| Ehi sono viva! Un capitolo importantissimo leggetelo e fatemi sapere...
Cap. 7 “Consulti”
Dopo quella breve conversazione io e Laila non parlammo, ma ci limitammo ad osservare Renesmee. Laila, a momenti non conosceva il suo nome. Iniziò a chiedermi informazioni su di lei, ma io non potevo rispondere alla maggior parte delle domande. Non è che la conoscessi così tanto. Era patetico. Non conoscevo mia nipote. Non sarei mai diventata quel tipo di zia, quello in cui la zia diventava la “ migliore amica” della nipote. Non ne sarei rimasta sorpresa.
L’inevitabile acquazzone arrivò in meno di un’ora. < Troppo presto > borbottò Renesmee, quando sulla sabbia iniziarono a vedersi le prime gocce. Sam ci condusse a casa della sua fidanzata ,Emily. Lei era bellissima, impossibile negarlo, ma il suo viso sfregiato mi fece capire perché Edward non voleva che Nessie venisse a La Push. In casa faceva più caldo e ,allora, come una brava finta-umana , mi arrotolai le maniche della felpa. Qualcuno sibilò infastidito alla vista delle mie cicatrici. Non mi importava, bastava imparare ad ignorarle, per quanto per loro fossero ributtanti tutti quei morsi. Tutto in quella casetta sembrava urlare “Siamo una famiglia! Evvai! Urrà!”. Insopportabile. Non fece altro che aumentare il mio imbarazzo. Ed il mio senso di colpa. Era impossibile dimenticare l’espressione sul viso di Matthew , e pensarci mi fece rendere conto di quanto mi mancasse. Senza di lui mi sentivo come scoperta, vuota. Senza il mio amico. Ero io la sua ancora di salvezza dal potere di Chelsea, prima che lo trasformasse in uno zombie leccapiedi. Ed io l’avevo lasciato solo. < Elizabeth ha la faccia di una che soffre per amore!> disse Laila. < Pene d’amore?> ripetei confusa. Poi realizzai <oddio, no! Puah! Stavo pensando al mio amico> < Si, certo, amico…> Tutti, me compresa, ci mettemmo a ridere.
Non so quanto tempo passò, ma alla fine decretai che era ora di tornare a casa. Renesmee mi guardò delusa. Io le sorrisi < Non ti preoccupare > le dissi < ti porto qui domani> Mi ringraziò con un sorriso sgargiante. Jacob ci riportò a casa. Non appena parchèggio davanti alla casa Edward corse verso di noi, ansioso. < Te lo avevo detto che te la riportavo a casa…> disse Jacob. < Hai ragione , Jacob. Dovevo darti più fiducia> concesse lui . Sgusciai fuori dall’auto . Volevo parlare con Carlisle. Entrai in casa e mi diressi verso lo studio di Carlisle. Bussai piano alla porta. < Avanti > disse Carlisle. Aprì la porta, Carlisle era seduto alla sua scrivania < Carlisle , le volevo chiedere una cosa…> Lui mi indicò la seggiola davanti a sé io mi sedetti , mi sentivo rigida < Dimmi> < Io … ecco… > inspirai profondamente < volevo sapere perché non mi sto trasformando, almeno una teoria… magari c’è qualcosa che non va nel mio corpo> Lui mi guardò comprensivo < Elizabeth, non devi dare la colpa a nessuno, soprattutto a te stessa . Sei stata morsa da due vampiri, è quasi innocuo il veleno che hai dentro di te a parte per il dolore, inoltre il tuo cuore si sta indebolendo parecchio> <ci penso raramente, al dolore. Mi ci sono abituata> < Questo dimostra che è innocuo. Ma ritornando al tuo cuore, Elizabeth, lo senti vero? Non puoi andare avanti così…> Avevo un a scadenza. Fu una pugnalata nello stomaco. <come fai a saperlo con cosi tanta sicurezza? >Chiesi in un sussurro. < Mi hanno raccontato di un ragazzo che ha vissuto nella tua stessa condizione. Era stato morso da due vampiri , il loro veleno è diventato innocuo – perché uno distruggeva l’altro. Questo ragazzo ha vissuto in questa condizione per 4 giorni…> <poi?> < Non so altro > Annui. Non sapevo se essere felice o intristirmi. Persa nei pensieri mi ripresi soltanto quando qualcuno mi mise una mano sulla spalla. < Elizabeth!> mi chiamò Edward. Sbattei le palpebre, confusa. < Che c’è?> domandai, con voce smorta. < Visite> Visite? Mi irrigidì pensando ai…. < Non sono loro> mi assicurò Edward. Certo... allora chi è?
Edward non rispose alla mia domanda. Si limitò solo a increspare un poco le labbra. Uscì dallo studio. E scesi le scale con passo strusciato…una scadenza. Continuava a ritornarmi in mente. Aprì la porta. Jacob parlava con una ragazza, lei sembrava scontenta. Poi girò la testa verso di me. Due occhi blu mi sondarono il viso ipnotici impressi di rabbia. Lei fece per andarsene ma Jacob la tenne per un braccio. < Lasciami stare, Jacob!> ringhiò lei. Jacob, rassegnato la lasciò, andare. Corse come un fulmine. La guardai sconsolata. <te la volevo far conoscere> disse Jacob. Lui non mi vide reagire. < Tutto bene?> < Si> No! < Posso andare a parlarle, se vuoi> mi sentivo costretta. Alzò le spalle < Non voglio costringerti> Disse cercando di convincermi che quell’azione si poteva trasformare in una cavolata. < Mhh>
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