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Al Centro Esatto Dell'Universo, Jacob and Renesmee

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Nessie
CAT_IMG Posted on 26/1/2012, 16:36




Renesmee



Il vapore dell’acqua, dovuto alla mia lunga doccia bollente, aveva preso il sopravvento nel bagno. Lo specchio, dove ero solita osservare il mio riflesso, era completamente appannato e piccole goccioline scendevano lungo i bordi, come le lacrime solcano le guance delle persone.
Mi diressi nella mia stanza. La mia vera camera, quella della piccola casetta che nonna Esme aveva regalato ai miei genitori.
Dopo lunghe discussioni ero riuscita a convincere la mia famiglia, e soprattutto Jake, che i Volturi avrebbero potuto attaccare in ogni caso, sia che fossi da Charlie o a La Push e quindi era inutile che mi scorrazzassero per tutte le case.
I turni di pattuglia erano ben divisi: quattro a sorvegliare la casa in cui mi trovavo, più una persona che non mi lasciasse sola; altre quattro a La Push e tre a guardia della casa di Charlie, per precauzione. Gli altri, invece, riposavano o andavano a caccia, in attesa di montare per il turno successivo.
In quel momento a guardia della casa c’erano Jake, Embry, Emmet e mio padre, mentre zia Alice era con me. Mamma aveva accettato di andare a caccia senza Edward solo perché anche lei si era accorta che era assolutamente necessario e perché due lupi grossi come orsi, il membro più forte della famiglia e mio padre mi sorvegliavano.
Mi abbandonai sulla sedia vicino alla scrivania e fissai il mio riflesso nel piccolo specchio d’orato, regalo di zia Rosalie, che era appeso alla parete.
I miei occhi color cioccolato erano stanchi e un lieve accenno di occhiaie li circondava, cosa che raramente capitava. I miei capelli erano bagnati e le gocce d’acqua mi bagnavano l’accappatoio; la mia pelle era ancora più pallida del solito, ad eccezione delle guance, arrossate per il calore della doccia.
La tensione di quei giorni si era alzata ancora di più. Stava passando troppo tempo dall’ultima visita da parte di Jane e, della Guardia dei Volturi, non c’era traccia. Mamma sperava che avessero deciso di ritirarsi o che avessero altri problemi più importanti, ma nessuno ci credeva davvero e probabilmente nemmeno lei.
Quando distolsi lo sguardo dalla mia immagine, lo posai su di una busta abbandonata nel centro della scrivania. Con caratteri maiuscoli e grassettati, la scritta “Harvard University. Domanda di iscrizione” spiccava come un faro nella notte.
Non avevo mai pensato seriamente al mio futuro, nonostante avessi già le ambizioni di una donna quasi adulta, ero al mondo da appena sette anni. Ma una mattina mi ero svegliata pensando che avevo davanti a me tutta l’eternità, un concetto di tempo talmente lungo da non poterlo nemmeno immaginare.
Cosa avrei fatto nella mia piccola parte di eternità?
Tutta la mia famiglia aveva già vissuto la loro vita, o almeno una parte.
Mio padre e la sua famiglia vivevano da centinaia di anni e avevano visto il mondo. Mia madre, pur essendo giovane come vampira, aveva vissuto la sua vita da umana, aveva viaggiato con nonna Renee e aveva avuto molte altre esperienze: l’amore con mio padre, i pericoli che aveva dovuto affrontare entrando nel mondo dei vampiri, l’addio ai suoi amici più cari, la gravidanza, me.
E io? Che progetti avevo? La mia famiglia si aspettava davvero che avrei accettato di vivere per tutta la mia vita a Forks?
Ero sveglia, intelligente e con tanta voglia di imparare. Avevo ancora i documenti falsi che mia madre aveva fatto per me e Jacob, quando aveva temuto che lo scontro con i Volturi potesse finire in un bagno di sangue. Perché non vedere posti nuovi e avere le mie avventure?
Così avevo preso una domanda di iscrizione per Harvard e l’avevo compilata all’insaputa di tutti.
-A che pensi?- chiese Alice spuntando all’improvviso. La guardai dal riflesso dello specchio e abbozzai un finto sorriso, era appoggiata sulla soglia della porta, sempre bellissima nei suoi vestiti all’ultima moda. Il suo viso era una maschera perfetta che le nascondeva ogni minimo cenno di paura o ansia, quel giorno però i suoi tratti erano leggermente tirati, segno che le cose non andavano bene.
-A nulla- dissi, facendo spallucce. Quando zia Alice fece un passo verso di me, nascosi la busta con dentro la domanda d’ammissione sotto una pila di fogli volanti.
Alice si sporse sulla scrivania ed afferrò un pettine, poi passandomi le dita lunghe e sottili tra i capelli chiese-Posso?-
La lasciai fare e mi abbandonai a qual suo tocco che, sin da bambina, era stato sempre in grado di calmarmi.
-Si dice che una delle gioie della vita sia farsi spazzolare i capelli- mi rivelò lei, ridendo.
-Alice, posso chiederti una cosa?- domandai, mi era saltata alla mente un’idea, un pensiero che, dalla sera del falò a La Push, non mi aveva dato pace. –Qual è stato il motivo per cui licantropi e vampiri si sono alleati?-
La spazzola che mia zia stava dolcemente passando trai i miei capelli se fermò all’improvviso, qualche centimetro sotto la nuca. Alice rimase immobile per la frazione di un minuto, se non l’avessi guardata, probabilmente non me ne sarei nemmeno accorta. Poi riprese a spazzolarmi i capelli regolarmente.
-Tesoro, la sai già questa storia. E’ stato per via di tua madre...-
Ma la interruppi –E’ solo che, come può un odio così profondo e antico spezzarsi per via di una ragazza amica di un licantropo e amante di un vampiro? Insomma dovrebbe esserci stato un evento più clamoroso per avere creato un’alleanza in così poco tempo.-
Zia Alice aspettò qualche minuto prima di rispondermi, come se volesse valutare ogni singola parola. Come se non volesse raccontarmi dei particolari.
-Vedi, prima che tu nascessi, Jacob e Bella erano molto amici- cominciò, con voce poco sicura –Lui all’inizio non approvava il fatto che volesse diventare una vampira, le disse anche che avrebbe preferito vederla morta che come una di noi-
Il sangue nelle vene mi si gelò. Jacob che diceva una cosa del genere. Il Mio Jacob.
-Il patto che avevano stipulato Carlisle e il nonno di Jacob, ci impediva di creare nuovi vampiri, quindi se avessimo trasformato Bella sarebbe stata guerra. Ma quando Jacob venne a sapere che lei era incinta e che l’unico modo per farla vivere era quello di trasformarla, accettò-
-E perché non uccidermi? Perché mantenere un’alleanza così stretta con i vampiri? Dopotutto mio padre gli ha portato via la sua migliore amica- chiesi.
Perché Jacob avrebbe dovuto essere così tanto premuroso con me, perché combattere le battaglie dei vampiri? Cosa lo spingeva a proteggerci?
Un sorriso lieve si dipinse sul viso di Alice –Jacob non ti avrebbe mai uccisa, sei figlia di Bella, la sua migliore amica. Le voleva troppo bene per infliggerle un dolore così grande-
Grazie alla sue rivelazioni molti pezzi della storia andarono al loro posto, mi aveva raccontato molti particolari che nessuno mi aveva mai svelato. Ma la sensazione che mancasse qualcosa, che ci fosse di più, non mi lasciava tregua.
–Sai che giorno è domani?- mi chiese all’improvviso zia Alice.
Spalancai gli occhi e vidi la sorpresa del mio viso riflessa nello specchio –E’ Natale- esclamai, come se avessi appena scoperto chissà che cosa.
-E come immagino- fece Alice divertita –tu non hai nessun regalo-
Mi voltai verso di lei mortificata, con tutto quello che era successo: la tensione per un attacco che sembrava non arrivare mai, la paura di ciò che volessero da me i Volturi…avevo dimenticato che il tempo, nonostante tutti i miei problemi, continuava a scorrere.
-Ho una proposta da farti- disse in tono malizioso mia zia, ma a me risuonò quasi come un ricatto. –Se lasci che ti trucchi, in modo da nascondere quelle brutte occhiaie e ti fai vestire, come dico io, ti porto a fare shopping!-
-Ma le misure di sicurezza?- chiesi allibita.
Alice mi rivolse un ghigno, alzando un sopracciglio –Non penso che questa sia la prima volta che infrangi le regole, signorina-
Mi lasciai scivolare nuovamente sulla sedia e, in tono di resa, acconsentii –Va bene, sono tutta tua-
-Evviva!- esclamò lei, saltando e battendo le mani.
A volte tra lei e Jacob, non sapevo distinguere chi fosse il bambino. E io avevo sette anni!






Jane



Con una semplice ed aggraziata spinata, Felix fece cadere sul pavimento di legno marcio gli ultimi tre umani.
Il sole era calato da ore e la luna dominava nel cielo, celando la perfidia della notte dietro la sua luminosità. L’alloggio che avevamo trovato era a dir poco squallido, niente a che vedere con lo sfarzo del castello italiano al quale tutti noi eravamo abituati.
Demetri aiutò Felix a trascinare le ultime vittime in un angolo del monolocale, insieme agli altri uomini, tutti legati e con un fazzoletto in gola. Le urla di quegli esseri inferiori mi provocavano sempre delle emicranie, se solo Aro non li avesse reputati così interessanti e se non fossero stati l’unica cosa al mondo a mantenere in vita noi vampiri, li avrei già sterminati tutti.
Perché lasciare credere loro di essere superiori? Un topo si era mai creduto più forte del gatto?
Inutili, esseri inferiori.
-Come intendi procedere, sorella?- la voce di Alec fece capolino dal centro della stanza, gli occhi rossi esprimevano impazienza, lasciando intendere che non aveva nessuna intenzione di passare più del tempo necessario in quel luogo.
-Pazienza, Alec- risposi, avvicinandomi ad uno degli uomini distesi sul pavimento. –Aro arriverà stasera, domani prenderemo ciò che ci spetta o distruggeremo una volta per tutte i Cullen-
Afferrai con forza i capelli del giovane uomo, lo obbligai a guardarmi. Lo obbligai a mostrarmi i suoi occhi pieni di terrore, confermandomi la sua debolezza e la sua inferiorità.
-Entro il calare del sole, domani saremo già di ritorno a casa- terminai la frase, senza però badare troppo a ciò che dicevo.
Inclinai leggermente la testa di lato e avvicinai il mio viso a quella che sarebbe stata la mia cena. Respirai a pieni polmoni e l’odore di alcool misto a quello della paura mi inebriò i sensi. Sangue di un esemplare giovane, sbronzo e terrorizzato: non potevo chiedere di meglio.
Lasciai libera la mente, concentrandomi solo sul dolore che avrei potuto provocare nella mente dell’uomo. Nel giro di pochi secondo l’essere cominciò a dimenarsi e a mugugnare urli di dolore, bloccati dal fazzoletto che gli bloccava la gola, si dimenò come un pesce fuor d’acqua.
Ma prima che potessi avventarmi su di lui, qualcuno bussò alla porta della piccola casa persa tra la vegetazione. Il nostro alloggio.
-Felix- ordinai, scattando in piedi e avanzando verso la porta.
Felix spalancò la porta e il suo braccio si bloccò a pochi centimetri dal collo di Suplicia, la compagna di Aro.
-Calmi, fratelli- ci intimò lei, avvolta nel suo pesante mantello nero. Ma Felix non mosse il braccio e la tensione nella stanza non si smorzò. Con ribrezzo, feci cenno a Felix di levarsi.
-Che cosa ci fai qui, Suplicia?- chiesi sprezzante.
-Ho un messaggio da parte di Aro- rispose lei, chiudendosi piano la porta alle spalle. –Ha deciso che non parteciperà alla battaglia-
Finsi di non essere sorpresa dalla notizia, ma in realtà dovevo aspettarmelo. Se ad Aro e agli altri Anziani fosse davvero importato qualcosa dei Cullen, sarebbero venuti subito di persona. A loro interessava solo la ragazza, del resto del clun non importava nulla.
-Quali sono i nuovi ordini di preciso?- chiesi.
Suplicia sembrò valutare le parole da usare. Non mi era mai piaciuta quella vampira, non avevo la minima idea di come Aro avesse potuto scegliere lei come compagna. Era così insignificante, pari agli umani che giacevano sul pavimento.
-Il comando è nelle tue mani- disse infine –Io dovrò rimanere comunque con voi, per assicurarmi che non facciate pasticci, come l’ultima volta con i neonati. Se non ricordo male è da lì che i Cullen hanno iniziato a dubitare di noi-
Feci un sorriso amaro, un passo verso di lei –Sarai anche la moglie di Aro- l’avvertì, sibilando –ma rivolgiti a me ancora una volta in questo modo e pregherai di non essere mai nata-
La mia minaccia funzionò, come succedeva sempre dopotutto. Suplicia fece un passo indietro e per un momento la vidi tremare.
-Aro dice che hai tempo fino alla fine del mese, altrimenti interverrà lui. Spera comunque che non sia necessario, per tutti voi- specificò mentre la voce le tremava ancora –Dei Cullen potete fare quello che volete e anche dei licantropi, ma la figlia di Edward deve restare viva- questo dettaglio lo evidenziò con molta enfasi, come se da questo dipendesse l’esito di tutta la missione. Ed era vero.
-Bene- conclusi, voltandomi per tornare alla mia cena. dissi –Lasciamo che la famiglia Cullen si goda le feste-
Prima di chinarmi sull’uomo che mi guardava con sguardo supplichevole, immaginandosi ogni tipo di morte tranne quella che gli avrei inflitto, dissi –Dopotutto, a Natale siamo tutti più buoni-
I miei denti splendenti e appuntiti si conficcarono con estrema facilità nella pelle fredda dell’uomo, che in un primo momento tentò di ribellarsi, infine lasciò che il veleno penetrasse nel suo sangue, fino a raggiungere il cuore. Poi si accasciò a terra, come fa il topo nelle grinfie del gatto.


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Angolo autrice: Salvee :D
Scusate l'attesa ma la scuola mi sta facendo letteralmente impazzire!
Allora ecco alcune domande:
1. Che ne dite di Renesmee? Fa bene a voler pensare al suo futuro? Che conseguenze porterà nella storia?
2. Perchè i Volturi vogliono Renesmee viva? Uccideranno davvero il clan dei Cullen e i licantropi?
3. Ho descritto bene il personaggio di Jane?
Per saperne di più COMMENTATE NUMEROSI e attendete il nuovo capitolo, che vi annuncio sarà molto interessante sul fronte Jacob e Renesmee *___*
Un bacione, Nessie.
 
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f3d3r1c*
CAT_IMG Posted on 27/1/2012, 20:54




Penso che la nostra cara Nessie abbia ragione a voler pensare al suo futuro: Edward e gli altri membri della famiglia, eccezion fatta per Bella, sono plurilaureati e non vedo perchè anche lei non debba cercare di fare qualcosa che le piaccia, anche se questo vuol dire allontanarsi da Forks e dai Cullen. Sono sicura che, se riuscirà a farsi accettare ad Harvard e a trasferirsi lì per studiare, Jacob la seguirà, come è giusto che sia. E' come se fosse un angelo custode, per lei, e gli angeli custodi ti seguono dappertutto. Mi piace molto questa Nessie: è intelligente, sveglia e sicura, sa cosa vuole dalla vita e sa, come è accaduto nell'ultimo capitolo, quali sono le domande giuste da fare per sapere la verità completa. Mi piace proprio tanto, ed è così che me l'ero immaginata, quando ho finito di leggere la saga, una volta cresciuta. Però, perchè i Volturi la vogliano, ancora non riesco perfettamente a capirlo. Perchè la vogliano viva lo comprendo -insomma, a che serve da morta, date le sue grandi potenzialità?- ma a che cosa gli serva no. Sono le stesse motivazioni della volta precedente? Aro vuole solo un nuovo "gioiellino" alla sua collezione o c'è di più? Secondo me, alla fine, i Cullen e i licantropi non muoiono... a meno che i Volturi non vogliano davvero non lasciare nessuno che possa essere in alcun modo legato a Nessie. In questo caso, bhè... porca miseriaccia, sono tutti nei casini! Oh, per quanto riguarda i Volturi, mi è piaciuto moltissimo il modo in cui hai descritto Jane perchè rispecchia in pieno il suo pensare di essere superiore e la sua malvagità. Quel pezzo mi ha molto colpito, sei stata proprio bravissima. Visto che sei così brava con tutti i personaggi, e non solo con Renesmee, perchè non aggiungi qualche altra volta il POV di altri personaggi? Sarebbe fantastico *.*
Che dire del capitolo in generale? Mh... si, mi è strapiaciuto, in particolare la parte in cui parlava Jane. E Nessie si sta finalmente avvicinando alla verità su lei e Jake! Anche se a me non è chiara una cosa: perchè non le hanno voluto dir niente? Per permetterle di scegliere? Ed è stata anche un'idea di Jacob o lui è stato costretto ad adattarvisi? Sono sicura, però, che la risposta a queste domande la avrò nei prossimi capitoli... o sbaglio?
Spero tanto di poter leggere il prossimo capitolo il più presto possibile... Hai un talento naturale per la scrittura, ragazza!


P.s: uao, che risposta lunga! xD
 
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Lucy's Lullaby
CAT_IMG Posted on 28/1/2012, 14:49




Il capitolo in generale mi è piaciuto. La parte di Nessie fantastica, quella di Jane pure. Ma non mi piace che entri in scena Sulpicia. Dopotutto è la moglie di aro. I volturi avrebbero fatto meglio a mandare Santiago. Mi sono sempre immagina la mente di Jane come l'hai descritta, molto poco tollerante verso gli uomini.Aspetto il prossimo capitolo.
 
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Nessie
CAT_IMG Posted on 3/2/2012, 19:36




Renesmee



La mattina della Vigilia di Natale si aprii con la prima neve della stagione. Nel pomeriggio le strade e i boschi di Forks si erano colorati di bianco, regalando una perfetta atmosfera natalizia e, con la neve, arrivarono anche i primi rinforzi.
Il clan delle Amazzoni arrivò di prima mattina, fui felicissima di rivedere Zafrina. Quando l’avevo conosciuta, sette anni prima, avevo stabilito un bellissimo legame con lei. Era così bella, forte e affascinante, tutto quello che io avrei voluto essere.
Nel pomeriggio arrivarono anche Vladimir e Stefan, i due vampiri rumeni che, come era già avvenuto in precedenza, suscitarono il disagio di molti nella mia famiglia. Io, invece, li avevo sempre trovati molto interessanti, forse perché rispecchiavano perfettamente lo stereotipo di vampiri che la gente comune conosceva nelle vecchie leggende.
Nonostante questo, decisi comunque di tenere le distanze da loro. Quando li avevo conosciuti per la prima volta, non potevo capire che l’appoggio che dei due rumeni davano alla mia famiglia, era solo perché vedevano una nuova possibilità di sconfiggere i Volturi e prendere il loro posto.
La sera della Vigilia, mentre me ne stavo accoccolata sul divano in braccio a Jacob, a ciondolare tra il sonno e la veglia, il clan degli irlandesi fece irruzione in casa.
Siobhan, Liam e Maggie si scusarono con tutti noi per il grande ritardo, ma avevano ricevuto il messaggio di Carlisle solo pochi giorni fa e avevano fatto il possibile per raggiungerci.
Edward e Carlisle erano abbastanza soddisfatti, quasi tutti i clan erano riusciti ad arrivare prima dell’attacco dei Volturi, ma allo stesso tempo erano molto agitati. Di Jane non c’era più traccia, Jacob e gli altri avevano perlustrato ogni angolo del territorio, ma non erano riusciti a trovare niente. E all’appello mancavano ancora i vampiri del clan di Denali. Forse non avevano ricevuto la nostra richiesta di aiuto o forse la neve in Alaska aveva impedito loro di raggiungerci. Chi lo poteva sapere...
Il giorno di Natale mi ricordò tanto quello di molti anni fa, quando l’arrivo dei Volturi e la nostra disfatta sembravano ormai alle porte. Il clima era molto teso e nessuno sembrava avere davvero voglia di festeggiare. Questo finché Jacob non ricevette il suo regalo.
Come ogni anno moltissimi regali erano per me, Alice mi aveva riempito il guardaroba di altri vestiti nuovi. Vestiti che, tra l’altro, non avrei mai messo.
-Sei uguale a tua madre!- sbraitava sempre, ogni volta che mi vedeva uscire con i soliti jeans e la vecchia e logora felpa.
Mamma e papà mi avevano regalato degli spartiti per il pianoforte, Carlisle ed Esme l’ultimo modello di i-pod, già pieno di tutte le mie canzoni preferite, e Rosalie ed Emmet una collana piena di Swarovski.
Ma il regalo di Jacob superò qualsiasi sua aspettativa e, devo ammettere, anche mia.
L’espressione del suo viso, quando vide sul vialetto di casa Cullen, una Ferrari nera metallizzata, fu il regalo di Natale più bello del mondo. Per me si intende.
Sul parabrezza dell’auto c’era un grande fiocco rosso e un bigliettino con scritto: “Auguri, Fuffy”, da parte di Rosalie.
Lo vidi volare fuori di casa a velocità innaturale, persino per un licantropo, e saltellare intorno alla macchina come un bambino.
-Ho come l’impressione che gli piaccia- osservò sarcastico Edward, lanciando uno sguardo complice a mia madre.
-Perché non la provi, Jake?- chiese Bella, ridendo.
Jacob alzò all’improvviso lo sguardo e cercò il mio –Andiamo?-
-Solo se poi la fai provare anche a me!- esclamai, saltando sul sedile.
-Neanche per sogno!-
Guidò come un pazzo lungo le strade vicino alla costa, mentre si ammazzava dalle risate, ancora incapace di credere che quell’auto ora era sua.
Quando alla fine gli chiesi di fermarsi perché correre come pazzi sulle strade secondarie, sulle quali avevamo rischiato di capovolgerci per via della neve, mi aveva fatto venire la nausea; ci fermammo ad un piccolo parco a La Push.
Mi sedetti su di un altalena mezza diroccata e mi strinsi nel giubbotto cercando di mandare via il freddo. Jacob si era seduto anche lui sull’altalena di fianco alla mia e, quando l’euforia per il suo nuovo gioiello si dissolse, gli feci la domanda più stupida ed inappropriata del modo –Jake, tu ti sei mai innamorato?-
Non so perché glielo chiesi. Forse perché tra tutti quelli della mia famiglia, lui non aveva mai lasciato Forks, non aveva finito la scuola. Da quando ero nata non c’era ricordo che non comprendesse anche lui, quindi non aveva fatto granchè da sette anni a quella parte. Ma prima? Chi era stato Jacob Black, prima di essere il mio migliore amico?
Jake smise di dondolarsi sull’altalena e mi piantò i suoi due occhi neri addosso, come quando dicevo cose che lo facevano arrabbiare. –Perché me lo chiedi?- domandò, ma non sembrava arrabbiato, piuttosto: sorpreso.
Scossi la testa in modo da poter distogliere il mio sguardo dai suoi occhi –Non so. Sono sette anni che ti conosco e non ti ho mai visto guardare una ragazza, sei sempre con me. E poi c’è questa storia del patto tra voi e i vampiri...-
-Che storia? Cosa ti hanno detto?- chiese impaziente.
-Il fatto che il vostro odio si sia spento così all’improvviso, del fatto che solo perché tu abbia deciso di salvare la vita di mia madre, tutti quelli del tuo branco abbiano accettato la cosa con così tanta facilità. Mi fa pensare-
-Ti stai chiedendo se sono stato innamorato di Bella?-
-Lo sei stato?- chiesi esitante, non sapevo se ero davvero disposta a conoscere la sua risposta.
-All’inizio credevo di sì. Ma mi sbagliavo, le volevo bene. L’amavo come si ama un componente della famiglia-
La notizia mi sollevò. Poi realizzai che fino a quel momento ero stata...gelosa.
Gelosa di Jacob, del fatto che, prima di me, lui potesse essere appartenuto a mia madre e...
No. Un momento. Jacob non era mio, o meglio sì lo era, ma non in quel senso.
Non avevo mai pensato a Jacob come qualcosa di più che un amico. O no?
-E prima di Bella c’è mai stato nessuno?- chiesi senza volerlo. La mia stupida linguaccia stava prendendo il sopravvento sulla discussione.
-No- rispose ridendo Jake, notando il mio imbarazzo. –Sto aspettando-
-Non mi dirai che aspetti il colpo di fulmine, vero?- chiesi con gli occhi sgranati.
Jacob un ragazzo romantico? Sarebbe stato più facile credere agli asini che volano.
-Non esattamente- mi corresse lui –Pensavo più ad uno spostamento di gravità-
Rimasi ammutolita e con sguardo molto eloquente lo esortai a spiegarmi l’ultima frase.
-La persona che sarà in grado di sostituire la gravità, che mi legherà al suolo al posto di essa. E’ questo che cerco-
Mille pensieri invasero il mio povero cervello, talmente tante idee da non poterle cogliere davvero tutte fino in fondo. Mi chiesi se il mio amico non fosse ubriaco, se gli fosse partito all’improvviso l’unico neurone che aveva nel cervello e altre ipotesi che è meglio non elencare.
Poi mi chiesi se io sarei mai stata capace di sostituire la gravità.
Ma che cavolo sto facendo! No, no, no e poi no. Certo che non potrò mai sostituirla perché io non amo Jacob!
Cioè sì, amavo Jacob ma non in quel senso. Vero?
Ma che casino!
-E hai intenzione di aspettare questa ragazza o alla fine ti stuferai?- chiesi.
Jacob mi guardò con sguardo malizioso, stava pensando a qualcosa ma ero certa che non me l’avrebbe mai detta. Comunque rispose alla mia domanda –L’aspetterò, come ben sai, non sono uno che si accontenta-
Già, lo sapevo bene.
-Cos’è l’imprinting?- chiesi cogliendo quell’occasione all’istante, dovevo assolutamente cambiare argomento. Quella discussione mi stava mandando in paranoia, creando stupide fantasie.
Ad ogni modo, la storia dell’imprintig mi importava davvero. Da quando Billy aveva menzionato quel nome non ero più riuscita a levarmelo dalla mente. Ero andata su internet a cercare informazioni, ma lo riconosceva solo come modello di apprendimento nel mondo animale. “In etologia e psicologia è la forma di apprendimento di base, che si verifica in un periodo della vita detto periodo critico, quando si è predisposti biologicamente a quel tipo di apprendimento”, così citava il sito che avevo aperto.
Una forma di apprendimento. Le osservazioni degli studiosi dicevano che, in alcune specie di animali, era il modo in cui i cuccioli, appena nati, riconoscevano la figura della madre. Era qualcosa di essenziale e che avveniva nell’arco di pochissimi secondi, senza l’imprinting non sarebbero sopravvissuti.
Quindi non aveva nulla a che fare con l’amore.
-Cosa?- chiese Jacob con la faccia di uno che è stato appena colpito da un fulmine.
-Billy l’altra sera ha detto che è il modo in cui trovate le vostre compagne. Cosa cambia dall’amore tra le persone normali?-
-Bè, non succede molto spesso, anzi è molto raro.- precisò lui, era a disagio e invece di parlare guardandomi negli occhi, come faceva sempre, teneva lo sguardo piantato per terra mentre si sfregava nervosamente le mani.
- Non se sappiamo molto, a dire il vero. E’ il modo in cui troviamo le nostre compagne, come hai detto tu, le persone con cui potremo garantire una discendenza e trasmettere il gene dei licantropi-
-Posso farti un’altra domanda, Jake?- domandai piano, come se avessi paura della sua reazione. Ma lui non rispose, anzi sembrò quasi non avermi sentito -Perché non mi hai tolto la vita, quando ho quasi ucciso Bella nascendo?-
Alice mi aveva già dato una risposta a quella domanda, ma volevo sapere la verità. E la volevo da Jacob.
-La gravidanza di Bella è stata un vero inferno- ammise, prendendo un respiro profondo. Il ricordo di quei momenti lo logorava ancora per il dolore. Di solito lui e tutti gli altri componenti della famiglia non amavano parlare di quel periodo. Sapevo ben poco dei mesi precedenti alla mia nascita e tutto quello che mi avevano detto lo avevo estratto a forza dalle bocche di ciascuno di loro.
–Ero così accecato dalla paura che non capivo perché lei stessa non volesse abortire e perché nessuno intervenisse per aiutarla. Mi ero ripromesso che ti avrei uccisa se Bella fosse morta- e con quella frase Jacob alzò nuovamente gli occhi per posarli suoi miei. Sembrava esausto, ma il solo fatto di potere sprofondare nell’intensità del mio sguardo attento al suo racconto, sembrò donargli nuovamente vigore.
Spostò leggermente l’altalena verso destra, e io feci lo stesso verso sinistra. Eravamo faccia a faccia, solo una piccola pozzanghera divideva le nostre scarpe logore di fango. L’umidità si faceva strada sotto i miei vestiti, e la neve che aveva ricominciato a scendere dal cielo, mi bagnava i ricci che sbucavano dal cappello che indossavo.
-Ma non me ne hai dato il tempo.- sorrise divertito - Rosalie ti teneva sollevata in aria, una posizione perfetta per completare il mio piano. Ma prima che potessi anche solo pensare di muovere un muscolo, dal primo piano un rumore attirò la mia attenzione. Era il battito di un nuovo cuore. Bella era viva.-
Feci forza sulle gambe e allontanai il mio corpo di qualche centimetro da lui, ma l’altalena mi bloccava e mi impediva di scappare. -Quindi non mi hai uccisa solo per questione di qualche secondo- conclusi. In quel momento Jacob mi faceva paura, pensare che se mia madre fosse morta lui mi avrebbe...
-Lasciami finire, ti prego- supplicò il mio migliore amico, spingendosi con il busto in avanti, in modo da afferrare la mia mano. Mi rilassai un secondo, pensando che quello era sempre il mio Jacob. La persona più importante della mia vita. –Avevo già deciso di non ucciderti prima che Bella tornasse a vivere. In realtà lo capii nell’esatto momento in cui ti vidi-
-Perché? Cosa ti fece cambiare idea così all’improvviso?- chiesi. Stavolta ero io quella che non osava guardarlo negli occhi.
-Perché sei parte di Bella. Sei l’essere più strano e complicato che potesse mai nascere da Bella e quel succhiasangue di Edward.- rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Grazie- gli sorrisi. Grazie per non avermi uccisa, per avere accettato l’essere che aveva quasi ucciso la tua migliore amica, per volermi così tanto bene e per essere mio, qualunque cosa significhi desiderare la tua appartenenza. Ma questo non lo dissi.
Un silenzio carico di mille emozioni si creò tra di noi, i nostri occhi erano fissi su quelli dell’altro come se volessimo scovare un segreto, qualcosa che in quella lunga conversazione non ci eravamo detti.
Consapevole del fatto che non avrei saputo altro da lui, affondai una mano nella tasca della giacca e, trovato quello che cercavo, lo tirai fuori. Era un piccolo pacchetto, fatto all’ultimo momento perché l’avevo preso solo il giorno della Vigilia, e lo porsi a Jacob -Non ho voluto condividere il merito del tuo regalo con altri, non è speciale quanto la macchina ma a me è piaciuto e volevo che lo avessi-
Jacob non disse nulla, prese esitante il pacchetto e, quando si ritrovò il mio regalo tra le mani, rimase in silenzio senza dire niente.
Era una collana. Avevo chiesto ad Alice di portarmi allo stesso negozio di antiquariato in cui, tempo fa, Bella aveva comprato il mio ciondolo dove custodivo la foto di famiglia.
Avevo chiesto al negoziante di farmi avere una collana identica alla mia. Ero andata per il sottile, scegliendo di non appendere il ciondolo ad una catenina dorata, che non era molto da Jake, ma ad un filo di cauciù. Avevo fatto incidere una scritta molto semplice sulla superficie d’oro, poteva risultare banale ma per Jacob non volevo scegliere frasi fatte che, pur essendo vere, sarebbero svanite col tempo. Così avevo deciso per un semplicissimo e pulito: “Più di tutta la mia vita”. La stessa frase che io avevo incisa in francese.
All’interno avevo inserito una mia foto con lui, mamma ce l’aveva scattata a pochi mesi dal suo risveglio dopo la trasformazione. Eravamo in giardino, davanti alla casa di nonno Carlisle, io ero nata da meno di qualche settimana ma sembravo già una bambina di due anni. Jake mi teneva in braccio e lo stringevo per il collo con le mie braccia candide e sottili, avevamo entrambi un sorriso sincero e ben marcato, nonostante il pericolo che si avvicinava.
-Jake, se non ti piace posso sempre cambiarlo- dissi non sapendo come interpretare quel suo silenzio.
Ma Jacob tirò su la testa di scatto e si affrettò a dire –No, no. Ti prego non farlo. E’ bellissimo-
Non ebbi dubbi. Dal suo tono di voce e dagli occhi che brillavano contrastando il nero delle pupille, capii che il mio regalo gli piaceva davvero.
-Ora è il mio turno- si alzò dalla sedia e mi prese il polso destro delicatamente. Si girò tra le mani il bracciale della tribù dei Quileute, dono che lui mi aveva fatto per il mio primo Natale, poi sentii il suono di un gancio che si chiudeva.
Quando alzai il braccio notai che una piccola medaglietta penzolava dal mio bracciale. Era la miniatura di un lupo, raffigurato mentre ululava. Era di legno quindi intuii che lo avesse fatto Jacob.
-Ne regalai uno simile a tua madre, per il diploma. Ho pensato che lo dovessi avere anche tu. Dato che siate le donne più importanti della mia vita- spiegò lui.
In quel momento sentii il mio cuore stringersi e il segreto che gli avevo celato per mesi si fece strada nel mio inconscio. Quel segreto lo avrebbe fatto imbestialire, mi avrebbe odiata per la scelta che avevo preso, ma non ero intenzionata a tornare indietro. Lo avrei fatto soffrire terribilmente e anche io avrei sofferto se il mio piano fosse andato in porto. Non sapevo come avrei fatto a sopportare la sua lontananza, ma non avevo intenzione di chiedergli di rinunciare al branco per me. E non glielo avrei permesso.
Quando il dolore si fece insopportabile, prima di poter decidere se soffrire in silenzio o meno. La mia bocca parlò –Ieri ho spedito la domanda di ammissione per Harvard-
Prima ancora di alzare lo sguardo verso Jacob, sentii il rumore di qualcosa che si spezzava.
Il rumore di un cuore spezzato.


Angolo autrice: Ma buona sera xD Visto che la mia scuola è chiusa fino a lunedì (CAUSA NEVE *__*) ho deciso di mettere un po' a posto questo capitolo e pubblicarlo in anticipo. E' uno dei miei preferiti, perchè si vede come piano piano i sentimenti di Renesmee stiano cambiando e mi ritengo molto soddisfatta di me stessa sulla parte dove Jake e Nessie si scambiano i regali...Comunque, mi piacerebbe sapere la vostra opinione:
1.Vi è piaciuto questo capitolo?
2.Qual'è la vostra parte preferita?
3.Quale sarà la reazione di Jacob? Si arrabbierà con Renesmee oppure, nonostante la sofferenza, la lascerà andare?
un bacione a tutte!
Nessie
 
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f3d3r1c*
CAT_IMG Posted on 6/2/2012, 20:25




Ooooooooh carissima, che emozione leggere questo nuovo capitolo!! E, la cosa più assurda, tu mi chiedi anche se mi è piaciuto! Certo che mi è piaciuto, ma che razza di domande sono?!? La mia parte preferita è stata quando Jacob riceve il suo regale di Natale e inizia a saltare come un pazzo xD e bellissimo è stato il bogliettino di Rosalie: "Auguri, Fuffy" ahahahahhaha xD mi ha fatto morire dalle risate xD mi è piaicuto molto il pezzo in cui Nessie e Jake parlano mentre stanno seduti sulle altalene. Mi continuavo a ripetere "Ecco, oh mamma, ora Nessie si rende conto di essere innamorata di lui!" oppure "Ecco, ora Jake le dice che ha avuto l'imprinting con lei!". Per quanto riguarda la reazione di Jacob, io penso che magari all'inizio si arrabbierà un po' perchè non gli ha detto niente di questa sua decisione, ma alla fine io rimango dell'opinione che andrà con lei. Non la lascerà andare via così... Jake è troppo legato a Nessie.
Mamma mia, non vedo l'ora di leggere come continua!!
Un bacione anche a te :*
 
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Nessie
CAT_IMG Posted on 7/2/2012, 17:41




I tuoi commenti mi fanno sempre arrossire e come al solito sei sempre troppo gentile :D Grazie mille davvero, appena avrò messo a posto il nuovo capitolo posterò subito! Un bacione
 
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f3d3r1c*
CAT_IMG Posted on 7/2/2012, 18:59




Sono assolutamente sincera quando scrivo i miei complimenti ;) Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo ^^
 
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Lucy's Lullaby
CAT_IMG Posted on 9/2/2012, 15:41




" Auguri Fuffy"
O santo cielo sono morta!!!!! Mi è piaciuto un sacco il cap. sopratutto perchè tu sei una bravissima scrittrice. A io parere Jacob si arrabbierà tantissimo e penso che spaccherà l'altalena e il medaglione. E molto probabilmente si trasformerà e scapperà di nuovo.
 
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Nessie
CAT_IMG Posted on 22/2/2012, 15:18




Renesmee




Fino a quel momento avevo pensato che la situazione non potesse andare peggio di così.
Come al solito, mi sbagliavo.
Avevo provocato qualcosa di irreparabile, dicendo a Jacob di Harvard. Sembrava che qualcosa tra di noi si fosse spezzato, come se il filo che ci aveva sempre tenuto uniti fosse stato tagliato.
Non era stata certo mia intenzione farlo soffrire, non avrei potuto andare avanti altro tempo senza dirgli la verità. Se avessi aspettato troppo non avrei fatto altro che peggiorare la situazione.
Io e Jacob ci tenemmo a distanza per qualche ora, avrei preferito liberarmi della sua presenza e del suo cattivo umore per qualche giorno ma, come al solito, nessuno dei due riusciva a stare lontano dall’altro abbastanza a lungo. Avrei voluto scappare per non dovere essere obbligata a sentire proiettato nella mia mente tutto il dolore che avevo provocato in lui, ma era impossibile, allo stesso tempo avevo bisogno che stesse con me e, contemporaneamente, volevo che mi lasciasse sola.
La settimana successiva alla nostra discussione fu un vero inferno, trovai conforto solo nella compagnia di Zafrina. In quel periodo mi esercitai molto con i miei poteri, non volevo essere un peso e, nel caso avessi dovuto difendermi da sola, non volevo trovarmi impreparata.
Possedevo il potere opposto rispetto a quello di mia madre. Bella creava intorno a sé una barriera protettiva che non poteva essere penetrata, io avevo il potere di sconfiggere ogni tipo di barriera, ma solo con il contatto fisico. Come se nelle mie mani fosse contenuto un potere immenso.
Sette anni prima era stata Kate, del clan di Denali, a insegnare a mia madre come controllare i suoi poteri; ma visto che il clan dell’Alaska non si era ancora fatto vivo, io e Zafrina ci dovevamo provare da sole. Il mio intento era quello di riuscire ad espandere il mio potere, volevo poter infrangere le barriere protettive dei miei avversari senza doverli toccare con le mani.
Lavorare ai miei poteri mi costava tantissima energia, senza contare che non sapevo nemmeno da dove cominciare.
Dopo qualche giorno di tentativi avevo cominciato a perdere le speranze, poi una mattina era arrivato il miracolo. Avevo preso un lungo respiro profondo, lasciando che tutti i miei pensieri navigassero senza meta nell’oceano del mio inconscio. Immaginai di lasciare il mio corpo e di fluttuare nell’aria fino a raggiungere la mente di una possibile vittima. E la trovai.
Fu questione di un nano secondo, ma riuscii a percepire le scintille della mente di mia madre. Penetrai le sue difese e cercai di proiettare un’immagine qualunque, mia madre sussultò e arretrò di qualche passo. Tutte le mie forze si prosciugarono e persi l’equilibrio, non mi ero mai sentita così stanca. Ci misi un paio di giorni per rimettermi e i miei genitori decisero che non era più il caso di esercitarmi.
Il mio potere non era poi così tanto utile, proiettare i miei ricordi nelle menti altrui non mi sarebbe servito molto per difendermi, ma forse se avessi trasferito una sensazione di terrore e dolore, avrei potuto far vacillare i miei avversari e andare in vantaggio. Chi poteva saperlo...
Con il passare dei giorni io e Jacob trovammo un tacito accordo. Di mattino presto, Jacob passava a casa mia, quando ancora facevo finta di dormire. Sapeva benissimo che ero sveglia, ma non sapendo nemmeno lui che cosa dire, stava al gioco. Si sedeva vicino a me sul letto, mi accarezzava delicatamente i capelli e rimaneva a fissarmi per un po’, senza dire o fare niente poi se ne andava, per tornare a casa da Billy o per montare il turno di guardia.
Non mi ero mai accorta di quanto Jacob alleviasse le mie giornate. Solo ora che si teneva davvero alla larga da me, riuscivo a percepire quanto questo mi costasse.
Come avrei potuto resistere per un anno intero?
-Mi stai chiedendo di scegliere fra te e il mio branco- aveva ringhiato Jacob, quando gli avevo detto che sarei andata ad Harvard.
-Non ti sto chiedendo di fare questo- mi ero difesa, non mi sarei fatta incolpare di una mia scelta. –Tutti voi avete avuto una vita: Bella ha avuto la sua storia d’amore con mio padre, Edward e gli altri vivono da centinaia di anni e hanno girato il mondo, perfino tu non sei mai stato solo a La Push. E io?-
Jacob non mi ascoltava, sapevo che era troppo occupato a controllare la sua rabbia e che stava cercando un modo per farmi cambiare idea, ma proseguii lo stesso. –Tu e gli altri credevate davvero che avrei passato tutta l’eternità racchiusa nelle quattro mura di una casa sperduta nella foresta?- Con quella frase ero riuscita ad attirare l’attenzione di Jacob, che mi guardava con un espressione indecifrabile.
-Non sono un uccellino che puoi tenere in gabbia, Jake.- avevo esagerando, lo sapevo. Ma lui doveva capire che non potevo e non volevo perdermi le occasioni che il mondo aveva da offrirmi.
Certo, mi sarei stancata di girare senza una vera meta, ma solo dopo avere conosciuto una parte delle possibilità che avevo a mia disposizione e quando avessi sentito il bisogno di ritornare per sempre a casa. Lo avrei fatto, sarei tornata da lui.
-Sono il maschio Alfa, ho delle responsabilità qui- aveva detto Jacob, tenendo i suoi occhi scuri fissi sui miei, le mani chiuse a pugno e la mascella tirata. –Come intendi stare lontana da qui per un anno intero, se io e te non possiamo stare separati nemmeno per un giorno?-
Era la prima volta che Jacob parlava di quella parte del nostro rapporto, ad entrambi veniva tutto molto spontaneo e la dipendenza che avevamo l’uno nei confronti dell’altra non sembrava essere un problema, anzi.
-Questo perché non abbiamo mai provato!- avevo sbottato –Le persone normali stanno lontane continuamente e nessuno è mai morto. Non ci vedremo più tanto spesso, è vero, ma io tornerò per le vacanze e quando i corsi estivi termineranno-
Non ero convinta nemmeno io di quello che avevo detto, ma dovevo dimostrare di credere in quelle parole, altrimenti Jacob l’avrebbe avuta vinta.
-Come se io e te fossimo normali- aveva ringhiato con una nota amara pronunciando quell’ultima parola –Credi davvero che la parola “normale” possa definire il rapporto che c’è tra noi due?-
Rimasi allibita da quella frase. Emma aveva ragione. Nel nostro rapporto non c’era nulla di normale, nessun amico aveva bisogno di vedere l’altro ventiquattro ore al giorno.
Jacob lo sapeva. Perché io non me ne ero mai accorta? Chi altri della mia famiglia sapeva che qualcosa non andava fra me e Jake?
Ad ogni modo, quella fu l’ultima frase che Jacob mi rivolse.
Le cose non migliorarono, come potevano dopotutto?
Con il tempo Jacob aveva imparato a celare i suoi pensieri a mio padre, come avevo imparato anche io. Così Edward non scoprì subito di Harvard, o almeno, finché un giorno non glielo dissi.
Mamma era sdraiata sul divano mentre ascoltava mio padre suonare la sua ninnananna al pianoforte. Scesi i gradini delle scale lentamente, come se volessi posticipare la mia condanna.
La reazione dei miei genitori fu pari a quella di Jacob, se non peggio. L’unico lato positivo era che loro due si erano arrabbiati solo perché non gliene avevo parlato.
-Harvard, eh?- chiese mio padre con cipiglio, quando lui e Bella finirono la sfuriata.
Ero seduta sull’ultimo gradino della scala, con il mento raccolto nelle mani. –Già-
-Non la Julliard?-
-Se diventassi una pianista famosa poi dovrei spiegare perché non invecchio mai- risposi ma in realtà non avrei mai preso quell’università in considerazione. Mi piaceva suonare ma lo vedevo più come un passatempo e poi, potevo imparare tutti i brani che volevo in pochi secondi. Che bisogno c’era di andare in una scuola per imparare una cosa che già sapevo?
-Pensavo filosofia- ammisi –Mi piace e poi nessuno fa mai carriera con filosofia, a meno che non ti droghi e non cominci a scrivere libri pieni di frasi da cioccolatini-
-E tu non hai intenzione di scriverne uno, vero?- chiese mia madre preoccupata, aveva decisamente preso la notizia peggio di papà, che invece ne era entusiasta, ma non disse nulla perché sapeva che era giusto così.
-No- la rassicurai –Criticherò tutti gli autori che mi faranno studiare-

Quello stesso giorno, nel pomeriggio, mi recai a Port Angeles.
Rachel, la sorella maggiore di Jacob, si sarebbe sposata con Paul e io ero una delle damigelle. Mi sentii a disagio quando entrai nel negozio insieme a lei e a tutte le ragazze della riserva, molto probabilmente Paul aveva messo al corrente la sua ragazza di quello che era successo tra me e Jacob e avevo paura che mi facesse domande poco gradevoli.
Non volevo parlare di Jake, soprattutto con sua sorella maggiore.
Così rimasi seduta sul divano insieme alle altre ragazze, aspettando che la sposa scegliesse il suo abito per poi, pensare a quello delle damigelle. Paul e Rachel si sarebbero sposati a marzo, qualche mese prima del mio diploma. Se fossimo stati ancora tutti vivi, ovvio.
Jacob mi aveva detto che, quando Rachel aveva saputo del ritorno dei Volturi, era impazzita per la preoccupazione. Voleva che Paul si ritirasse dalla battaglia, che lasciasse La Push per un po’, in modo da non mettere a rischio la sua vita, ma Paul non avrebbe mai accettato di abbandonare i suoi, era una questione di onore e di legame con il branco.
Così Paul aveva deciso di chiedere la mano di Rachel.
-Se accetti di sposarmi, io prometto che tornerò da te. Giuro sulla mia anima che non morirò- queste erano le esatte parole che aveva usato.
E Rachel come avrebbe potuto non accettare?
Tutti noi sapevamo che quei due erano destinati a rimanere insieme per sempre. Io ero stata molto felice per loro, Jacob e Billy un po’ meno perché ora non avrebbero più potuto sbattere fuori di casa Paul a calci nel sedere, quando gli smontava il salotto o derubava la loro dispensa.
-Questa sarà la mia condanna a morte- mi aveva detto Jake, il giorno in cui mi aveva annunciato delle nozze e che Rachel avrebbe tanto voluto che io fossi una delle damigelle. –Mia sorella sposa il tizio che ruba sempre il cibo a casa mia e questo vuol dire che non potrò più prenderlo a pugni. Come diavolo farò a sopravvivere?-
Sorrisi al pensiero che, quei giorni così felici in cui io e Jacob ci rivolgevamo ancora la parola, non erano poi così lontani. Come aveva potuto una notizia come quella di andare all’università, rovinare tutto in così pochi minuti?
-Che ne dite di questo?- chiese Rachel, uscendo dal camerino.
Era il terzo abito che provava. Era a stile impero, di un bianco brillante. Il corpetto aveva una scollatura leggermente ondulata, sorretta da delle sottilissime spalline bianche che le avvolgevano le spalle. Una finissima fila di piccoli stras luccicanti era posizionata appena sotto il seno, da dove la gonna cadeva lunga in una cascata di seta morbidissima.
Era bella da mozzare il fiato. Il vestito non aveva nulla di particolare, anzi era davvero molto semplice ma faceva sembrare Rachel una dea, era proprio una sposa. Gli invitati non sarebbero stati catturati dal vestito, ma dalla visione celestiale di quella stupenda ragazza.
La donna che le aveva infilato il vestito, andò a prendere un semplice velo, che le attaccò sotto la nuca. Rachel si voltò, guardandosi allo specchio con un sorriso smagliante. Era incredibilmente simile a Jacob, avevano lo stesso sguardo e lo stesso sorriso, dal quale tutti potevano intuire la loro indole ribelle e giocosa.
Tutte le sue amiche si complimentarono per il bellissimo vestito, ma Rachel non si accontentò della loro opinione.
-Nessie, che ne dici?- mi chiese regalandomi un suo bellissimo sorriso.
Mi diedi ancora un minuto per poterla osservare, il vestito era semplicemente perfetto, le ricadeva a pennello slanciando le sue bellissime forme. –E’ stupendo- le dissi, ricambiando il sorriso –Paul impazzirà-
La cerimonia che si sarebbe tenuta tra qualche mese non era una cosa in grande stile, come lo era stato per i miei genitori. Dopotutto gli appartenenti alla tribù di Jacob non erano mai state persone sofisticate o snob, il matrimonio si sarebbe tenuto nella riserva con una cerimonia civile.
Alla fine Rachel comprò il vestito. E arrivò la parte migliore o peggiore. Non so come vedano le damigelle la prova degli abiti...Io non particolarmente bene!
Rachel non voleva che avessimo tutte lo stesso abito e questo mi rincuorò, ma volle a tutti i costi che indossassimo vestiti dello stesso colore, che doveva essere tassativamente rosso, perché lei avrebbe avuto il bouquet di rose rosse, mentre noi quello di rose bianche. Ovviamente le rose rosse della sposa erano abbinate alla rosa che avrebbe avuto lo sposo sul taschino della giacca e le rose bianche delle damigelle, abbinate alla rosa che avrebbero avuto gli amici dello sposo.
Mah. Perché i matrimoni dovevano essere una cosa così complicata?
Così tutte le amiche della sposa si diedero alla pazza gioia e andarono alla ricerca degli abiti più belli e più costosi del negozio e, mentre loro erano già tutte nei camerini con cinque abiti a testa da provare, io ero ancora tra gli scaffali a scartare quasi tutti i vestiti.
Erano davvero o troppo volgari o troppo pretenziosi per i miei gusti, avrei voluto qualcosa di più semplice.
-Non ti piacciono i vestiti?- chiese Rachel spuntandomi dietro all’improvviso.
-No- dissi, facendo un balzo per lo spavento –No, non è questo. Sono tutti molto belli, ma non fanno per me, ecco-
-Umm- fece lei, spostandosi ad un altro scaffale –Vieni, forse qui troviamo qualcosa-
Dopo qualche minuto Rachel trovò un bellissimo abito rosso, non era proprio nel mio stile, ma era l’unico vestito semplice che avessi visto in tutto il negozio. Lei insistette perché lo provassi e dopo alcune suppliche, accettai per farla contenta.
-Allora, come ti sta?- mi chiese Rachel, qualche minuto dopo essere entrata nel camerino.
-Emm- in realtà stavo ancora lottando con la zip perché non ne voleva sapere di venire su, alla fine mi arresi e lasciai l’ultima metà della schiena scoperta e aprii la tendina del camerino.
Rachel sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta.
-Sta tanto male?- chiesi portandomi le mani per coprire la parte nuda della schiena.
-Mi vuoi prendere in giro?- mi sgridò lei, facendomi voltare verso lo specchio.
Chiuse la zip al posto mio e lasciò che mi guardassi allo specchio.
La ragazza riflessa nell’immagine era bella da mozzare il fiato. Non mi ero mai vista bella, in realtà non avevo mai fatto caso al mio aspetto, anche perché non avrei mai potuto competere con la perfezione dei miei parenti vampiri. Ma nonostante le differenze, quel vestito mi stava davvero bene.
Era sbracciato, con la scollatura a cuore sorretta da due spalline, molto simili a quelle del vestito di Rachel. Un lunghissimo drappo di tessuto avvolgeva il mio corpo, appena sotto il seno, e terminava in una grande galla, stretta sulla mia schiena, da dove la profonda scollatura a V lasciava intravedere la mia pelle bianca come la neve, in forte contrasto con il rosso brillante del vestito. A differenza di mia madre, che era sempre stata molto magra, io non ero di certo grassa ma, come diceva sempre zia Rosalie, avevo le forme giuste nei posti giusti e, quel vestito, le faceva risaltare in maniera aggraziata e delicata, senza essere per nulla volgare.
La gonna scendeva morbida sulle mie gambe, terminando con un leggero accenno di balze, e arrivava qualche centimetro sopra il mio ginocchio.
Rachel prese i miei boccoli ramati tra le mani e li sollevò, creando uno chignon improvvisato. I miei occhi color cioccolato al latte all’improvviso non sembrarono più così anonimi, erano ancora più belli di quelli dorati dei vampiri. Le gote rosse e gli zigomi leggermente pronunciati mi davano un aria matura, mentre le piccole labbra rosse come le rose richiamavano la mia breve e felice infanzia.
-Non fa male togliersi jeans e felpa ogni tanto, vero?- disse ridendo.
Scoppiai a ridere anche io, aveva ragione. Ogni tanto farsi belle non era affatto male.
-Senti, secondo te, se chiedessi a tua zia...Alice si chiama, giusto?-
-Se è quella fissata con la moda, sì-
-Sì, esatto lei. Se le chiedessi di farmi acconciatura e trucco il giorno del matrimonio, secondo te accetterebbe?- mi chiese Rachel con una nota dubbiosa nella voce.
La guardai sbalordita. Nonostante l’accordo di pace tra licantropi e vampiri, i primi si dimostravano ancora restii a intrattenere un rapporto stretto con i vecchi nemici, fatta eccezione per me si intende. A parte Jacob e Seth, gli altri si tenevano a debita distanza dalla mia famiglia, la stessa Leah, sempre fedele a Jacob, si teneva il più possibile alla larga da noi. Cosa irrilevante mi aveva spesso ripetuto Jake, Leah si teneva alla larga da tutti.
Dubitai per qualche secondo ma alla fine le risposi –Certo, credo che Alice ne sarebbe entusiasta-
-Grazie mille, allora-
Passarono alcuni minuti senza che nessuna di noi due dicesse una parola, io ero persa a fissare il mio riflesso nello specchio, ma in realtà stavo pensando a quanto sarebbe significato per la mia famiglia poter prendere parte al matrimonio di uno dei membri del branco di licantropi. E non una parte qualunque, io sarei stata una damigella e Alice avrebbe pensato a trucco e pettinatura della sposa e, probabilmente, anche delle damigelle.
Talmente persa nei miei pensieri, dimenticai quasi la presenza di Rachel che colse al volo l’occasione di prendermi di sorpresa.
-Sono contenta che tu sia una delle mie damigelle- mi disse, andando a cercare un paio di scarpe da abbinare con il vestito.
Tornò con delle scarpe molto alte, per i miei gusti, ma non dissi nulla perché il matrimonio era il suo e io avevo promesso che avrei fatto la brava bambina.
-Sono anche felice che Jacob abbia un’amica come te- disse, reggendomi mentre muovevo i miei primi passi incerti su quei trampoli.
Quella frase mi fece malissimo, Rachel doveva sapere per forza che avevo deciso di andare ad Harvard e che avevo chiesto a Jacob di non venire con me. Forse mi stava punendo perché lo stavo facendo soffrire.
Lei capii subito cosa stavo pensando e mi rassicurò –Non l’ho detto per farti sentire in colpa, sei libera di decidere della tua vita e non ti giudicherò. E’ solo che...- scosse la testa come se non sapesse spiegarmi quello che le passava per la mente –Era da tanto che non vedo mio fratello così felice e sereno, finché non sei arrivata tu. La tua amicizia gli ha fatto davvero bene-
-Umm- feci. Già, che bell’amica che ero!
Alla fine accettai di comprare il vestito e le scarpe che, dovevo ammetterlo, mi facevano molta paura. Così anche quella era andata e potei tornarmene a casa a rimuginare su come risolvere le cose con Jacob.
Non sapevo che quella giornata non era ancora finita, molte altre cose dovevano accadere. Cose che mi avrebbero portato a dubitare di ogni parte della mia vita, cose che mi avrebbero aperto gli occhi su parti sconosciute di me e del futuro che mi attendeva.


Angolo autrice:
Ciao ragazze! Mi scuso per il grandissimo ritardo ma è stato un periodo un po' incasinato e non ho avuto tempo di aggiornare, poi sono partita e non ne ho avuto più occasione. Questo capitolo potrebbe risultare un po' noioso ma era assolutamente necessario perchè vorrei concentrarmi bene sui poteri di Nessie, visto che è ancora materiale inesplorato :) E poi ho un po' di idee per il matrimonio ma a questo penseremo moootlo più avanti. Per il resto posso assicurarvi che il prossimo capitolo vi piacerà da impazzire!
Grazie mille per quelli dello scorso capitolo!
un bacione, siete magnifiche!
Nessie
 
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Lucy's Lullaby
CAT_IMG Posted on 22/2/2012, 17:15




ah, non ti preoccupare x il ritardo. anchio ero in riatrdo.
cmq ottimo capitolo, ma ho un bruttissimo presentimento a proposito del matrimonio... sarà che ho una mente molto perversa e decisamente negativa...
 
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f3d3r1c*
CAT_IMG Posted on 22/2/2012, 20:15




Mamma mia, hai davvero poca fiducia nelle tue capacità! A me il capitolo è piaciuto molto e non l'ho trovato affatto noioso. La storia di Jake e Nessie diventa sempre più interessante... Sono sempre più curiosa! *w* Non vedo l'ora ^^
 
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Nessie
CAT_IMG Posted on 11/3/2012, 10:39




Renesmee



Mamma e papà erano andati a caccia e zia Rosalie sarebbe arrivata nel giro di pochi minuti, così mi lasciai cadere a peso morto sul bellissimo divano di pelle bianca del salotto di casa mia. Fissai per minuti interminabili il soffitto, senza saper che fare o pensare. Mi sarebbe piaciuto trovare una crepa su quel cemento bianco, ma come ogni cosa della mia vita era perfettamente tenuta in ordine, mantenendo una perfezione quasi spaventosa. Giusto per ricordarmi che io non ero un essere perfetto come i miei famigliari. Giusto per ricordarmi che io ero diversa.
Sapevo che Jacob avrebbe dovuto montare il turno di guardia dopo la mezzanotte, quindi non capii subito il motivo di quell’intrusione, quando all’improvviso i suoi pugni fecero tremare la porta d’ingresso.
-I tuoi ti lasciano andare ad Harvard?- suonò più come un insulto che come una domanda, ma decisi di ignorare quella sua frecciata e lo invitai ad entrare in casa.
-Sì, sono felici che io voglia imparare qualcosa- risposi lasciando intendere che ero ancora arrabbiata con lui, perché aveva pensato a sé stesso invece di pensare a cosa Harvard significasse per me.
-Bè, allora spero che ti prendano- doveva essere un augurio, ma detto con quel tono non lo sembrò affatto. Jacob non si mosse, rimase fermo sull’entrata.
Non gli avrei dato la soddisfazione di perdere le staffe, così con il tono più gentile che riuscii a trovare risposi: –Grazie. C’era qualcos’altro che volevi dirmi?-
-No, niente-
-Bene- lo congedai, lasciandomi scappare un tono acido e quando lui chinò il capo per salutarmi, un saluto aggressivo, gli chiusi la porta in faccia.
Tirai un sospiro lungo e profondo, mentre la mia schiena aderiva al legno della porta, lasciando che il mio corpo scivolasse a terra a contatto del pavimento gelido. Mi faceva male la testa, così male che pensai fosse sul punto di scoppiare, causa sovraccarico di emozioni.
Come mio solito non pensai. Non pensai che avrei messo a rischio tutta la mia famiglia, che sarei stata un perfetto bersaglio per i nemici che non si erano ancora fatti vivi e che, molto probabilmente, aspettavano un mio passo falso. Non pensai che avrei anche messo in pericolo una mortale che non sapeva nulla di licantropi e vampiri.
Lasciai che la rabbia e la voglia di ribellione presero il controllo, disobbedii alla promessa che settimane prima avevo fatto a Jacob, disobbedii alla sua richiesta di stare attenta e non commettere stupidaggini.
Salii come un razzo in camera, afferrai il cellulare e chiamai l’unica persona che volevo sentire in quel momento.
-Emma, sono Renesmee- dissi quando lei rispose alla mia chiamata.
-Nessie!- esclamò sorpresa la mia amica –Ma che fine hai fatto? Non sei più venuta a scuola e non hai mai risposto ai miei messaggi...-
-Ti spiegherò tutto più tardi- improvvisai, mi sarei inventata una scusa mentre andavo da lei. –Che fai stasera?-
-E’ sabato- concluse lei –Il capitano della squadra di football della nostra scuola dà una festa-
-Allora è deciso, ci andiamo- le annunciai, non ero felice di andare ad una festa di teenager in piena crisi ormonale, ma dovevo allontanarmi da quella casa, dalla mia famiglia, da ciò che ero.
Solo per qualche ora, non se ne sarebbe accorto nessuno. Che cosa poteva succedere?

Dovrei smetterla di chiedermi che cosa potrebbe mai andare storto!
Avevo preso in “prestito” la Volvo che i miei avevano tenuto, perché Bella ancora non si era abituata alla sua Ferrari. Fui felice di quella scelta perché una decappottabile, un SUV o una macchina da corsa non sarebbero mai passate inosservato.
Andai a prendere Emma sotto casa e ripartimmo, dirette verso la festa.
-Sai le migliori amiche dovrebbero dirsi tutto- fece Emma, mentre un lungo silenzio si era fatto largo tra noi.
Strinsi forte le mani sul volante e fissai diritto la strada, davanti a me. -Mi dispiace-
-Non ti devi scusare- rispose seccata Emma –Non sono arrabbiata. E’ che non capisco, siamo amiche. Ci siamo sempre dette tutto, cosa c’è stavolta? Cosa non mi vuoi dire?-
Mi morsi la lingua. Emma credeva che tra me e lei non ci fossero segreti, che fossimo quasi due sorelle. Io avrei voluto, davvero tanto. Ma non potevo coinvolgerla nella mia vita, non l’avrebbe sopportato e volevo che vivesse una vita normale, ignorando l’esistenza dei muta forma e dei bevitori di sangue.
-Non è che non voglio, io non posso dirtelo-
-Come no- disse, battendo i pugni sulle gambe, coperte dal bellissimo vestito di seta viola che aveva indossato per la festa.
-Emma, hai mai custodito un segreto? Qualcosa che non puoi dire a nessuno?-
-No, perché decido io cosa dire e a chi voglio dirla-
-E se io avessi promesso a qualcuno di custodire questo segreto? Se servisse a proteggere le persone che amo, capiresti?-
Spostai il mio sguardo su di lei. Mi fissava attentamente, come se dai miei occhi potesse estorcere il mio grande segreto. I suoi bellissimi occhi verdi smeraldo, gli occhi della mia migliore amica. La persona a cui avrei voluto raccontare tutto: la paura di perdere la mia famiglia per colpa dei Volturi, il terrore di non essere all’altezza dello scontro e di non poter salvare coloro che amavo. La confusione che si era creata tra me e Jacob. Avrei voluto parlare dei nuovi sentimenti che ultimamente si erano fatti strada dentro di me, probabilmente lei mi avrebbe aiutato a capire, ma non potevo farle questo.
No, lei doveva vivere. Vivere una vita vera, dove nessun licantropo o vampiro avrebbe potuto tormentare i suoi sogni.
-No, non capirei- disse in un sospiro –ma accetterei comunque la tua scelta-
Il cuore mi si riempii di gioia. Le rivolsi un sorriso caloroso e fui lieta di vedere Emma ricambiare. In quel momento non potevo pretendere che mi capisse, avevo solo bisogno che mi stesse vicina.
-Fammi indovinare- disse poi con tono scherzoso –centra con Jacob, vero?-
Evitai di voltarmi verso di lei e guardarla con occhi sgranati, così lasciai che le mie unghie affondassero nel volante mentre rispondevo con finta ironia: -Dio, ma tu sei fissata!-
-Ehi, di che ti lamenti? Ce l’avessi io un migliore amico così figo che mi guarda come Jake guarda te!-
-Che razza di pervertita- commentai, alzando gli occhi al cielo. Mi era mancata la sua ilarità nel mese in cui le ero stata lontana, ora ricordavo perché le volessi tanto bene e del perché avevo disubbidito ai miei genitori, nel stringere un legame così forte con un umana, al di fuori di nonno Charlie e della tribù di Jacob.
-Sì certo, quando tu e Mr Muscoli vi metterete insieme ti rifilerò una bella sberla-
Certo, a vedere come stavano andando le cose in quel periodo, probabilmente io e Jake non saremmo più rimasti nemmeno amici.
-Mr Muscoli?- domandai ridendo, divertita dal soprannome che aveva affibiato a Jacob.
-Bè non venirmi a dire che non li hai mai guardati!- fece Emma, sorridendo all’idea.
Cercai di non pensare a quanto fosse fuori di testa quella ragazza e al fatto che, l’essere così ossessionata dal fatto che io e il mio migliore amico dovevamo assolutamente metterci insieme, non era una cosa tanto normale.
Arrivammo alla festa qualche minuto più tardi e mi pentii della decisione che avevo preso nell’esatto momento in cui varcai la soglia della porta.
Avevo indossato un vestito che zia Alice mi aveva comprato tempo fa, nella speranza che rinsanissi e trovassi il buon gusto in fatto di abbigliamento.
Era la prima volta che lo mettevo e mi sentivo a disagio. Il vestito era fatto di seta, morbida e leggera, color blu notte. Si legava dietro al collo e si apriva sul petto con uno scollo a V, lasciando intravedere le mie forme. Il vestito aderiva perfettamente al mio corpo fin sotto il seno, da dove il tessuto scendeva morbido, slanciando le mie lunghe gambe. Sui bordi della gonna erano disegnati dei piccoli fiorellini neri, intonati alla scarpe. Era anche la prima volta che indossavo i tacchi per così tanto tempo e giurai che sarebbe stata l’ultima, Rachel poteva anche essere la persona più buona dell’universo, ma non avrei mai tenuto quelle trappole mortali per un’intera giornata! Come diavolo facevano Alice, Rosalie ed Esme a stare su quei trampoli per tutto il giorno?
Non mi divertii particolarmente, perché la musica così alta mi distruggeva i timpani, muniti di un udito eccezionale e la mia vista ultrasensibile non reagii bene a tutto quel buio e alle luci che andavano e venivano.
Comunque fu liberatorio passare qualche ora senza doversi preoccupare di Volturi, lettere di ammissioni per l’università e licantropi con il cuore infranto.
Le cose cominciarono ad andare male quando un ragazzo mi chiese di ballare. Era più alto di me di qualche centimetro, un sorriso smagliante, i capelli biondi e gli occhi verdi.
Bello da mozzare il fiato, ma non tanto bello quanto Jacob.
Oh Dio, l’ho pensato davvero?
All’inizio avevo pensato di rifiutare l’invito, ma quel pensiero mi diede la spinta necessaria per accettare.
Ballai con quel ragazzo e fu orribile: cercò di sfiorare ogni parte del mio corpo, per poi toccarmi con mani più aggressive. Lo respinsi spesso, senza però riuscire mai a staccarmelo di dosso. Mi teneva stretta nel suo sudicio abbraccio, non sapeva che avrei potuto sbatterlo contro il muro o dargli un pugno in faccia che lo avrebbe lasciato privo di sensi per ore, ma non potevo fare nessuna di queste cose, non in una sala piena di gente.
La goccia che fece traboccare il vaso fu quando tentò di baciarmi, cercai di allontanarlo ma il ragazzo mi strinse i polsi con una mano e con l’altra afferrò il mio viso e lo avvicinò al suo.
Che stupida, mi ero fatta immobilizzare troppo facilmente. Per giunta da un essere umano!
Non feci nemmeno in tempo a pensare a come lo avrei colpito, un semplice calcio in pancia sarebbe bastato a levarmelo di torno, ma l’idea mi venne in mente troppo tardi. Una figura alta e possente si era già avventata su di lui, dividendomi da quel verme.
-Che cosa credevi di fare?- non ebbi bisogno di guardare in faccia l’aggressore, la voce tremolante e rabbiosa di Jacob l’avrei riconosciuta ovunque.
Il ragazzo dagli occhi verdi non rispose, era rimasto sbalordito dalla velocità e dalla forza con cui Jake lo aveva strattonato via da me.
Senza il minimo sforzo, il mio migliore amico lo sollevò per il colletto della camicia. -Vedi di stare lontano da lei- poi lo fece ricadere sul pavimento con un tonfo sordo e il tizio non se lo fece ripetere una seconda volta, si girò e sparii tra la folla.
Io ero rimasta ferma per tutto il tempo, con la bocca spalancata e un’espressione da pesce lesso sulla faccia, poi la mano calda di Jacob si strinse nella mia e con forza mi strattonò via con sé.
-Hai la minima idea del casino che hai combinato?- mi urlò contro, usciti dalla casa. Eravamo sul vialetto, a pochi metri dalla moto con cui Jacob era venuto a recuperarmi, la musica della festa rimbombava per tutto il vicinato e degli strani tizi erano sdraiati sul giardino, incapaci di rialzarsi per il troppo alcool.
–Ti stanno cercando tutti e sono tutti molto preoccupati per te. Si può sapere cosa diavolo ti è saltato in testa?-
Non risposi e non lo guardai in faccia. Ero stata così egoista, avevo messo in pericolo tutta la mia famiglia per un mio piccolo capriccio e per avere litigato con Jake.
-Nessie, guardami!- mi ordinò e io obbedii. Mi sentii morire quando lessi nei suoi occhi quanto lo avessi fatto stare in pena. La rabbia che dimostrava mentre mi parlava era solo un modo per sfogare tutte le sue preoccupazioni.
–Dimmelo, ti prego. Perché non so proprio che cosa pensare, dimmi che non sei stata così stupida da prendere e sparire via così! Anche se lo trovo difficile visto che: prima te ne vuoi andare in un college lontano chilometri da me, scappi senza dire niente a nessuno e infine, dopo avere girato in tondo come uno idiota, temendo il peggio, ti trovo ad una stupida festa abbracciata al primo che passa! Cos’è ti diverte tanto vedermi stare male per te?-
-No- fu l’unica parola che uscii dalla mia bocca. Un suono appena percettibile.
-No, cosa?- chiese di nuovo Jacob, più arrabbiato che mai.
-No, non mi diverto a vederti soffrire- gli sbottai contro, quando il suo tono di voce iniziò a darmi sui nervi. Come poteva credere che desiderassi la sua sofferenza? Sapeva benissimo che se stava male lui, stavo male anche io. Avevo sempre desiderato la sua presenza, sentivo sempre la necessità di averlo al mio fianco, gli avevo dato mille dimostrazioni del mio affetto. Come poteva solo dubitare di me e di noi?
– Ma se ho fatto quello che ho fatto è perché la persona più importante della mia vita, il mio migliore amico, mi ha dato dell’egoista quando gli ho rivelato che ho intenzione di fare qualcosa della mia vita-
Jacob rimase senza parole, una volta tanto, e stavolta fu il mio turno di buttare fuori tutte le mie angosce. -Lo sai come ci si sente ad essere sempre quella da proteggere? A vedere tutta la tua famiglia che mette a rischio la vita per salvarti mentre tu non puoi fare niente? Voglio vedere il mondo Jake. Voglio studiare, prendere la laurea e anche se non lavorerò mai, perché non potrò rimanere nello stesso posto a lungo, voglio rendermi utile. Quando mi hai detto che Harvard era una scelta sbagliata e che ero stata un’egoista a non pensare a noi due, mi sono sentita morire-
Non volevo piangere, non piangevo mai di solito, se non per cose importanti ma non riuscii a trattenere le lacrime e mi odiai per questo, non volevo dimostrarmi debole.
Il dolore che mi aveva provocato la disapprovazione di Jacob era troppo forte. In genere ogni volta che mi succedeva qualcosa, sia bella che brutta, il primo pensiero che mi sfiorava la mente era: “devo dirlo subito a Jake!”. E quando zio Emmet faceva una battuta, mi voltavo sempre per vedere se anche lui stava ridendo.
Sapere che il mio migliore amico non condivideva la mia scelta di andare ad Harvard mi aveva lacerata. -Non ti avrei mai chiesto di scegliere fra il tuo branco e me- dissi infine.
-Il problema qui non è se mi vuoi con te ad Harvard. Il problema è che io non voglio che tu vada-
-No, non lo dire.- dissi e sembrò una supplica. - Non sei un ipocrita, Jacob.-
-E invece lo sono!- non si era mai rivolto a me in quel tono. Sembrava arrabbiato, perché stava urlando come un pazzo ma in realtà era solo distrutto dal dolore. Un dolore che non riuscivo a capire, era come se qualcosa lo stesse frustrando. C’era qualcosa che non mi voleva dire, perché voleva che ci arrivassi da sola. Forse era questo che lo esasperava, il fatto che fossi così cieca da non capire una cosa che per lui era talmente ovvia.
- Cristo, Nessie ma non l’hai ancora capito? Io non voglio che tu te ne vada perché non sopporterei la tua mancanza. Non sono forte come credi, non quando si tratta di te. Non sono capace di starti lontano e non voglio nemmeno farlo.-
Quella rivelazione mi lasciò esterrefatta. In realtà, ora che ci pensavo bene, avrei dovuto davvero capirlo da sola. Era così palese, ma non ci ero arrivata. O forse, semplicemente, non avevo voluto capirlo.
Jacob lasciò passare qualche minuto e, quando seppe che non avrei detto nulla, fece dei lunghi e lenti passi verso di me, come se non fosse ancora del tutto convinto di quello che stava per fare. Ma alla fine mi raggiunse, si mise davanti a me, oscurandomi con la sua stazza. Mi prese il mento nella sua mano forte e calda e, con il pollice, accarezzò il profilo del mio viso.
Poi si chinò leggermente verso di me e allo stesso tempo, alzò il mio viso di qualche millimetro, e mi baciò. Non fu un bacio lungo e appassionato, né tantomeno dolce.
Appoggiò le labbra sulle mie con forza, come se stesse rivendicando un suo diritto, come se fossi sua.
Ma non socchiuse la bacca e non intensificò quel nostro primo bacio. Il mio primo bacio.
Io non opposi resistenza, a causa della troppa sorpresa, ma prima che potessi anche solo realizzare che cosa stavamo facendo, Jacob si scostò. Sciolse il mio viso dalla sua stretta e si mise la mano in tasca. Gli occhi erano spalancati, come se nemmeno lui si fosse reso conto di quello che aveva appena fatto. Rimase lì a pochissimi centimetri da me, abbassò leggermente lo sguardo, osservando con attenzione il mio vestito. Non era abituato a vedermi in quella versione.
-Sei molto bella- sussurrò, probabilmente sperando che non l’avessi sentito.
Senza aggiungere altro e senza guardarmi in faccia, si voltò e a passi veloci, raggiunse la sua moto.
Rimasi ferma imbambolata ancora per qualche secondo.
Non ci potevo credere. Era successo. Jacob. Il mio migliore amico, mi aveva baciata.
Quante volte Emma mi aveva parlato di questo momento? Aveva passato ogni giorno dell’anno scolastico a riempirmi la testa di strane fantasie in cui io e Jacob, finalmente, rivelavamo i nostri sentimenti per poi concludere la bella scenetta con un lungo e dolce bacio.
Bè non era andata proprio come Emma si era immaginata.
Emma….Emma!
Dov’era finita?
Feci per voltarmi e andare a cercarla, non potevo lasciarla lì, in mezzo a tutti quei sudici ubriaconi, ma prima di rientrare in casa a cercare la mia migliore amica, guardai Jacob.
Una stranissima sensazione mi pervase. Chi poteva pensare che, dopo un bacio, Jake mi sarebbe sembrata una persona totalmente diversa?
Fu come se qualcuno avesse tolto un velo, un velo che aveva reso i miei occhi ciechi. Vidi Jacob per la prima volta, in quell’istante tutto sembrò perfettamente chiaro. Tutto ciò che volevo, tutto ciò di cui avevo bisogno e che fino a quel momento non avevo mai sospettato mi mancasse. Quell’immagine mi sarebbe rimasta impressa per tutta l’eternità, nulla avrebbe potuto essere così chiaro; in sette anni della mia vita, dalla prima volta che avevo visto Jacob, dalla volta in cui, pochi minuti dopo la mia nascita, il mio migliore amico era entrato nella stanza in cui Rosalie mi teneva cullata tra le braccia, avevo visto gli occhi pieni d’odio del mio assassino mutare in occhi pieni d’amore, di quel ragazzo, l’unico ragazzo che avrei mai potuto amare.
-Jake- lo chiamai, ma lui fece finta di non sentirmi.
Gli corsi dietro, mentre lui stava già tirando fuori il casco dal sottosella della moto. –Jake, guardami!- lo strattonai per un braccio e lo costrinsi a voltarsi.
Quando lui si girò e posò il suo sguardo sul mio, il mio cuore fece un salto.
Lo afferrai con forza per il colletto della giacca e lo strinsi a me, cercai con avidità la sua bocca e quando la trovai, lo baciai con la stessa forza che lui aveva usato prima.
Senza aspettare una sua reazione, schiusi le labbra e approfondii il bacio che, piano piano, mi investii con tutta la sua potenza, quando le braccia muscolose di Jacob mi circondarono i fianchi e mi sollevarono da terra. In quell’esatto momento, così perfetto ed eterno, giusto e sbagliato divennero una cosa sola, come il sogno e la realtà. Come me e Jacob.
Il fatto che stessi baciando il mio migliore amico non mi aveva ancora sfiorata, nel senso che avevo reagito di istinto, senza lasciare il tempo alla mia mente di pensare, perché probabilmente se lo avessi fatto, non avrei mai avuto il coraggio di baciarlo così.
Il mio inconscio desiderava con tutto se stesso che quel bacio non finisse mai, mentre la parte conscia del mio cervello urlava, chiedendosi cosa diavolo stessi facendo. Ma non importava, in una situazione di piena lucidità ciò che io e Jake stavamo facendo, l’avrei denominata come sbagliata. Una cosa del tutto sbagliata e irrazionale.
Non mi importava, in quel momento, che fosse la cosa giusta o meno non era rilevante.
Presa da quel bacio, non mi accorsi che Jake aveva fatto mezzo giro su se stesso, appoggiandomi al sedile della moto. Gli circondai il collo con le braccia, mentre con le mani disegnavo piccoli cerchi tra i suoi capelli. Il sapore della sua bocca si unii al mio, provocandomi un brivido di freddo che mi pervase la spina dorsale.
Come potevo essere stata così ingenua? Come potevo avere creduto che tra me e Jacob ci fosse stata solo amicizia?
Lasciai che il mio corpo aderisse perfettamente a quello di Jacob, che mi stringeva con tale forza da togliermi il respiro. Quell’atto, riconfermò il sospetto che, il mio migliore amico, stesse cercando di rivendicare un suo antico diritto, come se volesse affermare la mia appartenenza. In quell’abbraccio, in quel bacio, sentii di essere sua e di esserlo sempre stata, sentii io stessa di volerlo, non mi sarei ritratta a quel richiamo. Era troppo forte, come se fosse una cosa genetica, come se io e Jacob dovessimo per forza stare insieme per poter vivere.
Il bacio durò per un tempo incalcolabile, ore o forse minuti, qualche breve secondo. Poi ci costringemmo a concludere il bacio, quando entrambi ricordammo di dover respirare.
Le mie guance si erano arrossate per la foga del momento e sentivo le labbra inumidite del sapore di Jacob, lui aveva gli occhi che brillavano e respirava a fondo per cercare di riprendere il controllo di sé.
Presi un respiro profondo, assaporando l’aria gelida della notte. Alzai lo sguardo su Jacob per vedere se anche sul suo viso ci fosse un’espressione di sconvolgimento come nel mio, ma il mio migliore amico non volle incrociare i miei occhi, si diede un’occhiata in giro e, con delicatezza, sciolse l’abbraccio in cui eravamo ancora avvinghiati.
-Dovremmo tornare a casa, ora- disse, scostandomi una ciocca di capelli dal viso. Sembrava imbarazzato, non sapeva cosa fare o cosa dire.
Senza guardarmi, si mise il casco e quando vide che io non mi ero mossa, prese il casco di riserva, che teneva per me, dal sotto sella e me lo mise in testa. Poi mi avvolse il suo giubbotto sulle spalle, visto che avevo dimenticato alla festa il mio. Jake salii sulla moto e, con una stretta dolce, mi prese i polsi e si avvolse le mie braccia attorno al busto. Fece partire la moto e sfrecciò a tutta velocità nel buio della notte, nera come l’inchiostro.
Mi accompagnò fino davanti alla porta di casa, tenendosi leggermente a distanza, per evitare che le nostre mani si sfiorassero. Le mie gambe tremavano, un po’ per la foga del bacio e un po’ per tutti i sentimenti che esso mi avevano provocato. Prima di entrare mi voltai verso di lui, in cerca di qualcosa nel suo sguardo. Volevo essere certa di non trovarvi alcun segno di pentimento.
-Meglio se entri, sono tutti in pensiero per te- disse Jacob facendo un cenno verso la porta, cercando di sorridere. Io feci un passo avanti verso di lui, avrei voluto baciarlo di nuovo. Avrei passato tutta la notte stretta fra le sue braccia, ma prima che potessi fare qualunque cosa, prima ancora di toccarlo, Jacob mise le mani avanti, bloccandomi a debita distanza.
-Cerca di non combinare altri guai, mostriciattolo- Si chinò e mi diede un lieve bacio sulla testa, augurandomi la buona notte, e poi si allontanò frettolosamente lungo il vialetto. Sparendo con la stessa velocità con cui era apparito alla festa. Rimasi ferma sulla porta d’ingresso, finché le luci della moto non sparirono nel buio, poi mi preparai a subire la più grande sgridata della storia dei tempi.



Angolo Autrice: Ciao! Premesso che questo capitolo è stato uno dei più difficili che io abbia mai scritto nella mia vita...Spero proprio che vi sia piaciuto! Ho letto e riletto, modificato e tagliato almeno un centinaio di volte questo capitolo, perchè volevo che fosse assolutamente perfetto e non riuscivo mai a sentirmi soddisfatta. Alla fine mi sono detta che non potevo passare tutta la vita a cambiare questa parte della storia, altrimenti non l'avrei mai finita. Sono abbastanza soddisfatta di me stessa e spero davvero che lo sarete anche voi e che io sia riuscita a farvi innamorare ancora di più di questa coppia.
un bacione, alla prossima!
Nessie
 
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f3d3r1c*
CAT_IMG Posted on 11/3/2012, 18:39




Ok, ragazza, sono senza parole.... Davvero, non so proprio cosa dire.

Insomma, si sono baciati!... E lui le ha detto che non può vivere senza di lei!... Certo, lo aveva già detto e lo aveva fatto capire ma mai fino a questo punto... E lui la ama!... E poi lei gli si è avventata contro e lo ha baciato!... E anche lui l'ha fatto!... E lui... E lei... Ok, credo di essere un po' sotto shock. Giusto un po'. Ok, magari un po' più di un po'. Ok, ora la smetto di scrivere cose così sciocche.

Diamine, sto ridendo come una cretina... una cretina con una snervante risatina isterica.

Questo capitolo è perfetto. Si, decisamente perfetto. Cristo santissimo, quanto mi è piaciuto! Non vedo l'ora di lggere il prossimo! *w*



p.s: sto ancora ridacchiando con la risatina isterica! Devo darmi una calmata O.O
 
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Nessie
CAT_IMG Posted on 11/3/2012, 19:11




ihihi sono felice che ti sia piaciuto, avevo tanta paura che non avrebbe avuto l'effetto desiderato ma vedo che l'hai amato quanto me :D

ahah non ti preoccupare, quando ho scritto questo capitolo sono andata avanti tutta la sera a ridere tra me e con un sorriso ebete sulla faccia XD

Ah quasi dimenticavo...Grazie mille, sei sempre gentilissima! <3
 
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Lucy's Lullaby
CAT_IMG Posted on 17/3/2012, 14:32




Concordo pienamente con fede! Accidenti si sono BACIATI!!!!: sviene sulla seggiola:
 
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42 replies since 3/1/2012, 19:04   1601 views
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