Ragazze, oggi ecco a voi il sesto cap..mi racc continuate a seguirmi..kiss!!
6 Capitolo -
Nel pomeriggio tra una lezione e l'altra, stranamente, cercai di concentrarmi su quello che spiegavano i professori ma ogni tanto ritornavo a vagare su Jayson e Violet, bè, soprattutto su Jayson, ma è irrilevante.
La scuola finì in fretta e immediatamente uscii sotto la pioggia che quel giorno era forte. Non avevo l'ombrello, così corsi ( a passo d'uomo ) sotto il tetto della segreteria, sperando in un momento di calma per tornarmene a casa almeno non inzuppata.
" Cavoli, proprio ora!" esclamai già nervosa.
" Hai biosgno di un passaggio?". Mi girai per vedere chi aveva parlato e mi ritrovai alle spalle Iris.
" Oh...grazie" risposi sorridente.
Mi prese sotto il suo ombrello e ci dirigemmo verso una monovolume rossa. Sperai con tutte le mie forze di non beccare Natalie. Quando mi aveva chiesto lei il passaggio, avevo risposto di no, ora Iris aveva fatto la stessa cosa e avevo risposto di sì. La differenza? Non la sapevo nemmeno io, forse perchè odiavo la pioggia ( ereditato da mia madre ) o forse perchè semplicemente Iris m'ispirava fiducia.
Per fortuna non vidi Natalie e appena entrai in macchina mi feci piccola piccola dietro al sedile. Iris mi presentò sua madre. Una donna molto bella, con capelli neri e occhi dello stesso colore, vestita di tutto punto.
" Lei è Renesmee" mi presentò Iris. " È nuova nella scuola"
" Ciao!" mi salutò allegra la donna.
" Salve" risposi semplicemente.
" Dove abiti?" mi chiese Iris.
" Oh, mi potete lasciare davanti al negozio di alimentari, da lì arrivo a piedi, sono vicina". Bugia. Ma che cosa avrei potuto dirgli?
" Io abito vicino al bosco ma potete lasciarmi vicino al negozio di alimentari, tanto con la mia corsa fulminea arrivo in un attimo..."
E così fecero, mi lasciarono vicino al negozietto e per fortuna la pioggia cessò. Con la mia corsa, arrivai a casa in meno di due minuti.
Appena entrai, mia madre stava parlando con qualcuno in salotto. Seguii le voci e vidi Alice con Jasper seduti sul divano, poi notai delle tazzine di tè. Tazzine di tè? Capii all'istante: era venuto a trovarci anche il nonno. Non, Carlisle ma Charlie. Ancora non sapeva di mamma, di papà di Alice di me...insomma di tutta la famiglia. Mamma ha semrpe detto che per lui sarebbe un trauma, una cosa impossibile da capire.
"Nonno!" esclamai appena lo vidi.
" Oh, guardala qui la mia nipotina preferita"
" Ci credo, sono anche l'unica che hai!" esclamai. Charlie rise e mi venne ad abbracciare, ricambiai allegra. Era da parecchio che non lo vedevo e mi faceva sempre piacere stare in sua compagnia.
" Ciao Alice" salutai poco dopo. Mi fece l'occhiolino mentre mi sedevo sul divano.
" Mamma, papà, Jasper" salutai con un cenno di mano.
" Ciao Nessie" mi salutò allegro lo zio. Lo guardai male a quel nome, poi presi una tazzina di tè. Almeno io non dovevo far finta di bere. Con me era tutto molto più facile per il nonno. Non sospettava nulla.
" Com'è andata la scuola?" mi chiese mio padre.
" Solito" risposi vaga.
" Ma lo sai che diventi ogni giorno più bella?" si intromise il nonno.
" Non esagerare" dissi alzando gli occhi al cielo.
" No, no, è così...hai preso tutto da tua madre" disse sorridendole.
" E anche dal papà, anzi, forse di più da lui" precisò lei mentre mio padre la prendeva per mano. Rimasi qualche istante a fissare le loro dita intrecciate. Ogni tanto pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto esserci, quando mia madre era umana. Mi avevano raccontato parecchie cose, ma tra sentirle racontate e viverle, c'è una grande differenza.
Mi risvegliaia dai miei pensieri quando Alice mi chiese se avevo fatto nuove amicizie. Immediatamente pensai a Natalie e la scartai. Poi mi vennero in mente Iris e Hope.
" Sì" risposi allegra.
" E chi sono? Racconta, racconta" mi disse con la sua voce squillante.
" Sono due ragazze del secondo anno, mi pare...sono gentili" spiegai in breve.
" E come si chiamano?" mi chiese mia madre.
" Iris e Hope" risposi guardandola.
" Di cognome come fanno? Magari conosco i loro genitori" disse mio nonno.
" Ah, non lo so" risposi con una smorfia finendo il mio tè.
" Scusate, vi lascio. Ho delle cose da studiare e sono un po' stanca" dissi alzandomi dal divano. Mio nonno fece lo stesso venendomi a dare due baci sulla guancia.
" Stammi bene, tesoro. E vienimi a trovare qualche volta"
" Lo farò" dissi con un sorriso. Poi prima di entrare in camera sentii che avevano ricominciato a parlare. Rimasi in ascolto.
" Ma è sempre così distante?" chiese mio nonno.
" Distante?" ripetè mio padre.
" Sì, sulle sue. Le risposte bisogna tirargliele fuori con la pinza..." continuò.
" Ha ragione" disse Alice.
" È il suo carattere, non è mai stata molto espansiva" mi difese mia madre.
" Questo è vero" aggiunse mio padre.
" Bè, troverà prima o poi qualcuno con cui parlare" concluse mio nonno.
Andai in camera mia e a malincuore pensai che non avevano tutti i torti. Non ero una di quelle persone che parlano, parlano e parlano. Avevo bisogno dei miei silenzi. Certo, mi dispiaceva non far partecipare la mia famiglia alla mia vita ma, per me, era difficile condividere le cose con gli altri. Ma forse mio nonno aveva ragione, prima o poi con qualcuno mi sarei aperta...bisognava solo aspettare.
Passò circa una settimana da quando avevo scoperto di Violet e Jayson. Non ero ancora riuscita nè a parlare con loro e nè a parlare con i miei della loro esistenza. Mi sembrava che non sapessero nulla a questo proposito. Nessuna famiglia di vampiri si era trasferita a Forks. La cosa mi sembrava molto strana ma per tutta la settimana non ci pensai. Mi limitavo ad osservarli da lontano quando eravamo in mensa e a lezione facevo finta di nulla. Solo ogni tanto beccavo Jayson a fissarmi. Ma appena capiva che avevo capito, scuoteva la testa e ritornava nel mondo reale.
Nel frattempo con Iris e Hope si era instaurato un qualcosa. Avevo quasi paura a definirla amicizia. Diciamo che ci trovavamo bene insieme e che, a differenza di Natalie, loro non pensavano che non fossi capace di essere un'mica. Erano davvero simpatiche e spesso ridevamo per quasi tutta la pausa pranzo. Con loro mi sentivo leggera. Era come diventare parte di loro. La mia umanità usciva fuori completamente, quasi dimenticavo di averne un'altra mezza vampira.
Poi improvvisamente il mio mondo impazzì. Anzi, più che il mondo, impazzii io stessa. Jayson, quel Jayson mi rivolse la parola. Bè, tecnicamente l'aveva già fatto quella volta che ci eravamo scontrati, ma quel pomeriggio, fu diverso. Stesso inizio ma sostanza diversa.
Ero appena uscita dalla segreteria, Hope aveva biosgno di un permesso per uscire prima da scuola e le feci il favore di andarglielo a prendere. Lo piegai in due e lo misi dentro a un mio libro. Avevo abbassato lo sguardo solo per trenta secondi ma quando lo rialzai era troppo tardi. Ero andata a sbattere contro qualcuno, un'altra volta. Ma cos'era, una congiura contro di me?
I miei libri finiro per terra.
" Cavoli!" esclamai mettendomi in ginocchio per raccoglierli.
Una mano me li porse.
Alzai lo sguardo e lo vidi, naturalmente Jasyon. Mi sorrideva angelico e al tempo stesso divertito.
Presi i libri cercando di ricompormi.
" Tutto bene?" mi chiese tranquillo.
" Certo" sussurrai.
Avanti, aggungi qualcosa, non fare la figura dell'idiota...
" Scusa è che...sono sempre distratta" riuscii a dire guardandolo negli occhi.
" Tranquilla, sono io che sbuco sempre fuori quando non devo" disse ridendo. La sua risata mi colpì in pieno petto. Perfetta, cristallina e meravigliosa.
" Se mi dici dove stavi andando ti accompagno e ti porto anche i libri, per farmi perdonare"
Com'era dolce!
" Oh, stavo solo uscendo, devo aspettare la mia amica". Sorrise e in un baleno mi prese i libri dalle mani e cominciò a camminare in direzione dell'uscita. Per tutto il corridoio rimanemmo in silenzio. Con la coda dell'occhio vedevo che ogni tanto mi guardava. Io cercavo di non badarci e di tenere lo sguardo fisso davanti a me.
Appena uscimmo mi sedetti su una panchina. Sperai che Hope arrivasse in fretta. L'idea di dover sostenere una conversazione con lui mi faceva tremare.
Si sedette accanto a me riporgendomi i libri.
" Grazie" dissi con un mezzo sorriso.
" Di niente" rispose guardandomi negli occhi. Quasi mi fece perdere l'orientamento.
" Sono Jayson comunque" riprese subito dopo.
" Lo so sei con me a letteratura" precisai.
" Sì, è vero..la libertà è un diritto e un dovere. Ma può essere anche un inganno. Alcuni credono di essere liberi invece sono prigionieri di loro stessi e non esiste cosa più triste al mondo" disse sorridendo.
Lo guardai basita. Come faceva a ricordasi tutto quello che avevo detto?
" Mi è piaciuta molto" continuò tranquillo.
" Davvero?" non riuscii a dire altro.
" Certo, la libertà dovrebbe essere un dovere, invece molte volte non è nemmeno un diritto e sono d'accordo con te, è triste essere prigionieri di se stessi" mi disse serio. Ricambiai lo sguardo nello stesso modo. Sembrava che anche lui ci fosse passato. In effetti essere un vampiro in un mondo normale, era come essere dentro ad un'ingiusta prigione.
" Tu invece sei Renesmee, giusto?" disse ritornando ad essere allegro.
" Sì" risposi semplicemente.
" Hai uno strano nome"
" È l'insieme di due nomi. Renee ed Esme, le mie nonne" spiegai.
" Interessante" disse affillando lo sguardo.
Guarai davanti a me e cominciai a giocherellare con la zip della mia felpa, avanti e indietro come un' ansiolitica.
" Ti sto mettendo a disagio, vero?" mi chiese serio, con un velo di preoccupazione mentre fissava la mia zip.
Alzai di scatto gli occhi, incrociando il suo sguardo.
" No, no, per niente" balbettai ritirando le mani dalla zip e mettendomele in tasca.
" Scusa, lo so che faccio questo effetto, puoi dirmelo tranquillamente"
" Ti ripeto che non è così, davvero!" dissi cercando di essere convincente.
Sorrise e poi mi disse:
" La tua amica sta arrivando".
Guardai verso l'entrata e vidi Hope correre verso di me.
" Bè, graz.." mi girai da lui ma non c'era più. La panchina era vuota: che mi fossi immaginata tutto? Che in realtà non avessi parlato con lui? No, era impossibile. Il suono della sua voce era così chiaro nella mia testa, non poteva essere diversamente.
Hope arrivò con un grosso sorriso sul viso.
" Me l'hai preso il permesso?"
" Sì, tieni" dissi porgendoglielo.
" Grazie, sei un'amica. Andiamo?".
Fissai ancora per qualche istante il posto vuoto accanto a me.
" Stai bene?" mi chiese la mia amica stranita. La gaurdai senza battere ciglio.
" Certo! Andiamo" dissi alzandomi mentre mi prendeva a braccietto.
Non potevo credere di averlo avuto a pochi centimetri da me, eppure era successo...
Edited by Shiri - 21/7/2009, 10:04