16. La resa dei contiPOV ISABELLA
Un’esplosione di calore mi pervade in tutto il corpo.
Solo per uno sguardo tanto anelato.
Nello stesso momento, sento Rhett irrigidirsi al mio fianco.
Faccio finta di nulla e sotto uno sguardo pungente, lo prendo per mano e lo trascino a prendere del cibo umano.
Appena sfioro la sua pelle, il vampiro al mio fianco si rilassa regalandomi un dolce bacio sul naso.
Quando penso di aver preso abbastanza cibo spazzatura, mi faccio trascinare dal mio compagno, mano nella mano ad un tavolo vuoto.
Mi siedo affiancata dal mio compagno che non mi molla nemmeno per un momento.
Non vedo più lo sguardo verde che sogno costantemente di farlo mio, ma so con certezza che è ancora posato su di me.
Non oso guardarlo per la vergogna, ma anche per il dolore.
Una sensazione così dolorosa e ripugnate che preme contro il mio petto, creando quasi insofferenza al non aver accanto il rosso.
Ma devo resistere.
“Due nature diverse, due mondo opposti”.
Il destino non lo si può cambiare, come il suo decorso futuro.
<< Non mi dai un bacio? >> mi chiede mellifluo il mio compagno, come a volermi distrarre dai pensieri tetri che affollano la mia mente.
Gli sorrido riconoscente, appoggiando il volto alla sua spalla per dargli il via libera.
“Soffocare, chiudere e comprimere”.
Sono le paroline magiche che mi permetteranno di andare avanti, limitando la mia sofferenza e Rhett è il fulcro di tutto.
Sento il suo fiato caldo avvicinarsi verso le mie labbra, il caldo colore dei suoi occhi farsi lucido nello specchiarsi nei miei.
La sua mano nella mia, mentre l’altra ad accarezzarmi la guancia.
Mi lascio ipnotizzare.
Quando le sue labbra stanno per sfiorare le mie, sento tirarmi via all’improvviso dalle sue braccia, da…
<< Bella, quanto mi sei mancata! >> una stretta quasi da orso, e una voce squillante assordiscono i timpani della sottoscritta.
<< Alice…! >> ricambio poi il gesto.
Quanto mi è mancata…
Appena conosciute e già sintonia, certo, pur sorvolando su alcune sue manie.
Rimaniamo abbracciate per tantissimo, poi quando si stacca prede una sedia e si mette a sedere tra me e Rhett, sobbarcandomi di domande.
Mentre Alice parla a macchinetta ricambio lo sguardo insofferente del mio compagno su di Alice, con un’occhiata ammonitrice.
Sbuffa peggio di una locomotiva.
<< Ehi amico, te la sei spassata forcaiolo? >> lo saluta Emmett, facendomi un occhiolino a mo di saluto.
Curiosa per la presenza dei due fratelli e non del resto della famiglia, mi guardo attorno.
Umani che mangiano, chiacchierano, scherzano, che fanno gli scemi tra di loro, e…
Oh, eccoli.
Rosalie e Jasper sono seduti ad un tavolo con Edward e stanno discutendo animatamente.
Cerco di sintonizzarmi sulle loro voci, nella gran confusione ma una domanda di Alice mi distrae.
<< Perché te ne sei andata? >> mi chiede seria.
La fisso con il medesimo sguardo.
Non riesco a spiccicare parola.
Sposto colpevole gli occhi nel piatto e giro agitata le pietanze.
<< Dovresti immaginarlo >> mormoro gelida.
Lo sa, non è stupida.
<< Vedo il futuro non leggo nel pensiero >> ribatte combattiva.
La fisso negli occhi.
Occhi accusatori contro occhi peccaminosi e dispiaciuti.
<< Perché domandi, quando già sai? >> le chiedo laconica.
<< Sei cresciuta…>> afferma, capendo la mia crescita intellettuale.
<< Tutto per merito di Rhett >> rispondo riprendendo a concentrarmi sul piatto.
<< Immagino, come il resto…>> detto ciò torna a sorridermi, indugiando un attimo in una smorfia.
Volta lo sguardo verso Emmett, guardandosi per un breve istante, ma è abbastanza.
Poi suona la campanella di fine mensa,e ci lasciano entrambi i fratelli.
Rhett mi prende per un fianco e mi guida alla prossima lezione, sotto lo sguardo di Edward.
“Se puoi perdonami, fallo…”
E’ ciò che penso, mentre Rhett mi bacia davanti a lui e all’intera scuola.
Potessi piangerei, perché non c’è cosa peggiore al mondo di essere baciati davanti al ragazzo che si ama.
Perché vorresti essere toccata e baciata solo dalla persona che ti ha preso il cuore.
Farlo davanti ha Edward è come dirgli “ti odio”, che è l’opposto.
E’ come se gli mostrassi che il mio affetto per lui sia una menzogna.
“Edward perdonami”.
POV ALICE
<< Maledizione! Brutto figlio di puttana! >> le urla di Edward si spargono per tutta la casa.
Per nulla attufate da due piani superiori.
Vedo Emmett guardarmi preoccupato, mentre Rosalie è impegnata a non lacerare la sua rivista preferita dalla rabbia per Bella, mentre Jasper cerca di calmare Edward.
Lancio un’occhiata a mio marito,e subito sparisce a due piani di sopra.
<< Va al diavolo Jazz! >> e il rumore di una porta sbattuta si ripercuote per tutta la casa.
<< Alice >> mi richiama mio fratello.
Levo gli occhi dalla mia rivista di moda e lo guardo sicura di me.
<< Sta tranquillo, ho un piano >> e riporto lo sguardo sulla mia “Vogue”.
<< Ne sei sicura? >> mi chiede scettico.
Soffoco un urlaccio, per poi guardarlo stizzita.
<< Sicura come il fatto che mi chiamo Alice Cullen! E ora zitto, che mi devo concentrare! >> detto ciò mi isolo dalle persone che mi circondano.
<< Mostriciattolo a lavoro…>> ribatte sarcastico quella scimmia di Emmett, guadagnandosi il posacenere del tavolino di fronte, in testa.
<< Che orso noioso e isterico! >>.
Subito mi raggiunge, pronto ad una lotta.
<< Ragazzi! >> mia madre ci riprende disperata.
Le basta un figlio con una crisi isterica e un’incavolatura da oscar.
<< Scusa >> mormoriamo in coro, per poi tornare a fare ciò che facevamo prima.
Io alla mia rivista e lui a cazzeggiare per la stanza.
POV ISABELLA
Chiudo soddisfatta il libro appena finito di leggere.
“Alice in Wonderland”.
Ridacchio nel pensare che la protagonista del libro è quasi identica all’originale, a parte per qualche mania e secolo in più.
Che buffa la vita.
Un inaspettato peso mi grava sulla schiena, schiacciandomi di più sul materasso del letto.
Un bacio al collo, due mani che scendono lentamente.
Rhett.
<< Ma non eri tu quello che diceva che era proibito farlo? >> lo canzono spostandolo quel tanto che mi basta, per guardarlo in viso.
<< Solo quando Albrech e Bellatriz sono in casa…>> dice scandendo parola per parola, mentre si dedica a slacciarmi la camicetta.
<< Dove sono? >> chiedo perplessa ma divertita dalla sua voglia.
Fa tanto il gran uomo, ma chi trai due ne risente maggiormente dell’astinenza è lui!
<< Avevano da svolgere qualche commissione…>> mi spiega mentre si posiziona tra le mie gambe e mi accarezza l’interno coscia, facilitato dalla mia assai corta gonna.
Alzo gli occhi al cielo.
Tutti uguali gli uomini, e chi li accontenta mai!
Ma lascio perdere tutto e mi concentro su di lui.
Ho bisogno di distrarmi ancora.
Il libro ci era quasi riuscito, ma ora ho bisogno di qualcosa di più drastico e forte, anche se mi costa parecchio.
Prendo il suo volto tra le mani e lo guido al mio.
Le nostre labbra si stanno per unire, ma al suono di un campanello mi allontano.
Lui mi guarda supplichevole, ma già sa che non ignorerò chi aspetta fuori.
Così, ricomponendoci scendiamo ad aprire.
Una scoppiettante Alice mi compare tutta sorridente abbracciandomi e parlando a raffica, seguita da Emmett e suo marito.
<< Allora? >> mi chiede fiduciosa, con due occhi da gattino.
Le chiedo cortesemente di ripetere, perché non ho capito.
Lei struffia.
<< Ti ho detto che Jazz e Emmett andranno a caccia con Rhett, mentre io e te andremo a fare shopping! >>.
Senza volerlo mi scappa un gemito di dolore, al quale Alice mi guarda male.
Rhett cerca di protestare a questi programmi, ma non ci riesce, quasi trascinato dalle chiacchiere degli altri due.
Gli vado in contro abbracciandolo.
<< E perché no? Una caccia tra ragazzi non mi sembra male come idea. Dopotutto a Praga non c’era molta scelta – faccio una smorfia, per poi dargli un bacio a fior di labbra – Ti prego…>> mi guarda risoluto, poi si arrende e accetta.
Funziona sempre la faccia alla Bamby!
<< Che al mio ritorno ti ritrovi qui! >> mi ordina, guardando male la mia amica.
Lei assentisce convinta con la testa, per poi dargli le spalle e prendermi per mano.
<< E dove dovrei andare? Torneremo per tempo. Divertitevi! >> detto ciò gli altri due lo trascinano quasi a forza fuori di casa.
Appena non sentiamo più il rumore della macchina di Emmett, Alice cambia completamente espressione.
Da dolce come un angioletto, le si affila al peccaminoso.
E’ quasi inquietante.
<< E adesso shopping! >> nemmeno il tempo di finire di pronunciare ciò, che mi ritrovo di già sulla sua lussuosa auto.
Ingoio a vuoto disperata per l’imminente pomeriggio che mi aspetta con un’ indemoniata di moda.
Quando sgomma, partendo, beh, sento che la mia fine è segnata…
***
<< Ehm Alice…>>.
<< Si? >> mi risponde mentre parcheggia.
<< Ecco, ma da quando in qua casa tua è un centro commerciale? >> indico la casa.
<< Sciocchina, ci andiamo dopo là! >> e scende avviandosi verso la porta.
Io rimango ferma in macchina.
Potessi, credo suderei freddo.
Scommetto tutto il guardaroba di Alice che là dentro c’è Edward.
In un attimo me la ritrovi davanti, con le mani sui fianchi.
<< Capisco ti piaccia giocare facile, ma non scommettere ciò che di più caro ho al mondo! >> e mi apre la portiera, tirandomi fuori dall’abitacolo bruscamente.
<< E Jazz? >> le chiedo mentre cammino al suo fianco massaggiandomi il polso.
Fortuna che sono un vampiro.
<< Oh beh, lui è il mio modello personale >> e mi fa l’occhiolino, entrando in casa.
Sbaglio o era una frase a doppio senso?
La guardo di sottecchi, mentre mi lascia sul divano di casa ad attenderla.
Mi guardo intorno.
Campo visivo:niente.
Campo uditivo: un unico rumore di acqua che cade su una superficie, e che scorre.
Nessun’altro rumore.
Deve essere Edward certamente.
I ragazzi sono a caccia, Carlisle a lavoro, mentre Esme e Rosalie a fare spesa come mi ha detto Alice.
L’acqua si è fermata.
Cerco di concentrarmi su quel bellissimo quadro che dalla prima volta che l’ho visto mi ha affascinata.
Rumori di porte e piedi su tappeto.
Ma dove è andata a finire Alice?
Cosa doveva prendere?
Alice muoviti!
Il suono di passi sulle scale, accompagnati dall’odore di Edward misto al bagnoschiuma al sandalo, arriva al mio odorato.
Oddio!
Deglutisco agitata, mi alzo e punto verso la porta di casa per darmela a gambe.
Cerco di aprire la porta ma…
<< E’ chiusa a chiave! >> mormoro tra me e me agitata.
Presa da un colpo di fulmine, corro puntando la porta secondaria della cucina.
Tutte le villette americane ce ne ha una, figurati se casa Cullen no!
Appena giro il pomello, la paura cresce dentro di me.
E’ chiusa anche questa!
Ok, calma.
L’unica soluzione è che salga al piano di sopra e mi lanci da una finestra, non c’è soluzione.
Si, se corro alla mia velocità Edward non mi vedrà.
Però…
Lascio la porta e abbandono le braccia lungo il corpo.
E se le mie gambe si fermassero al solo vederlo?
<< No, devo riuscirci! >> mi auto convinco a voce alta.
<< Non lo sai che l’amico immaginario smette di esistere quando si ha dieci anni? >>.
Il sarcasmo divertito di un rosso di mia conoscenza mi arriva alle spalle.
Mi volto immediatamente, quando invece la mia testa mi urla di scappare lontano da lui.
Gli regalo un mezzo sorriso.
<< Ti ricordo che sto ripercorrendo la mia infanzia >> rilancio.
Tutto pur di specchiarmi il più possibile in quegli occhi.
E quelle labbra…quanto mi sono mancate.
<< A volte mi dimentico pure quanto sia facile manovrare una bambina >>.
Alla sua frase velenosa e sarcastica, mi irrigidisco sul posto.
Questa frecciatina offensiva nei confronti di Rhett è ingiusta.
Sono io che ho scelto.
<< Non sai di cosa parli >> ribadisco dura.
<< Ah no? >> mi chiede ironico.
<< Rhett non è un manipolatore, è una delle persone più oneste che esistano >> lo difendo convinta, guardandolo sorpresa per il suo anomalo comportamento.
<< Certo, e il lupo di cappuccetto rosso voleva solo preparare il pranzo alla nonnina! >>.
Le sue parole mi sorprendono sempre più.
Possibile che si fosse fatto una così pessima opinione di lui?
<< Non lo conosci >> ribadisco risoluta.
E’ la verità.
Giudica senza conoscerlo veramente, come i fatti.
<< Sia ringraziato il cielo >> esclama incrociando le braccia al corpo.
Per la prima volta lo guardo veramente, scendendo oltre il volto, tutto pur di non leggere i suoi bellissimi occhi colmi di odio.
Oddio, era a farsi la doccia!
Il volto mi va a fuoco.
Edward è davanti a me con solo un asciugamano sui fianchi a coprirgli…
Si, insomma avete capito!
Ingoio nuovamente, in cerca della calma.
Risollevo immediatamente lo sguardo su di lui.
Gli occhi, devo concertarmi sugli occhi!
Devo cancellarmi dalla testa ciò che hanno appena visto!
Subito!
Incrociando i suoi occhi ritorno seria, indurendo l’espressione del volto.
Ecco, così!
<< Parlare con te è tempo perso! >> ribatto con il tono di prima, rispondendo alla precedente provocazione tempestivamente, ringraziando la velocità mentale da vampira.
Non sono passati nemmeno tre secondi da quando ha parlato.
<< Certo perché sono solo un misero e insignificante umano >> lo dice freddo, disgustato.
Serra la mascella.
<< Non dire stupidaggini! Sei tutt’altro che quello, te lo assicuro! >> addolcisco il tono, così come lo sguardo.
<< E cosa sarei? >> mi chiede sempre serio.
Non lo avevo mai visto così.
<< Tu…>> inizio incerta.
Mi sono fregata da sola.
Lo devo allontanare, e mi incastro in queste domande trabocchetto!
Accidenti!
Che faccio?
<< Si? >> mi incoraggia.
Sospiro arrendevole.
Il mio cuore e il suo hanno già deciso per la mia testa.
<< Tu sei una delle poche persone buone a questo mondo. Ne ho visti pochi di umani, ma tu sei speciale >> spero che gli basti, di più non posso dargli.
<< Non abbastanza per te, a quanto pare >>.
Ma possibile che sia così dannatamente pungente ogni volta che parla?
Come fa a pugnalarmi così?
<< Si, lo ammetto >>.
<< Tzè, lo sapevo io…>> inizia guardandomi deluso e con una tempesta negli occhi, mentre scioglie le braccia e le lascia lungo i fianchi, chiudendole a pugno.
Non riesco a vederlo così: deluso, ferito, arrabbiato, sofferente…
<< Tu sei molto più del minimo per me, tu sei tutto. Non immagini nemmeno quanto >>.
Ecco, l’ho detto.
Sposto il mio sguardo in un punto alle sue spalle.
<< E allora perché non ripartiamo da dove ci siamo interrotti? Lascia perdere l’idiota! >> dice avanzando impetuoso di qualche passo verso di me.
<< Non posso e non chiamare Rhett con quell’epiteto >> lo ammonisco, mentre mi prendo le mani e inizio a muovere nervosamente i diti tra di loro.
<< Cos’è, quel vampirello in calore non trova in giro nessun’altra vampira a cui attaccarsi? >> sputa velenoso, riscuotendomi della mia insicurezza.
Taccio, mordendomi la lingua per paura di dire cose che non dovrei, non ora, dopo tanta sofferenza.
<< Ci credo va, con quel caratteraccio di merda che si ritrova…>> inizia ma lo interrompo questa volta arrabbiata io.
<< Smettila immediatamente di offenderlo! >>.
Potessi piaggerei.
<< Non ne vedo il motivo, e io faccio ciò che mi pare >>.
Incrocia di nuovo le braccia al petto, poi le rilascia nuovamente lungo i fianci e si dirige alla credenza per riempirsi un bicchiere d’acqua.
Ecco, ora pure lo gnorri, oltre che menefreghista.
<< Non in mia presenza! Ma si può sapere cosa ti ha fatto? >> gli chiedo sconvolta da tanto odio.
<< Ti ha rubata a me! >> mi ringhia contro.
Lo guardo in silenzio, poi, quando non riesco più a sostenere il suo sguardo lo sposto sulla parete dietro di lui.
<< Bene, ora non lo difendi più quell’idiota…>> sputa con nota sarcastica.
Ancora silenzio da parte mia.
E’ come se la lingua mi si fosse incollata al palato.
<< Ma che ci trovi in un parassita del genere? >> mi chiede con un tono molto più umano, meno distorto dall’odio, oltre che dalla rabbia.
Prendo un lungo respiro e lo fisso delusa.
<< C’è che perlomeno lui non è un bambino come te. Ti facevo diverso, e mi sono sbagliata >> dico con la voce sempre più incrinata.
Potessi starei già piangendo lacrime amare.
<< Non mentire! Lo sappiamo entrambi il motivo! >>.
Perché quest’ultima frase mi sembra un’accusa?
<< E sentiamo, quale sarebbe? >> chiedo senza pensare.
<< C’è che mi avevi preso per uno spuntino! >> sbotta arrabbiato ma anche deluso, sbattendo il bicchiere sul mobiletto della cucina puntando il suo sguardo di fuoco nel mio.
Lo guardo convulsa, mentre una rabbia per le sue stupidaggini che pensa mi montano dentro.
<< Mai! Non avresti potuto pensare cosa più stupida! Non è mai stato per quello! Ammetto che ogni volta che ti sto accanto è un supplizio, ma per te e la tua compagnia era uno scambio equo…>> non finisco la frase, già in errore.
Ancora una volta mi sono zappata i piedi da sola.
Abbasso gli occhi.
Peggio non potevo dire.
<< Sciocca…>> lo sento dire.
Alzo il volto verso di lui, e trovo le sue labbra che sfiorano le mie.
Calde e morbide.
La più bella perdizione che possa mai desiderare.
“Come si fa ad essere in paradiso, nel punto esatto dell’inferno?”
Spoiler
Mi arrendo.
Le sue mani sui miei lembi di pelle e le sue labbra che mangiano e mordono le mia mi fanno impazzire.
Quando si stacca dalle mie ringhio contrariata, mentre scende a baciarmi e leccarmi il collo.
Mi sembra di impazzire.
Poi sposta la mano dal mio fianco fino alla mia gamba e la solleva portandola a cingergli il fianco, per poi spingere il suo bacino contro il mio.
Un gemito mi esce involontariamente, al sentire la sua eccitazione coperta da un misero asciugamano contro il mio ventre.
Reclino la testa di lato, per consentirgli di andare più affondo nei suoi baci.
Mi sento tutta un turbinio di emozioni dentro e fuori.
Non è solo eccitazione, è molto di più.