| CAPITOLO 8
CENA, DOPOCENA E ALTRI GUAI
Mi resi conto di essere la più forte. Questo delirio di onnipotenza mi stava accecando: finalmente ero io che conducevo il gioco! Gioco? Non era un gioco e mi sentivo di fare la parte della stronza e della ragazzina. Forse lo ero o forse la mia smania di vendetta mi aveva accecata. Vendetta o no il mio amore per lui era molto più forte e io lo sapevo. Appena tornata in Italia avrei parlato ad Edoardo e quella sera avrei fatto la brava. Non volevo tradire nessuno e ,malgrado Robert fosse un dio, non mi attraeva. Nel cuore e nella testa avevo solo Lorenzo. "Allora ci vediamo dopo" Dissi salutando gli altri ospiti che mi guardavano a bocca aperta. "Riccardo è confuso" Mi disse Lorenzo all'orecchio. "Non deve. E' una cena di lavoro... e " Lo baciai con così tanta foga che le parole non riuscivano ad esprimere quello che avrei voluto dirgli. "Continuiamo il discorso questa notte?" Mi disse lui sorridendomi provocante. "Assolutamente" Dissi uscendo e avviandomi per prendere un taxi.
Il ristorante era fantastico ed io...ero in ritardo! Robert mi aspettava fuori: era stupendo. Completo nero senza cravatta e lo sguardo più seducente che avessi mai visto. Mi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia. "Stai benissimo" Mi disse abbassando gli occhi. "Anche tu stai molto bene" Che cacchio era quella voce da cascamorta? Oddio! Torna indietro. "Molto professionale volevo dire" Imbecille. Robert rise e mi fece accomodare dentro. Voleva un aperitivo: un po' tardi ma lo gradivo volentieri, mi dovevo sciogliere. "Bene un martini liscio e un..." "Aperol per me grazie" Dissi nervosa e tremante. Dio! Non ero una liceale da tempo e il primo appuntamento era superato. "Bene...come ti trovi a New York?" Mi chiese accomodandosi sulla poltrona. Era molto naturale, sereno e sicuro di se. Non un'ombra di imbarazzo nel suo volto. "E' grande e...non so, non mi ci trovo molto" Gli dissi sorseggiando l'aperol. "Davvero? Mi sembra che tu ti muova molto bene" "Ho senso dell'orientamento" Ridemmo. Sembrava piacevole parlare con lui e il fatto che avesse corca dieci anni di più mi attirava. Un uomo di fronte a me che sapeva come andava il mondo. La sicurezza per me era la prima cosa, ma là finiva. Era troppo bello per essere pure dolce e fedele. "Davvero; ti ho mandato nei posti più sperduti di questa città e non mi hai mai telefonato per dirmi che ti eri persa" "Certo: non telefonerei mai a te!" Dissi quasi urlando. "Perchè?" Disse accigliandosi un poco. Quanto poteva essere sexy. Così disinvolto e sicuro e...no, profilo basso Bea, profilo basso. "Perchè tu mi manderesti a quel paese!" "Certo che sì! Una intelligente come te non può fare la figura della provinciale" Mi accorgevo di quanto lui e la sorella fossero diversi. Becky era decisamente più alla mano e solare. Era molto carina ma non lo dava a vedere, non ostentava mai. Robert dava invece l'idea di sapere benissimo l'effetto che procurava e se ne beava. Che urto. "Il tavolo è pronto" Disse un cameriere scortandoci al tavolo. Chiedemmo per l'antipasto e attendemmo. Stavo bevendo decisamente troppo. "Quindi? Il lavoro?" Chiesi esasperata: la conversazione verteva su tutto meno che su quello per cui ero venuta. "Tu non ti rilassi mai" Mi disse spocchioso. "E tu adotti sempre il tono dell'-uomo che non deve chiedere mai- ?" Chiesi rispondendo alla provocazione. Non ci prendevamo proprio: lo potevo stimare come capo o come lavoratore ma uno così non lo tolleravo. Ero una persona forte e orgogliosa. Certi giochetti non si confacevano alla mia indole. Robert mi guardò quasi a sfidarmi. Perfetto! Viva la diplomazia. "Sono sicuro di me stesso. Tu forse..." Disse accennando una smorfia quasi di disgusto. Voleva la guerra? L'avrebbe avuta. "Io sono sicura. Forse fai così con me perchè mi temi?" "No." Disse serio e iniziando a gustare l'antipasto. "No?" "No. Ti senti invisibile. Preferisci lavorare dietro le quinte. Pensi forse che non sappia che correggi gli articoli degli altri o suggerisci delle domande?" Quello stronzo di Mike faceva la spia. Bastardo! "Domande argute, provocanti, scritti impeccabili ma preferisci fare la parte dell'aminenza grigia"Continuò lui bevendo un sorso di vino. Ero imbarazzata e non sapevo che dire. "Pensi che sia contento di doverti affibiare la pagina culturale?" Chiese avvicinandosi al mio viso. Mi scostai lievemente. Il suo respiro, il suo profumo...avevo bevuto troppo. "Non so che..." "Hai talento, grinta e intelligenza. Sei anche ambiziosa malgrado tu non voglia farlo vedere, ma sei una sognatrice, vivi in un mondo tutto tuo e...devo farti scendere dalle nuvole" Perchè era da quando avevo 5 anni che mi dicevano che ero svagata? Dannazione. "Non posso farci nulla e..." "Carriera universitaria?" Mi disse lui porgendomi dei fogli. "Sono lettere di raccomandazione per ottenere una cattedra" Ero sbalordita. La carriera universitaria? Sarebbe stato fantastico, veramente. Insegnare all'università ma...io volevo viaggiare, scrivere libbri e... "Sarebbe l'ideale per te. Potresti scrivere articoli, libbri, fare conferenza in giro per il mondo e..." "Io voglio fare l'inviata!" Dissi quasi in un attacco isterico. Robert mi guardò soppesando le mie parole. "Allora rimani con i piedi per terra" Sembrava una minaccia. La minaccia più carica di desiderio del mondo. "Lavorerai con me. Ti insegnerò. Un favore personale per il tuo capo inglese." Disse sorridendomi maliziosamente. Avvampavo. La cretina ero io che continuavo a bere. Sciogliersi sì, ma così era troppo. "Parliamo d'altro ti va?" Ridemmo, sorridemmo, ci divertimmo parlando del più e del meno. "Sarà ma....il fatto che tu sia intelligente e bella mi attrae" Disse ad un tratto avvicinandosi al mio viso. Io risi come una cretina e... PORCA MISERIA! LORENZO! Mi voltai appena in tempo per evitare un bacio del tutto indesiderato e...lo vidi a cinque tavoli da me che mi guardava. Ma da quanto tempo era lì? Che cosa aveva visto? Una cretina ubriaca che flirta con il capo? Mi scostai da Robert e tossicchiai. Riempii un bicchiere di vino e me lo scolai tutto mentre continuavo a guardare Lorenzo negli occhi. Era incazzato come una belva. Lo sguardo era duro e picchiettava sul tavolo con le mani. Dov'era una vanga quando ce ne era bisogno? "Tutto bene?" Mi chiese Robert posando una mano sulla mia. Io la ritirai e nel ritirarla quasi caddi dalla sedia. Robert rise e la situazione tornò più o meno alla normalità. Lorenzo mi guardava ancora ed io ero terririzzata: mi fece cenno di venire da lui mentre si alzava per andare al bagno. Cristo! La cazziata con scenata aggiunta non qui. "Scus...vado, vado in bagno" Dissi alzandomi cercando di non barcollare troppo visibilmente. Mi avviai verso l'uscita: Lorenzo era lì, seduto su una poltrona con le braccia incrociate e il volto scuro. Appena mi vide si alzò, venne vicino a me e mi afferrò il braccio. "Una cena di lavoro?" Disse strattonandomi. Quasi mi faceva male e io non riuscivo a tenermi in piedi. "Mi fai male così...Lo mi fai male!" Dissi quasi sull'orlo dello svenimento. "Quella non è una cena di lavoro" Disse non mollando la presa. Così arrabbiato non lo avevo mai visto e mi faceva paura. Stavo per piangere lo sapevo. Aveva ragione quella non sembrava una cena di lavoro e per Robert non lo era. "Quello è il mio capo e si abbiamo parlato di lavoro. Lo so che non semb..." "No, non sembra" Disse lui continuando a fissarmi con quello sguardo crudele. "Sono ubriaca razza di idiota!Ho bevuto troppo e lo sai che non reggo l'alcol. Sento che sto per svenire e l'unica cosa che ho pensato è che sapevo che ti stavo facendo del male e che volevo tornare da te" "Perchè? Perchè?" Diceva lui che ancora non si fidava. "Perchè ti amo! E ora lasciami che concludo questa serata" Mi aveva lasciato appena gli avevo detto quelle cose. In vino veritas. Mi scostai e me ne andai arrabbiata e ubriaca, lasciandolo lì con i suoi pensieri. Quando mi sedetti di nuovo al tavolo Robert sembrava non essere intenzionato a smettere di provarci. "Robert senti..." Ero incazzata e abbastanza lucida. "Tu mi piaci" Il suo volto si illuminò. Bevvi un sorso d'acqua. "Ma la mia vita è incasinata e il mio cuore è di un altro. Mi attrai, mi attrai molto ma siamo colleghi e amo un altro. Non posso." Dissi con tono quasi crudele. Robert mi guardò e sorrise: infondo la sua era stata una vittoria. Nessuno gli poteva resistere. "Io non mi arrendo" Disse prendendo la mia mano e baciandola. No, non si sarebbe arreso, ma io neanche. Amavo Lorenzo e non pensavoa nessun altro malgrado trovassi sexy un altro uomo. Chiedemmo il conto e io cercai con lo sguardo Lorenzo: se ne erano andati. Controllai il cellulare, un messaggio: "Siamo a casa". Lorenzo. Riposi il cellulare e aspettai che Robert pagasse. "Posso riportarti a casa?" Mi chiese sperando di continuare la serata altrove. "Ci vediamo domani Robert" Dissi scoccandogli un bacio sulla guancia e avviandomi verso il taxi. "Beatrice, io non mi arrendo" Un urlo e il texi partì. Volevo solo dimenticare.
Lorenzo mi aprì subito la porta: lo sguardo più sereno, pensieroso. Mi diede un lieve bacio sulla bocca e mi fece accomodare. Riccardo e Federica erano sul divano che ridevano guardando le foto dalla macchinetta di Lorenzo. "Ciao." Dissi abbozzando un sorriso. Mi avviai in cucina alla ricerca di qualcosa che mi calmasse il mal di testa. Mi tremavano le mani. "Faccio io" Disse Lorenzo spostandomi delicatamente. Ora mi dava ai nervi lui. Gli avevo detto che lo amavo e faceva così? Mi diede il medicinale e io lo bevvi in un sorso. "Lorenzo senti..." "Dopo" Disse duro senza guardarmi. "Ma..." "Ho detto dopo o non senti. Non sei nella posizione di decidere." Ora l'incazzatura era all'apoteosi. Sbattei il bicchiere sul banco e mi avviai in salotto, dove avrei dovuto conversare e ridere anche se non avevo voglia. Una tortura che sapevo non sarebbe finita presto.
Due ore dopo eravamo finalmente soli. Riccardo mi aveva invitato a passare la giornata con lui. Voleva una rimpatriata e...in relatà mi stava dispensando dal vedere Giulia. Era tanto caro e forse, finalmente, mi sarei potuta sfogare con un amico. Lorenzo era seduto in poltrona e non accennava a parlare. Sbuffai e mi diressi in bagno per darmi una rinfrescata. Presi una maglietta di Lorenzo per pigiama e mi chiusi in bagno. Perchè non mi parlava? Non gli dovevo dire che lo amavo? Che dovevo fare? Ero in preda all'angoscia e più rimanevo chiusa in bagno e più la tensione cresceva. Mi feci coraggio e mi diressi in salotto dove lorenzo era rimasto nella medesima posizione. Mi sedetti sul divano vicino alla poltrona, attendendo. Nessuna risposta. "Dì qualcosa!"Dissi quasi urlando. Lui sollevò lo sguardo e mi trapassò. Era freddo, crudele, impassibile. Mi avrebbe ucciso? Deglutii e attesi. "Che ti devo dire?" Come che mi devi dire? Dimmi che mi ami pure tu e facciamo l'amore no? "Che ne so io..." "Fai la puttanella per tutta la sera con quello, poi mi sputi quelle parole così, a cuor leggero. Che pretendi? Mi volevi far calmare? Hai peggiorato la situazione." "Non ho detto quelle parole a cuor leggero." Dissi alzandomi di scatto dal divano: "Io no ho mai smesso di amarti, mai. Mi sono umiliata per te ricevando continui insulti" Urlai quasi. Avevo detto una cosa bella eppure... "Allora è una vendetta?" Mi disse calmo ma duro. "Cosa?" "Se non ti fossi accorta che ero lì tu te lo saresti portato a letto!"Disse mettendosi in piedi e sovrastandomi. Gli ammollai un ceffone. Mi feci male alla mano. Lorenzo rimase basito per alcuni secondi poi il suo volto cambiò: era furente. Mi afferrò la mano ancora alzata e la strinse. "Lo sai che con me hai chiuso?" Disse strattonandomi. "Sei uno stronzo! Ti amo. Ti amo" Dissi cercando di liverarmi. "Lasciami!" Mi liberai e mi allontanai. Sembrava una belva. Avevo paura. Io indietreggiavo e lui avenzava. "Non ti avvicinare." Dissi accelerando il passo. Ero in mutande, dove potevo andare? "Perchè altrimenti?" Disse accorciando le distanze. Poi mi afferrò le braccia e...mi baciò. Un bacio appassionato. Mi prese a cavalcioni e mi portò in camera da letto. Mi strappò letteralmente i vestiti, con violenza entrò in me. Ero eccitata e lo volevo. Gli tolsi i vestiti: una battaglia d'amore. La più violenta e dolce battaglia che si potesse combattere. Tra morsi, graffi e urla consumammo tutta la nostra rabbia e il nostro desiderio. Lorenzo, venuto poco dopo di me, si accasciò sul mio corpo. Respirava a fatica e io con lui. Uscì e si mise di fianco a me trascinandomi con lui. Lo guardi negli occhi e lui mi sorrise. "Ti amo" Mi disse baciandomi. I miei occhi si riempirono di lacrime. Mi baciò gli occhi e mi accarezzò. "Ti amo. Ho amato solo te. Ti amo da sempre." Mi disse trascinandomi, più dolcemente, in nuove acque. Un nuovo orizzonte. Un nuovo amore. "Ti amo".
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