| Salve a tutti!!!! è parecchio che non vengo più su questo forum...purtroppo la mia attenzione si è rivolta ad altro...ma è stato il primissimo forum in cui mi sn iscritta e a cui ho fatto conoscere quello che scrivevo!! Come questa storia ad esempio..dedicata a Renesmee...tanti mi hanno chiesto il seguito e io ho sempre detto che non ero sicura se mai l'avrei scritto un po' perchè ero troppo occupata con altro e un po' perchè non ero molto ispirata! Ma ho una bella notizia...come ha anticipato francy93 sopra...il seguito ESISTE!! Ho cominciato a scriverlo su EFP un forum dove puoi postare le storie e sempre questa cara ragazza mi ha consigliato di metterlo anche qui, visto che ci tenete molto a leggerlo (e vin ringrazio immensamente) bè, ho deciso di farlo! Spero vi faccia piacere! Non chiedetemi di essere regolare nel postare i capitoli perchè anche se sono praticamente scritti quasi tutti non sempre vengo su questo forum ma cercherò cmq di farveli avere tutti piano piano...promesso!!!! Ora, devo assolutamente ringraziare Francy93 per il supporto e il consiglio e poi vi lascio alla lettura del primo e secondo capitolo di "Io Renesmee Cullen - Homecoming - Sequel"
Primo Un anno. Un anno è tanto eppure per noi creature così rare, il tempo non vuol dire assolutamente nulla. Anche se, nell’ultimo periodo mi è sembrata l’unica cosa sicura nella mia vita. Gli esami per il diploma si sono avvicinati in un lampo e in un lampo mi sono ritrovata a leggere, studiare, prendere appunti, ancora studiare e…studiare! Ne ho fin sopra i capelli. A scuola, tutti non fanno altro che parlare di questi esami e di quanto siano preoccupati. Devo ammetterlo, ho una paura folle di questi esami. Non che non sappia le cose, quello non mi preoccupa, sono più in ansia per quello che rappresentano gli esami. In realtà io non dovrei essere già a questo punto della storia. Dovrei raccontarvi qualcos’altro, qualcosa che è avvenuto sei mesi dopo l’incontro con i genitori di Jayson e Violet e la partenza di Jake. Qualcosa che mi ha scombussolato la vita, di nuovo. Qualcosa che mi ha portato ad affrontare gli esami anche se mi manca in realtà ancora un anno di scuola. E quindi, come tutte le storie che si rispettino, è giusto partire dal principio.
Era una fredda sera di dicembre. Ero seduta alla mia scrivania e stavo, come ogni sera, scrivendo una lettera a Jake. Una lettera che non avrei mai spedito (anche perché non sapevo dove Jacob si trovasse) ma che, scriverla, mi avrebbe aiutato ad affrontare meglio la sua al lontananza. Jayson sapeva quanto soffrissi di questa faccenda. Non facevo altro che parlargliene. Il mio miglior amico di qua, il mio miglior amico di là, la sua partenza, la colpa che mi sentivo addosso, il male che gli avevo fatto… Non era facile affrontare tutto questo. Vivere ogni giorno con questi pensieri e questi pesi addosso. Jayson era sempre molto paziente. Mi ascoltava, mi consolava e continuava ad amarmi. Ma forse anche per lui, era diventato troppo e per la prima volta discutemmo. Non l’avevamo mai fatto prima. Fu orribile. E la cosa che più mi irritava era che lui era rimasto pacato, con i nervi saldi mentre mi diceva di smetterla di preoccuparmi di Jake e di riprendermi la mia vita, mentre io ero accaldata e irritata. Gli rispondevo che era più forte di me e che per quanto non lo volessi io e Jacob eravamo legati. Mi lasciò da sola in camera tra le lacrime. Non l’aveva mai fatto prima. Lui di solito era quello che mi asciugava le lacrime o che mi consolava, quella volta non lo fece perché la causa del mio malessere era proprio lui. Appena mi lasciò da sola, avrei voluto rincorrerlo e chiedergli perdono ma non lo feci. Rimasi accasciata per terra mentre mia madre entrava in camera e cercava di consolarmi. Appena mi fui calmata mi sedetti alla scrivania e cominciai a scrivere una lettera a Jacob. Promisi a me stessa che sarebbe stata l’ultima. Avrei messo un punto a tutta quella faccenda. Mentre la richiudevo per bene e la sistemavo in mezzo alle altre che tenevo nel mio cassetto, sentii i miei genitori parlottare in salotto. Non aspettavamo nessuno. Sperai che fosse Jayson, forse era tornato indietro per fare pace con me. Corsi, letteralmente, in salotto ma non fu Jayson quello che vidi. Due strane figure erano sedute sul divano. Una era una donna molto bella dall’aria gentile e l’altra era un ragazzo, sembrava giovane, con sguardo profondo e molto carino. Non sapevo chi fossero anche se, per qualche strano motivo, mi sembravano famigliari. “Oh, Resm! Eccoti qui” disse mia madre venendomi incontro. “Sono venuti a trovarci Nahuel e Huilen, te li ricordi? Tanti anni fa è stato grazie a loro se i Volturi non ci hanno fatto guerra” mi spiegò mia madre mentre mi spingeva verso il divano. Più o meno quella storia me la ricordavo. Ero ancora piccola ma mi raccontarono che Nahuel era come me, un mezzo vampiro e che quel giorno le cose andarono per il verso giusto grazie alla sua testimonianza. I Volturi capirono che non ero pericolosa, che alla fine, ero quasi uguale a loro. “Emm…più o meno” risposi mentre il ragazzo mi fissava. Si alzarono insieme dal divano e la donna mi sorrise. “È un piacere rivederti Renesmee, sei davvero cresciuta e sei molto bella” mi disse cordiale. “Grazie” risposi imbarazzata. “Ciao” mi disse il ragazzo. “Confermo le parole di mia zia, ti ho visto quend’eri ancora molto piccola. Immagino che hai già superato la maturità” “Credo di sì” risposi confusa dallo sguardo di quel ragazzo che non mi toglieva gli occhi di dosso. Sorrise. “Resteranno con noi per un po’, non abbiamo mai avuto occasione di conoscerci realmente” intervenne mio padre. “D’accordo, ma ora se volete scusarmi…ho parecchio da studiare” dissi salutando e dileguandomi da quella situazione scomoda. Prima di sparire sentii mia madre scusarsi per la mia freddezza e gli disse che stavo poco bene. Bè, in realtà era vero, la discussione avuta con Jayson mi aveva fatto venire la nausea. Quella sera andai a dormire presto. Mamma mi portò la cena in camera, io mi scusai con gli ospiti per non essere rimasta ma davvero lo studio mi stava uccidendo. Dissero di non preoccuparsi. Erano davvero gentili. Sentii parecchie volte mamma ridere e anche papà, probabilmente erano anche dei tipi simpatici. Prima di andare a letto ero intenzionata a far visita a Jayson. Non mi aveva chiamata e non era neppure venuto per fare pace. Che se la fosse presa? Che non volesse più vedermi? Che mi avesse lasciata? Il panico si impadronì di me quando sentii bussare alla porta della mia camera. Ancora scombussolata andai ad aprire. Mi ritrovai davanti Nahuel. “Scusa il disturbo ma…tua madre mi ha chiesto di chiedere a te per avere delle coperte” “Dormi anche tu?” gli chiesi di getto. “Già” rispose semplicemente. Aveva un bel timbro di voce: caldo e tranquillo. Mi ricordava vagamente quello di Jayson. “Vieni, te le do subito” dissi facendogli segno di entrare. Mentre prendevo delle coperte pulite dal mio baule vidi che si guardava attorno curioso. “Eccole” dissi andandogli davanti. “Grazie” disse prendendole dalle mie mani. Mi fissò per qualche istante. Mi sentii andare a fuoco il viso. Strano, non mi era mai successo prima. “Hai…bisogno di altro?” gli chiesi. “No, no…grazie. Andranno benissimo” disse sorridente. Ricambiai con meno entusiasmo. “Buona notte” aggiunse prima di andarsene. Rimasi a fissare la porta chiusa come un ebete e poi quando mi risvegliai dai miei sogni andai subito a letto. Volevo dimenticare quella giornata.
Secondo La mattina seguente mi alzai molto presto, dovevo ancora finire di ripassare alcune cose. Non vedevo l’ora di andare a scuola per poter vedere Jayson. Avrebbe dovuto per forza parlarmi. Dovevo scusarmi con lui. Verso le sette e mezzo andai in bagno per farmi una doccia. Mi lavai con l’acqua bollente. Mi avvolsi un asciugamano attorno al corpo e mi guardai allo specchio. Portavo ancora i capelli molto lunghi, mossi e rossi. Avevo grandi occhi verdi e pelle chiara. Questo sarebbe sempre stato il viso che avrei visto per l’eternità. Non sarei mai cambiata. Era così strano e così…bello! Sorrisi a quel pensiero, ero davvero fortunata e aprii la porta del bagno per uscire quando andai a sbattere contro qualcosa. Caddi in avanti e mi ritrovai sopra a…Nahuel! Ma che diavolo ci faceva lì? Lo fissai negli occhi, con il suo viso a pochi centimetri dal mio. E lui faceva lo stesso. “Non vorrei disturbarti, ma mi stai bagnando” disse tranquillo. Solo in quel momento mi accorsi che i miei capelli gocciolanti gli stavano bagnando la maglia e che ero praticamente sdraiata sopra di lui. OH-MIO-DIO! “Scusa…scusami…io sono…inciampata” dissi. Mi diede una mano ed entrambi ci alzammo. Se qualcuno mi avesse passato una pala in quel momento, per sotterrarmi, l’avrei fatto senza esitare. “Scusa” ripetei imbarazzata. “Tranquilla, può capitare. Stavo per bussare alla porta e…” si fermò guardando la porta del bagno e poi quando il suo sguardo cadde su di me si mise a ridere. “Sarà meglio che vada” gli dissi sorpassandolo e chiudendomi in camera. La giornata era iniziata alla perfezione. Non rividi più Nahuel per fortuna e così il mio arrivo a scuola fu più tranquillo fino a che non lo vidi. Jayson era appoggiato alla sua auto con le mani in tasca e la testa bassa. Splendido, come sempre, ma triste. Triste per colpa mia. Gli andai vicino lentamente mentre gli altri studenti si preparavano ad entrare alle loro rispettive classi. “Ciao” lo saluti senza voce. Alzò la testa e mi trafisse con sguardo. “Ciao” disse semplicemente. “D’accordo, mi dispiace Jayson, mi dispiace da morire” dissi con più voce, quasi implorandolo. Mi guardò senza batter ciglio. Poi si staccò dall’auto, tirò fuori le mani dalle tasche e mi sfiorò una guancia con le dita, mi sentii bene all’istante. Chiusi gli occhi e lo sentii avvicinarsi di più. Credevo mi avrebbe baciata e le cose si sarebbero sistemate, ero già pronta a morire sulla sua bocca quando mi sussurrò qualcosa all’orecchio. “Ti amo, ma detesto il solo pensiero di doverti dividere con qualcuno, soprattutto se questo qualcuno è Jacob” Mi aggrappai alla sua camicia, non facendolo allontanare. “Non mi devi dividere con nessuno” gli dissi sicura. “A quanto pare non è così. Il pensiero di Jacob è ancora forte in te e io non posso passare intere giornate a sentire che ti lamenti di lui o che parli di lui…io…non ce la faccio. Gli hai scritto un centinaio di lettere Resm, un centinaio” ripetè allibito. “Lettere che non spedirai mai” aggiunse allontanandosi e guardandomi in viso. A stento trattenevo le lacrime. “Quindi?” gli chiesi. “Forse” disse guardando oltre le mie. “è meglio se ci prendiamo una pausa” La terra sotto ai miei piedi crollò. “Una…pausa?” forse non lo dissi nemmeno ad alta voce, in quel momento non me ne rendevo conto. “Sì” disse semplicemente. “Mi stai lasciando?” chiesi in un sussurro. Mi guardò di scatto. “No, non ti sto lasciando…sto solo dicendo che forse è meglio se per un po’ limitiamo la nostra vicinanza, ho bisogno di capire alcune cose” Ero davvero senza parole. Jayson non poteva chiedermi una cosa del genere. Non era possibile. “Se è quello che vuoi…” Scosse velocemente la testa. “Non è quello che voglio ma è quello di cui ho bisogno ora” Lentamente lasciai la presa dalla sua camicia, sentendomi come in una bolla, talmente leggera che se qualcuno mi avesse punto sarei potuta scoppiare. Annuii anche se il mio cervello mi diceva di non farlo, di oppormi con tutte le mie forze a quell’assurda idea. Lo sentii sospirare e prima di lasciarmi mi baciò il capo, delicato. La giornata continuò in una sorta di limbo. Non sapevo bene come mi sentivo e ogni volta che vedevo Jayson anche per caso, il mio cuore si fermava e mi sentivo malissimo. Non c’era nemmeno Hope a tenermi compagnia quel giorno, era andata a trovare sua nonna nel Maine. Feci fatica a seguire le lezioni e non vedevo l’ora di tornare a casa. Ancora non potevo capacitarmi di quello che aveva deciso Jayson. Come si fa a dire alla persona che ami di limitare la vicinanza e di prendersi una pausa? Era assurdo solo pensarci. Quando tornai a casa non raccontai nulla a mia madre, non volevo farla preoccupare. Quando la vidi la trovai in salotto con Huilen a parlottare. Papà era uscito con Nahuel, l’aveva portato dai nonni. Mi chiusi in camera e mi sdraiai sul letto a fissare il soffitto. Non so per quanto rimasi così, forse un’ora, forse due. Era come se il mio cervello si rifiutasse di pensare, di ragionare, di trovare risposte. Volevo solo rivedere e riavere Jayson, non m’importava di nient’altro. Sentii mio padre ritornare a casa con Nahuel ed io ero ancora sdraiata sul letto. Mi alzai a fatica. Mi tirai indietro i capelli e respirai profondamente. Avrei dovuto fare i compiti e studiare ma non ne avevo voglia. Sentii bussare alla porta. Mi sdraiai di nuovo sul letto e mi coprii la faccia con il cuscino. “Via” dissi esausta. “Renesmee?” era Nahuel. “Ho detto via!” esclamai tirandomi via il cuscino dalla faccia. Chiusi gli occhi quando sentii qualcuno sedersi in fondo al letto. Dopo qualche istante mi alzai a sedere. Era lui. “Quale parte di ‘ho detto via’ non capisci?” gli dissi un po’ bruscamente. Sorrise e abbassò lo sguardo per un attimo poi mi guardò di nuovo. “Tua madre vuole sapere che cosa vuoi per cena” “Non ho fame” dissi buttando la testa indietro. “Quindi…devo mangiare da solo?” “Vai a caccia con mio padre, non sei obbligato a mangiare il cibo umano” gli dissi distrattamente. Lo sentii sospirare e lo guardai. “Mi dispiace che sei triste…” disse. “Io non sono triste” lo interruppi indispettita. “Allora preoccupata” “Non sono nemmeno preoccupata” “Allora arrabbiata” “Non sono nemmeno…” mi fermai. “Sì, hai ragione, sono arrabbiata. Anzi, no, sono furiosa perché il mio ragazzo oggi mi ha quasi lasciata… ma tu che cosa ne puoi sapere? Nulla!” dissi tutto d’un fiato alzandomi a sedere definitamente. Ero sbottata, ecco. “Il tuo ragazzo ti ha quasi lasciata?” ripetè stranito. Annuii. “Non sapevo avessi un ragazzo…è umano?” Scossi la testa. “È come la mia famiglia” “È un vampiro?” Annuii e lo guardai. “Quanti siete qui a Forks?” chiese. “Oltre alla mia famiglia ci sono solo Jayson e le sue due sorelle: Violet e Keyra” “Jayson è il tuo ragazzo?” “Forse” dissi. “Forse non è una risposta” “Bè, forse è l’unica che ti posso dare in questo momento!” esclamai ancora bruscamente. “Perché ti ha quasi lasciata?” “È una lunga, lunghissima storia” dissi mettendomi le mani davanti al viso. Volevo scomparire. “Non puoi andargli a parlare e risolvere?” “No, non posso” dissi con il magone. Improvvisamente sentii le sue mani sopra i miei polsi. “Non dovresti reagire così” mi disse togliendomi le mani dal viso, lentamente. Lo lasciai fare. “Ah, no? E come dovrei reagire?” “Non ho idea, ma non così. Arrabbiarti o intristirti non serve a nulla, non ti fa riavere Jayson” Wow, ci sapeva fare il ragazzo. “Sei mai stato innamorato?” gli chiesi di getto. Sorrise. “No” rispose sincero. Annuii, allora non poteva capirmi. “Quindi, che cosa vuoi per cena? Tua madre sta aspettando una risposta” “Quello che vuoi tu per me va bene” dissi alzandomi dal letto. Nahuel fece lo stesso. “Comunque” disse prima che arrivassimo in cucina. “Mi dispiace per quello che è successo con il tuo ragazzo” Sorrisi debolmente. “Grazie” risposi semplicemente. Dispiaceva anche a me. Da morire.
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