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...BATTICUORE NOTTURNO..., (fics)Storia di come Bella vampiro e Edward si sono innamorati e proteggano il loro amore proibito&#

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ScarlettRose92
CAT_IMG Posted on 11/4/2010, 22:17




Grazie 1000!! ^_^
Ne sono contenta!!!
^_^
 
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ScarlettRose92
CAT_IMG Posted on 18/4/2010, 22:41




Ecco a voi il nuovo chappy!!!

15. Ritorno

POV ALBRECH

Il suono del telefono che squilla per la casa vuota e desolata ci fa accorrere assieme me e mia moglie.
Con un sorriso le cedo il posto.
Mi sorride a sua volta e risponde.
<< Ciao mamma! Come state? >> sento la voce di nostra figlia venire dalla cornetta del telefono.
<< Tutte bene cara, come due giorni fa >> sorride rincuorata dal fatto che la figlia sia così apprensiva con noi.
E ne siamo contenti.
Sono già passati due mesi dalla loro assenza,e ci mancano tantissimo.
La prova è del fatto che siamo corsi entrambi come due sciocchi per rispondere al telefono!
<< Voi? Tutto bene? Le tue conoscenze? >> che madre apprensiva, ma anche io come padre non vado escluso, conoscendo quel lazzarone di mio figlio Rhett.
Sono sicuro che se la sta lavorando con i fiocchi per farla cedere e renderla sua compagna.
Mi stupirei del contrario.
<< Benissimo grazie. Tutto a gonfie vele. Penso che adesso non mi manchi niente apparte i secoli vampireschi sulle spalle! >> la sento dire tutta divertita.
E’ da si e no un mese che mi sembra più tranquilla di come è partita, stare lontano da qui deve averle fatto bene.
Ne sono contento.
<< Rhett, dov’è? >> chiede mia moglie guardandomi con un’aria strana.
Perché mi sta scrutando in quel modo?
Mi gratto perplesso la nuca, un vecchio vizio da umano che mi porto dietro da sempre.
<< Qui al mio fianco, a puntellarmi la schiena perché vuole parlare con te! – la sentiamo allontanare un attimo la cornetta – Ma che noioso e mammone che sei! >> la sentiamo dire e poi delle risate e degli strani rumori.
Subito la mia parte paterna scatta,e prendo in mano la cornetta chiamando mia figlia.
<< Tutto ok, al mammone non gli piace questo soprannome >> e ride spensierata come non la sentivamo da tanto.
Sospiro sollevato, mentre mia moglie se la ride: non so se per me o a quello che ha detto Bella.
Mi lascio nel dubbio e cedo la cornetta alla mia consorte, che adesso parla con il figlio.
C’è comunque qualcosa che non mi quadra.
Ma cosa?
Osservo con occhi stretti a due fessure mia moglie sospettoso, mentre lei fa finta di nulla.
Poi quella frase mi distrae dalla mia analisi.
<< Torniamo domani con un diretto, per le due di notte dovremmo esserci >> una semplice frase e già non sono più sospettoso e immagino solo di riabbracciare i miei figli.
Corro subito nelle loro stanze e apro nonostante tutto le finestre anche se piove, per dare aria.
Quando sto per uscire, vedo mia moglie osservarmi soddisfatta e allo stesso tempo divertita per le mie azioni.
Alzo le spalle e le vado incontro, per aspettare con lei l’arrivo dei nostri figli.


***

<< Mamma! Papà! >> mia figlia ci corre incontro, lasciando Rhett con i bagagli indietro.
Ci riempe di abbracci e baci affettuosa.
E io che pensavo di non esserle mancato.
La stringo a me un po’ di più di quanto volessi.
Mi è mancata tanto la mia bambina.
Fisso poi lo sguardo su mio figlio, che mi guarda sorridente.
Vedo Bella girarsi verso di lui e sorridergli sbarazzina.
<< Ma lo sai che sei uno schiavetto favoloso? >> la sento prenderlo in giro.
Lui in risposta la guarda male.
Lascia le valige e gli arriva di fronte con sguardo cattivo.
Sempre la solita storia, non sono cambiati.
Si piega su di lei, sostenendo il suo sguardo.
Poi contro ogni previsione vedo la mia piccina alzarsi in punta di piedi e dargli un veloce bacio sulle labbra!
Il disgraziato si rialza dalla postura, sorridente.
<< Ecco un buon modo per farti perdonare e io di guadagnarci! >> e si allontana da lei, salutando mia moglie.
Io li fisso in alternanza sconvolto.
Ecco cosa mi nascondeva mia moglie!
Lei lo sapeva!
Stanno insieme!
<< Papà? >> mi sento richiamare a un paio di spanne al di sotto di me.
Due occhi color oro, misto al rosso rubino mi osservano curiosi.
<< Uhm >> grugnisco per poi spostarmi e salutare il disgraziato.
Ti credo che ha già recuperato tutte le conoscenze perse di una vita, anche se umana e corta.
Lo guardo male.
Sostiene tranquillo il mio sguardo come se nulla fosse.
Lo saluto lo stesso calorosamente,e mentre ci dirigiamo alla macchina, lascio i due piccioncini andare avanti precedendoci, con mia moglie a ridersela al mio fianco e a tenermi a braccetto, accarezzandomi ammonitrice il braccio.
Struffio al suo ennesimo sguardo.
Tanto il cazziatone glielo faccio lo stesso a quel disgraziato di mio figlio!

POV ISABELLA

Canticchio contenta di essere a casa, mentre mi scelgo i vestiti per rientrare a scuola.
<< Come mai così euforica? >> mi chiede perplesso il mio compagno, dal letto.
<< Beh, rientro finalmente a scuola e poi siamo di nuovo con mamma e papà! >> e continuo a canticchiare.
Due braccia mi avvolgo da dietro, mentre un respiro fresco e profumato mi sfiora il collo.
<< Solo per questo? >> mi chiede preoccupato.
Appoggio la mia mano sul suo volto.
<< Assolutamente! >> ribadisco contenta, intuendo il suo turbamento.
Mi giro verso di lui,e lascio cadere l’asciugamano che mi copriva da dopo la doccia.
Mi avvicino e lo bacio, mentre lo spingo verso il suo letto.
Subito mi sento accarezzare la schiena, poi il suo tocco scende a tenermi i fianchi.
Lo guardo perplessa, quando su di lui, già sdraiati sul letto si ferma, guardandomi divertito.
<< Mi sa che ho calcato un po’ troppo la mano, guarda qui che gattina! >> mi sorride accarezzandomi il volto, ma parlando in un flebile sussurro.
<< Affatto! >> e riprendo a baciarlo, ma non ricambia.
<< Amore, devo ricordarti chi c’è al piano di sotto? >> mi porta a pensare.
Non capisco dove voglia arrivare.
Poi ci arrivo…
<< Uh! >> dico nascondendomi il viso.
<< Me ne ero scordato dell’udito finissimo che abbiamo! Ma quindi…>> lo guardo triste ad un pensiero sgarbato e forse troppo malizioso.
<<esatto, però… - prende le coperte e ci copre entrambi anche se lui è completamente vestito – dopo una caccia, soli soletti si potrebbe…>> gli rido nell’orecchio, dandogli un bacio e alzandomi a vestirmi.
Appena sono pronta mi raggiunge.
Si piega su di me e mi sussurra, probabilmente per tentare di non farsi sentire dai nostri genitori.
<< Cerca di evitare di far capire a papà dove siamo arrivati nel nostro rapporto…>> e mi da un bacio sul naso.
<< Perché? >> gli chiedo con il suo stesso tono cospiratorio, abbracciandolo.
<< Beh, perché altrimenti ti dovrai accontentare di fare a meno di fare l’amore con il sottoscritto>> mi spiega, ricambiando l’abbraccio, e massaggiandomi la schiena.
<< Perché? >> chiedo peggio di una bambina.
Beh, in effetti messa ai suoi anni…
<< Perché dovresti fare a meno di una mia parte del corpo! >> mormora conciato.
<< Ma a me piacciono tutte! >> replico pestifera.
Lo vedo trattenere le risa.
<< Si ma di quella non ne potresti fare a meno! >> e prima che possa chiedergli quale, mi prende una mano e l’appoggia sul suo cavallo, facendomi sussultare.
Come scottata, levo subito la mano da lì imbarazzata, tra le sue risa.
Me ne ero scorata di questa cosa.
Mi avrà anche istruita su tutto facendomi da maestro, ma questa me ne ero dimenticata.
“L’attaccamento dei padri alle figlie” come mi aveva spiegato pazientemente una mattina, mentre studicchiavo con lui.
Sempre imbarazzata anche dalle sue risa gli tiro uno schiaffo al braccio e andiamo al piano di sotto.
Quando salutiamo per andare a scuola, noto ciò che prima non mi ero accorta.
Papà che fulmina Rhett quando mi prende per un fianco e mi trascina verso il garage.
Perplessa e divertita per tutta questa cosa assurda, passo tutto il viaggio in macchina a pensarci.
Poi un pensiero mi coglie in flagrante, quando mi ritrovo davanti ai cancelli di scuola.

“Come reagirà lui?”

Questa domanda mi mette in soggezione, ma una stretta di mano del mio compagno e tutte le sicurezze tornarono.
Anche quella che mi ricorda che io e Edward saremmo sempre stati lontani, mai insieme.

Tutto il giorno andò bene, con lui al mio fianco.
Poi l’inferno arrivò dopo alla mensa, quando incrociai il mio sguardo con quello verde e umano di Edward.
Quanto era mancato al mio cuore quella figura…



 
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§alexiel§
CAT_IMG Posted on 27/4/2010, 22:48




ciaoo..!! xDD sono una nuova fan..^^ dopo k tu mi hai elencato i nomi delle tue ff sono corsa a cercarle =D e alla fine ho deciso di iniziare con questa..^^
non sono ancora riuscita a leggerla tutta (sono al capitolo 6..ù.ù) ma mi intriga moltissimo..!! xDD Rhett è così dolce..*-* xò nn vedo l'ora di leggere il prossimo chappy..xDD se nn ho letto male ci sarà l'incontro tra ed e bella, no.??
*O^ oh, beh, tanto ci arriverò tra poco xDD bravissima..!!!! =D
 
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ScarlettRose92
CAT_IMG Posted on 29/4/2010, 18:09




Grazie Stefy!!! Sono onorata oltre che lusingata dal fatto che ti stai impegnando a elgegre così tanto !! *ç*
Grazie, in cambio però devo chiederti una cosuccia: potrò mai leggere qualcosa di scritto da te? ^_^ mi farebbe molot piacere ^_^

KISSES tesora!!!
 
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ScarlettRose92
CAT_IMG Posted on 8/5/2010, 13:20





16. La resa dei conti


POV ISABELLA

Un’esplosione di calore mi pervade in tutto il corpo.
Solo per uno sguardo tanto anelato.
Nello stesso momento, sento Rhett irrigidirsi al mio fianco.
Faccio finta di nulla e sotto uno sguardo pungente, lo prendo per mano e lo trascino a prendere del cibo umano.
Appena sfioro la sua pelle, il vampiro al mio fianco si rilassa regalandomi un dolce bacio sul naso.
Quando penso di aver preso abbastanza cibo spazzatura, mi faccio trascinare dal mio compagno, mano nella mano ad un tavolo vuoto.
Mi siedo affiancata dal mio compagno che non mi molla nemmeno per un momento.
Non vedo più lo sguardo verde che sogno costantemente di farlo mio, ma so con certezza che è ancora posato su di me.
Non oso guardarlo per la vergogna, ma anche per il dolore.
Una sensazione così dolorosa e ripugnate che preme contro il mio petto, creando quasi insofferenza al non aver accanto il rosso.
Ma devo resistere.

“Due nature diverse, due mondo opposti”.

Il destino non lo si può cambiare, come il suo decorso futuro.
<< Non mi dai un bacio? >> mi chiede mellifluo il mio compagno, come a volermi distrarre dai pensieri tetri che affollano la mia mente.
Gli sorrido riconoscente, appoggiando il volto alla sua spalla per dargli il via libera.

“Soffocare, chiudere e comprimere”.
Sono le paroline magiche che mi permetteranno di andare avanti, limitando la mia sofferenza e Rhett è il fulcro di tutto.

Sento il suo fiato caldo avvicinarsi verso le mie labbra, il caldo colore dei suoi occhi farsi lucido nello specchiarsi nei miei.
La sua mano nella mia, mentre l’altra ad accarezzarmi la guancia.
Mi lascio ipnotizzare.
Quando le sue labbra stanno per sfiorare le mie, sento tirarmi via all’improvviso dalle sue braccia, da…
<< Bella, quanto mi sei mancata! >> una stretta quasi da orso, e una voce squillante assordiscono i timpani della sottoscritta.
<< Alice…! >> ricambio poi il gesto.
Quanto mi è mancata…
Appena conosciute e già sintonia, certo, pur sorvolando su alcune sue manie.
Rimaniamo abbracciate per tantissimo, poi quando si stacca prede una sedia e si mette a sedere tra me e Rhett, sobbarcandomi di domande.
Mentre Alice parla a macchinetta ricambio lo sguardo insofferente del mio compagno su di Alice, con un’occhiata ammonitrice.
Sbuffa peggio di una locomotiva.
<< Ehi amico, te la sei spassata forcaiolo? >> lo saluta Emmett, facendomi un occhiolino a mo di saluto.
Curiosa per la presenza dei due fratelli e non del resto della famiglia, mi guardo attorno.
Umani che mangiano, chiacchierano, scherzano, che fanno gli scemi tra di loro, e…
Oh, eccoli.
Rosalie e Jasper sono seduti ad un tavolo con Edward e stanno discutendo animatamente.
Cerco di sintonizzarmi sulle loro voci, nella gran confusione ma una domanda di Alice mi distrae.
<< Perché te ne sei andata? >> mi chiede seria.
La fisso con il medesimo sguardo.
Non riesco a spiccicare parola.
Sposto colpevole gli occhi nel piatto e giro agitata le pietanze.
<< Dovresti immaginarlo >> mormoro gelida.
Lo sa, non è stupida.
<< Vedo il futuro non leggo nel pensiero >> ribatte combattiva.
La fisso negli occhi.
Occhi accusatori contro occhi peccaminosi e dispiaciuti.
<< Perché domandi, quando già sai? >> le chiedo laconica.
<< Sei cresciuta…>> afferma, capendo la mia crescita intellettuale.
<< Tutto per merito di Rhett >> rispondo riprendendo a concentrarmi sul piatto.
<< Immagino, come il resto…>> detto ciò torna a sorridermi, indugiando un attimo in una smorfia.
Volta lo sguardo verso Emmett, guardandosi per un breve istante, ma è abbastanza.
Poi suona la campanella di fine mensa,e ci lasciano entrambi i fratelli.
Rhett mi prende per un fianco e mi guida alla prossima lezione, sotto lo sguardo di Edward.

“Se puoi perdonami, fallo…”
E’ ciò che penso, mentre Rhett mi bacia davanti a lui e all’intera scuola.
Potessi piangerei, perché non c’è cosa peggiore al mondo di essere baciati davanti al ragazzo che si ama.
Perché vorresti essere toccata e baciata solo dalla persona che ti ha preso il cuore.
Farlo davanti ha Edward è come dirgli “ti odio”, che è l’opposto.
E’ come se gli mostrassi che il mio affetto per lui sia una menzogna.
“Edward perdonami”.

POV ALICE

<< Maledizione! Brutto figlio di puttana! >> le urla di Edward si spargono per tutta la casa.
Per nulla attufate da due piani superiori.
Vedo Emmett guardarmi preoccupato, mentre Rosalie è impegnata a non lacerare la sua rivista preferita dalla rabbia per Bella, mentre Jasper cerca di calmare Edward.
Lancio un’occhiata a mio marito,e subito sparisce a due piani di sopra.
<< Va al diavolo Jazz! >> e il rumore di una porta sbattuta si ripercuote per tutta la casa.
<< Alice >> mi richiama mio fratello.
Levo gli occhi dalla mia rivista di moda e lo guardo sicura di me.
<< Sta tranquillo, ho un piano >> e riporto lo sguardo sulla mia “Vogue”.
<< Ne sei sicura? >> mi chiede scettico.
Soffoco un urlaccio, per poi guardarlo stizzita.
<< Sicura come il fatto che mi chiamo Alice Cullen! E ora zitto, che mi devo concentrare! >> detto ciò mi isolo dalle persone che mi circondano.
<< Mostriciattolo a lavoro…>> ribatte sarcastico quella scimmia di Emmett, guadagnandosi il posacenere del tavolino di fronte, in testa.
<< Che orso noioso e isterico! >>.
Subito mi raggiunge, pronto ad una lotta.
<< Ragazzi! >> mia madre ci riprende disperata.
Le basta un figlio con una crisi isterica e un’incavolatura da oscar.
<< Scusa >> mormoriamo in coro, per poi tornare a fare ciò che facevamo prima.
Io alla mia rivista e lui a cazzeggiare per la stanza.

POV ISABELLA

Chiudo soddisfatta il libro appena finito di leggere.
“Alice in Wonderland”.
Ridacchio nel pensare che la protagonista del libro è quasi identica all’originale, a parte per qualche mania e secolo in più.
Che buffa la vita.
Un inaspettato peso mi grava sulla schiena, schiacciandomi di più sul materasso del letto.
Un bacio al collo, due mani che scendono lentamente.
Rhett.
<< Ma non eri tu quello che diceva che era proibito farlo? >> lo canzono spostandolo quel tanto che mi basta, per guardarlo in viso.
<< Solo quando Albrech e Bellatriz sono in casa…>> dice scandendo parola per parola, mentre si dedica a slacciarmi la camicetta.
<< Dove sono? >> chiedo perplessa ma divertita dalla sua voglia.
Fa tanto il gran uomo, ma chi trai due ne risente maggiormente dell’astinenza è lui!
<< Avevano da svolgere qualche commissione…>> mi spiega mentre si posiziona tra le mie gambe e mi accarezza l’interno coscia, facilitato dalla mia assai corta gonna.
Alzo gli occhi al cielo.
Tutti uguali gli uomini, e chi li accontenta mai!
Ma lascio perdere tutto e mi concentro su di lui.
Ho bisogno di distrarmi ancora.
Il libro ci era quasi riuscito, ma ora ho bisogno di qualcosa di più drastico e forte, anche se mi costa parecchio.
Prendo il suo volto tra le mani e lo guido al mio.
Le nostre labbra si stanno per unire, ma al suono di un campanello mi allontano.
Lui mi guarda supplichevole, ma già sa che non ignorerò chi aspetta fuori.
Così, ricomponendoci scendiamo ad aprire.
Una scoppiettante Alice mi compare tutta sorridente abbracciandomi e parlando a raffica, seguita da Emmett e suo marito.
<< Allora? >> mi chiede fiduciosa, con due occhi da gattino.
Le chiedo cortesemente di ripetere, perché non ho capito.
Lei struffia.
<< Ti ho detto che Jazz e Emmett andranno a caccia con Rhett, mentre io e te andremo a fare shopping! >>.
Senza volerlo mi scappa un gemito di dolore, al quale Alice mi guarda male.
Rhett cerca di protestare a questi programmi, ma non ci riesce, quasi trascinato dalle chiacchiere degli altri due.
Gli vado in contro abbracciandolo.
<< E perché no? Una caccia tra ragazzi non mi sembra male come idea. Dopotutto a Praga non c’era molta scelta – faccio una smorfia, per poi dargli un bacio a fior di labbra – Ti prego…>> mi guarda risoluto, poi si arrende e accetta.
Funziona sempre la faccia alla Bamby!
<< Che al mio ritorno ti ritrovi qui! >> mi ordina, guardando male la mia amica.
Lei assentisce convinta con la testa, per poi dargli le spalle e prendermi per mano.
<< E dove dovrei andare? Torneremo per tempo. Divertitevi! >> detto ciò gli altri due lo trascinano quasi a forza fuori di casa.
Appena non sentiamo più il rumore della macchina di Emmett, Alice cambia completamente espressione.
Da dolce come un angioletto, le si affila al peccaminoso.
E’ quasi inquietante.
<< E adesso shopping! >> nemmeno il tempo di finire di pronunciare ciò, che mi ritrovo di già sulla sua lussuosa auto.
Ingoio a vuoto disperata per l’imminente pomeriggio che mi aspetta con un’ indemoniata di moda.
Quando sgomma, partendo, beh, sento che la mia fine è segnata…

***

<< Ehm Alice…>>.
<< Si? >> mi risponde mentre parcheggia.
<< Ecco, ma da quando in qua casa tua è un centro commerciale? >> indico la casa.
<< Sciocchina, ci andiamo dopo là! >> e scende avviandosi verso la porta.
Io rimango ferma in macchina.
Potessi, credo suderei freddo.
Scommetto tutto il guardaroba di Alice che là dentro c’è Edward.
In un attimo me la ritrovi davanti, con le mani sui fianchi.
<< Capisco ti piaccia giocare facile, ma non scommettere ciò che di più caro ho al mondo! >> e mi apre la portiera, tirandomi fuori dall’abitacolo bruscamente.
<< E Jazz? >> le chiedo mentre cammino al suo fianco massaggiandomi il polso.
Fortuna che sono un vampiro.
<< Oh beh, lui è il mio modello personale >> e mi fa l’occhiolino, entrando in casa.
Sbaglio o era una frase a doppio senso?
La guardo di sottecchi, mentre mi lascia sul divano di casa ad attenderla.
Mi guardo intorno.
Campo visivo:niente.
Campo uditivo: un unico rumore di acqua che cade su una superficie, e che scorre.
Nessun’altro rumore.
Deve essere Edward certamente.
I ragazzi sono a caccia, Carlisle a lavoro, mentre Esme e Rosalie a fare spesa come mi ha detto Alice.
L’acqua si è fermata.
Cerco di concentrarmi su quel bellissimo quadro che dalla prima volta che l’ho visto mi ha affascinata.
Rumori di porte e piedi su tappeto.
Ma dove è andata a finire Alice?
Cosa doveva prendere?
Alice muoviti!
Il suono di passi sulle scale, accompagnati dall’odore di Edward misto al bagnoschiuma al sandalo, arriva al mio odorato.
Oddio!
Deglutisco agitata, mi alzo e punto verso la porta di casa per darmela a gambe.
Cerco di aprire la porta ma…
<< E’ chiusa a chiave! >> mormoro tra me e me agitata.
Presa da un colpo di fulmine, corro puntando la porta secondaria della cucina.
Tutte le villette americane ce ne ha una, figurati se casa Cullen no!
Appena giro il pomello, la paura cresce dentro di me.
E’ chiusa anche questa!
Ok, calma.
L’unica soluzione è che salga al piano di sopra e mi lanci da una finestra, non c’è soluzione.
Si, se corro alla mia velocità Edward non mi vedrà.
Però…
Lascio la porta e abbandono le braccia lungo il corpo.
E se le mie gambe si fermassero al solo vederlo?
<< No, devo riuscirci! >> mi auto convinco a voce alta.
<< Non lo sai che l’amico immaginario smette di esistere quando si ha dieci anni? >>.
Il sarcasmo divertito di un rosso di mia conoscenza mi arriva alle spalle.
Mi volto immediatamente, quando invece la mia testa mi urla di scappare lontano da lui.
Gli regalo un mezzo sorriso.
<< Ti ricordo che sto ripercorrendo la mia infanzia >> rilancio.
Tutto pur di specchiarmi il più possibile in quegli occhi.
E quelle labbra…quanto mi sono mancate.
<< A volte mi dimentico pure quanto sia facile manovrare una bambina >>.
Alla sua frase velenosa e sarcastica, mi irrigidisco sul posto.
Questa frecciatina offensiva nei confronti di Rhett è ingiusta.
Sono io che ho scelto.
<< Non sai di cosa parli >> ribadisco dura.
<< Ah no? >> mi chiede ironico.
<< Rhett non è un manipolatore, è una delle persone più oneste che esistano >> lo difendo convinta, guardandolo sorpresa per il suo anomalo comportamento.
<< Certo, e il lupo di cappuccetto rosso voleva solo preparare il pranzo alla nonnina! >>.
Le sue parole mi sorprendono sempre più.
Possibile che si fosse fatto una così pessima opinione di lui?
<< Non lo conosci >> ribadisco risoluta.
E’ la verità.
Giudica senza conoscerlo veramente, come i fatti.
<< Sia ringraziato il cielo >> esclama incrociando le braccia al corpo.
Per la prima volta lo guardo veramente, scendendo oltre il volto, tutto pur di non leggere i suoi bellissimi occhi colmi di odio.
Oddio, era a farsi la doccia!
Il volto mi va a fuoco.
Edward è davanti a me con solo un asciugamano sui fianchi a coprirgli…
Si, insomma avete capito!
Ingoio nuovamente, in cerca della calma.
Risollevo immediatamente lo sguardo su di lui.
Gli occhi, devo concertarmi sugli occhi!
Devo cancellarmi dalla testa ciò che hanno appena visto!
Subito!
Incrociando i suoi occhi ritorno seria, indurendo l’espressione del volto.
Ecco, così!
<< Parlare con te è tempo perso! >> ribatto con il tono di prima, rispondendo alla precedente provocazione tempestivamente, ringraziando la velocità mentale da vampira.
Non sono passati nemmeno tre secondi da quando ha parlato.
<< Certo perché sono solo un misero e insignificante umano >> lo dice freddo, disgustato.
Serra la mascella.
<< Non dire stupidaggini! Sei tutt’altro che quello, te lo assicuro! >> addolcisco il tono, così come lo sguardo.
<< E cosa sarei? >> mi chiede sempre serio.
Non lo avevo mai visto così.
<< Tu…>> inizio incerta.
Mi sono fregata da sola.
Lo devo allontanare, e mi incastro in queste domande trabocchetto!
Accidenti!
Che faccio?
<< Si? >> mi incoraggia.
Sospiro arrendevole.
Il mio cuore e il suo hanno già deciso per la mia testa.
<< Tu sei una delle poche persone buone a questo mondo. Ne ho visti pochi di umani, ma tu sei speciale >> spero che gli basti, di più non posso dargli.
<< Non abbastanza per te, a quanto pare >>.
Ma possibile che sia così dannatamente pungente ogni volta che parla?
Come fa a pugnalarmi così?
<< Si, lo ammetto >>.
<< Tzè, lo sapevo io…>> inizia guardandomi deluso e con una tempesta negli occhi, mentre scioglie le braccia e le lascia lungo i fianchi, chiudendole a pugno.
Non riesco a vederlo così: deluso, ferito, arrabbiato, sofferente…
<< Tu sei molto più del minimo per me, tu sei tutto. Non immagini nemmeno quanto >>.
Ecco, l’ho detto.
Sposto il mio sguardo in un punto alle sue spalle.
<< E allora perché non ripartiamo da dove ci siamo interrotti? Lascia perdere l’idiota! >> dice avanzando impetuoso di qualche passo verso di me.
<< Non posso e non chiamare Rhett con quell’epiteto >> lo ammonisco, mentre mi prendo le mani e inizio a muovere nervosamente i diti tra di loro.
<< Cos’è, quel vampirello in calore non trova in giro nessun’altra vampira a cui attaccarsi? >> sputa velenoso, riscuotendomi della mia insicurezza.
Taccio, mordendomi la lingua per paura di dire cose che non dovrei, non ora, dopo tanta sofferenza.
<< Ci credo va, con quel caratteraccio di merda che si ritrova…>> inizia ma lo interrompo questa volta arrabbiata io.
<< Smettila immediatamente di offenderlo! >>.
Potessi piaggerei.
<< Non ne vedo il motivo, e io faccio ciò che mi pare >>.
Incrocia di nuovo le braccia al petto, poi le rilascia nuovamente lungo i fianci e si dirige alla credenza per riempirsi un bicchiere d’acqua.
Ecco, ora pure lo gnorri, oltre che menefreghista.
<< Non in mia presenza! Ma si può sapere cosa ti ha fatto? >> gli chiedo sconvolta da tanto odio.
<< Ti ha rubata a me! >> mi ringhia contro.
Lo guardo in silenzio, poi, quando non riesco più a sostenere il suo sguardo lo sposto sulla parete dietro di lui.
<< Bene, ora non lo difendi più quell’idiota…>> sputa con nota sarcastica.
Ancora silenzio da parte mia.
E’ come se la lingua mi si fosse incollata al palato.
<< Ma che ci trovi in un parassita del genere? >> mi chiede con un tono molto più umano, meno distorto dall’odio, oltre che dalla rabbia.
Prendo un lungo respiro e lo fisso delusa.
<< C’è che perlomeno lui non è un bambino come te. Ti facevo diverso, e mi sono sbagliata >> dico con la voce sempre più incrinata.
Potessi starei già piangendo lacrime amare.
<< Non mentire! Lo sappiamo entrambi il motivo! >>.
Perché quest’ultima frase mi sembra un’accusa?
<< E sentiamo, quale sarebbe? >> chiedo senza pensare.
<< C’è che mi avevi preso per uno spuntino! >> sbotta arrabbiato ma anche deluso, sbattendo il bicchiere sul mobiletto della cucina puntando il suo sguardo di fuoco nel mio.
Lo guardo convulsa, mentre una rabbia per le sue stupidaggini che pensa mi montano dentro.
<< Mai! Non avresti potuto pensare cosa più stupida! Non è mai stato per quello! Ammetto che ogni volta che ti sto accanto è un supplizio, ma per te e la tua compagnia era uno scambio equo…>> non finisco la frase, già in errore.
Ancora una volta mi sono zappata i piedi da sola.
Abbasso gli occhi.
Peggio non potevo dire.
<< Sciocca…>> lo sento dire.
Alzo il volto verso di lui, e trovo le sue labbra che sfiorano le mie.
Calde e morbide.
La più bella perdizione che possa mai desiderare.
“Come si fa ad essere in paradiso, nel punto esatto dell’inferno?”


Spoiler



Mi arrendo.
Le sue mani sui miei lembi di pelle e le sue labbra che mangiano e mordono le mia mi fanno impazzire.
Quando si stacca dalle mie ringhio contrariata, mentre scende a baciarmi e leccarmi il collo.
Mi sembra di impazzire.
Poi sposta la mano dal mio fianco fino alla mia gamba e la solleva portandola a cingergli il fianco, per poi spingere il suo bacino contro il mio.
Un gemito mi esce involontariamente, al sentire la sua eccitazione coperta da un misero asciugamano contro il mio ventre.
Reclino la testa di lato, per consentirgli di andare più affondo nei suoi baci.
Mi sento tutta un turbinio di emozioni dentro e fuori.
Non è solo eccitazione, è molto di più.

 
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ScarlettRose92
CAT_IMG Posted on 20/5/2010, 21:48





17 Amore vs Affetto

<< Sciocca…>> lo sento dire.
Alzo il volto verso di lui, e trovo le sue labbra che sfiorano le mie.
Calde e morbide.
La più bella perdizione che possa mai desiderare.
“Come si fa ad essere in paradiso, nel punto esatto dell’inferno?”

Un’ondata di calore mi pervade per tutto il corpo.
No, non è solo il tepore di Edward che passa attraverso i nostri vestiti.
No, è molto di più.
E’ passione, amore incondizionato.
La morbidezza di quelle labbra così morbide e vive mi trascinano verso la perdizione.
Le sue labbra si muovono sicure sulle mie, mentre resto ferma facendo pressione sul centro nervoso di tutto il mio corpo.
Non posso ricambiarlo, non devo o tutto ciò che ho fatto non sarà servito a nulla.
Anche se…
Lui non si arrende, si sciaccia contro di me facendomi appoggiare contro il muro dietro.
Mi abbraccia.
Stringo le mani a pugno, tenute rigidamente lungo i fianchi.
Devo resistere.
Il suo profumo delizioso… il gusto succulento delle sue labbra.
Ingoio agitata.
Devo farcela.
Non arrendevole aumenta la pressione sulle labbra, leccandomele a tratti.
Interamente salto, quasi per quel suo gioco così peccaminoso.
Una sua mano la sento vagare sulla mia schiena, mentre l’altra gioca con la pelle del fianco, scoperta dalla sua avanzata sotto il mio maglione.
Sento che da un momento all’altro non risponderò più di me.
Quando sento il calore dell’altra sua mano infilarsi sotto il maglione, sempre per sfiorarmi la schiena rabbrividisco visibilmente.
Mi arrendo e porto le mie mani sul suo petto.
Lo sento fremere a contatto della mia pelle fredda con la sua calda.
Faccio per toglierle ma se ne impossessa fermandole lì dove le ho appoggiate.
E ricambio.
Apro le mie labbra e lo bacio, mettendoci tutto ciò che provo per lui in quell’azione, o almeno da quanto mi è consentito esprimere per colpa della mai natura.
Ma adesso non voglio pensarci, ci siamo solo io e lui.
Semplicemente una ragazzo e una ragazza.
E la passione si impadronisce di entrambi unendosi in un gioco sfizioso e bello, che ti prende e ti fa desiderare sempre di più.
Le sue mani sui miei lembi di pelle e le sue labbra che mangiano e mordono le mia mi fanno impazzire.
Quando si stacca dalle mie ringhio contrariata, mentre scende a baciarmi e leccarmi il collo.
Mi sembra di impazzire.
Poi sposta la mano dal mio fianco fino alla mia gamba e la solleva portandola a cingergli il fianco, per poi spingere il suo bacino contro il mio.
Un gemito mi esce involontariamente, al sentire la sua eccitazione coperta da un misero asciugamano contro il mio ventre.
Reclino la testa di lato, per consentirgli di andare più affondo nei suoi baci.
Mi sento tutta un turbinio di emozioni dentro e fuori.
Non è solo eccitazione, è molto di più.
E’ così forte che mi fa impazzire, niente paragonato a quelle ore passate in intimità con Rhett.
All’improvviso mi irrigidisco.
Edward se ne accorge, e mi guarda con occhi febbrili chiedendomi se va tutto bene, per poi baciarmi a fior di labbra.
Non rispondo.
Levo la mia gamba dal suo fianco e con la mia forza e velocità gli sguscio via, alle spalle.
Non posso fare questo a Rhett.
Ho permesso troppo ad Edward e non è giusto nei confronti di nessuno dei due.
<< Ho esagerato? >>.
La sua voce bassa e eccitata, suona angelicamente alle mie orecchie acutissime.
Mi spingo a non guardare il suo corpo perfetto, e a concentrarmi sul suo volto.
<< Stammi alla larga >> ribadisco risoluta, evitando fortunatamente di parlare con voce inesistente o magari attufatta dall’eccitazione.
Mi guarda senza capire, poi anche lui si irrigidisce, mi lancia un’occhiata odiosa da spezzare quel che ne rimane del mio cuore, per poi uscire dalla cucina sbattendo la porta.
Non faccio una piega.
E come un’automa mi dirigo in salotto dove trovo Alice sulla porta a incoraggiarmi di andare.
Non le rispondo né le sorrido, ancora agghiacciata da quello sguardo.
Oltretutto meritato, e pure con gli interessi.
Per tutto il viaggio e il pomeriggio non spiccico parola, assecondando la loquace Alice in tutti i suoi schizzi di pazzia.
Solo quando siamo sotto casa, una sua frase mi smuove.
<< Devi fare una scelta >>.
Mi giro verso di lei sorpresa, facendo apparire sul mio volto un’espressione diversa da quella vuota di tutto il pomeriggio.
<< Non puoi continuare a farli soffrire entrambi, poi anche tu ne soffri, no? >> continua a parlare guardando davanti a se.
Sposto lo sguardo anche io davanti.
<< Qual è la scelta giusta secondo te? >>.
Non posso farne a meno di chiederglielo, sono così confusa…
<< Giusta? >> mi chiede arcuando un sopracciglio.
<< Esatto >> .
<< Non esiste, perché quella può essere anche più di una. Sta a te scegliere quale vita vuoi >>.
Mi volto a guardarla, con mille e più dubbi in testa.
<< Devo scegliere…quella che più mi aggrada >> mormoro tra me, persa in un turbinio di possibili vie di azione.
<< Si, e non tenere conto di chi soffrirà, perché la scelta è tua e una scelta sbagliata potrebbe fare più catastrofi di un terremoto >> la sua voce incolore mi agita.
<< Mi stai spaventando…>>.
La vedo ridere.
<< Si, me lo hanno sempre detto che tra pazza e filosofa faccio più paura che da vampiro assetato di sangue >>.
<< Grazie Alice, ci penserò su! >> e l’abbraccio confortata.
<< Devi! >> mi impone, poi mi allontano e faccio per uscire.
<< Aspetta – e si gira dietro, prendendo una busta enorme che mi porge – E’ per te >>.
La prendo curiosa e ne osservo il contenuto.
<< Un piccolo aiuto per la tua crescita! >> mi fa l’occhiolino e mi saluta.
Scendo con mille buste e salgo in camera, svuotando sul letto il contenuto della busta che Alice si è tanto premurata di farmi avere.
Osservo sorpresa una miriade di piccoli e grandi oggetti rettangolari.
Libri!
Sono libri!
Wow!
Leggo i titoli uno per uno ammirata.
Sono proprio ciò che mi ci vuole per distrarmi, ma non adesso.
Mentre rimetto a posto i regali ripenso a ciò che è successo con Edward.
E’ stato tutto uno sbaglio.
Ripongo i libri sulla sedia della scrivania di Rhett e vado in bagno, concedendomi un lungo bagno.
Ne ho assolutamente bisogno.
Così, tra la schiuma dell’acqua della vasca annego i miei pensieri.
L’unica conclusione è che debba andarmene un’altra volta, ma non voglio lasciare nuovamente Papà e mamma e poi siamo appena tornati, e voglio andare a scuola.
Non so come ma mi sono portata dietro nella mia immortalità questa strana voglia.
“Bizzarra” secondo Rhett.
Accenno un sorriso con l’acqua a toccarmi fino al collo.
Chiudo gli occhi, abbandonando la testa all’indietro e mi perdo nei suoni percettibili del bosco.
Sorprendendomi mi accorgo che Rhett è già tornato e sta salendo al piano di sopra.
Come ho fatto a non accorgermene?
In un attimo è già avanti a me a spogliarsi.
Lo osservo accuratamente, mentre mi saluta con un “Mi sei mancata” da innamorato perso.
Non lo ricambio.
Mi concentro sul suo corpo largo e forte, immortale e perfetto in ogni suo centimetro di pelle.
Entra in vasca, e mi sovrasta abbracciandomi, cercando di baciarmi ma si allontana di scatto.
Il suo respiro si ferma,e i tratti del suo volto cambiano.
<< Ti devo parlare >> affermo neutra.
Lo vedo boccheggiare un attimo, ma assentire in silenzio davanti a me.
<< Io e Edward abbiamo litigato e discusso – a queste parole lo vedo guardarmi quasi soddisfatto, lo lego dagli occhi - Edward mi ha baciato >> lancio la bomba continuando a guardarlo, mentre lo vedo muoversi a disagio e starsene zitto solo perché ha intuito che c’è dell’altro, prima di sboccare.
<< E stavamo per fare di peggio >> concludo dispiaciuta.
<< Stavamo? >> lo sento domandarmi con un tono di voce alieno al solito.
Rimango zitta, per assentire poi riprendo.
<< Ma non è successo, me la sono data a gambe >> concludo.
Lo vedo appoggiarsi alla vasca e portare le braccia ai lati di essa.
<< Dunque? >> mi chiede cauto.
<< Scusa, per quel bacio e per quello che sarebbe potuto succedere >> gli chiedo perdono.
Lo vedo riprendere a respirare anche se non ne necessita.
Cerco nel suo sguardo un qualcosa che mi dica che mi perdona.
<< Non ho niente di cui perdonarti >> sussurra nella mia direzione.
Mi sposto nella vasca, abbracciandolo.
Lo bacio lievemente.
<< Bugiardo, ho molto di cui scusarmi e tanti modi in testa per farlo >> e accenno un sorriso malizioso per accompagnare il mio invito.
Finalmente ricambia il sorriso, prendendomi per la vita, spingendomi contro di se.
<< E io ho molto tempo a mia disposizione…>> accetta il mio invito.
Non me lo faccio ripetere due volte, e spostandomi a cavalcioni su di lui lo bacio, perdendomi in qualcosa che non mi appartiene o almeno che mi fa sentire estranea.

***

<< Mhm ?>> mugolo in direzione di Rhett.
Lui continua imperterrito ad accarezzarmi la schiena nuda sotto le coperte.
Alzo la testa dal suo torace e lo guardo interrogativa.
<< Alice vede il futuro…>> lo sento dire pensieroso.
Assentisco, ma pare perso chissà dove.
<< Che tipo di futuro? >>.
Ci penso su un attimo.
<< Quello prossimo, non definitivo perché? >>.
Mi ha davvero incuriosita.
Lo sento bloccare le carezze e capovolgere le nostre posizioni.
<< Ehi tutto bene? >> gli chiedo preoccupata per la sua reazione.
Lui non mi risponde e senza coprirsi esce dal letto, prendendo in mano i libri che mi aveva regalato Alice, spargendoli sul letto.
<< Rhett? >> lo richiamo, ma non mi da attenzione.
Preoccupata, lo vedo guardare agitato i titoli dei libri.
<< Tu questi non li leggi >> afferma rude, rimettendo tutto a posto e cacciandoli giù dalla finestra.
<< Ma Rhett, che ti prende! >> gli urlo, sorpresa dal suo gesto mentre tento di alzarmi.
Come una furia mi prende e mi butta nel letto, schiacciandomi con il suo peso.
Lo sto per rimbecchettare quando mi blocco, sentendolo tremare mentre mi abbraccia.
<< Tu non li leggi quei libri, capito? >> mi ordina tenendomi per le spalle e guardandomi disperato in volto.
Un moto di tenerezza e paura, mi spinge ad assentire ricambiando l’abbraccio.
Non so cosa abbia scatenato questa sua reazione, ma non posso fare a meno di consolarlo.
E’ più forte di me.
Non riesco a vederlo in questo modo.
Così, passiamo tutte le ore notturne a tenerci abbracciati.
Solo una domanda domina la mia mente.
“Perché Rhett non vuole che legga quei libri?”
 
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ScarlettRose92
CAT_IMG Posted on 16/11/2010, 01:00




18. La solitudine cambia le persone come i vampiri



L’alba è ormai sorta da molto, e io e il mio compagno siamo già pronti per immetterci nel traffico loquace di Forks per andare a scuola.
Fisso stanca la vegetazione fuori dalla finestra.
Ancora non mi torna lo strano comportamento di Rhett di qualche ora prima.
Subito un’immagine di lui che butta fuori dalla finestra i miei libri, mi fa arricciare il naso dal disgusto.
Tanto sapere trattato male.
Adoro leggere.
E’ un hobby fruttuoso e tranquillo, nella sua semplicità.
Mi distrae dalla realtà e dalla mia situazione.
Un lungo sospiro, seguito da un brivido di piacere mi divide quasi in due, ripensando alla sera prima, con Edward.
Subito due occhi verdi bellissimi anche se arrabbiati riempiono la mia mente, trastullando il mio povero cuore a pezzi.
Ma due braccia forti e familiari mi distraggono.
Mi volto in quel dolce abbraccio.
Ci affondo sospirando tutto il mio malessere interiore.
“Che fare?” si lamenta la mia mente.
<< Bella >>.
La dolce voce preoccupata di papà mi richiama.
Alzo lo sguardo ricambiando il suo per un lungo momento, poi, quando sento Rhett chiamarmi fuori di casa, dal volante della sua auto mi stacco da papà raggiungendolo in silenzio.
L’abitacolo in breve si riempe di musica.
Fisso le muscolose braccia del guidatore.
Che papà intuisca il mio malessere, e non è bene.
Mi sento una figlia ingrata nell’infliggergli le colpe delle mie indecisioni o quant’altro.
Rhett invece è così strano.
Abbiamo fatto pace, abbiamo parlato molto ieri sera, ma qualcosa è cambiato.
Riporto lo sguardo davanti a me.
Il suo silenzio ne è giusto la prova.
L’ho tradito, e non ha poi tutti i torti.
Ha pure reagito meglio di quanto ci si può aspettare dal proprio fidanzato geloso.
Perlomeno non gli ha staccato la testa ad Edward.
Quest’ultimo pensiero accompagnato da un’immagine ben vivida mi attorciglia lo stomaco.
Ci deve solo provare…
Sobbalzo sorpresa nel sentire qualcosa sulle mie mani raccolte in grembo.
Abbasso lo sguardo e trovo la mano del mio compagno stringere le mie.
Seguo il braccio, l’addome, le spalle, fino al volto.
Mi sta regalando un dolce sorriso che non merito.
Come il suo amore.
Potessi in questo momento vorrei piangere, strillare e battere i piedi.
Si sporge poi all’improvviso verso di me e mi regala un dolce bacio sulle labbra.
Rimango freddamente immobile, ma non ci fa caso.
Scende e mi apre cavallerescamente la portiera porgendomi la mano per farmi scendere.
L’accetto, pensando di come non mi accorga mai di quanto sia veloce la sua guida.
Ci dirigiamo a lezione silenziosamente, tenendoci per mano.
Le ore passano lente e smorte, mentre il mio cuore avvizzisce per il dolore.
Ormai mi sono ripromessa da ieri sera di non sbagliare più, né di dare corda a Edward.
“Devo uscire dalla sua vita” penso mentre mi siedo a mensa.
Ma la mia mente è costantemente altrove e non mi accorgo degli altri che mi siedono accanto.
Mi riscuoto solo quando sento un basso ringhio.
Guardo immediatamente Rhett, accorgendomi dell’occhiata astiosa, che sta rivolgendo verso la mia destra.
Seguo la traiettoria bloccandomi imbarazzata e distrutta.
Edward sta mangiando tranquillo il suo pranzo, comodamente sbracato sulla propria sedia, ma con il gomito sinistro sulla mia.
Subito il mio cuore sembra palpitare, sognando cose proibite e peccaminose di noi due, così diversi, ma uniti in altri modi.
Un modo tanto giusto quanto sbagliato, dove siamo solo un ragazzo e una ragazza assieme e nient’altro.
Ma è inutile, niente potrà mai cambiare.
Irrigidisco ogni parte del mio cuore e mi concentro sul mio cibo, da rimescolare.
<< Allora Bella, che te ne pare dei libri? >>.
Quella domanda innocente di Alice mi fa cadere la forchetta di mano, catturando l’attenzione di oltre l’interessate e dei miei focosi “amici”, anche quella di Jasper, accanto a sua moglie.
Non so cosa rispondere.
Sto già cercando di afferrare aria per uscirmene in qualche modo decente, ma ho davanti agli occhi solo Rhett che ne compie scempio di quelle povere creature inanimate.

Un intenso odore di fumo mi arriva all’olfatto.
Seguo la scia, portandomi nel retro del giardino.
Una piccola pila di oggetti sta bruciando a terra.
Mi avvicino curiosa, notando che il materiale sacrificato non sono che dei poveri libri.
Sto per buttarmi in loro soccorso ma due pallide mani mi fermano.
<< Non ti azzardare >>.
Gli occhi infiammati di Rhett mi impongono il timore.
Rimango lì in disparte, bloccata dalla sua forza.
Non provo nemmeno a controbattere, mentre fisso il fuoco bruciare i libri di Alice.
Neanche fossimo nel medioevo a bruciare dei libri eretici.
Due piccole folate di vento ci raggiungono, riconoscendoli in papà e mamma.
<< Ma che sta succedendo? >> ci chiede la figura materna apprensiva.
Io taccio, mentre Rhett grugnisce qualcosa di irripetibile.
Papà mi fissa preoccupato.
Gli rimando uno sguardo vuoto e dispiaciuto, per poi tornare a fissare quelle calde fiamme fatali.
Solo su di un libro è rimasto impresso il titolo, ma il fuoco impietoso mangia anche quelle.

Mi riprendo dal ricordo di questa mattina, lentamente nel mio dispiacere.
<<basto io per istruirla, me ne occupo io della sua istruzione e sei caldamente pregata di non impicciarti in cose che non ti riguardano>>.
Il mio compagno sputa quasi veleno in quelle parole, rivolgendosi alla mia unica amica.
Alice pare non rimanerne ferita, anzi il suo sorriso pare non smorzarsi nemmeno un po’.
<< Sono sua amica e ne ho tutti i diritti di regalargliene quante ne voglio >>.
La risposta pare infastidirlo.
Temo che ci scappi un morso da un momento all’altro.
Si lanciano sguardi di fuoco i due.
Temo di rimanerne incenerita da un momento all’altro.
Jasper stranamente pare calmissimo, e fa finta di niente , mentre Edward studia la situazione curioso.
<< Pare che ti occupi di troppe cose, di questi tempi >> esordisce il rosso non a meno della sorella.
Quando ha catturato l’attenzione di tutto il tavolo continua.
<< Non esiste il pensionamento per i vampiri? >> finisce maligno, sottolineando ben altro.
Me.
Sento Rhett irrigidirsi di fianco a me, per poi far affiorare sulle labbra l’ombra lontana di un sorriso smorfioso, mettendo in mostra i suoi denti bianchissimi.
<< L’eternità concede molto potere e vantaggi, vero amore mio? >>.
E come una lama affilata e sanguinaria, la vedo ficcarsi nel mio cuore e in quello di Edward.
La immagino e basta, ma il dolore lo si sente molto bene, nel suo pulsare.
Cerco gli occhi dell’umano che tanto amo, per ricercarci una chance in tanto dolore, ma ciò che leggo è solo rabbia.
Stringe convulsamente il coltello che tiene in mano.
Sta per alzarsi e far cadere la sedia, assalendo Rhett ma il telefono del despota squilla, richiamandolo alla procace tranquillità.
Nello stesso istante Alice ha una visione.
Le pupille le si dilatano e viaggiano lontano, da una semplice mensa scolastica.
Dura solo pochi attimi il suo stato catatonico.
Abbastanza da permettere al mio compagno di rispondere al telefono e passarmelo.
Mi alzo allontanandomi da quella situazione assurda.
Raggiungo il cortile che da sul retro della mensa.
<< Pronto? >> domando mentre osservo curiosa qualche gocciolina di rugiada stare in bilico su di una piccolissima foglia.
<< Tesoro, sono mamma >>.
Subito mi concentro sulla sua voce.
<< Come stai? >>.
Perché ho la vaga sensazione che questa semplice domanda ne implichi molte di più?
<< Bene >>, non so proprio cosa risponderle.
Tutto va nel peggiore dei modi e io sto scoppiando.
<< Capisco. Ti andrebbe di accompagnarmi a fare compere questo pomeriggio? >>.
La sua innocua domanda che dice “parliamo”, mi spinge fiduciosa verso una conferma.
<< Passi a prendermi tu con la macchina? >> le chiedo speranzosa di poter evitare Rhett e i suoi infantili comportamenti.
<< Certo piccola, a dopo >>.
Non la lascio quasi nemmeno finire di salutarmi che riaggancio, esausta al sol pensiero di quello che mi aspetta nuovamente ad entrare in quella mensa.
Giro le spalle al cortile e rientro risedendomi allo stesso posto.
Perplessa osservo la situazione.
Alice sorride spensierata verso Rhett, mentre Jasper guarda preoccupato la stessa, assieme al mio compagno.
Edward invece è proprio scomparso.
Osservo il suo posto vuoto.
<< E’ andato un attimo dalla sua compagna >>.
Quasi cado dalla sedia, mentre le parole di Alice mi colpiscono a pieno petto.
Sento Rhett osservarmi, ma non cedo, mostrandomi indifferente.
<< Sai la compagna con cui deve fare la famosa ricerca di biologia, ricordi? >> finisce lei scombussolandomi un attimo.
Riprendo fiato ricordandomi della ricerca, ma non su quel “compagna”.
Ma non era in coppia con Mark Pith?
Ingoio a vuoto terrorizzata all’idea di una possibile rivale.
Il modo in cui ha riferito quella risposta non mi è piaciuta.
Era maliziosa, e parlava da sé.
Ok, Edward è un bellissimo ragazzo e potrà avere mille ragazze che le vanno dietro, ma perché angustiarmi così?
Che cosa sta escogitando quella sua testolina perversa?
La osservo di sottecchi mentre Rhett digerisce meglio di me la notizia.
Può un vampiro avere la tremarella alle gambe? Per rabbia s’intende: no, lo ammetto per gelosia.
Sento dentro montarmi un rimescolio di emozioni che…
<< Sembri una locomotiva a vapore tanto sbuffi >>.
Alzo gli occhi sul biondo che ha parlato.
Ma che è una congiura?
Ora mi ci si mette pure Jasper.
Il suo sguardo limpido e tranquillo, mi mette ancora più in agitazione.
Sento puzza di raggiro. No meglio, di un piano ben preciso.
Lancio un ultimo sguardo supplice alla mia amica, prima di alzarmi e seguire Rhett alla nostra prossima lezione.
Sospiro concludendo che Alice non capirà mai.
Dice che la scelta sta a me e che qualcuno o più di uno ne soffrirà, su a chi cederò il mio cuore. Aveva lasciato inteso che aspettava a me e non a lei.
Possibile che le piaccia fare così tanto la stratega?


Qualche ora più tardi sono davanti all’uscita di scuola a cercare con lo sguardo l’auto di mamma.
Rhett mi passa di fianco, salutandomi con un lungo e appassionato bacio prima di lasciarmi nelle sue mani, mentre parcheggia davanti a noi.
Salgo in macchina silenziosa, ma non seguo il mio dolce e premuroso compagno, no. Cerco un altro sguardo: umano e caldo, l’unico che realmente voglia su di me.
E lo trovo.
Ha fissato tutta la scena.
Dire che è livido in volto è poco.
Cerco di distogliere lo sguardo ma non ci riesco.
Quel suo sguardo turbolento che mi rimanda è troppo bello, per non concederlo al mio sciocco cuore palpitante.
Fortunatamente ci pensa mamma, girando con la macchina e imboccandosi all’uscita del piazzale scolastico.
Per minuti interi tacciamo entrambe, ma poi lo interrompe.
<< Devo comprare delle nuove tende, ti va di accompagnarmi? >> mi chiede stupendomi.
Mi ha fornito una via di fuga per un pomeriggio con me stessa, non un’uscita mamma e figlia per “parlare”.
La ringrazio con lo sguardo, ricambiando il suo remissivo e comprensivo.
Per altri lunghi minuti ripiomba il silenzio.
<< Devi cercare di capirlo >>.
Mi riscuoto capendo subito a chi si riferisce.
<< Ti ama e non può fare a meno di riversare il suo brutto caratteraccio su chiunque interferisce sul suo affetto su di te >>.
Si volta verso di me, sorridendomi leggermente.
I suoi capelli lisci e gonfi non mi sono mai sembrati tanto appropriati adesso, scomposti che cercano di coprire quelle finissime e perfette labbra, rosse per il rossetto.
Non doveva dirlo.
<< Tu non faresti lo stesso per Edward? >>.
Colta in flagrante.
Potessi arrossirei per la vergogna.
Distolgo lo sguardo da lei fissandolo davanti a me come lei, osservando la strada che scorre velocissima sotto la sua guida sicura e impeccabile.
<< E’ solo – si morde un labbro – è sempre stato molto solo, anche quando io e tuo padre lo prendemmo con noi. Non si è mai accorto di esserlo, ma lo era, non dandosi pace. Viaggiava e cercava qualcosa, ma non riusciva a trovarla. Prima era molto diverso da adesso – mi lancia un divertito sguardo – solare ma taciturno, burbero ma gentile, sveglio e attento, affettuoso e premuroso nei suoi primi anni da immortale. Si sorprenderti, era molto meno “dark” se si può definire così il suo perenne stato cupo di ora. Poi all’improvviso è cambiato quando si è accorto – giustamente – di ciò che comportava la nostra natura: sangue e vittime. Si è spento all’improvviso. Quando si è unito a me e poi anche ad Albrech quando è entrato nelle nostre vite – si ferma quasi impercettibilmente, forse al ricordo del primo sguardo appassionato lanciato al marito – non era molto migliorato, ma perlomeno eravamo insieme , legati da vero affetto. Poi all’improvviso sei arrivata tu. Quando ti ha scorta tra i mille umani che circondavano Volterra non ti ha lasciata più da sola. Il suo sguardo protettivo era sempre su di te. Era ansioso, focoso e sdiragionato, impertinente e felice nel suo tormento di nascondersi a te nelle ombre. Ma nonostante tutto stava tornando in sé, anche se troppo impertinente, ma è una conseguenza dell’amore no? Quando poi ti ha trovata in quelle condizioni gravi l’ho visto morire in pochi secondi. E ho capito chi eri tu. Eri quel qualcosa che lui cercava da tanto, con cui dividere la sua solitudine e rancore verso al sua sete animalesca di sangue. La sua dolce e bellissima anima gemella>>.
Ferma la macchina, si volta completamente verso di me e con un pallido sorriso, mi stringe le mani tra le sua.
<< Non odiarlo se ti ama troppo, ma cerca di capirlo >>.
<< Ma…io, non >> non riesco a formulare nessuna parola.
<< Lo so quello che senti, o pensi. Fa ciò che senti, ma non abbandonarlo a se stesso ancora, noi non potremmo sopportarlo e credo neanche tu, piccola mia >>, conclude regalandomi un dolce bacio sulla fronte.
Si allontana e scende dall’auto mentre la seguo a ruota e pensierosa.
Mi ha dato molto su cui riflettere.
Mi ha illuminata su molte cose, ma le cose non cambiano purtroppo.
Cammino fissando i miei stessi piedi.
Un leggero scampanellio mi distrae, catturando la mia attenzione.
Mi fermo voltandomi verso destra.
Dall’altra parte della strada una piccola ma ben fornita biblioteca da sfoggio di sé.
Scorro i titoli curiosa, fermandomi ad uno, quello del mattino che era stato bruciato dalle fiamme per ultimo.
Il richiamo di mia madre mi riporta alla realtà raggiungendola a malincuore.
Ancora una volta le sue labbra si distendono in un soleggiato sorriso.
<< Vai, ma guai a te se fai merenda col bibliotecario>>.
Sorpresa assentisco e corro senza quasi ringraziarla della concessione, verso la biblioteca dall’altra parte della strada.
Il simpatico scampanellio mi accoglie , mentre vado incontro alle mie scelte.

Angolino autrice

Eccomi qua, dopo un mega ritardo per le chiusure dello scorso anno scolastico, poi per lo stage che mi prendeva da mattina a sera, poi per la malattia di mio padre e la sua scomparsa.
Sto riprendendo a scrivere in modo “meno” cupo di come ho riniziato, ma procedo cauta. Voglio percorrere le stesse tappe già decise di fine storia, però senza il pericolo di esagerare con il mio malumore e finire per fare strage di sangue. Vi prego quindi di avere pazienza,e vi mando un grosso abbraccio a chi continua ancora a seguirmi e ha aspettato fiducioso un mio ritorno.
Grazie di cuore.
Un bacione grosso grosso.

ScarlettRose92
 
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ScarlettRose92
CAT_IMG Posted on 19/12/2011, 14:10




Eccomi qua ragazzi, tornata con tanti nuovi capitoli solo per voi... Beuona lettura!!!


19. Consigli paterni




POV Rhett



Veloce e letale come mi concede la mia natura prendo di sorpresa un alce, uccidendola.

Il suo sgradito nettare rosso sgorga nel mio corpo.

Sono secoli che vado avanti di cibo animale, ma ancora non ho fatto l’abitudine al gradimento di questi tipi di sapori non umani.

Lascio cadere a terra l’animale.

Sento uno sguardo pungente alle spalle.

Mi volto verso mio padre.

Seduto sopra una roccia con le gambe ciondoloni mi fissa silenzioso.

<< Avanti parla >> gli propongo stanco di quel pesante silenzio.

Mio padre non risponde.

<< Non ti riconosco più >>.

Alzo un lato della bocca come a giustificare un sorriso di circostanza.

Albrech si schiarisce la voce, come se ne avesse bisogno.

<< Non fraintendermi. E’ solo che ti vedo diverso, bene in confronto a quando ti abbiamo preso con noi io e tua madre – si concede una pausa, per prendere da terra un sasso e passandoselo di mano in mano riprende sicuro – Isabella ti ha fatto bene, ma sei peggiorato nella tua possessività >>.

Alzo un sopracciglio ostentando incredulità.

<< Mi prendi per cieco o stupido? >> sbotto surriscaldandomi più del dovuto.

Dico, la mia compagna non ha occhi che per l’umano e lui si lamenta di me perché sono geloso fradicio?

L’eternità lo sta facendo invecchiare.

<< Non fraintendermi. Io e tua madre abbiamo visto come Bells…reagisca all’umano >>.

Il suo sguardo si posa sul mio.

Stringo le braccia al petto, aspettando che continui.

Ora si ci mette pure lui ad infierire. Fantastico…

<< Hai mai pensato che magari ne è così attratta anche perché è una giovane vampira? >>.

<< Prego? >> non riesco a capire dove voglia andare a parare.

Sospira, riprovandoci.

<< Hai mai notato come reagisca quando lo vede o ne sente l’odore? >>.

Si alza frantumando il sasso, come se fosse un grumo di sabbia.

Una lama di ira mi sfiora piacevolmente le spalle, facendomi tendere i muscoli.

<< Ma cos’è una tortura? >> esordisco fuori di me, pronto a lasciarlo alle sue divertenti considerazioni sulla mia Bella e quel moscerino.

<< Fai il serio e rispondi >>.

Il suo volto serio è il solo elemento che ancora non mi fa alzare le tende dal posto.

<< Lo fissa come vorrei guardasse me? Sospira come una liceale innamorata? E’ abbastanza, o devo continuare a schiacciarmi la testa con un altro masso? >> propongo alterato.

Mi sorride sbieco, ma cauto.

<< Sbagliato >>.

Questa sua risposta mi manda nel pallone.

Cattura il mio interesse.

<< La sua vista si fa più acuta, i muscoli pronti a scattare, in dei momenti smette addirittura di respirare, il suo odore cambia…non ti dice nulla? >>.

Lo fisso come si guarda un pazzo.

<< Significa che vuole saltargli addosso? >> dico sarcastico.

<< Si, ma non nel modo in cui credi tu >>.

Continuo a non capire e una strana calma sta dilagando dentro me.

Mi si avvicina a passi lenti.

<< Edward è il suo cantante, come Bella era la tua di cantante >>.

La notizia come una bomba mi attraversa tutte le viscere.

Una luce di speranza mi fa sperare che forse sia quella la verità.

<< E’ solo attratta dal suo sangue! Stai dicendo questo? >>.

Potessi mi metterei a piangere dalla felicità.

Come ho fatto ad esserne così cieco, io che sto sempre attento ad ogni suo più piccolo cambiamento d’espressione?

La gelosia è riuscita a farmi vedere cose che non esistono.

Che sollievo…

Una pacca sulla spalla di mio padre, mi fa riprende dal soliloquio di esultanza che aveva invaso la mia mente.

<< Quanto detto penso che sia vero, ma non è detto che l’interesse di lei per quell’umano possa fermarsi solo a quello >>.

Una crepa sul mio castello di certezze fa crollare tutto.

Il sorriso mi muore sulle labbra.

<< Sta a te far si che ciò non accada o che finisca, ma se continuerai a fare come ti sei comportato fino ad ora…beh, puoi scordartela >>.

<< Avresti qualche idea migliore del mio pessimo caratteraccio? >> chiedo sarcastico, con la voglia di correre da quell’umano dei miei stivali e farne poltiglia.

<< Assolutamente. Dai retta a me, che se avessi fatto come ti sei comportato fino ad ora, io la mia bella mogliettina me ne sarei scordato! >> e mi fa l’occhiolino.

<< Quindi? >>.

<< Quindi diamoci daffare! >> e dopo un’altra pacca consolatoria schiocca la lingua, e mi precede.

Meglio seguirlo, anche se squartare il rosso sarebbe più soddisfacente….

<< Ah Rhett…>>.

Mi richiama ma continuando a correre.

<< Non è detto che tutto vada bene, starà a lei fare la scelta. Ricordalo>>.

Già, fosse per me…

<>.

Alla domanda, sento dentro di me come il rumore di un pezzo rotto.

Che sia il mio cuore fermo?

Continuo a seguirlo, senza rifondergli, perché non so nemmeno io cosa fare, se succedesse…o è già accaduto?

La foresta davanti a me non mi è mai sembrata più scura di così, in questo tiepido pomeriggio primaverile…


Angolino autrice
Fatemi sapere cosa ne pensate con qualche bel commento!!! Ciao e a sabato per il prossimo aggiornamento settimanale!!!
 
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ScarlettRose92
CAT_IMG Posted on 5/4/2012, 11:20




20. La curiosità

POV Isabella

Subito l’aria tiepida di dolci odori umani mi colpisce.
Ognuno di essi è una tentazione, ma non abbastanza grande da farmi perdere la testa.
Il luogo è piccolo e angusto, pieno di scaffali e libri. Mi brillano gli occhi dal piacere. E’ stupendo. Tutto è così colorato e armonioso.
Mi avvicino immediatamente allo scaffale più vecchio.
Tomi grandi e piccoli fanno ben mostra di sé. Chiudo gli occhi assaporando l’odore di antichità.
Migliaia di dita gli hanno sfiorati nel tempo, non è meraviglioso? E uno di essi cadrà pure sotto il mio tocco. Bellissimo…
Ma poi la magia finisce, tutta ad un tratto. Mi irrigidisco, sentendo uan strana presenza. Mi volto, pronta a qualsiasi cosa.
<< Attenta a non caderci dentro! >>.
Guardo il mio interlocutore dall’espressione divertita, fissando curiosa il suo bianco sorriso, che cangia sulla sua pelle leggermente scura.
<< Jacob! >> dico, contenta di vederlo.
<< Isabella >>.
Accidenti, per un momento ho pensato che ci fosse un volturo. Pare proprio che Rhett mi abbia un po’ troppo congestionata, con le sue paure.
<< Che ci fai qui? >> gli domando cortese.
<< Potrei fare la stessa domanda, tu che dici ? >>.
Alzo gli occhi al cielo.
<< A me piace leggere, tu non mi sembri il tipo >> replico, fissando le sue mani sporche di nero.
Alza le mani arreso << Magari leggo libri di meccanica, no? >>.
<< Si, e io sono un lupo mannaro, bugiardo >>.
<< Ok, ok…ti ho visto entrare ed ero curioso >> mi sorride nuovamente << …ti ho seguita>>
Faccio un passo indietro.
<< Capisco, allora vieni, che mi aiuti a procurarmi del buon materiale >> lo prego, prendendolo per mano, e andando alla ricerca del bibliotecario.
Appena mi vede, ci guarda perplesso. Forse sorpreso dalla nostra diversità.
Io così minuta, eteria e chiara di pelle, mentre lui è così alto, e scuro di colori.
Chissà che coppia bizzarra sembriamo assieme. La cosa solletica il mio frivolo ego.
Ma lascio perdere velocemente, e catturando l’attenzione dell’uomo dietro al bancone, proseguo nel mio intento.
<< Ecco, sto cercando “Cime tempestose” di Emily Bronte, può essermi utile? >> gli chiedo cortesemente.
L’altro assentisce, e allontanandosi dal balcone sparisce dalla nostra vista, nascondendosi in qualche stretto reparto pieno di libri.
Cala un imbarazzato silenzio.
<< Allora come va? Sono mesi che non ci si vede >> tenta di aprire il discorso Jacob.
Cerco di trattenermi dal non ridergli i faccia. E’ troppo divertente il suo tono. Stiamo conversando come se ci conoscessimo da una vita, quando invece non sappiamo proprio niente l’uno dell’altro. E soprattutto siamo di due razze completamente differenti. Nemici, ecco cosa siamo.
Gli regalo un sorriso prima di rispondergli carica di gioia per la sua cordialità così amichevole.
<< Tutto bene. Comunque è normale che non ci sia stato modo di vedersi, sono stata per qualche tempo all’estero con Rhett >> gli spiego contenta, di poter parlare a qualcuno del mio viaggio a Praga. Qualcosa mi dice che Alice non ne sarebbe stata affatto contenta di me e i dettagli del nostro soggiorno.
Comunque alla mia scusante, Jacob pare indurire l’espressione del volto, stringendo con forza per un lungo momento la mascella.
<< C’è qualcosa che non va? >>.
<< Assolutamente >>. Il suo forzato e forse fasullo diniego mi lasciano perplessa per un attimo, non capendo il motivo del suo cambiamento di umore.
Fortunatamente da questo impiccio mi toglie il bibliotecario, porgendomi una consunta copia del libro ricercato.
Prima di andarmene in un inquietante silenzio calato tra me e Jacob, firmo il pezzo di carta necessario al prestito e mi avvio all’uscita sempre con lui al mio fianco. L’aria fresca del pomeriggio pare darmi un attimo sollievo dai soffusi odori appetitosi che si aggiravano nella biblioteca.
<< Devi andartene subito? >> sorpresa, mi giro verso di lui.
Mi ero quasi del tutto dimenticata della sua presenza, tanto mi stavo rilassando, perdendomi nell’ambiente.
Non riuscirò mai ad abituarmi a questa strana sensazione di vogliosa inglobazione nel creato. E’ come se cercassi continuamente una misura di tranquillità. Un posto nel mondo in cui sentirmi piena. Forse è solo una carenza affettiva o semplicemente la spossatezza che dona il primo hanno da creatura della notte…chissà.
<< Mia madre ancora non c’è, possiamo fare qualsiasi cosa >> ci penso su un attimo <<…tutto…fuorché mandare nel panico tutta la cittadina con le nostre nature ferine! >> e tirandolo per un braccio in uan direzione a caso lo trascino via dal suo malumore.
Infatti mi sorride, e accondiscendente mi segue.
<< Replico con disappunto, che l’unica creatura ferina è il sottoscritto. Tu sei solo un pipistrello troppo cresciuto…con un dolce faccino da angelo >>.
Rallento e lo osservo divertita, stando al gioco.
<<…un angelo? No, non credo proprio. Non addolcire la pillola Teddy Bear >>.
Osservo l’orizzonte che nel giro di qualche ora si immergerà nell’oceano.
<< Teddy Bear? >> lo sento mormorare scettico. Mi giro verso di lui e spingendolo verso un banchino che vende cibo compro un panino e una pagnotta vuota.
<< Non ti piace il soprannome? Strano, perché di stazza ci siamo. Tieni! >> e gli lancio il panino che prende al volo. Gli faccio segno di raggiungermi sulla banchina del molo.
Continuiamo a passeggiare chiacchierando del più e del meno, mentre lui mangia e io do da mangiare ai gabbiani.
Quando il tramonto, circondato dalle spesse nuvole uggiose è quasi del tutto tramontato, ci avviamo verso il nostro punto di incontro dove troviamo Beatriz.
<< Grazie del pomeriggio. Sono stata bene >>.
<< Per me è stato lo stesso >>.
Lo saluto dandogli una pacca alla spalla e corro via. Quando mi giro verso di lui un’ultima volta lo trovo ancora lì, fermo a fissarmi nel mio stesso stato d’animo.

Il viaggio in macchina è tranquillo e silenzioso. Quando arrivo a casa corro al bagno e mi faccio una doccia, per cancellare possibili tracce dell’odore di Jake, ma anche per rilassarmi e crogiolarmi nel calore dell’acqua. E’ un dolce vizio che non riesco a togliermi.
Mentre mi rilasso pensando al bel pomeriggio anticonformista dal normale, mi accorgo di essere riuscita a distrarmi senza cadere in un pensiero peccaminoso, quanto doloroso.
Edward.
Stop. Ferma Bella.
Non posso mandare oltre i miei pensieri, o tutto peggiorerà nuovamente, come le mie incertezze.
Chiudo l’acqua, mi asciugo e mi vesto. Dopodiché corro nella camera della mamma e mi immergo nella lettura del libro.
La lettura mi prende completamente, travolgendomi negli intrighi delle storie d’amore dei personaggi, rivedendoci troppo me e qualcun altro. Quando finisco il libro, Rhett e papà non sono ancora tornati fortunatamente.
Chiudo il libro e lo lascio sul letto, scombussolata un po’ più del normale.
Non avevo mai letto un libro così tormentato e gotico, e nemmeno di un amore così impetuoso e immortale.
Capisco perfettamente il perché delle scelte di Alice in fatto di letture, e forse un po’ troppo le paure di Rhett.
Scendo le scale risoluta sulla mia decisione, raggiungendo mia madre in salotto, dedita a lavorare con l’uncinetto.
<< Esco, ho bisogno di un attimo di aria >>.
La vedo osservarmi preoccupata.
<< Sto bene, devo solo stare da sola >> le rispondo, precedendo una sua domanda. Detto ciò non aspetto e corro via.
Lontano da casa, lontano da Rhett e tutto il resto. Mi fermo solo quando raggiungo il mio obbiettivo. New York.


 
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ScarlettRose92
CAT_IMG Posted on 18/4/2012, 18:13




21. Tu e io


POV RHETT


<< Credo di non aver capito. Potresti ripeterlo? >>.
Non riesco a controllarmi. Sono così pieno di rabbia, che tremo tutto.
<< Ha bisogno di stare da sola >>.
La voce calma di mia madre mi manda ancora più in bestia.
L’ha lasciata andare via. Lontano da me. Forse per sempre.
NO!
Con un pugno spacco il tavolo in salotto.
Cosa starà facendo? Sta bene? Si sente sola? O magari sarà da lui?
Devo raggiungerla. Anche se sta piovendo da un’ora ci dovrebbe ancora essere qualche traccia del suo passaggio. Forse potrei trovare la pista.
E’ deciso. La vado a cercare e la riporterò indietro. A qualsiasi costo.
Corro verso la porta ma due forti braccia mi bloccano.
<< Lasciami andare >>.
<< Non lo farò, e sai bene il perché >> la voce dura di mio padre mi obbliga a calmarmi e fissarlo in volto.
Ingoio l’amaro in bocca. Cerco di calmarmi ma mi è impossibile.
<< E’ per il suo bene >>. Questa volta è il turno di mia madre.
Rilasso i muscoli, permettendo a mio padre di lasciami e a mia madre di avvicinarsi.
Mi regala un dolce abbraccio per consolarmi, ma non mi basta. In realtà non mi è mai bastato, ma me lo sono fatto bastare per anni. Ma poi ho smesso. Ho lasciato che il mio cuore potesse accettare solo l’affetto e il calore di una sola persona: Bella. Bellatriz non mi è più bastata da quando l’ho vista per la prima volta, in quel brutto postaccio in cui lavorava, la mia piccola Isabella.
Isabella.
Il mio cuore pulsa dal dolore per la distanza che ci separa. Per un amore che voglio e che non ne ha a sufficienza per me. Non me ne voglio fare una ragione. Sono cocciuto a sperare che prima o poi impari ad amarmi.
Si, prima o poi lo farà. Deve, perché altrimenti io ne morire.
Isabella…
Ti prego torna da me…



POV ISABELLA


Sono già passate sette settimane. Sembra impossibile ma è così.
Quarantanove giorni da quando me ne sono andata via di casa.
La scelta più azzardata che abbia mai fatto, ma è stata la scelta migliore.
Me ne rendo conto solo ora, camminando per le strade newyorkesi in piena notte.
Tutto è così luminoso e perfetto nella superficialità di questo secolo. E’ una città che non si ferma veramente mai.
Cammino velocemente e con la testa china, a cercare di nascondere il mio volto etereo e che suscita troppo interesse, anche in un posto del genere. Mi allontano dalla strada principale e mi dirigo verso una strada interna e isolata, in piena penombra dei lampioni. Cammino per un altro quarto d’ora e arrivo a destinazione.
Un desolato e abbandonato edificio. O almeno così dovrebbe essere, eccetto per gli immigrati e vagabondi dei paraggi che lo sfruttano come rifugio.
Mi guardo attorno circospetta, cercando una qualche forma di vita.
Nessuno.
Mi preparo e faccio un salto di almeno dieci metri, balzando leggera sul cornicione di una finestra rotta. Entro tranquilla nella mia “casa” di fortuna, raggiungendo il mio angolo pieno di libri e appunti, nel mezzo di vetri rotti e assi mal messe.
Purtroppo quando me ne sono andata di casa non ho portato neanche un soldo. Di rubare non se ne parla, e poi quando ci si abitua al disordine e alla polvere, non è poi così male tutto sommato la situazione.
Alla fine mi siedo nel mio solito angolo e cerco di fare il punto della situazione.
Dopo sette giorni in cui mi sono divisa nello spiare di giorno gli studenti di letteratura inglese e straniera nella scuola più vicina, e tra libri in prestito e continue osservazione delle relazioni umane, ho fatto un po’ di chiarezza dentro me.
Ormai ho capito che c’è solo una cosa da fare. Tirare fuori ciò che voglio realmente. Che sia sbagliato o giusto non importa.
La vita è una e anche se eterna, va vissuta dando il meglio di sé, sia per noi che per chi ci vuole bene e ci sta intorno.
E io ho fatto una mia scelta. Su ciò che voglio e non.
Sento il cuore esplodermi di un certo languore, mentre preparo la roba da portarmi via.
<< Te ne vai? >>.
Alzo lo sguardo su Leonard.
Gli sorrido soddisfatta. << Prima o poi dovrò tornare a casa e affrontare il mio cuore. Non si può scappare per sempre, e adesso mi sembra il momento migliore>> continuo a impilare i libri.
Lo sento avvicinarsi.
Percepisco tardivamente l’aria che sposta nel suo movimento velocissimo quale gli concede la sua natura vampira.
Si piega fino a raggiungermi a terra. Mi guarda storto.
<< Te l’ho detto fin dall’inizio che il sangue di topo ti faceva male! >> mi soffia in volto. Divertita, in risposta lo spingo facendogli perdere l’equilibrio.
<< Sei tu il libertino che adora sguazzare in sangue drogato e troppo “umano”, per la mia coscienza sopraffina! >>.
Mi rialzo in piedi con in mano il necessario. Leo fa lo stesso e mi fissa serio.
<< Allora te ne vai davvero >>. Uno strano silenzio cala tra noi. << Allora è un addio…>>.
<< Non deve per forza esserlo. Vieni con me >>.
<< Per cosa? Una vita vegetariana? Mai >> e mi sorride gagliardo, per poi regalarmi una carezza al volto.
<< Grazie per avermi aiutato nella mia permanenza nella tua città. Se cambi idea sai dove trovarmi >>. Gli regalo un bacio sulla guancia e mi allontano uscendo dalla stessa finestra, per poi saltare giù.
<< Se invece cambi tu “sanamente” le tue idee, sai dove “trovarlo” >> mi sento dire dietro di me.
Non mi soffermo a ridere sulla sua avances, quindi corro verso casa, ma prima ci sarà bisogno di una bella deviazione.



POV EDWARD


<< Alice! >>.
La voce preoccupata di Jasper cattura la mia attenzione, focalizzando lo sguardo su mia sorella.
Le sue pupille dilatate e la sua posizione immobile mi fanno capire che sta avendo una visione.
Dopo qualche attimo si riprende. Un largo sorriso le si disegna su quel piccolo faccino sbarazzino.
<< Edward >> la vedo girarsi verso di me, e guardarmi complice.
<< Sta tornando, corri a prepararti. C’è aria di cambiamento >>.
Lì per lì non capisco, ma poi mi si illumina la lampadina spenta nel mio bacato cervello.
Isabella sta tornando dopo che era scappata da quel pomposo,e forse c’è una speranza per un qualcosa fra noi. Questa è la mia unica chance. Devo farcela.
Non me lo faccio ripetere due volte e corro a cambiarmi. Mentre sono a legarmi le scarpe, vedo comparirmi davanti Alice.
<< E’ già qui? >>.
Ignora la mia domanda. << Faresti meglio a lavarti i denti >>. Detto ciò se ne sparisce chissà dove, lasciandomi perplesso.
Mi puzza il fiato? Che modo carino nel ricordarmi i problemi del mio stato di homo sapiens sapiens.
Finisco di sistemarmi le scarpe, ed eseguo gli ordini di sua altezzosità Alice, per poi scendere nel salotto.
Tutta la famiglia sembra riunita lì.
Non pensavo di avere dei parenti così impiccioni.
Ma poi mi accorgo di qualcosa che non va. Nessuno di loro si sta occupando di darsi daffare in qualcosa, ma sono tutti in piedi, intorno a qualcosa.
Quando scendo tutte le scale mi avvicino, gli altri si spostano notando la mia presenza e creano un varco tra loro e l’oggetto di tanta attenzione.
Bella.
Quell’angelo dai capelli spettinati e lasciati sciolti, in quel modo selvaggio che le accattivano il fascino. Anche con quei vestiti spiegazzati, sembra una principessa. Ma come fa ad essere così splendida?
No, certamente non è solo la sua natura vampira. Anche da fragile umane deve essere stata così bella e dolce.
<< Ciao Edward >>.
Non riesco a risponderle, sento la lingua incollata al palato.
Ok, niente panico. Al mio tre le risponderò al saluto.
Uno…due…e…tre.
<< Ciao! >> rispondo in un tono smorzato. Prendo un grosso respiro.
Ok, potevo fare di peggio.
La vedo osservarmi tranquilla, come se non avesse notato né il mio tono ne la mia agitazione.
<< Stavamo parlando proprio di te, io e la tua famiglia >>.
La vedo allargare il suo sguardo e staccare lo sguardo dal mio per concentrarsi sul volto di mio padre.
Perché hai smesso? Ho sentito troppo la tua mancanza. Mi sei mancata. Tutta. Ogni parte perfetta di te.
<< …quindi se a lui va bene, possiamo andare >>.
Sette paia d’occhi mi osservano.
<< Ehm…si? >>.
<< Edward ti andrebbe di andare al lago, quello vicino a dove ci siamo incontrati la prima volta? >>.
Me lo sta chiedendo sul serio? Mi sta dicendo che vuole uscire con me, e pure ufficialmente alla mia famiglia? Ma stiamo scherzando? Sono io quello che porta i pantaloni trai due!
<< Non c’è problema. Andiamo >> e avvicinandomi, le passo accanto, superandola e aspettandola sulla porta.
<< Prometto che ve lo riporto tutto intero >>.
Fa per girarsi ma mio fratello la richiama, mentre a me mi lancia un qualcosa che afferro al volo. Le chiavi della suo fuori strada.
<< Usatelo bene! Attendo alle curve Edduccio, e tu Bellina cara attenta che non voglio ritrovarmi zietto in così giovane età! >> ci ammonisce quell’orso si Emmett.
Se potessi e non ci fosse davanti lei gli risponderei per le rime, per quella sua stupida linguaccia insinuante.
Lei stranamente tranquilla, si avvicina a me, affiancandomi e prima di uscire, si volta verso l’orso ripondendogli per le rime.
<< Cos’è, sei geloso perché ancora non sei riuscito a rinnovarlo con la tua Rose? A dopo! >> detto ciò ce ne andiamo, tra le risa di tutti.
<< Leonard sarebbe fiero di te! >>. Eccola di nuovo quella santa impicciona di Alice, fare capolino dalla porta.
Vedo Bella guardarla curiosa, per poi farle l’occhiolino e seguirmi nel garage.
Ma chi cazzo è questo Leonard? Non bastava il pomposo? Che razza di calamita…penso, mentre la vedo salire al posto del passeggero.
Sento cadermi quasi la mascella. La sua bellezza è accecante. Come non giustificare il suo fascino che colpisce tutti? Accidenti!
<< Parti e non ti fermare. Perché io non ho più dubbi, e sono stufa di aspettare >>.
Le chiavi mi cascano di mano.
Cosa cavolo vuole dire adesso?
Nella mente non può fare a meno di passarmi un porno assolutamente illegale di noi due avvinghiati, in un comodo letto.
<< Edward…tutto bene? >>.
Assentisco poco convinto, mentre recupero le chiavi e metto in moto.
<< Non voglio più rimandare, Mai più. Voglio chiarire tutto. Su me, su te e sul noi >>.
Il suo sguardo mi ricopre come una coperta.
Cerco di non distrarmi troppo alla guida.
<< Lo voglio anche io >> dico sicuro di me.
Però, che peccato…e io che pensavo così fiducioso sulla stessa linea di pensieri di Emmett!

 
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