perché nessuno sarebbe venuto a ripulire le strade. Non mi rimaneva altra scelta che camminare.
Il viaggio fino a La Push sarebbe stato più complicato del solito, ma questo non mi avrebbe fermata.
-Ciao, Billy- salutai, quando il padre di Jacob mi venne ad aprire.
-Nessie, ma che sorpresa! Vieni, entra- fece Billy, facendomi entrare subito, visto che tremavo come una foglia per il freddo che c’era fuori. -Posso offrirti qualcosa?-
-No, grazie Billy. Veramente non sono venuta qui per una visita di cortesia- dissi, scuotendo i capelli bagnati dai grandi fiocchi di neve che avevano ripreso a scendere dal cielo.
-Oh, sì.- fece Billy con sguardo mortificato -Mi hanno detto che hai saputo-
-Già-
-Mi dispiace per come lo sei venuta a scoprire, non era intenzione di Jacob farti soffrire-
-Lo so- lo rassicurai, anche se ormai quella frase l’avevo sentita dire troppe volte -Posso parlare con lui?-
-Oh, vedi Nessie...- tentennò Billy, muovendo avanti e indietro le ruote della sedia a rotelle –Jake non c’è-
Il suo sguardo sembrava preoccupato, ma non riuscii a capire cosa potesse turbarlo così tanto. Di solito Billy era abituato alle lunghe assenza del figlio, dopotutto sapeva benissimo quanto i suoi impegni da maschio Alfa fossero importanti e il fatto di non poter stare lontano da me di certo non aiutava. -E dov’è andato?- chiesi.
-Via- disse il vecchio Quiliute, come se questo gli costasse un enorme sforzo fisico.
-Come via?- domandai ancora, con il panico che cominciava a farsi strada dentro di me.
-Il clan di Denali non ha ricevuto la richiesta di aiuto da parte di tuo padre e la tua famiglia ritiene molto importante la presenza di Tanya e dei suoi allo scontro con i Volturi.- cominciò Billy. Parlò e sembrò quasi che gli stesse prendendo un attacco cardiaco, farfugliò quelle parole con fatica e le pronunciò molto velocemente. Probabilmente se non fossi stata dotata di capacità speciali, non avrei capito nulla del suo discorso.
-Avrebbero dovuto recarsi da loro Carlisle ed Edward ma, dopo averti sentito dire che volevi che ti stesse lontano, Jacob ha deciso di partire al posto loro-
-Cosa?- ma la mia più che a una domanda, sembrò un urlo di dolore.
-Mi dispiace.- farfugliò ancora Billy, sfregandosi le mani come spesso faceva il figlio quando si trovava in difficoltà -Era distrutto, pensava di renderti felice allontanandosi da te, come gli avevi chiesto. E’ partito mezz’ora fa, sta andando in Alaska.-
Ma non gli lasciai finire la frase. Mi precipitai fuori dalla vecchia e piccola casa, correndo a perdi fiato verso il bosco dietro l’abitazione dei Black. M’inoltrai nella fitta vegetazione, illuminata solo dal bianco della neve fresca e candida su di uno sfondo silenzioso. Nessun verso di animale, nessun segno di impronte di lupo sul terreno.
-Jake!- urlai mentre cominciavo a trascinare le gambe. Sapevo che era troppo tardi, che il mio migliore amico ormai doveva trovarsi già al confine della cittadina di Forks e che correre verso il nulla o urlare il suo nome non sarebbe servito a niente
-Jake, sono io!- urlai disperata, trascinando per l’ultima volta i miei passi, per poi lasciarmi cadere sulle ginocchia.
Il freddo mi ustionava la pelle, insinuandosi sotto i miei vestiti e la neve mi bagnava le gambe, irrigidendomi i muscoli. Respirai con affanno, e l’aria uscita dalle mie labbra si condensò in pochissimi secondi, creando piccole nuvolette che si dispersero nella foresta.
Perché riuscivo sempre a rovinare tutto?
Come mia madre prima di me, ero riuscita a fare soffrire Jacob. Ma cosa c’era che non andasse in quel ragazzo? Non si meritava così tanta sofferenza e io non lo meritavo. Era la persona migliore che conoscessi, metteva sempre per prima la mia felicità rispetto alla sua, ma non lo faceva solo con me, con tutti. Era stato il fratello migliore che avessi mai potuto desiderare, mi aveva insegnato così tante cose. Era stato il migliore amico più sincero e fedele del mondo. E di sicuro sarebbe stato l’uomo perfetto da amare.
Per la prima volta da quando ero nata, capii davvero cosa mi legasse a Jacob.
Avevo avuto bisogno di perderlo per riuscire a comprendere cosa fosse l’imprinting.
Cosa significasse amare.
Una crepa di disegnò lungo il profilo del mio cuore, magari impercettibile ma abbastanza profonda da mandare in tilt tutto il mio corpo.
La sensazione di perdita era dilaniante, fu come se mi avessero amputato tutti gli arti e lasciato solo il petto, per poter soffrire quel terribile destino che mi aveva separato dalla persona che amavo.
In quell’istante capii davvero il significato delle parole di mio padre, quando mi aveva detto che l’imprinting aveva solo alimentato e reso eterno un amore che sarebbe comunque esistito, senza l’intervento di un’antica leggenda sui licantropi.
L’amore che provai in quel momento, esploso per la perdita che avevo subito, era davvero qualcosa di sincero. Sentivo con tutte le fibre del mio corpo che era mio e non poteva esserlo di nessun altro.
Ora il significato dell’imprinting per me e Jake era chiarissimo. Eravamo due esseri a metà tra due mondi, né vampiro né lupo e per poterci amare per l’eternità avevamo avuto bisogno di un aiuto.
I licantropi non vivevano per sempre, o almeno, decidevano, una volta preso il controllo delle trasformazioni, di abbandonare il lupo che viveva nel loro cuore, la maggior parte delle volte per poter vivere quanto le loro compagne umane.
Io ero immortale, di conseguenza, Jake avrebbe dovuto vivere per sempre e l’unico modo per poter rendere il nostro amore indistruttibile era stato quello di unirci nel legame più sincero di sempre.
Ecco perché Jacob aveva avuto l’imprinting.
-Jake- quello non era più un richiamo. Era il nome della persona a cui dovevo tutto e a cui avrei dato tutto, se avessi mai dovuto scegliere a chi affidare la mia vita avrei di sicuro scelto lui.
- Nessie?- la prima volta, pensai che fosse solo frutto della mia immaginazione, che il dolore dovesse provocarmi delle allucinazioni per impedirmi di accasciare il mio corpo a terra e lasciarmi morire assiderata.
Poi la seconda volta, la voce tonante di Jacob si fece chiara, in modo da sembrare quasi un ordine. Come se mi stesse obbligando a reagire, perché non potevo permettermi di lasciare che le cose andassero così.
Con la consapevolezza che, se mi fossi voltata e non l’avessi visto, il dolore sarebbe stato troppo forte da sopportare, decisi di seguire quella voce così famigliare e accogliente. Quella voce che tanto amavo e che per anni mi aveva augurato la buona notte con un bacio sulla fronte.
Lentamente mi rimisi in piedi, alzando prima una gamba e poi l’altra. Mi levai la neve dai jeans e, prima di voltarmi, tirai un respiro profondo lasciando che l’aria gelida dell’inverno mi bruciasse i polmoni.
Mi voltai e, sbattendo le palpebre, osservai il mio migliore amico, stupita.
-Oh mio Dio- solo quell’esclamazione stupida riuscii ad uscire dalla mia bocca. Aprii e richiusi la labbra un paio di volte come se da lì potesse uscire qualche cosa di intelligente da dire.
Jacob mi guardava con gli occhi sgranati, portava solo un paio di vecchi pantaloni, segno evidente che si era appena trasformato in umano, non riuscendo a capire la situazione. Gli avevo chiesto di tenersi alla larga da me e, quando aveva esaudito il mio desiderio, gli ero corsa dietro urlando come una pazza.
Avrei potuto dire tante cose o farne tante altre, decisamente molto più appropriate visto che una parte di me era ancora arrabbiata con lui per avermi mentito per così tanto tempo. Ma alla fine mandai quella parte del mio cervello all’inferno e lasciai che il mio corpo facesse il resto.
Con due balzi aggraziati tanto quanto veloci, assalii Jacob e gli strinsi forte le braccia al collo. –Stupido idiota!- lo sgridai, stringendolo forte, cercando di tenerlo il più possibile vicino a me, soffocandolo con la mia stretta.
-Cosa diavolo ti è venuto in mente?- chiesi, con il tono di voce più arrabbiato che potessi trovare in quel momento.
Jacob allentò la mia stretta con dolcezza e con voce confusa disse –Credevo volessi che me ne andassi-
-Sei un deficiente!- ignorai il suo gesto e lo strinsi ancora più forte, infischiandomene del rischio di poterlo soffocare. -Promettimi che, se mai ti chiederò ancora di andartene, tu non lo farai- gli sussurrai, mentre piccole lacrime mi rigavano il viso per poi andare a bagnare la pelle calda di Jacob.
-Jake promettimelo, ti prego- lo implorai, dandogli uno strattone.
Sentii Jacob sorridere contro la mia spalla, poi mi passò una mano tra i capelli e con l’altra mi circondò la vita -Te lo prometto-
A quelle parole il mio cuore scoppiò di gioia e un piccolo sorriso si disegnò tra le mie lacrime.
Il mio migliore amico i mise a ridere e cercò di allentare nuovamente la mia presa, ma senza allontanarmi –però potresti smettere di soffocarmi?-
-Ti odio- dissi, dandogli un pugno sul petto, che probabilmente fece più male a me che a lui. Ma prima che potessi dire altro, Jacob mi prese il viso tra le mani e mi baciò dolcemente.
Lo lasciai fare, abbandonando il mio corpo alla sensazione di piacere che ogni volta mi pervadeva il contatto con la sua bocca.
-Nessie- sussurrò il mio nome a bassa voce, con le labbra ancora premute sulle mie.
Mi staccai dal bacio con leggerezza, ma continuando a tenere le labbra vicinissime alle sue, tanto che i nostri nasi si toccavano -Non credere che sia tutto risolto. Non ti ho ancora perdonato per avermi mentito-
Jacob sorrise e riprese a baciarmi –Aspetterò. Sono uno che non si accontenta, ricordi?-
-Idiota- sussurrai mentre ricambiavo il bacio, talmente perfetto, che ogni volta sembrava il primo.
ecco qui l'altro capitolo che vi avevo promesso
Renesmee-Quindi fammi capire bene- fece Jacob, con un ghigno di soddisfazione –Ti sei precipitata qui a piedi, camminando su un metro e mezzo di neve, bagnandoti tutti i vestiti, per dirmi che hai cambiato idea?-
-La vuoi smettere di prendermi in giro?- sbottai.
Nel momento in cui Jake aveva realizzato cosa avevo fatto quando avevo saputo che stava per partire un sorriso di soddisfazione si era disegnato sul suo viso. –E comunque non ho cambiato idea, sono ancora arrabbiata con te! Come hai potuto tenermi nascosta una cosa come l’imprinting?-
Jacob stava giocherellando con il palmo della mia mano, disegnandoci sopra dei piccoli cerchi immaginari, come se fosse stata il suo foglio da disegno. Ci eravamo seduti sulla neve, nell’esatto posto in cui ci eravamo ritrovati. Avevo tutti i pantaloni bagnati ma non sentivo freddo e poi ero abbracciata al mio termosifone personale, con le possenti braccia di Jacob che mi avvolgevano le spalle. Anche se mi fossi trovata al polo nord non avrei sofferto il freddo.
-In realtà non stavo parlando dell’imprinting- mi corresse lui – Ma prova a metterti nei miei panni. Non è proprio una cosa semplice da spiegare, soprattutto a una testona come te!-
-Ehi- protestai, rifilandogli una gomitata nello stomaco –Avresti potuto almeno provarci, avrei apprezzato il tentativo-
-Certo come no- disse lui sarcastico, corrugando un sopracciglio.
-Che cosa intendevi, prima, sul fatto di aver cambiato idea?- gli chiesi allora.
-Intendevo dire che, finalmente, ti sei accorta di non poter stare lontana da me- mi disse Jacob dolcemente, sfiorando il mio orecchio con le labbra.
-Non ci provare- gli risposi con tono calmo, voltando il viso per vederlo negli occhi con i nostri nasi che si sfioravano -So che cosa stai insinuando ma no, non ho cambiato idea-
-Certo, certo ne riparleremo quando vorrai partire per Harvard- mi zittì lui sfiorandomi le labbra con un leggero e veloce bacio.
-Sai ero riuscita ad ignorare la rabbia che provo nei tuoi confronti, ma adesso me la stai facendo riaffiorare!- sbottai fingendomi arrabbiata.
-Eh dai Nessie- fece lui , dandomi un pizzicotto sul braccio -Da quando sei così suscettibile? Stavo mettendo la cosa sul ridere-
-Non voglio scherzare sull’università- dissi e stavolta il mio tono fu serio, non mi andava proprio di ridere del mio futuro o meglio del nostro.
-Lo so. E’ che lo sai come sono fatto, quando non riesco a trovare una soluzione ad un problema ci rido sopra-
-Già. Fosse tutto così facile-
Jacob mi accarezzò i capelli con la mano, poi avvolse il suo braccio intorno alla mia vita e strinse con più vigore la mia schiena al suo petto. Riprese a parlare con dolcezza mentre il suo respiro sfiorava il mio collo -Non la prendere male. Sono felice che tu voglia andare all’università e ti seguirei ovunque, sette anni fa avevo deciso che sarei venuto con voi, se tu, Bella e Edward vi foste trasferiti per sfuggire ai Volturi, ma in quel caso era per la tua sicurezza ed era assolutamente necessario. Adesso mi sentirei in colpa con me stesso per non avere rispettato i doveri che ho accettato, divenendo capo branco, per seguirti al college.-
-Non hai intenzione di accettare la mia scelta, giusto?-
-No-
-E io non accetterò la tua-
-Troveremo una soluzione- disse, baciandomi il collo, appena sotto l’orecchio -Per il momento, credo sia meglio non pensare a questa storia dell’università. Adesso il nostro problema è un altro-
Aveva ragione...I Volturi.
-Sì, hai ragione. Ci penseremo se sopravvivremo-
Jacob emise un sospiro sommesso, come se volesse ribattere alla mia affermazione ma sapeva che, questa volta, non poteva promettermi nulla del genere. Avrebbe lottato, ma nemmeno un lupo era indistruttibile. All’improvviso mi afferrò per la vita e mi sollevò, come se fossi una piuma, mi prese delicatamente per mano e mi sorrise dolcemente. –Ti accompagno a casa-
-Resta da noi- lo pregai, sapendo che se ne sarebbe andato subito, appena arrivata a casa –Esme avrà di sicuro cucinato qualcosa-
Lui cercò di trattenere una risata poi, con un leggero strattone, mi attirò più vicina a sé –Per quanto mi costi stare lontano da te, l’idea di stare in una stanza piena zeppa di vampiri puzzolenti non mi attira molto-
Tentai quindi un’ultima volta: mi piazzai davanti a lui, allungando le braccia per avvolgergli il collo. Gli sfiorai le labbra con le mie –Potresti venire a casa mia- sentii le braccia possenti di Jacob avvolgermi la vita, in modo che i nostri corpi premessero l’uno sull’alto, mentre le sue mani accarezzavano delicatamente tutta la mia schiena. Quindi lo baciai socchiudendo le labbra, in modo da sentire appieno il sapore della sua bocca. –La casa di Carlisle sarà piena di occhi rossi, ma ti posso assicurare che nella mia saremmo totalmente soli-
Sulle labbra di Jacob si disegnò un sorriso malizioso, le sue mani scesero sulle mie gambe poi mi prese in braccio –Stai per coso tentando di corrompermi?-
Io sorrisi a mia volta, mentre con le mani gli accarezzavo i capelli –E anche se fosse?-
Tornammo a piedi verso la casa dei Black, dove Jacob aveva parcheggiata la sua auto. Ci dirigemmo a tutta velocità verso casa di nonno Carlisle, in realtà quella non era la nostra vera destinazione, ma dovevo comunque passare da lì. Avevo lasciato i miei genitori abbastanza preoccupati per me e dovevo fargli sapere che stavo bene.
Jake parcheggiò sul vialetto dell’enorme villa a vetrate. Appena scesa dalla macchina lui fu al mio fianco, il viso contratto e la testa alta. Aveva avvertito qualcosa, ma quando gli rivolsi uno sguardo preoccupato mi fece cenno con la testa di stare tranquilla.
Entrammo in casa mano nella mano. In salotto c’era tutta la mia famiglia insieme ai vari clan che avevano risposto alla nostra chiamata d’aiuto, stavano parlando di qualcosa ma, quando ci sentirono entrare, tacquero tutti all’improvviso.
-Come immaginavo- ringhiò Jacob –un sacco di occhi rossi, qui dentro-
Bella rivolse uno sguardo di rimprovero verso il suo migliore amico, mentre mio padre si alzò dal divano -Potete scusarci?- disse rivolgendosi ai nostri ospiti –Io e la mia famiglia vorremmo parlare con Renesmee e Jacob in privato-
Sussurri di approvazione si levarono nella stanza, mentre i vampiri dagli occhi rossi lasciavano la stanza. Poi il silenzio riempii la grande sala mentre tutti si guardavano, non sapendo bene da dove iniziare. Così mi feci coraggio e parlai per prima, stringendo forte la mano di Jake.
-Volevo annunciare che ho scoperto il vostro piccolo segreto, ora so cosa lega Jacob e me e so casa è successo prima della mia nascita. Vi chiedo scusa per aver reagito male alla notizia, ero spaventata e confusa, ma ora capisco molte cose. Capisco perché avete deciso di tenermi nascosta una parte della vostra e della mia storia e anche se, sono ancora un po’ arrabbiata perché comunque mi avete mentito, volevo dirvi che amo con tutta me stessa ognuno di voi e sono felice di avere una famiglia che mi ama così tanto-
La mia famiglia rimase immobile, ma quella mancata reazione mi sembrò strana perfino per un gruppo di vampiri. Ripensai a quando io e Jacob eravamo scesi dalla macchina, pochi minuti prima, al suo sguardo e alla sua postura, sembrava un lupo in allerta. Anche quando riprendeva le sembianze umane, la parte di lupo che era in lui non lo lasciava mai e il lupo in quel momento teneva la schiena diritta come per fiutare qualcosa. Un pericolo in arrivo.
-Anche io vorrei dirvi una cosa- la voce di Jacob mi fece trasalire, come il resto della mia famiglia. Non pensavo che anche lui volesse aggiungere qualcosa.
Lo osservai con sguardo curioso e lui, prima di proseguire mi rivolse un sorriso di incoraggiamento.
Volse lo sguardo verso quella famiglia che per tanto aveva criticato e che ora apparteneva alle persone che avrebbe difeso fino alla morte. - Avete sempre saputo quanto Nessie fosse importante per me ma, come avete potuto constatare voi stessi, le cose sono cambiate. Ci ho pensato molto negli ultimi tempi, e voglio stare con lei. Voglio che Renesmee diventi la mia compagna- lo disse come se fosse la cosa più naturale del mondo, la sua sicurezza mi mozzò il fiato, lasciandomi a bocca aperta. Poi Jacob mi guardò negli occhi, io riuscii a sentire per la prima volta quanto davvero credesse a quelle parole. I suoi bellissimi occhi castani erano pieni d’amore. Mamma mi aveva detto che si poteva riconoscere l’amore vero da come le persone si guardano negli occhi, perché lo sguardo è come quello di un cieco che vede la luce per la prima volta.
Jacob vedeva quella luce e la vedeva in me.
Fino a poche ore prima quella rivelazione mi aveva messo una paura folle, ero terrorizzata dall’arduo compito che il legame con lui mi aveva affidato. Avevo paura di non essere all’altezza del suo amore. Di non essere abbastanza.
Poi ricordai che anche Jacob per me era la mia luce. A lui era stato destinato il mio stesso compito: quello di amarmi incondizionatamente per il resto della nostra esistenza.
Jake portò la mano che mi stava stringendo, al petto e se l’appoggiò sul cuore, lo sentii battere sotto la camicia. Correva all’impazzata, come il mio. -Se è quello che vuole anche lei-
Non potei fare a meno di sorridere, lieta che il destino avesse scelto me. Lieta che Jacob avesse scelto me, per avermi dato la possibilità di poterlo amare fino alla fine dei miei giorni.
Dovetti trattenermi dal prendergli il viso tra le mani e baciarlo e baciarlo…fino a che l’euforia si fosse placata e il mondo avesse smesso di girare all’impazzata.
-Jake, Nessie- disse mia madre alzandosi, prendendo posto vicino a mio padre -Dobbiamo dirvi una cosa anche noi, sedetevi vi prego- indicò il divano che lei ed Edward avevano lasciato libero per noi.
La felicità che fino a quel momento aveva pervaso ogni singola fibra nervosa del mio corpo si affievolì per via del tono dei miei genitori. Allora avevo ragione, Jacob aveva avvertito cattiva notizie in vista, ma aveva preferito non arrivare a conclusioni affrettate. Conclusioni che, sfortunatamente, erano risultate esatte. Prima di muovere un passo in avanti sentii il braccio di Jacob avvolgermi velocemente la vita, per poi scortarmi verso il divano. Ci sedemmo uno al fianco dell’altra, Jake mi abbracciava mentre io tenevo una mano stretta al suo ginocchio.
-Prima, con gli altri, stavamo organizzando un piano di attacco- esordì mio padre, in tono truce.
-Come? Ma il clan di Denali?- lo interruppe immediatamente Jacob in tono preoccupato, ma dalla sua voce si sentii trapelare un ringhio - Mancano ancora molti vampiri, non siamo pronti-
-Non ci sarà tempo per andare a cercarli- sospirò mio padre -I Volturi saranno qui domani mattina-
E una piccola anteprima di ciò che vi aspetta nei prossimi capitoli!
Video
"Nella fine dei Cullen, la mia storia e quella di Renesmee avevano trovato un nuovo inizio.
Saremmo dovuti scappare, per sopravvivere. E per permettere a noi di vivere, c’era bisogno di un sacrificio.
Con la vita sarebbe arrivata la morte, la morte di tutte le persone che amavamo.
La nostra storia sarebbe continuata, con il nostro viaggio."
[dal prossimo capitolo]
-Jacob
P.s. Questo è un vecchio video che avevo fatto molto tempo fa e dal quale poi quest'anno ho preso l'ispirazione per la mia storia. Visto che era un video che avevo fatto così per divertimento il titolo delle due storie alla fine è diverso. Comunque spero vi piaccia lo stesso. Un bacio