@ bella and edward italian forum -

La Sedicesima Notte, Collana "A cena con il vampiro"

« Older   Newer »
  Share  
gaiottina1
CAT_IMG Posted on 25/6/2009, 19:54 by: gaiottina1




Capitolo 2


Rebecca



Elisabeth

Siamo arrivati presto a casa Rochester. Ethan fa il giro della macchina per aprirmi lo sportello ed io scendo un po’ imbarazzata. In queste galanterie è un vero maestro ma è tutto assolutamente naturale in lui, non c’è nulla nella sua cortesia di studiato o preparato ad arte.
Ho notato parcheggiata davanti casa, una macchina che mi sembra non appartenga a nessuno di loro.
«Qualcuno viene a trovarvi?»
Ethan maschera a stento un’espressione ambigua sul viso. Già questo basta a mettermi in allerta…. Fingo di non accorgermene, a volte credo sia meglio non fare troppe domande, ho un po’ timore di infastidirlo con le mie curiosità.
Continua ad avere quell’espressione enigmatica:
«Entriamo.»
Dicendolo mi spinge dolcemente, posizionando la mano alla base della mia schiena con una carezza innocente che mi ferma per un attimo il respiro. Sicuramente il mio fremito non gli è sfuggito.
Entriamo in casa, mi batte forte il cuore. Riesco a sentirlo io, immagino lo distinguano perfettamente anche i presenti, compresa la bella vampira che mi appare non appena mettiamo piede nel salone. Deve trattarsi sicuramente di Rebecca Deaver, la norvegese. Ne ho sentito parlare ma vederla dal vivo è tutta un’altra storia. I Deaver per certi versi sono molto affini ai Rochester, si tratta di due famiglie legate da una secolare amicizia, oltre che accumunate dal medesimo stile di vita vegetariano.
È tutto inutile, il cuore non rallenterà certo a comando… Tanto vale che mi rassegni al fatto che tutti sappiano che sono decisamente in ansia. Per cosa neanche io lo so.
Troviamo Zachary intento a conversare amabilmente con Rebecca. Lei deve aver chiaramente percepito i nostri odori prima ancora che varcassimo la soglia ed è pronta a riservarci una accoglienza studiata. Vederla è decisamente molto più deprimente di quanto potessi mai immaginare.
Come tutte le vampire, è assolutamente irresistibile, sembra una creatura fatta per richiamare l’attenzione di ogni uomo e risvegliare un solo potente istinto: sesso.
Ho subito l’impressione che il momento dei saluti sarà solo un anticipo scialbo e imbarazzante di quanto succederà. E’ solo una sensazione la mia, ma la sento prendere corpo a mano a mano che mi avvicino a lei.
Rebecca mi squadra impietosa da capo a piedi. I suoi occhi sembrano attraversare la mia persona come una radiografia. Mi liquida con una stretta di mano gelida e frettolosa, per concentrarsi su Ethan sul quale si avventa letteralmente con una confidenza che giudico eccessiva. Non devo pensarla così solo io, anche Matthew dall’altro capo della stanza, alza le sopracciglia in segno di sorpresa.
In realtà, lo slancio di Rebecca mi lascia letteralmente di stucco, e tutta la confidenza che ostenta con Ethan! Mi sembra tutto così forzato... Lo abbraccia con trasporto badando bene a premere col corpo al petto scultoreo di Ethan. …E cinguetta allegramente…
«Ethan caro, che piacere vederti»
La sua voce è un crescendo di gridolini emesso appositamente per irretire il genere maschile. Spero che i Rochester facciano eccezione in questo.
«Che sorpresa Rebecca, ti trovo bene.»
Ethan la allontana un poco con dolcezza, ma deciso. Lì per lì me la godo, ma per poco; questo suo modo di fare non è per niente consolante. Mi fa venire in mente che è proprio così che fa anche con me quando ritiene che i nostri contatti si siano fatti troppo intimi. Non posso gongolare poi tanto.
«Passerò qualche tempo con voi.»
Continua ancora a guardandolo intensamente negli occhi, sembra volerlo spogliare e mangiarselo vivo, maledetta.
Zachary ha il buon senso di provare a spezzare la tensione:
«Rebecca sta vivendo una fase un po’ difficile. La famiglia sta iniziando a mettere in dubbio il nostro stile di vita e lei vorrebbe riflettere, perché si sente un po’ confusa. Credo che stare qualche giorno con noi la aiuterà a fare chiarezza nei suoi pensieri.»
Chiarezza? Ma quale chiarezza! Questa strega vuole solo impossessarsi del mio Ethan. È talmente evidente! Mi guardo un po’ spaesata intorno, sembra che io sia l’unica ad accorgersene. Forse Tristan ha avvertito qualcosa, la sua espressione è troppo assorta stasera, non mi convince; dovrò interrogarlo per bene appena mi si presenterà l’occasione propizia.
A questo punto non mi resta che guardare Ethan, sono evidentemente irritata, la situazione mi sta sfuggendo di mano.
Lo sguardo di Ethan è indecifrabile, peggio di una sfinge. Allora Rebecca fa qualcosa che non avrebbe mai dovuto fare. Gli si avvicina con studiata lentezza e accarezzandolo con lo sguardo affamato, poggia una mano sulla maglia di Ethan proprio sul petto e gli si rivolge con finta innocenza:
«Mi mostreresti la mia stanza?»
Ecco il lupo mascherato da agnello. Se uno sguardo potesse uccidere e lei avesse potuto morire, avrei risolto il problema in una frazione di secondo.
Giurerei che anche Zachary è rimasto un po’ ingessato da questo gesto! Così intimo e così confidenziale…
Stavolta è Ethan che scioglie l’imbarazzo rompendo il silenzio:
«Elisabeth, ti prego, facci strada per la camera degli ospiti.»
Sfoggia uno dei suoi migliori sorrisi e lo rivolge direttamente a me, a me soltanto.
Mi sento un po’ rincuorata. Vorrà pur dire qualcosa se fra tutte queste persone Ethan decide di parlare a me!
Da vero gentiluomo qual’è, lascia che lo preceda sulla scala tenendomi per mano e posizionando l’altra molto audacemente poco sopra il mio bacino, con lo stesso gesto che ha osato prima.
Divento sicuramente rossa in viso, un po’ agitata sì, ma anche soddisfatta. Con la coda dell’occhio vedo quell’arpia di Rebecca che non perde occasione per rimanergli incollata.
Fremo dall’urgenza di rimanere sola con Ethan per parlare con lui di quella stronza di Rebecca. Ethan non può fare a meno di continuare ad essere gentile… È la sua natura.
Lasciatala finalmente nella stanza, strattono energicamente Ethan entrando nella prima camera a portata di mano, che poi è proprio la sua, anzi per questa sera sarà la nostra. Mi siedo sul letto. Lo invito a fare altrettanto con un gesto impaziente della mano e inizio perentoria l’interrogatorio:
«Allora?»
«Allora cosa?» Lo sguardo di Ethan vorrebbe essere innocente ma tradisce un certo divertimento.
«Cos’è venuta a fare Rebecca qui e soprattutto, che cosa vuole da te?»
Mi guarda ancora sorridendo, malizioso e compiaciuto al tempo stesso e risponde scandendo piano le parole, paziente come quando si parla ad un bambino.
«Che cosa ti fa pensare che voglia qualcosa da me?»
«Ethan, anche un cieco si renderebbe conto che quella vuole saltarti addosso e farti… Dio solo sa che cosa…o farselo fare da te!!»
Le parole mi escono di getto, come uno sfogo, non riesco proprio a contenerle!
Mi sento addirittura isterica, ma come fa Ethan a non accorgersene!
E come darle torto poi…
Lui non risponde, si limita a percorrere in silenzio con le mani la mia schiena. Il movimento è lento ma l’effetto è immediato, il cuore riprende a battere impazzito.
Il respiro mi si è mozzato in gola
«Mmm…siamo gelose?»
Gli leggo sul viso il mio sorriso preferito compiaciuto e un po’ arrogante, poi aggiunge con la voce suadente:
(«Sì, diciamo che con il pensiero mi ha invitato a gratificarla.»)
«Anche io ho avuto l’impressione che gradirebbe la mia compagnia.»
Quando riesco a mettere a fuoco mentalmente ciò che vuole intendere, divento furiosa. Sento il sangue affluirmi alle guance e salirmi poi in testa. Devo dominarmi, devo dominarmi.
Poi di nuovo le sue parole
«Ma si dà il caso che l’unica donna che io voglia gratificare sia tu, che d’altra parte sei anche l’unica in grado di gratificare me.»
Questo è il colpo di grazia, il ragionamento semplice e cristallino che mi ha appena esposto accarezzandomi la schiena, ha del tutto alterato il mio equilibrio. Dicendomi tutto ciò, con la sua voce vellutata, mi stringe in un abbraccio intenso…
Come questo pomeriggio!
Sono agitata e stupita nello stesso tempo: Ethan non è mai stato così esplicito con me.
Che la mia gelosia, lo stimoli? A tal punto?
«Mmm…»
Gemo anch’io, anche se ci stiamo solo abbracciando oramai mi sento del tutto travolta.
«Sarà meglio per lei che ti stia lontana.»
Mi avvicino alla sua bocca. Il profumo è invitante e fresco, non c’è cosa che vorrei di più adesso che baciarlo.
E anche in questo momento Ethan, con la sua sola presenza, annulla tutte le mie difese e io non posso far altro che avventarmi su di lui.
Ancora, come questo pomeriggio!
La reazione del mio corpo è immediata. Mi sento un languore in basso e qualcosa sciogliersi dentro.
Di sicuro Ethan ne può avvertire il segnale e… questa consapevolezza mi rende …imbarazzata. E compiaciuta nello stesso tempo. Mi sento vulnerabile ma… anche potente… Come non mai.
Poi, di colpo, l’incantesimo si rompe. Ethan si stacca dolcemente ma deciso, gli occhi due abissi violacei e profondi, la voce bassa e roca:
«Forse è meglio che torniamo di sotto.» Il tono non ammette repliche.
Quando sollevo gli occhi per incrociare i suoi, capisco che non scherza affatto. Lo sguardo è acceso, quasi furente… Sono gli occhi di un predatore, di un viola così scuro da sembrare il buio della notte e tormentati come poche volte li ho visti. Per un momento penso che forse sto davvero sfidando il destino… E per la prima volta, dopo tanto tempo, ho paura. Ma dura solo per un momento; più forte è la pena che provo per la sua sofferenza e per la sua condizione.
Ethan raggiunge la finestra, le mani fra i capelli con un gesto tormentato. Lo affianco quasi subito e da vera folle quale sono, gli circondo la vita con un abbraccio.
«Stanotte sarò ospite nel tuo letto?»
Si gira di scatto e mi offre un altro dei suoi repentini sbalzi d’umore.
Con occhi di brace risponde:
«Puoi giurarci!»


Rebecca
Perfetto! Ethan mi ha assegnato una camera attaccata alla sua. Mi passo istintivamente la lingua sulle labbra, ci sarà da divertirsi.
Programmare una vacanza dai Rochester è stata una delle migliori idee che io abbia mai avuto. Certo, un fondo di verità c’è in ciò che ha detto Zachary, sto attraversando un periodo di crisi… ma questa è la migliore copertura che potessi scegliere.
La camera è ammobiliata con i toni del carminio e dorato, come tutta casa Rochester; addossato alla parete damascata, trionfa un invitante letto a baldacchino che cattura subito la mia attenzione.
Bene. E poi, questa finestra che affaccia direttamente sulla foresta. Mi avvicino per ammirare la vista magnifica: il cielo è plumbeo e il panorama è verde e lussureggiante. Che le nostre camere, la mia e quella di Ethan, siano vicine avrà forse qualche significato? Sorrido compiaciuta dei miei stessi pensieri audaci.
Lo scoprirò al più tardi questa notte nella visitina che ho programmato e alla quale non rinuncerò certo per via di quell’insulsa umana di Elisabeth.
Mi attorciglio un ricciolo intorno al dito e mi sforzo di rimetterla a fuoco nella mia mente. Lo sforzo è notevole, mi è sembrata talmente anonima e banale, almeno in confronto alle femmine della nostra specie…
Dopo tutto ciò che ho pensato al momento dei saluti, una visitina e Ethan Rochester è d’obbligo. Sorrido maliziosa tornando con la mente a quel momento e con la mano mi sfioro leggermente il busto. È con quelli della sua specie che Ethan deve trascorrere il suo tempo. E’ vero che anche io mi diletto con i maschi umani di quando in quando, ma questo non vuol dire che li preferisca, sono solo un passatempo.
Quando devo scegliere non ho dubbi e sono sicura che sarà lo stesso anche per lui.
Un bussare alla porta interrompe le mie fantasie licenziose.
«Tristan sei tu, entra pure.»
Tristan Rochester si avvicina con la sua eleganza naturale.
« Rebecca »
La voce del maggiore dei fratelli Rochester è bassa e fredda. Lo valuto con attenzione, Tristan sente il futuro attraverso piccoli segnali naturali, devo stare in guardia.
Taccio aspettando che sia lui a fare la prima mossa. Cerco di cristallizzare il più possibile la mia espressione, dal mio viso non deve trapelare nulla.
Poi il volto di Tristan si fa diverso e capisco che quello che mi ha rivolto era soltanto un benvenuto d’obbligo. Le sopracciglia gli si corrugano sulla fronte, il piglio cambia all’improvviso
«Sono venuto a dirti di non farlo Rebecca. L’ ho sentito, lo sai, e non voglio che tu lo faccia. Il futuro può sempre cambiare, siamo noi a deciderlo. Lui la ama, Rebecca» D’un colpo l’uomo giovane e ossuto che ho davanti a me ha assunto un tono decisamente minaccioso e protettivo. Spero che Tristan Rochester veda solo alla breve distanza.
«Vincerà la migliore. Se Ethan vorrà lei, me ne andrò per la mia strada ma devo dare a me stessa una possibilità»
Mi giro verso la finestra, un po’ irritata da questa intromissione, un po’ preoccupata per la potenza di quelle premonizioni.
«Lui la ama molto Rebecca.»
Insiste con la voce potente, cadenzando le parole una ad una.
Sbuffo spazientita e rispondo piccata con lo stesso tono:
«Si ma lui è un uomo.»
E che uomo!
La nostra conversazione viene interrotta da altro bussare, energico.
Dalla porta si affaccia massiccio Matthew Rochester.
«Tristan, Pamela non vive senza te, ma dove ti eri cacciato?»
Lui lo guarda senza parlare per un breve momento poi il giovane Rochester si dilegua rapido così com’è apparso.
Mmm Tristan Rochester… soggetto interessante. Non posso fare ameno di leccarmi il labbro inferiore. Un vero maschio, un vero Rochester. Come resistere?
E’ alto, e pur non essendo troppo robusto ma ha le spalle forti, i capelli biondo scuro domati a stento che si ribellano all’ordine. E’ completamente vestito di bianco e mi continua a guarda con quegli occhi occhi color miele
Odora di uomo, di selvaggio, di foresta con un leggero retrogusto di…. Pamela sicuramente.
D’istinto avvicino lievemente le mie labbra socchiuse alle sue e l’odore del suo respiro mi investe in pieno. È un profumo freddo e penetrante, sa di forza, di uomo. Un impulso irrefrenabile si impadronisce di me, sarà difficile resistere; avverto una spinta prepotente che mi induce a sfiorarlo, stringere le sue braccia, appropriarmi del suo corpo.
Basta riflettere! Schiudo le labbra quasi involontariamente e assaggio sfrontata la sua bocca.
Tristan rimane fermo, come pietrificato dalla sorpresa.
La mia audacia lo ha cristallizzato nel corpo in questo momento così improvviso. Approfondisco il bacio, sono sicura che se mi ricambierà non potrà più fermarsi. I sensi iniziano a risvegliarsi, mi sembra che il sangue di cui mi sono dissetata di recente affluisca tutto sul mio viso. Mi muovo ancora più audacemente sulla sua bocca per placare un po’ quest’ansia spasmodica, le mani si poggiano sui suoi bicipiti.
Niente, non succede assolutamente niente.
Mi ritraggo, lo spazio necessario per guardarlo in viso. E’ completamente disorientato, le sopracciglia un po’ crucciate, un’espressione di assoluto stupore.
Che situazione, non so davvero come comportarmi. Non so dove guardare. In genere non è questa la reazione degli uomini ai miei approcci. Sono abituata ad essere ricambiata con entusiasmo, anzi sono io stessa a dover talvolta a dover frenare l’ardore altrui.
Mi costringo a risollevare gli occhi. Trovo subito quelli di Tristan che non sono più disorientati ma lucidi e determinati
-Sei una bellissima donna Rebecca…-
Oh no questo discorso non voglio sentirlo. Invece lui continua mio malgrado
-Ma sarà meglio per tutti se ognuno di noi rimarrà al proprio posto-
Ha messo le mani sui fianchi, nel suo sguardo ora posso leggere quella sicurezza che non vorrei vedere a anche una traccia di velata compassione.
Raddrizzo la schiena e costringo le mie labbra a tirarsi in un sorriso
-Scusami Tristan, è stato solo un attimo di debolezza
Continua come se non mi avesse sentito, come se nulla fosse successo
-Spero che ti troverai bene qui con noi, Pamela è molto entusiasta del tuo arrivo-
Continuo a sorridere stizzita come poche volte mi è capitato di essere. Nominare mia sorella è peggio di qualsiasi altre replica. A questo punto non vedo l’ora che esca dalla stanza. Affonda le mani nelle tasche e girandosi cammina verso la porta.
Io rimango al mio posto, Tristan non si gira più, meglio così, mi risparmierò un ultimo finto saluto.
Orami sola mi volto verso la grande finestra. Maledetto Tristan, maledetti Rochester tutti!

Elisabeth
Siamo tutti riuniti giù nel grande salone dei Rochester.
Mi sono abituata a tutta la sfarzosità e all’ordine immutabile che regna sempre sovrano in questa casa. Tuttavia, ancora riescono magicamente a stupirmi i particolari ricercati, come le cornici dorate e pesanti dei quadri preziosi risalenti ad un’epoca che io neanche riesco a immaginare.
La serata trascorre piacevole. Rebecca e Pamela se ne stanno in piedi vicine ad un caminetto che non si accenderà da tempo immemore, discutendo animatamente delle nuove tendenze di moda. Chiaramente Pamela istruisce tutte la sorella.
Tristan e Zachary, vicini alla scala massiccia, si confrontano sulle più disparate specie cacciabili indicando vari paesi su un mappamondo di legno che sembra molto antico, poggiato su un trespolo che, a parer mio, deve essere ancora più antico.
A dire il vero, tutto in casa Rochester è raro e prezioso, ogni singolo pezzo appartiene a un epoca diversa e anche all’occhio di un’inesperta quale sono io, si manifesta l’autenticità di questi oggetti provenienti da epoche passate.
Non sono abituata a tutto questo, la mia è sempre stata una vita modesta in una casa modesta… È un po’ come il mio rapporto con Ethan, a volte mi sembra proprio di non esserne all’altezza…
Non tutti sono in piedi. Anche se nella riservatezza della loro casa non hanno bisogno di inscenare la commedia che li fa sembrare umani, oramai è nelle abitudini dei Rochester fingere di avere bisogno di sedersi o di spostare il peso da una gamba all’altra.
Io me ne sto sul divano accucciata contro il corpo di Ethan, cercando di risollevare mentalmente la mia autostima dopo l’incontro-confronto con uno schianto di donna come Rebecca.
Ethan deve essersi accorto del mio malumore, perché con un gesto dolce della mano mi fa girare verso di lui e con lo sguardo dorato cattura i miei occhi nei suoi.
«Che cosa dovrebbe prevedere l’ospitalità che ho l’onore di offrirti stasera?»
Il timbro della voce è morbido e scende come una carezza sulla mia pelle. Le guance mi si imporporano e, mio malgrado, deglutisco rumorosamente.
Come abituarsi a una voce tanto seducente e carezzevole.
Sta parlando, con termini di un’altra epoca, di me, nel suo letto, per tutta la notte.
Cerco di recuperare un barlume di lucidità, pensando a qualcosa di sensato da rispondere.
«Non so, sei tu il padrone di casa.»
Fa finta di accigliarsi poi riprende serio, arrotolando una mia ciocca di capelli sul dito e fissandola con attenzione.
«Mmm….Credo innanzitutto che sia d’obbligo un letto, ma come hai potuto vedere a quello ho già provveduto.»
Lo sguardo ora è concentrato di nuovo su di me e quelle parole, accompagnate dal leggero movimento del naso sul mio collo, mi sciolgono qualcosa dentro e fanno aumentare il languore al basso ventre.
D’improvviso però, proprio il pensiero del basso ventre riconduce la mente alla realtà. Oddio cosa mi metto! Mica posso andare a letto con i mutandoni!
È una faccenda molto seria. Calma. Sarà necessario improvvisare… Non è il momento di distrarsi. Ethan, con cadenza gentile di un’altra epoca, sta facendo programmi per la sua serata con me.
È un istante troppo prezioso e devo godermelo fino in fondo...
«Poi… Che cosa fare, dovrai dirmelo tu, quando ti chiederò quanta paura hai di me.»
Il suo viso è sempre aderente al mio collo, posso sentire il suo respiro fresco su di me.
Se volesse, ora potrebbe affondare i denti nella carne tenera e trovare facilmente la vena pulsante.
Chiudo gli occhi, come se, facendolo, potessi scacciare questo pensiero perverso.
Lui ha percepito il mio lungo silenzio e si è ritratto un poco per guardarmi negli occhi e leggere quello che provo.
Lo guardo anche io, stupita per quelle parole inaspettate e cerco di nascondere in qualche modo il mio turbamento. Per avere la meglio sul nostro proposito comune di andare fino in fondo, solo a matrimonio celebrato, bisogna ostentare sicurezza. Se riuscisse a intravedere una traccia di ansia, farebbe dietrofront all’istante.
Sollevo lo sguardo: ora i suoi occhi viola mi abbagliano di desiderio… Chissà se del mio corpo o del mio sangue.
Per il momento è più prudente non approfondire o tutta la mia spavalderia rischierebbe di crollare miseramente. Deglutisco di nuovo e, guardandomi rapidamente attorno, la mente realizza che ci troviamo ancora nel salone e il corpo freme d’impazienza.
«Credi che potremmo lasciare il gruppo e andare in camera?» farfuglio impacciata, le mani intrecciate una all’altra in un groviglio nervoso. Oddio, ora si che ho fatto la figura dell’assatanata.
Lui sembra non preoccuparsene, agli angoli della bocca gli spunta un sorriso:
«Sì, se sei pronta».
Le parole risuonano nei timpani dense di significato
Ethan si alza con movimento aggraziato e, prendendomi per mano, augura a tutti la buonanotte.
Io divento inevitabilmente di mille colori perché ora è sotto gli occhi dell’intera famiglia. Avremo una notte a disposizione per noi due soli.
Oh al diavolo! Penso guardando Rebecca visibilmente irritata dal siparietto romantico. Le scocco un sorriso di trionfo e mi lascio guidare da Ethan verso il piano di sopra.
Saliamo la scala mano nella mano, superando Tristan e Zachary che interrompono la loro discussione per augurarci la buonanotte e nel farlo sembrano molto più a loro agio di quanto non lo sia io nel rispondere.
Davanti alla porta della camera di Ethan, la spavalderia che ho coltivato fino ad ora, mi abbandona. Il corpo è paralizzato dall’eccitazione e dall’ansia: un cocktail micidiale che fa di me qualcosa molto lontano dall’essere sensuale che vorrei per questo momento.
Ethan, invece, è del tutto a suo agio.
Entra e accende lo stereo.
Io indugio come interdetta sulla soglia.
«Che fai non entri?»
«Certo che entro.»
Cerco di dare alla voce una fermezza che non ha e rimango ostinatamente impalata; le gambe non vogliono saperne di mettersi una davanti all’altra…
«Ok.»
Ethan ha capito che non sono in grado di muovere un muscolo, lo vedo dal viso divertito.
Con un gesto che sembra non costargli sforzo, viene verso di me e mi carica sulla sua spalla come un sacco.
Vedo tutto alla rovescia, il sangue mi va in testa!
«Mettimi giù» mi dibatto senza risultati, ridendo e ringraziandolo mentalmente.
La musica e la sua spontaneità hanno sciolto molto la tensione.
Poi si siede sul letto, lo sguardo improvvisamente concentrato.
«Elisabeth amore avvicinati.»
Obbedisco e rimango in piedi, davanti a lui, tra le sue gambe.
Già questo stare di fronte così, ha un effetto alquanto ansiogeno. Mi prende le mani, annusa con forza i miei polsi corrugando le sopracciglia in uno sforzo enorme.
Poi le bacia e mi guarda inquieto:
«Tu sai che a quelli come me non sfugge nessun tipo d’odore vero?» cerca di controllare il tono della voce.
«Cosa vuoi dire?» ho capito benissimo, anche se l’ha presa un po’ alla lontana.
Con pazienza riprende.
«Come accade a tutte le donne fertili, tu perdi sangue Liz, ogni mese e oggi…-inspira-…ne perdi parecchio.»
Rialza gli occhi verso di me per cercare tracce di comprensione nei miei occhi.
Il mio viso finge mortificazione.
«Scusa Ethan, avrei dovuto rifiutare il tuo invito quando mi sono accorta di…»
Mi fulmina con uno sguardo di rimprovero, ancora più accigliato. La fronte perfetta corrugata in senso di disapprovazione, per ciò che ho appena tentato di dire.
«Elisabeth stai dicendo una cosa assurda. Sei una donna è normale, è la tua natura. Volevo solo chiederti di… non stuzzicarmi troppo stasera perché…»
Non termina la frase.
Non c’è nessuna nota giocosa nella sua voce. Il suo volto si fa scuro
Tuttavia, di fronte a quella confessione inaspettata, un’ondata di desiderio rovente mi travolge, ancora una volta gli istinti più bassi cancellano ogni remora. Parole così sincere non hanno fatto altro che alimentare le braci della passione. Ormai le fiamme consumano il corpo inesorabili.
Il suo viso diventa una calamita irresistibile, la sua bocca un traguardo da raggiungere necessariamente.
Naturalmente, Ethan me lo permette, ma solo per poco, e per quel poco schiude la sua bocca al contatto con la irruenza della mia. Poi si irrigidisce e si stacca, dolcemente ma deciso.
«Avevi le orecchie aperte prima Elisabeth ? o no?»
Il tono vuole essere di rimprovero ma il respiro è affannato come il mio.
«Scusami.»
Ci voleva più sottigliezza per ottenere qualche risultato…
Mi ricompongo in fretta, aggiustandomi i vestiti e passando una mano fra i capelli.
Intanto il cervello sta lavorando freneticamente, ci vuole un diversivo e un po’ di calma:
«Vado preparami per la notte. Sai, qualche minuto da umana.» Sorrido per recuperare un po’ di dignità, anche se dopo l’assalto di prima, non è facile. I suoi occhi ridiventano dolci e caldi
«Vai!»
Prendo il beauty case e marcio alla volta del bagno, che si trova nello stesso corridoio vicino alla camera di Ethan. Il bagno meno usato del mondo, e la mia bocca è costretta al sorriso.
Più cautela o sarebbe andato tutto a monte. Mi stuzzico il labbro con i denti, la mente da fondo ad ogni risorsa.
Uscendo, mi accorgo con disappunto che, da sotto la porta della camera occupata da Rebecca, filtra un filo sottile di luce. Quella maledetta arpia sta architettando di sicuro qualcosa. Poi mi dò un colpetto sulla fronte. Stupida! Non vuol dire niente, i vampiri non dormono, e poi se deve architettare può farlo anche al buio, anzi, forse ci vede pure meglio!
A passo felpato, raggiungo il bagno e dò un giro di chiave deciso.
Bene, ora dovrò cercare di fare tutto in fretta e al meglio. Faccio un bel respiro, non devo farmi prendere dal panico come al solito. Ethan è nella sua camera e mi sta aspettando, io gli ho chiesto qualche minuto per sistemarmi, quindi si presuppone che Ethan si aspetti che uscendo abbia un aspetto migliore di quando sia entrata.
Faccio un altro bel respiro, devo rimanere calma. Mi specchio un po’ intimidita e noto con disappunto che l’immagine riflessa mi riporta impietosa alla realtà. Sono accaldata, rossa in viso, i riccioli in disordine, quel brufolo odioso vicino al mento che non vuole saperne di guarire.
Mi allontano di colpo. Forse una doccia mi aiuterà a rilassarmi. Si, una doccia veloce mi farà sentire sicuramente più a mio agio, meglio iniziare subito. Mi libero dei vestiti, ammonticchandoli sulla sedia vuota e regolo l’acqua alla giusta temperatura. Mentre sono sotto il getto tiepido, non posso fare a meno di rivolgere un’occhiata ammirata alla magnifica e intonsa sala da bagno. Faccio un risolino isterico, la tensione mi gioca brutti scherzi.
Rivolgo uno sguardo critico alle gambe, le ho epilate ieri con scrupolo, quindi non devo temere. Mi strofino energicamente con un sapone alla lavanda, cercando di riattivare la circolazione intorpidita, tutto questo mentre il cuore martella furioso nel petto.
Sembra che la doccia mi abbia rilassata abbastanza. Mi asciugo in fretta, lavo i denti con meticolosità, e infilo la camicia corta che ho portato per passare la notte con Ethan.
Alzo gli occhi verso lo specchio piena di speranza e finalmente vedo riflessa una ragazza niente male, i capelli umidi, ma molto più rilassata e ben messa di prima. Spero ardentemente che anche Ethan trovi il risultato almeno apprezzabile. Mi guardo anche dietro, sbirciando il più possibile, storcendo un po’ il collo in una posa impossibile.
Il cuore non vuole saperne di rallentare. Metto la mano sulla maniglia e rimango ferma qualche secondo, inspiro con gli occhi chiusi. Finalmente ci siamo, il momento che ho tanto aspettato è arrivato. Ethan è qui, a due passi da me, solo questa porta ci divide, poi, più niente può mettersi contro di noi. Stasera ci scopriremo a vicenda, ci doneremo uno all’altra. Sento che questa notte non la dimenticherò facilmente.

Ethan
Inizio a spogliarmi, via la maglia, via i jeans.
Spengo la luce, tanto per me non fa alcuna differenza. Mi avvicino alla finestra che si apre nella parete al lato ovest della mia stanza. Con le mani sui fianchi mi vedo riflesso sul vetro. Frequento Elisabeth oramai da qualche mese ed è capitato talvolta di dormire insieme ma in circostanze ben diverse, io vestito e lei ben avvolta tra le coperte e con un pesante pigiama per non gelare a contatto con me.
Il massimo che ci siamo concessi è stato baciarci più o meno audacemente, accarezzarci la schiena o qualsiasi altra parte del corpo in maniera casta.
Forse è per questo che ogni altro gesto, quando mi sfiora anche nel modo più innocente, mi induce a un solo pensiero: sesso.
Solo con i boxer addosso mi dirigo al centro della stanza e cerco di assumere una posizione rilassata.
Invano, sono troppo teso.
Desisto. Incrocio le braccia, divarico leggermente le gambe e mi preparo ad accoglierla.
Vieni Liz, amore, vieni da me, ti sto aspettando.
All’improvviso si materializza davanti a me una figura femminile, come apparsa dal nulla.
Incrocio per un momento gli occhi di Rebecca, diaspro oceanico viola
«Sento il tuo odore forte, ma non quello dei vestiti. Sei forse nudo?»
Un momento, questa non è Elisabeth perché io non posso usare il mio potere su di lei.
E’ una visione che definire trasgressiva è poco
«Non ti hanno insegnato a bussare?»
Sono sorpreso ma sinceramente anche un po’ disorientato.
«Non ti hanno insegnato ad essere un po’ più galante con le ragazze? E poi non mi hai sentito che facevo toc toc?»
Sorride maliziosa e avanza dritta verso di me. Il passo sensuale come un felino. I felini mi piacciono ma… Mio malgrado sono costretto a guardarla e ancora più mio malgrado ad ammirarla. È in nero, intimo in pizzo. Sopra una leggera e corta vestaglia di seta slacciata ad arte.
Non posso che considerare assurda tutta questa situazione. Continuando a tenere le braccia incrociate sul petto la guardo, cercando di mantenere un contegno dignitoso.
«Vorrei che te ne andassi Rebecca, non solo perché sei quasi nuda, ma anche perché fra qualche minuto verrà Elisabeth e viste le nostre mise non vorrei che pensasse che sei venuta qui con lo scopo di sedurmi. Invece che di dirmi solo buonanotte, come stavi per fare.«
«Ok, allora buonanotte Ethan.»
Sorride seducente ma non si sposta di un centimetro.
Sbuffo esasperato
«Almeno copriti per favore!»
«Perché, non ti piaccio?»
«A Tristan sono piaciuta e anche lui mi è piaciuto parecchio.»
«Cosa? Hai sedotto Tristan?»
«Ethan il verbo giusto non è sedotto.»
Mi passo le mani fra i capelli cercando di pensare lucidamente e in fretta. Prima non volevo offenderla ma ora sono disgustato.
«Senti, non so se crederci a questa cosa di Tristan. Io passerò questa notte con Elisabeth ed è l’unica donna che voglio nel mio letto oggi e per sempre.»
Ho appena fatto autogol. Sembra che le mie parole, invece che dissuaderla l’abbiano accesa ancora di più. Si avvicina cauta, con quell’intimo che farebbe risuscitare un morto e mi mette una mano sul petto, poi va con lo sguardo su una delle braccia che tengo ancora incrociate e mi carezza con fare suadente.
La allontano un po’, mettendo tra noi la distanza delle mie braccia sulle sue spalle
La porta si apre ed Elisabeth compare.
Dischiudo le labbra. La sorpresa mi svuota i polmoni.
Elisabeth si materializza, a piedi nudi, i lunghi riccioli sciolti sulle spalle un po’ selvaggi e indosso una leggera camicia da notte… di seta… Sì dall’odore era di seta, di un celeste pallido, corta ma non troppo scollata.
Elisabeth deve aver scelto ciò che di più innocuo ha potuto trovare ma l’effetto è potente, del resto io l’adorerei anche coperta di stracci, figuriamoci così.
Lo sguardo mi va dritto sul suo petto, dove la trasparenza mi permette di intravedere qualcosa; quel seno che non ho toccato mai, che sembra perfetto per le mie mani..
Queste valutazioni durano lo spazio di una frazione di secondo. In quella seguente visualizzo ciò che vede Liz: Io e Rebecca seminudi chiusi nella mia stanza .
Riesco a scorgere dipinto sul suo viso un susseguirsi di emozioni: dapprima ansia, poi stupore, poi la realizzazione della scena, poi il dolore.
Poi la rabbia cieca.
«Che succede?»
Mi scosto da Rebecca e cerco di avvicinarmi piano, apro la bocca ma non esce nessun suono. Elisabeth guarda prima me, poi Rebecca, poi di nuovo me. Aspetto che dica qualcosa, spero che mi investa con un fiume di insulti, invece si rivolge di nuovo a Rebecca, lo sguardo affilato.
«Togli subito i tuoi artigli da Ethan ed esci da questa stanza!»
Rebecca la guarda per niente, spaventata, poi guarda me. Forse spera di leggere sul mio viso un suggerimento su come comportarsi. Io sono letteralmente pietrificato. Non deve considerarlo come un incoraggiamento a rimanere, perché gira i tacchi e sbuffando, lascia teatralmente la stanza. Sono in un incubo.
Il mio sguardo ritorna su Liz.
L’aria è di nuovo satura di lei. Si è lavata con qualcosa di molto profumato, c’è sentore di sapone alla lavanda, ma nonostante ciò il sangue ha ripreso a scorrere, piano.
La gola mi arde, ancora sale sulle mia ferita. Ben mi sta!
Elisabeth mi guarda con occhi straziati e furiosi:
«Ti lascio solo dieci minuti e ti trovo con una donna seminuda. Non che la cosa sembrasse dispiacerti Ethan!»
Ok. È peggio di quanto possa immaginare, ha percepito ogni dettaglio, ma sembra più furiosa con Rebecca che con me. Non so come difendermi, ogni tentativo sembrerebbe ridicolo ma sono in dovere almeno di provarci.
Mi sento addolorato e furioso nello stesso tempo. Guardo il mio amore negli occhi scuri, vi leggo dolore e rabbia, ma soprattutto insicurezza. Sento il bisogno urgente di farle capire quanto io ami lei e nessun altra, quanto desideri lei e nessun altra. Le prendo una mano e me la porto alla bocca in un gesto che adoriamo entrambi. La desidero più di ogni altra cosa ma so di dover misurare le carezze, l’ho ferita e sicuramente in questo momento non gradisce un momento di intimità con me.
Idiota, hai rovinato questa serata.
Sto facendo soffrire l’amore della mia vita, la mia unica ragione di esistenza. Stringo forte i pugni, posso prendermela solo con me stesso e con quella cagna in calore di Rebecca. Domani stesso la caccerò da casa mia.
Elisabeth, intanto, si è adagiata sul letto e si è girata di fianco dandomi le spalle. La luna illumina la mia stanza di un chiarore argentato, mi stendo accanto a lei e le accarezzo un braccio. I suoi singhiozzi silenziosi mi lacerano l’anima.
«Elisabeth amore girati per favore.»
Non vuole voltarsi. Non vuole che la veda piangere.
Mi monta una collera furiosa verso me stesso verso l’incosciente che sono per essermi in un situazione del genere. Per lei sento solo un amore infinito e voglio che lo senta.
La costringo con dolcezza a girasi ma me ne pento quasi subito. Piccola Liz, non potrebbe mai opporsi alla mia forza, le faccio ancora del male con la mia natura.
«Non so cosa tu abbia visto ma è tutto un equivoco» sembra una frase fatta ma è la verità.
Decido di dirla fino in fondo:
«Si voleva sedurmi, voleva ferirti e c’è riuscita.»
La mia sincerità sembra consolarla un po’.
«Oh Ethan.»
Mi mette le braccia al collo e mi abbraccia forte, non posso fare a meno di cingerla, grato per questo contatto ritrovato con il suo corpo caldo.
«Tu hai bisogno di una donna come te, di una vampira insomma, che sappia comprendere bene i tuoi bisogni e appaghi i tuoi istinti.»
Le poso l’indice sulle labbra, non voglio sentirle dire queste assurdità.
«L’unica persona in grado di soddisfarmi sei tu. Non hai idea di come mi senta per aver rovinato questa serata. …perdonarmi, ti prego…»
Elisabeth mi guarda con gli occhi velati, batte le ciglia e due lacrime scendono sulle guance.
«Ethan io ti amo, non lasciarmi mai.»
«Non potrei mai, l’ho aspettata per tutta la vita. Non posso che rispondere nell’unico modo che possa descrivere il mio stato d’animo in questo momento.
«Sei tutta la mia vita.»
Come in passato, non resta altro da dire. Appoggia il viso sul mio petto freddo. Rimaniamo in silenzio per un po’, Elisabeth non riesce a dormire, poi lentamente si rilassa tra le mie braccia. Appena la vedo abbandonata al sonno, penso che sarebbe più opportuno avvolgerla meglio se desidero continuare a tenerla vicino a me. La sua camicia velata è molto più leggera del solito pesante pigiama.
Nel sistemarla, non posso fare a meno di ammirarla. La sensualità mi prosciuga dentro.
Sbuffando vado davanti alla finestra e guardo la notte, alla quale appartengo. E’ stata una giornata troppo… troppo e basta. Ho bisogno di uno sfogo, se non posso avere Liz, ho bisogno di appagare almeno il desiderio del sangue. Mi sporgo dalla finestra aperta e spicco un salto nel vuoto..
E inizio a correre nudo, a caccia nella notte.

Edited by gaiottina1 - 9/7/2009, 13:48
 
Top
178 replies since 24/6/2009, 17:29   9418 views
  Share