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MOONLIGHT RAINBOW, Collana: A cena col Vampiro

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folgorata
TOPIC_ICON11  CAT_IMG Posted on 25/6/2009, 01:39







Non tutti possono capire il disagio di essere immortali, ma il problema non può essere che serio per una dal cuore tenero come Elisabeth Rochester.
Poteva mai restare indifferente Ethan ai tormenti di Elisabeth? Lui, la quintessenza stessa del vampiro? Irruente e sfrenatamente innamorato di quella disastrosa ex umana che lui venera come una dea? La risposta è ovviamente "no". Non poteva.
A volte però, la riconquista della felicità è affare complicato, sopratutto per chi, dalla Scozia, neppure sospetta che, oltre la Via Francigena, si annidino ancora esseri antichi e misteriosi...

Grafica di copertina Gothika85 (BRSS)

Il volto di Liz aveva perduto ogni compostezza; le labbra erano gonfie, le narici dilatate, e i seni… Ethan contrasse la mascella e si chinò verso di lei:
«La rassegnazione è cosa umana Liz è questo che tu non capisci… È possibile se sai che la tua vita avrà un termine… Non ha senso quando non c’è limite e il tuo dolore potrebbe durare in eterno… Lasciatelo dire da uno che ha duecento anni… Arriva un punto in cui bisogna puntare i piedi e ribellarsi al proprio destino…» la lingua si insinuò tra le labbra di Liz e lui entrò deciso.

Dato il successo di “Boreal Dawn”, su quella trama è nata una storia tutta originale, nella quale ogni riferimento ai personaggi di Meyer è eliminato e nella quale, dove qualche parallelismo sopravvivesse, sarebbe solamente casuale.

Avvertenze
La descrizione delle notti coniugali di Ethan e Liz va un poco pruriginosa. E alcune scene di violenza un po’ forti.
Raiting: arancione
Genere: Gothic Romance
Personaggi: nuovi personaggi





violet folgorata

moonlight rainbow



Collana "A cena con il vampiro"


image




(storia originale)



" Perché, …scommettere sull’amore…
non può essere questione di vita o di morte”




Indice
Cap. 1 p. 1 Il Sangue di Bella
Cap. 2 Piante Carnivore
Cap. 3 L’immortalità
Cap. 4 Umana troppo umana
Cap. 5 La pelle
Cap. 6 Pietre Preziose
Cap. 7 Bagliori
Cap. 8 La preda
Cap. 9 Visite
Cap. 10 La scelta
Cap. 11 Miracoli
Cap. 12 Segni buoni segni cattivi
Cap. 13 Non avere paura
Cap. 14 Il fantasma
Cap. 15 Un altro fantasma
Cap. 16 Il segreto della felicità
Cap. 17 Rane e farfalle
Cap. 18 L’eternità dura una vita
Cap. 19 I Guardiani della Via Francigena
Cap. 20 Rivelazioni
Cap. 21 Scegliere: ma come?
Cap. 22 I figli del Tempo
Cap. 23 Il solco di Equi
Cap. 24 L'incubo e la pietra
Cap. 18 Uno scudo fatto di dolore
Cap. 20 Cose dell'altro mondo.



Moonlight Rainbow



Lock Ness (Inverness)
11 Giugno 2006
A Somerset Blake*

Carissimo Somerset,
la battaglia è appena terminata. Alla fin fine è l’antico incubo di Lenith ad aver generato tutto questo. In molti sono scomparsi per la sua ossessione.

Il mondo non dimenticherà presto, ne son certo, lo scontro di Loch Ness che, per la prima volta da millenni, ha visto Lenith sconfitta. Nei secoli a venire ancora e ancora se ne parlerà. ...Della scomposta follia di Lenith, della serena e fredda determinazione dei Rochester e della loro alleanza.
Ora Lenith e i Quirites sono rintanati nell’ipogeo romano a leccarsi le ferite ma sono certo che la battaglia finale è stata solamente rimandata. Come finirà? Tu mi chiedi un oracolo caldeo e io te lo concedo. Non è tuttavia nei moti perpetui dei pianeti e delle costellazioni che ho vaticinato ma sulla scorta di un’antica profezia. La medesima che redassero i miei avi nel momento in cui Lenith sottrasse loro l’antica supremazia, la medesima che Lenith teme e finirà col realizzare mercè la propria stessa paura.
La figlia di Zoroastro, la sposa vampiro dagli occhi pregni di Olio di Media, sottrarrà i vampiri al regno degli inferi e il suo sposo distruggerà il trono della regina.

In memoria del tuo creatore Cornelius,
ti riverisco Somerset degli Erranti

Cosmo dei Caldei



* Testo autografo del secolo XXI, redatto all’indomani dell’epica battaglia di Loch Ness tra esseri mitici e immortali: i vampiri Quirites e i vampiri del clan scozzese Rochester e alleati. L’esito ha sfavorito i primi ma nel testo si riportano le preoccupazioni di un essere sovrannaturale in ordine alla possibilità che gli sconfitti non si arrendano. Si menziona in particolare un’antica profezia, secondo la quale una donna mitologica con gli occhi color petrolio (la nominata "figlia di Zoroastro") avrebbe mutato in futuro la natura demoniaca dei vampiri e il suo sposo avrebbe distrutto definitivamente il regno della sconfitta Lenith (nome etrusco della antica Lilith mesopotamica). La profezia avrebbe origine dagli antichi Caldei, in epoca arcaica soppiantati al governo dei misteri proprio da Lenith (allora Lilith). Un erede degli antichi Caldei, autore della missiva, ricorda ora questa profezia degli avi e pronostica a Lenith che la battaglia finale le sarà fatale.



Capitolo 1
Littlemill (Higlands), un anno dopo: il sapore del sangue


Chissà se capitava anche ad altri… Chissà se altri potevano capire... Era come volere, a tutti i costi, una cosa che sembrava meravigliosa e irraggiungibile e poi, ottenutala finalmente, ...scoprire che quella cosa non fa per noi.
Era come se il desiderio più grande, una volta realizzato, fosse diventato un vestito stretto. Era come scoprire di non essere all’altezza dei propri sogni. Scoprire di essersi prefissi delle mete che davvero sono troppo alte, e non perché siano di per sé irraggiungibili, ma perché semplicemente non c’è abbastanza coraggio per viverle…
«Ecco!», il tallone batté forte sul suolo erboso poi, Elisabeth, con i suoi vent’anni apparenti, anzi di meno... con la sua pelle diafana e i suoi riccioli castani, si diresse decisa al maniero.
Osservandola, nessuno avrebbe potuto sospettare qualcosa di strano o inquietante.
Invece, lei per prima, non avrebbe esitato a definirsi esattamente a quel modo: “molto” anormale e “molto” inquietante. La passeggiata nella foresta non le aveva chiarito le idee, nè aveva contribuito a rasserenarla: solamente in quel punto il bosco si diradava un po’. Elisabeth si guardò intorno, la vegetazione non era mai parsa più scura. Abeti e pini come guardiani centenari. Come punte di lancia infilzate nel cielo, tutto intorno. Neppure il tramonto riusciva ad accendere colori vividi. Il sole e la luna se ne stavano lontani dalla Cairngorm Forest, dai suoi laghi, dai suoi fiumi, dai muschi verdi e… da quel maniero bianco dal tetto aguzzo… Circondato di conifere, con gli abitanti pallidi ed eterni come vampiri…
Un sospiro le uscì dal cuore immobile. Il fatto era …che il buio era dentro il petto. Era come se una parte dell’anima fosse divenuta nera… Ogni giorno, ne scivolava nelle tenebre un pezzo più grande. Ogni giorno gli ampi confini della foresta si stringevano attorno a Rochester Manor.
Elisabeth raggiunse il maniero. I passi la condussero fino all’imponente portale di castagno ma, prima di entrare, raccolse i pensieri ancora una volta.
Ethan! Se non fosse stato per il ciuffo dei capelli lisci e neri, per quegli occhi blu a lama di coltello… che diventavano viola quando la fissavano nei suoi, banalissimi, color petrolio... O ancora, …viola come quando le mani di Ethan le affondavano tra i riccioli castani… quando le attiravano il viso verso le labbra carnose. Ebbene, …se non fosse stato per quel modo unico di essere “Ethan”… Se non fosse stato così irreprensibile negli affetti… Così totale nell’amore… Ora lei non si sarebbe trovata ad essere in condizioni tanto strane e inquietanti. Il cuore si ridusse a un nocciolo di pietra.
La mano spinse sul battente. Il portone si schiuse sull’atrio deserto. Inutile chiamare Ethan, meglio lasciargli tempo per riflettere bene sul piano assurdo avvicinare di nuovo i peggiori nemici.
Una testa aristocratica e brizzolata, si affacciò in quell’istante sulla porta dello studio. Il professor Zachary Rochester, sorrideva sopra il pizzetto grigio: «È andato nel torrione a cercare un vecchio CD di Erik Kamen.» Poi, le sopracciglia ad ala di corvo si aggrottarono: «C’è il sangue per Christabel, entra.» Zachary le richiuse la porta alle spalle: «È il mio piccolo viaggio in Italia con Ethan che ti preoccupa?»
«Sì…» Liz trasalì. «È deciso allora?» Il pensiero della partenza imminente divenne improvvisamente concreto. Perché Ethan non capiva che il risultato sarebbe stato solamente altro dolore? Era così ostinato. D’altronde… A incatenarle l’anima non era stato il potere degli occhi viola ma, fin dall’inizio, quella ostinazione… lo spirito di sacrificio: la solitudine eterna di Ethan, il suo bisogno disperato di essere amato, la qualità profonda dell’amore che le dava. Ed era stato inevitabile amarlo fino al punto di non ritorno.
Tutti i Rochester avrebbero ammesso di condividere una condizione di vita del tutto particolare.
Zachary, Tristan, Pamela... E perfino Matthew... Tutti loro erano doppiamente speciali. L’unica era la piccola Christabel: lei no, per il momento era speciale in un modo del tutto diverso. A differenziarla era la malattia. La malattia per la quale era stata adottata da Pamela e Tristan e per via della quale, presto sarebbe diventata anche lei come tutti loro. “Ok, Come dirlo?” Era inutile tergiversare, doveva sforzarsi di ripeterlo a se stessa. Prima o poi Christabel sarebbe diventata un vampiro.
Vampiri… Questo erano tutti i Rochester anche se di una specie specialissima che si rifiutava di uccidere gli esseri umani. Vampiri. La parola riecheggiò nella mente e un’altra crepa serpeggiò sulla superficie del cuore di Elisabeth.
Si scosse, Zachary era ancora in attesa che lei parlasse. «Spero ancora che cambiate idea sul viaggio in Italia» disse con voce flebile.
«Un cataclisma mondiale ci vorrebbe» il suocero roteò gli occhi color whisky in modo eloquente.
Liz annuì. Zachary aveva ragione. Si morse un labbro. «Se almeno Pamela potesse restarne fuori...» obbiettò.
«Perché mai?» replicò Zachary fissandola con occhi profondi e massaggiandosi il pizzo brizzolato sul mento.
«Perché Pamela lo incoraggerà» rispose Liz ansimando.
Fingersi allegra e serena non sarebbe bastato a nascondere i tormenti. Chissà in che modo Ethan aveva intuito ciò che lei covava nell’anima? L’oculomanzia di Ethan non poteva nulla su di lei…
Tutto era accaduto a Loch Ness l’anno prima, cercando di comprendere che cosa avessero di tanto speciale gli occhi color petrolio di Elisabeth. Solo allora si era reso conto di quel miscuglio di giallo e marrone nelle iridi. Gli occhi degli altri erano tanto diversi da quelli della sua meravigliosa ragazza, erano più trasparenti. Negli occhi delle altre persone, a Loch Ness, Ethan, aveva scoperto di vedere delle immagini. E poi aveva riscontrato che quelle immagini corrispondevano a quelle che in quel momento passavano nelle menti. Insomma, aveva scoperto di essere un “oculomante” e che ciò era il suo dono oscuro: poter leggere gli occhi di tutti tranne quelli di Elisabeth.
Liz tirò mentalmente le conclusioni. Poteva essere stato Tristan, a rivelargli qualcosa con la sua abilità di saper interpretare i segni presenti nell’aria che preannunciavano cambiamenti… Tristan era un aeromante e poteva aver capito qualche cosa del turbamento e averlo rivelato a Ethan.
La voce di Zachary richiamò Elisabeth alla realtà.
«E perché rivelare a Pamela lo scopo del viaggio? – aveva ripreso a dire il suocero – Un piccolo viaggio mio e di Ethan per una volta da soli… Che c’è di strano?»
«Non vado neanche fino al distributore di benzina senza di lui…» Sorrise Elisabeth.
Effettivamente la prima area di servizio disponibile non era certo vicina. Rochester Manor albergava nel cuore della foresta di Littlemill, Higlands Scozzesi: la Moray Coast a Nord e la Cairngorm Forest a Sud.
«Pensi che Pamela non si chieda quale motivo possa essere così grave da indurre Ethan ad allontanarsi senza di me?»
«Magari Pamela a Kaway ha preso un colpo di sole.» Zachary sorrise ondeggiando un bicchiere di AB positivo. «È per il “complechissà” di Christabel» disse.
Il liquido rosso profumava in modo irresistibile. Liz rise. Christabel avrebbe fatto salti di gioia, andava molto orgogliosa dei suoi “complechissà”. Nessuno nell’orfanotrofio Rumeno aveva saputo indicare il giorno e il mese esatto della nascita della bambina.
«Ne convengo… – ammise Liz rassegnata – Vedersela con Pamela sarà inevitabile.»
Zachary corrugò la bella fronte fissando un punto lontano oltre la finestra. Il pomeriggio stava finendo e la vegetazione che circondava il maniero dei Rochester pareva più fitta. «Non posso semplicemente rispondere ad Ethan che non credo alla sua teoria… Ha combattuto e sofferto con coraggio per tutti noi… Ma capisco. Un po’ di tregua, per te, ci vorrebbe, immagino.»
«Non è di me che si tratta.»
Zachary la fissò con intensa dolcezza: «Il trauma non deve essere stato piccolo.»
«Ma sono felice» lo interruppe Liz nuovamente ansimando. Dove voleva andare a parare Zachary, con quei discorsi?
«Lasciami finire» chiese Zachary con gentilezza. «L’angoscia di Ethan forse, nasce anche dal tuo silenzio. Ci siamo passati tutti Liz. Le iridi bianche nello specchio, un volto pallido e freddo come la pietra…»
Liz tacque nascondendo un brivido. Zachary Rochester, biologo al Museo di Storia Naturale di Aberdeen, stava parlando con la precisione di uno scienziato.
La massa di riccioli scuri di Liz si scosse vigorosamente. Non voleva parlare di se stessa.
Zachary continuò: «…Lasciare i propri affetti… Non è facile da un giorno all’altro.»
«Sono passati quasi due anni…» un sorriso tentò, senza riuscirvi, di affacciarsi sulle labbra di Liz.
«…Il dolore della trasformazione e l’abbandono degli affetti: non sono cose facili da dimenticare.»
«Ma ho avuto la gioia del matrimonio…»
«E le relative responsabilità, Elisabeth. E l’istinto di uccidere soprattutto: doverci convivere …»
Liz si nascose dietro una nube di capelli ricci. Zachary non doveva ricordarle gli occhi ancora leggermente opalescenti. Una morsa le serrò la gola. Emise un bisbiglio a ultrasuoni udibile solamente a un vampiro: «Tempo… mi ci vuole.»
Zachary la aggirò per vederle il viso: «Lui legge lo sguardo di chiunque, tranne il tuo, e il tuo silenzio lo taglia completamente fuori. È escluso da chi più ama. E allora lui immagina e immagina… ciò che tu non gli dici. Ecco i fantasmi… I sensi di colpa.» Il patriarca riprese a rimescolare l’anticoagulante nel calice destinato alla sacca di Christabel. «Ethan ha bisogno di sentire la mia fiducia e non gliela posso negare.»
Le labbra di Liz si tesero.
«Tra persone che si amano il riserbo non dovrebbe esserci…» rincarò Zachary e sollevò il mento in uno sguardo dolce di rimprovero: «Hai mai pensato che Ethan abbia bisogno di sentirsi perdonato?»
«Certo che l’ho pensato. Ne sono sicura anzi…» osservò Liz quasi parlando a sé stessa. «Eppure io non ho nulla da perdonargli…» Ethan aveva fatto di tutto per evitare di trasformarla in vampiro. L’aveva licenziata perfino.
La mente di Elisabeth tornò all’ultimo tentativo disperato di Ethan di salvarle la vita.
Era accaduto alla Therisoft, l’azienda informatica dei Rochester. Liz a quei tempi vi lavorava da poco. Per quell’impiego lei e la madre Endora si erano trasferite a Forres da Gibilterra.
Zachary le allungò una carezza timida sulla massa riccioluta: «I sensi di colpa di Ethan riguardano anche altre cose. Essere un dannato non aiuta…» Zachary decise di riporre il sangue per Christabel nel piccolo frigobar dello studio: «Qualcuno di assolutamente sopra le parti, dovrebbe rassicurarlo e dirgli: “No, Ethan qualsiasi sia la tua forma di vita… No. Tu non sei malvagio…”. Non bastiamo forse né tu, né io…»
«Ha bisogno del perdono di Dio insomma…» disse Liz semplicemente.
Le belle labbra di Zachary si schiusero. Le palpebre sbatterono. «Un vampiro non lo direbbe mai a sé stesso…» disse con voce flebile. La osservò come se fosse appena atterrata da Marte. «Il concetto stesso di Dio è interdetto alla nostra natura.»
Un silenzio perfetto cadde nella stanza ormai velata dalle ombre del crepuscolo finché qualche istante dopo, giunse dall’atrio uno scampanellio seguito da passi inconfondibili sulla scala: Ethan stava scendendo.
La conversazione con Zachary non era approdata a nulla. Liz sorrise e scivolò via… Zachary ricambiò e le chiuse la porta alle spalle.

I volti di Pamela e Tristan sorridevano, indossavano enormi cappelli di paglia e occhiali da sole.
Fasciata in abito bianco mozzafiato, Pamela irruppe nell’atrio e veleggiò verso il centro della sala. Chiedeva campo libero e Liz arretrò un poco. Un mobile di casa sarebbe stato degnato di maggior attenzione.
Ebbe il tempo per fare mentalmente un obbiettivo confronto tra sé e la cognata.
Lo sguardo di Liz andò insoddisfatto alle proprie gambe agili ma dalle curve rotonde. Possibile che diventare ciò che era non fosse valso a renderla una creatura eterea? Ok, Ethan, dall’altro della sua perfezione, le assicurava di essere appetitosa e tenera come un pasticcino ma sembrava che le guance paffute non se ne volessero andare. …che il naso a patatina non ne volesse sapere di essere aristocratico come quello di Pamela, la creatura più elegante del pianeta che per massima disdetta era anche sua cognata.
La comparsa di Ethan interruppe il ragionamento. Il corpo atletico e gli occhi magnetici apparvero nell’atrio. Come sempre, per qualche istante la mente di Elisabeth si annebbiò.
Un battito d’ali e la regina della festa ne approfittò per abbarbicarsi al fratello del marito.
Ethan riservò a Pamela un buffetto e la oltrepassò in direzione di Tristan.
Il sensitivo di casa Rochester stava entrando stracarico di valige e pacchetti.
«Vedo che la vacanza alle Haway non è stata indolore» rise Ethan.
Pamela dietro di lui lo apostrofò ridendo: «Ehi Ethan, non penserai di cavartela così?»
Tristan sorridendo riversò tra le braccia di Ethan un misterioso grande pacco morbido: «Questo va di sopra.»
Pamela intanto protese la mano affusolata verso il torace di Liz: «Che pizzo delicato… Liz è… stupendo anche il colore» Gli occhi erano ipnotizzati dalla camicia blu orlata di valenciennes: «Non ho mai visto niente del genere…» Poi finalmente rivolse alla cognata un sorriso.
Gli ordini di Tristan avevano spedito Ethan al piano superiore. Liz si sedette sull’ampio Chesterfield. Raccolse le gambe sotto di sé.
Ciò che bolliva in pentola era ancora un mistero per Pamela probabilmente. …A meno che Tristan non l’avesse già informata. Non potevano esserci segreti impenetrabili per l’aeromante ma Tristan era cauto. Difficilmente avrebbe avuto l’avventatezza di parlare prematuramente.
Gli occhi Liz osservarono Pamela acutamente. Le grinze del viaggio sul lino dell’abito sembravano l’unico pensiero. Le idee folli di Ethan parevano lontane mille miglia dalla setosa testa color miele. Pamela doveva essere del tutto all’oscuro di cose come la “controtrasformazione”.
Una boule di cognac comparve tra le dita affusolate della sirena di casa Rochester. Era un vezzo dei bei tempi andati, per gingillarsi con il bicchiere. Le labbra non lo avrebbero neppure lambito. Il viaggio alle Haway? Sì, era stato bellissimo. Ovviamente… E l’ammiccamento felino era inequivocabile. Quanto si esaltasse Tristan, a contatto con la natura, del resto non era un mistero.
Liz si stiracchiò guardandosi intorno. Le avevano portato via il suo Ethan e ancora nessuno si vedeva all’orizzonte. Christabel era fuori con Matthew, non c’era nemmeno lei a salutare i genitori. Le peripezie Hawaiane erano ancora al centro del resoconto. Ma un solo orecchio di Liz prestava ascolto, come potevano aver fatto tutte quelle cose alle Haway! Era scettica: «E con la luce del sole come avete risolto? E le orde oceaniche di turisti?»
«Attenzione Liz! Il bello è questo! L’Isola di Kaway è il posto più piovoso del mondo… Sai quell’isola a nord delle Hawai… Le montagne vulcaniche sono piovosissime.» Pamela mollò sul tavolino il bicchiere: «Le foreste e le paludi di Alakai… Lo sono in special modo.»
«Niente casinò e abiti da sera?»
«Di notte… Oh ma certo cara… Ma Kaway è eccitante soprattutto di giorno. Soprattutto le caverne lungo la Napali Cost: laghetti d’acqua oceanica e cascate di acqua dolce e termale… Bagni lunghi e voluttuosi, nell’acqua salata, nell’acqua calda, e dolce, o nel vapore. Io e Tristan…»
«Vi siete rilassati, insomma» tagliò corto Liz.
«Avresti dovuto esserci assolutamente…»
«Mai e poi mai» rise Liz.
«Sciocca. – si accigliò Pamela –Nuvole di vapore emesse dalle acque termali…» Pamela fece una pausa misticheggiante: «…Ed enormi smaglianti arcobaleni sulla superficie dell’acqua blu dell’oceano quando un raggio di sole entrava nella grotta…»
Liz ascoltava rapita proprio malgrado.
«Colpiti dal sole nell’oscurità, Tristan ed io…» Sorpresa di non essere stata fermata Pamela continuò: «Avresti dovuto vederci. L’effetto luminoso si notava anche dall’esterno, ci scommetto!»
«Che bello» bisbigliò Liz.
«Il rumore delle barche l’abbiamo udito più di una volta. I turisti si avvicinavano… I lampi rossi della nostra pelle: una luminescenza moltiplicata dall’acqua… Giocavamo proprio in mezzo all’acqua viola… Completamente nudi…»
La bocca di Liz si era aperta e non accennava a richiudersi…
«Hai scioccato mia moglie, Pamela?» Apparso dal nulla. Ethan si avvicinò incuriosito.
A occhi sbarrati, Liz fissava un punto lontano e non si era minimamente accorta del suo arrivo. Il corpo rosso e brillante di Ethan, avvolto da una nuvola di vapore iridescente... L’imbarazzo iniziale sul volto Liz si era trasformato in estasi. Quattro anni prima, al torrente, la visione era stata se possibile ancora più potente. Ethan le si era rivelato alla luce del sole per la prima volta: il suo datore di lavoro, il ragazzo meraviglioso che la sfuggiva e che lei riteneva essere l’unico ragazzo al mondo, rifulgeva come un rubino nel segreto edenico della Cairngorm Forest.
«Liz, – Ethan la scosse delicatamente toccandole una spalla – Liz» ripetè.
Come se lo vedesse per la prima volta, Liz si voltò e gli sorrise.
«Che intensità nello sguardo! A chi o a che cosa devo rendere merito?»
Liz gli passò un braccio attorno alle ginocchia e vi appoggiò il capo: «Pensavo… Proprio un bel viaggio quello di Pamela e Tristan.» Gli occhi di Liz si socchiusero.
«Non credo alle mie orecchie! La mia dolce Liz ha espresso un desiderio?» Il sorriso felice di Ethan sembrava autentico.
«Oh bene, si prospetta un’altra partenza» constatò Pamela. E sogghignò: «Qualcosa di grave dev’essere capitato in nostra assenza. Niente questioni di vita o di morte?» Pamela spiò il rapido scambio di sguardi tra Ethan e Liz: «Una vera vacanza al solo scopo di godertela può mai interessarti Ethan?»
Qualcosa di molto pesante si posizionò sullo stomaco di Liz. I progetti di Ethan riguardo ai Quirites ritornavano al centro della scena. Liz si irrigidì e sulla spalla, la mano di Ethan si strinse a pugno. Gli occhi divennero due lame carminio e la bocca si fece impercettibilmente tirata.
Pamela oscillò lo sguardo dal volto dell’una e dell’altro e poi gracidò: «Che cosa ho detto di male ora?»
La reazione di Ethan non si fece attendere. Contrasse la mascella e scattò verso l’atrio dove scomparve diretto all’esterno.
Liz lo seguì.
La corsa di Ethan si fermò poco distante nel prato. Le braccia tese appoggiate a un grosso tronco. La testa bassa.
Elisabeth si fermò un istante a guardarlo. Il corpo perfetto, i muscoli contratti sotto la camicia… gli scivolò lentamente a fianco.
Un braccio di Ethan si staccò dall’albero e si protese all’indietro. Le dita tiepide le strinsero forte la mano in un tremito.
Gli occhi di Liz cercarono i lineamenti bianchi e scolpiti. Tanto familiari eppure tanto misteriosi… Come poteva quel cielo livido riflettersi tanto perfettamente in un incarnato? Fino a confondercisi!
Il viso bianco, attraversato dalle labbra carnose, le si voltò dolcemente.
«Non vuoi che ti racconti che sapore aveva il tuo sangue?» la voce vibrò come un soffio caldo.
«Non so…» esitò Liz. «…di ferro» rispose piano distogliendo lo sguardo. Gli occhi vagarono incerti e un’ombra le passò sulla fronte.
Le labbra di predatore sfiorarono quelle di Liz. Gli occhi socchiusi erano ora due lame viola: «Non vuoi saperlo?» La voce di Ethan si spezzò e la mente volò al passato. Assaggiare il suo sangue era stato come… sentire fluire… Quel miele caldo tornò a scendere nella gola, ora come allora. Era stato travolgente, inebriante… L’energia diffusa ad ogni estremità del corpo… Ed era lei Liz, l’essenza stessa della vita... Le fiamme lo divorarono ancora una volta.
Liz scosse il capo. Gli occhi tristi di Ethan erano ora grandi e viola come il crepuscolo. Strinse i pugni. Non voleva vederlo così. Gli scostò il ciuffo nero dalla fronte e sorrise: «Non ti tormentare…»
«La seconda volta che ho assaggiato il tuo sangue…» l’espressione di Ethan si ammorbidì. «È stato poco dopo le nozze, quando …non ho resistito.» Ethan tornò con la mente al tepore del corpo tornito e ancora quasi infantile… che gli scivolava tra le braccia per la prima volta… Le emozioni della unione con Liz erano state le più intense dell’intera non vita.
Le accarezzò dolcemente la massa di riccioli castani. Lei gli aveva dato ogni cosa. Un’onda di gratitudine lo pervase. Prima il sangue, poi il corpo… Mentre il dono riservato a lei era stato la morte. Una morsa gli serrò lo stomaco...
Un senso di ribellione formicolò nel corpo di Liz al ritorno dei vecchi fantasmi. Ancora quella notte! I denti si strinsero con forza, lo sguardo volò al cielo, il vento della foresta portava l’odore del mare. «Fa sempre piacere sapere di essere… “buoni”» bisbigliò.
«Sei veramente buona. Liz….» la voce di Ethan risuonò lugubre. Alla fine non ce l’aveva fatta a salvarla. Un tremito alle mani: «Come si può … amare qualcuno che vuole ucciderti?» mormorò Ethan.
Liz si massaggiò la fronte. Aveva sempre evitato quella domanda con se stessa. Il grido di un’aquila echeggiò nella foschia della sera, un brivido si arrampicò tra le scapole. I sensi di colpa di Ethan avrebbero preso presto il sopravvento.
«Non sai quanto avrei voluto morderti…» disse Ethan nascondendole lo sguardo.
Liz strinse i pugni: «Tu non hai mai ceduto, Ethan. Ho scelto io di morire.»
«Tesoro mio…» un profondo sospiro emerse dal petto del suo sposo.
Ethan si impose di essere razionale. Sarebbe stato meraviglioso poter credere a quelle proteste di Elisabeth, sarebbe stato meraviglioso se Liz fosse stata autenticamente felice. E invece tutto quel dolore, le notti sempre più frequenti in cui Liz cadeva in trance… Ethan allargò un braccio e la strinse al fianco.
Gli occhi di Liz si appuntarono nel rigoglio oscuro della foresta di giugno. L’aquila distese le grandi ali e riprese il volo.
Lentamente lei e Ethan scivolarono sulla destra… verso il bianco maniero dei Rochester che si trovava a non più di cinquanta yarde.
Liz chiuse gli occhi per un istante raccogliendo le energie. Il clan era al gran completo per quella ricorrenza… Ethan non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione. Era passato un anno esatto dalla vittoria di Loch Ness contro i Quirites. Erano tredici anni esatti dall’arrivo di Christabel.
Elisabeth cercò di rassegnarsi. Ethan avrebbe parlato… una ruga profonda comparve al centro della fronte. Ogni tranquillità se ne sarebbe andata. Chiuse gli occhi e strinse i pugni. «Ethan?» supplicò Liz.
Lui sollevò il viso. Gli occhi erano addolorati.
«Non pensi che dovremmo evitarlo?» una nota d’angoscia vibrò nella voce.
«Voglio sapere la verità… Te l’ho già spiegato» rispose Ethan a denti stretti.
Liz si irrigidì. Non c’era modo di farlo ragionare.
Lui contrasse la mascella come quando doveva rifiutarle qualche cosa: «Ci deve essere una speranza… ne sono sicuro. Almeno per chi è innocente come te.»
«Non più di te» rispose Liz con rabbia.
Ma Ethan la bloccò subito: «Non hai ucciso né mai lo farai, hai sfidato la morte per me e per tutti noi...»
Il viso canoviano di Liz assunse l’espressione ostinata, tipica della ragazzina normale che era stata. Perché lui non capiva? «Ritornare umana. Io sola?» Le labbra di Liz tremarono per frenare il pianto senza lacrime. Una trasformazione, un matrimonio… tutto inutile? «Abbracciarti per un attimo e poi scappare? – singhiozzò sotto una nube di riccioli – E la paura dei tuoi denti affilati o di un fiotto di veleno?»
L’abbraccio di Ethan la interruppe. Forte come l’acciaio, come a volerla fondere con il proprio corpo. La stretta si prolungò. «I miei denti affilati, la bocca piena di veleno…» Nel petto vibrò la voce più profonda che Liz gli avesse mai udito: «…Non avevi mai detto che ti facessero paura.»
Le mani di Liz si allacciarono dietro la schiena di Ethan. Avrebbe potuto restare così per secoli… Lui riusciva sempre a piegarla con l’amore…
Ma la voce di Ethan risuonò di nuovo con durezza: «Devo sapere se possiamo tornare umani. E i Quirites possono rispondermi…»
La rabbia e la paura di Liz si fusero in un sibilo: «Ti uccideranno se solo ti avvicinerai.» Si svincolò bruscamente dall’abbraccio. Che odio quell’ostinazione. «E poi perché?» sbottò. «Perché questa salvezza non dovrebbe essere anche per te?»
Accostò le mani ai lati del viso di Ethan e scrutò gli occhi color pervinca in profondità.

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IL PROSSIMO CAPITOLO: 2-PIANTE CARNIVORE E' IN FONDO A QUESTA PAGINA

Edited by folgorata - 18/11/2009, 14:15
 
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gothika85
CAT_IMG Posted on 25/6/2009, 02:40




posso piangere? io lo faccio!
posso ammazzare ethan? così solo per sfizio.. UU
ma è idiota? cioè lui si è sempre tirato indietro, era lui che faceva di tutto per evitare i contatti se liz tornasse umana la storia che li ha portati qui si ripeterebbe di nuovo daccapo! solo lui non se ne rende conto TESTONE!!!

ottimo lavoro di ricostruzione ;)
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 25/6/2009, 07:17




Benvenuta Moonlight Rainbow!!!

@folgorata
Cliccando su Others il titolo della tua storia esce tutto strano con una scrittaccia...controlla
 
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gothika85
CAT_IMG Posted on 25/6/2009, 11:17




questo è perchè non è mod nè admin,
@folgo chiedi alle mod di modificare il colore del titolo;)
 
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folgorata
CAT_IMG Posted on 25/6/2009, 12:39




@ Bloody Gothic

Non mi convince il titolo sulla copertina. E meglio secondo te se lo lascio normale non stiracchiato in altezza?
 
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gothika85
CAT_IMG Posted on 25/6/2009, 13:05




a me piace così, in modo che si discosta di pochissimo dalle altre scritte xD

 
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folgorata
CAT_IMG Posted on 25/6/2009, 14:47




@ Bloody Gothic
Grazie:-)

Per parlare dei temi non attinenti alla qui presente FF venite alla
BACHECA DELLA BLOODY ROSES SECRET SOCIETY

 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 25/6/2009, 19:50




Sto leggendo ma scrivo le cose un po' per volta se nome le scordo.
Pamela mi sembrava un po' meno stronza

Solare, aperta propensa allo scherzo, non dovrebbe essere difficile fare conversazione con lei neanche all'inizio

Ora sarai sicuramente delusam ma pur passando il setaccio quello fino, a parte la stronzaggine di Pam, non ho trovato nulla da correggere...sono preoccupata
 
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folgorata
CAT_IMG Posted on 25/6/2009, 23:13





Capitolo 2
Piante carnivore




Ethan contrasse la mascella e si avviò verso il portico.
Elisabeth rimase sola nella notte e lo osservò ritornare al maniero.
Lui dava l’impressione di essere pronto a esplodere. Le dita cercarono la corteccia di un enorme tronco di abete dietro la schiena. Si appoggiò. Festoni di muschio penzolavano tutto intorno a separare casa Rochester dalla foresta.
Cercò di fare il punto della situazione.
La cattiveria dissimulata di Lenith era, ancora una volta, la causa. Non si era dissolta con la battaglia di Loch Ness e il pensiero restava. Perché a tutti costi i Quirites volevano assimilare o distruggere la famiglia Rochester… Perché?
Elisabeth cercò di rammentare le parole di Ethan.
Nei mesi, lui aveva continuato a ripetere: «Perchè quella profezia fasulla… perché quella determinazione a impedirci di vivere a modo nostro?»
E ancora: «Sei vampiri, in una piccola cittadina nella foresta, come possono suscitare tanta aggressività?»
Oppure: «Ti rendi conto? È il clan più antico e potente della nostra specie!»
L’ossessione di Ethan per il segreto dei Quirites era stata generata anche da un’intuizione. Lui questo, a lei l’aveva confessato. Senza dire che cosa tuttavia.
Una sensazione di panico si riverberò in tutto il corpo. Nella mente di Lenith era passato qualche cosa che lui aveva percepito. Qualche cosa che lui si era rifiutato di rivelarle.
Elisabeth si scosse e tornò al presente: dall’interno del maniero si levava una musica.
La mente fu penetrata lentamente dalla vibrazione delle note. La melodia cavalcava la brezza.
Decise di rientrare.
Il cuore di pietra era ancora troppo pesante ma i piedi la portarono comunque fino all’interno del maniero.
Nel salone delle feste vide solo Ethan, in piedi, accanto allo stereo: ruotava la manopola per abbassare il volume. L’altra mano smise di ondeggiare diafana nell’aria.
«Una vita normale? Non ti piacerebbe?» mormorò Ethan senza voltarsi.
Gli occhi di Liz gli accarezzarono i lucenti capelli neri, il profilo candido delle mani nervose. E interrogò se stessa. L’amore di Ethan, la grande felicità di stare finalmente con lui… Perché non le poteva bastare? Un futuro da persone normali oltre che impossibile era davvero così tanto desiderabile per lei? Smise di fare finta di respirare.
Lo sguardo vagò lontano.
Decorazioni brillavano in ogni angolo. Campanelli di cristallo erano appesi all’archinvolto di ognuna delle grandi finestre. Tintinnavano al vento.
C’erano raffiche impetuose. Il temporale si avvicinava e la sera era incupita da grandi nuvole nere. Si ammassavano veloci tra le punte degli alberi sopra le loro teste.
Una scossa elettrica la avvertì che i muscoli di Ethan erano entrati in tensione.
Proprio in quel momento. Si udì il passo irregolare di Tristan.
Capelli biondi sparati in ogni direzione, incorniciavano il viso magro eccitato. Tra le braccia teneva il grande involto portato da Kaway.
«Ecco qua, – disse Tristan e commentò – Christabel è in giro con Matthew ovviamente» e depositò il fardello.
Nel giro di qualche minuto anche gli altri membri della famiglia raggiunsero il salone. A un cenno, da ogni angolo, si avvicinarono e ognuno saettò fino al proprio posto sui divani.
Tristan aprì il pacco.
Un ammasso verde fu tutto ciò che Liz vide quando la carta si schiuse. «Ghirlande hawaiane! …Le dovete indossare proprio tutti, queste…» annunciò Tristan…
«Noo» si ribellò Ethan.
«Sono ghirlande molto speciali. Non discutere fratello…» intimò Tristan. E continuò:
«E questa con i fiori rossi è quella di Pamela… Sotto il prossimo! Ma quando torna Christabel?».
Liz si premurò di rassicurarlo: «Lei e Matthew sono alle prese con una renna… Sai com’è Christabel con gli animali… Ha appena chiamato…» spiegò.
Un sibilo risuonò nettamente, Pamela non era molto d’accordo con quelle escursioni di Christabel.
Elisabeth immaginò punto per punto le riflessioni della cognata.
Era innaturale che la ragazzina passasse tanto tempo con un vampiro. Tanto più innaturale in considerazione del fatto che Christabel sfruttava il dono di Matthew di trasformarsi in animale. per avvicinarsi agli animali e accarezzarli invece di ucciderli.
Elisabeth si scosse e non potè che convenire con se stessa che Pamela non aveva tutti torti. Lui invece gli animali, li uccideva per abbeverarsi del loro sangue!
Quale dovesse essere la conclusione di quelle riflessioni nei pensieri di Pamela, per Liz non era un mistero. Per Pamela Rochester l’indole di Christabel andava scoraggiata. Come avrebbe fatto Christabel un giorno, a uccidere animali per berne il sangue?
La voce di Tristan riportò Elisabeth alla realtà. Stava dicendo qualcosa a proposito dei fiori.
«Queste le ghirlande. Bene, – disse Tristan – osservatele attentamente!»
Non c’era bisogno dell’esortazione. Tutti stavano fissando le collane, in realtà. La testa di Liz si inclinò di lato fissando Pamela.
Il nasino aristocratico della cognata si arricciò. Una zanzara le girava con insistenza attorno al viso.
Pamela si ritrasse. Come abbagliati, gli occhi verdi fissarono il ventre gonfio e traslucido dell’insetto… Era pieno di sangue… Ed era sangue umano dall’odore.
La faccia di Pamela alle prese con la zanzara era davvero buffa.
La mano di Liz volò alla bocca per nascondere il sorriso.
Ma la zanzara, alla fine, si precipitò all’interno di un calice scarlatto della ghirlanda.
«Presto, prendila» rise Tristan.
Pamela balbettò con una smorfia: «Che cosa?»
Tristan non perse tempo e, con pollice e indice, dalla sacca del fiore estrasse l’insetto.
L’animale si divincolava tra le dita.
Senza pietà se lo mise in bocca, tuttavia, e succhiò. Un guscio vuoto come di un microscopico gamberetto grigio fu tutto ciò che infine, rimase. Una zanzara vuota sul fondo brillante di un posacenere.
«Sangue! – esclamò trionfante Tristan – Sangue umano!»
«Davvero?» Esclamò Liz.
Lo stupore silenzioso nel salone durò un istante poi uno scoppio di risate saturò lo spazio acustico…
«Nephentes … Sono piante carnivore …» spiegò il volto emaciato di Tristan.
L’ilarità generale fu interrotta bruscamente dal sibilo di Pamela.
«Fermi tutti!» intimò con viso contratto «Se era sangue umano… Ci deve essere qualcuno.»
Tutti scoppiarono a ridere tranne Pamela.
Liz spiegò: «Si è installato un campeggio di scout, non lontano» rise. Ne aveva messo a parte Tristan per telefono prima che lui partisse da Kaway, doveva essere per questo che lui aveva deciso di acquistare le piante carnivore. Evidentemente all’insaputa della moglie.
«Bene, spostiamoci al tavolo» disse Zachary alzandosi. Con un gesto della mano invitò gli altri a seguirlo.
Ognuno prese il proprio posto attorno al tavolo scuro e lunghissimo.
I Rochester si apprestavano ad affrontare l’argomento del giorno.
Le labbra di Liz emisero un sospiro sofferente. Era giunto il momento.
Tutti presero posto prima di lei, ognuno con indosso la propria ghirlanda. E sopra il tavolo cominciò a formarsi un nugolo di zanzare.
«Non male vero?» Tristan aveva appena risucchiato un insetto bello grasso.
Pamela si leccò le labbra con aria deliziata.
«Un po’ d’attenzione! – chiese Zachary bonariamente – Abbiamo diversi argomenti.»
«Ma non era una festa?» sbuffò Pamela.
«Innanzitutto celebrare la vittoria non basta. Dobbiamo chiederci se la questione è chiusa» continuò il capofamiglia.
«I Quirites devono essersi schermati. Faccio molta fatica a “captare” l’aura di Lenith e anche degli altri…» disse Tristan.
«Ho un’idea che potrebbe tornare utile... a questo proposito» annunciò Ethan deciso.
Non aveva perso tempo. I cuore di Liz si sbriciolò. Contrasse la mascella e serrò le palpebre. Che cosa contava se Liz non era d’accordo! Testardo di un vampiro… La rabbia annullò tutti i sensi…
Quando Elisabeth riaprì gli occhi vide però che tutti gli altri erano balzati in piedi. Roteò intorno lo sguardo chiedendosi che cosa stava succedendo. Perché gli altri erano in allerta improvvisamente?
In quell’istante, un tintinnio furioso risuonò nella casa, poi… un infrangersi di vetri rotti.
I vampiri fluirono in un secondo in direzione del rumore e Liz li seguì. Si smaterializzò per ricomparire in salotto.
Si ritrovò acquattata in posizione d’attacco, pronta a saltare alla gola dell’intruso.
La sagoma di un macigno d’uomo era china nello specchio della finestra. Stava cercando di raccogliere qualcosa. Poi gli occhi misero a fuoco.
Era Matthew!
Pamela, Tristan ed Ethan gli erano già addosso. Un ringhio furioso fece tremare i vetri.
L’aitante vampiro fermo all’età dei suoi sedici anni, fece volare Tristan dall’altro lato della stanza. Dopotutto era Drago dei Tessali, anche se conosciuto da tutti a Forres come Mathew Rochester aveva una forza incontenibile.
«Matthew!» ansimò Liz. La nebbia d’odio che le aveva accecato gli occhi si era definitivamente diradata.
Soffiando e ruggendo tutti riguadagnarono la calma. Mollarono Matthew che ancora si divincolava.
Tristan scosse la testa e si rivolse al ragazzo: «Non ho percepito il tuo arrivo. Pensava ai Quirites… Perchè entri così?»
Il viso di Pamela sembrava di ghiaccio: «Perché entri di soppiatto, dov’è Christabel?»
«Sono qui mamma, non preoccuparti!» la voce argentina di Christabel penetrò dall’esterno.
Etan si avvicinò al vetro e lo sguardo andò alla radura sottostante.
Una pallida ragazzina di tredici anni rivolgeva allo zio gli occhi color sottobosco.
Aveva l’aria più innocente del mondo. E… Di fianco a lei, un’altra umana. Alle lampade notturne del giardino sembrava …Endora.
La mente di Ethan cercò inutilmente di schiarire i pensieri.
«Va tutto bene Christabel?»
«Sì volevo farvi una sorpresa.»
«Te l’avevo detto che non mi sembrava una buona idea quella di entrare dalla finestra» La voce di Matthew risuonò dolce e affettuosa. Il petto aveva smesso di ringhiare.
Liz sorrise. «Volete spiegare anche a me?» chiese impaziente.
«Arriviamo, un’attimo.»
«Come, “arriviamo”?»
«È con tua madre» spiegò Ethan lentamente.
Gli occhi di Liz rotearono smarriti. Endora? Da quando era ritornata a Forres? E che c’entrava Christabel!
«Ecco a chi apparteneva il sangue di quelle zanzare» osservò Pamela laconica.
«Come “Endora”?» chiese Liz ancora immobile. Le mani presero a massaggiare le tempie freneticamente. Oddio Endora, non la vedeva da due anni… da prima dello scontro di Loch Ness da quando Elisabeth era assolutamente umana. L’espressione di Liz si fece sempre più preoccupata, le sopracciglia inclinate in segno di desolazione e la bocca semiaperta. Le braccia abbandonate lungo i fianchi. E ora?
Ethan fece a malapena in tempo ad annuire. Endora Campbell stava entrando in soggiorno.
Endora le gettò le braccia al collo: «Oh Liz, Liz, Quasi due anni!…»
«Zia Elisabeth! Lei non vuol credere che io sia tua nipote!» protestò Christabel.
«Che strano!» bisbigliò Pamela.
Ethan le riservò un’occhiataccia.
«Prima o poi, bisognerà affrontare la questione della “maturità” di questa bambina» osservò Tristan allontanandosi.
Endora riprese concitata: «Come sei fredda, Liz, questa ragazzina mi ha riempito la testa di cose assurde…»
Gli occhi vivaci e acquosi della madre, si appuntarono pieni di speranza: «Liz…Christabel non può essere figlia di Pamela!…»
Come poteva la madre anche solo lontanamente accettare l’idea che a una coppia di ventenni fosse data in adozione una ragazza di tredici anni? Gli occhi cercarono soccorso in giro alla ricerca di una riposta plausibile.
«Liz… Allora?» chiese Endora.
Ma la domanda non ottenne risposta.
Le palpebre di Liz si abbassarono. Nella mente tre semplici parole: “tradimento del segreto”.
«Ve l’avevo detto io…» sibilò Pamela raggiungendo Tristan in un angolo buio. «Adesso lo dirà al suo prossimo marito, e così via in una catena senza fine…»
Christabel si accostò a Endora e le mise un braccio intorno alle spalle: «Perché non vuoi credere di essere la mia prozia?»
Il viso di Endora con espressione esterrefatta si voltò verso la ragazzina.
Zachary inspirò profondamente: «Che cosa possiamo offrirle per cena?»
«Oh, grazie! Quello che c’è va benissimo» affettò Endora.
«Davvero?» chiese Pamela acchiappando una zanzara e ficcandosela in bocca.
Gli occhi di Liz strabuzzarono. Era davvero troppo. Endora aveva un’espressione inorridita e la supplicava con gli occhi. Che cosa poteva dirle? E poi la stava fissando con aria strana… Le lenti! I denti di Liz si stritolarono gli uni con gli altri. C’era ancora una velatura lattiginosa sull’iride…
«Liz, tesoro, che colore strano i tuoi occhi!»
Le palpebre di Liz si abbassarono istintivamente. I pugni si strinsero. Erano già mesi che non indossava più le lenti a contatto… Certo però a una madre non poteva sfuggire anche una piccola variazione di colore!
Una mano le sfiorò dolcemente il corpo. Cingendola alla vita. Tuffandosile nei capelli, Ethan bisbigliò: «Abbiamo tutti gli occhi velati questa sera.»
Gli occhi cercarono quelli solitamente blu pervinca di Ethan. Vi vide una opalescenza lattiginosa.
«Le zanzare!» le mormorò.
«Volete spiegarmi che cosa state dicendo?» Protestò Endora con voce acuta. «Vi vedo muovere la bocca ma non sento una parola!»

Di lì a un paio d’ore, Endora sgranò gli occhi incredula: «Ma ma – balbettò – intendete dire che sono io il vostro pasto?»
Per la ennesima volta, scivolò esanime di lato sul divano capitonnè.
Le braccia di Liz si lasciarono ciondolare lungo i fianchi. Per tutta la sera Endora non aveva fatto altro che svenire. A nulla erano serviti i “cordiali”. La bottiglia di cognac era quasi vuota ed Endora stava sempre peggio. La storia via, via, era saltata fuori per intero. Tutto sui vampiri, tutto sul temerario amore di Liz per Ethan… Tutto sull’adozione drammatica di Christabel, tutto sulla sieropositività della ragazza… E tutto sulla realtà di Liz, sul fatto che fosse, ora come ora, una “non viva”… Tutto sul fatto che il destino naturale di Liz sarebbe stato quello di cenare con il sangue di sua madre… E, come se non bastasse, Pamela aveva commentato che l’idea non era da scartare!
Un’unica preoccupazione era stata risparmiata a Endora. Del resto sarebbe stato troppo. La profezia su Elisabeth le era stata taciuta. In particolare il fatto che la profezia avesse scatenato contro i Rochester, Lenith e i Quirites nello scontro di Loch Ness… con tutti i dettagli cruenti della faccenda…
Ethan dal canto suo era lì, ora, in silenzio accigliato. Porgeva il braccio a Endora per condurla all’auto.
«Non voglio andarmene, Liz deve venire con me…» protestava Endora mezza ubriaca.
«Sì Endora, vengo con te, vedi…» Liz cercò di sostenerla.
«Forse non sarebbe una cattiva idea farla riposare qui…» Zachary ripetè l’offerta di ospitarla.
Ethan tuttavia fu irremovibile.
«Sarà bene che ciascuno, ritorni al proprio mondo» masticò tra i denti. La testa di Liz si abbassò lentamente. Era come se lui le stesse dicendo che Endora non apparteneva alla loro banda di demoni. Era del mondo di fuori, fatto di caffetterie, di strade e di mutui da pagare…
A testa bassa, Liz si diresse alla macchina.
Insieme, con due auto, accompagnarono Endora fino alla vecchia casetta azzurra di Forres.
Quando giunsero in città ed Endora scese dall’auto, gli occhi di Elisabeth la seguirono armeggiare con le chiavi e scivolare all’interno. Nella facciata tutto era rimasto uguale a quando Ethan veniva a prendere Elisabeth sottocasa pochi anni prima. Tutto era diverso ora. Dal petto emerse un sospiro grave. Sarebbe stato molto meglio se Endora fosse rimasta a Gibilterra con Mr. Peabody. Sarebbe stato davvero molto meglio, adesso poteva succedere di tutto, non si poteva certo pretendere che i Rochester si mettessero completamente nelle mani di una estranea. Fosse stata un tipo affidabile poi!
Elisabeth ricapitolò tutte le decisioni improvvise di Endora e i trasferimenti da una città all’altra. Quella di trascinare Elisabeth da Gibilterra a Forres era stata la prima follia quattro anni prima e poi poco dopo il matrimono con Ethan, di punto in bianco: “Ciao sono a Gibilterra da Archibald Peabody, il suo pub…”.
Le chiacchiere inutili di Endora nel cellulare erano ancora tutte nelle orecchie. Così, dall’oggi al domani, mentre Liz la credeva a Forres, lei invece telefonava: “Sai cara il tal dei tali mi ha fatto un’offerta, quel vedovo a modo, una vecchia fiamma ha un pub da capogiro…”
Endora era la volubilità fatta persona. Del tutto inadatta a custodire il segreto di una figlia vampiro e di una intera genia di non morti come parenti stretti.

«Che cosa facciamo?» stava dicendo Tristan quando Liz e Ethan rientrarono al maniero.
All’interno di casa Rochester, con l’uscita di Mrs. Campbell, era tornata la vita.
Pamela e Tristan camminavano e gesticolavano nervosamente. Ogni copertura stava sgretolandosi.
«Non la possiamo lasciare in circolazione, libera di raccontare tutto a chicchessia» esplose Pamela.
Le mani di Ethan si chiusero sulla fronte mentre il busto si accasciava su una sedia.
Le dita di Liz gli scivolarono timidamente fino alla nuca e si arrestarono sulla spalla.
«Endora è il problema» ammise Liz con un filo di voce.
«Di eliminarla non se ne parla» disse Ethan pensoso.
Eliminarla? Gli occhi di Liz cercarono il volto di Ethan, esterrefatti.
Lui continuò come nulla fosse: «E a trasformarla si sposterebbe solamente il problema…»
«Ammazziamo anche parenti ed amici…» disse Pamela con sarcasmo.
«Conclusione: non possiamo fare assolutamente nulla» terminò Ethan con voce tagliente. Non avrebbe permesso che un capello fosse torto alla madre di Liz. Come se non bastasse il male già fatto.
«Siamo nelle mani della sorte» osservò Tristan meditabondo «In effetti qualsiasi cosa dica una come Endora, nessuno le crederà… Nessuno si disturberà a far nulla di più che darle una pacca su una spalla. A quel punto, lei chiederà a qualcuno di confermare.»
Liz si affannò con un filo di voce: «E chi potrebbe?»
Le labbra si forzarono in un sorriso incerto che divenne una smorfia disarticolata. Era mai possibile che i Rochester si fossero imbattuti proprio in una famiglia disatrosa come i Campbell!
Poi… Ethan! Sempre attento a ogni esigenza … Sempre pronto a soddisfarle ogni più piccolo bisogno… Dover sopportare una suocera tanto invadente!
“Di eliminare la madre di Liz non se ne parla” aveva detto Ethan. Aveva parlato come se lei neppure ci fosse. E poi c’era stata Pamela. “Una come Endora, anche se parla, tutt’al più le danno una pacca su una spalla”. Un brivido le fece tremare le spalle. Povera mamma. “Una povera cretina”... Sì, magari un po’ svampita lo era. I polmoni si Liz si dilatarono a introiettare dell’aria inutile.
Il capo di Ethan si abbandonò sullo schienale del divano. La situazione era incresciosa ma forse c’era tempo. O no?
Ethan spiò di sottecchi Pamela: stava rilassandosi in un angolo fingendo di fumare una sigaretta. Aveva ancora l’aspirazione a sembrare umana.
Una ruga profonda segnò la fronte di Ethan. Bisognava essere certi che lei non macchinasse qualcosa.
Lo sguardo andò istintivamente a Tristan.
Era seduto al grande tavolo. Aveva le dita allargate sul legno, il mento abbassato e la pelle tesa sulla fronte… lo sguardo perso in basso, nel nulla. Poi la fronte si corrugò e la bocca emise un lungo soffio irritato.
Gli occhi di Ethan si spostarono alle prime gocce di pioggia sui vetri. Niente nuove da Tristan. E Pamela, con tutto quello scimmiottare gli umani…
Ethan le avrebbe fornito materia su cui concentrare le proprie energie.




Vai al prossimo capitolo: 3. Immortalità

Edited by folgorata - 5/9/2009, 18:18
 
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*Nereide*
CAT_IMG Posted on 25/6/2009, 23:47




:woot: Anche se i personaggi non sono quelli iniziali la storia non perde il suo fascino!!!Mi piaceeee!!!Ottimo lavoro e complimetni per le idee sempre originali!!!!

Ma si sa che noi amiamo la tua storia...Ora,secondo me,ci vorrebbe che la leggesse qualcuno che non la conosceva gia'...per vedere cosa pensa!!!




Ah...solo una cosa:
SPOILER (click to view)
«Mamma! Lei non vuol credere che io sia tua nipote!» protestò Renesmèe.
 
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folgorata
CAT_IMG Posted on 26/6/2009, 00:56




Grazie Bloody Mary :-) mi era sfuggito! Quando ho letto il tuo post ho pensato che si trovasse in un altro punto! Invece grazie!
Per quanto riguarda il fatto di farla leggere a qualcun altro speriamo che ci sia qualcuno di nuovo che la viene a vedere! :-)
Il tuo aiuto è comunque prezioso come hai visto!
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 26/6/2009, 07:07




Buongiorno a tutte, ciao folgorata.
Leggo questo cap 2 e poi ti dico
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 26/6/2009, 08:44




ancora non ho letto ma mi è balzato subito agli occhi che nell'ultima riga c'è scritto edward
 
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gaiottina1
CAT_IMG Posted on 26/6/2009, 10:23




Diciannovesima riga, la parola dita è ripetuta due volte troppo vicine

Matthew è scritto con l'H

- Sono qui MAMMA non preoccuparti- La voce argentina di cristabel (non ZIA)

come un sonnambulo aveva afferrato il braccio di INDORA (ENDORA)
 
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folgorata
CAT_IMG Posted on 26/6/2009, 11:25




@ Bloody Mary
Sì poi ha ragione Bloody Gaia, ora è Pamela la mamma di Christabel!

@ Bloody Gaia
Grazie della correzione puntuale :-)
 
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176 replies since 25/6/2009, 01:39   5741 views
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