piano piano si fece roma ^^ XD
grazie per gli incoraggiamenti
Cap.12 – Qualcosa di diversoArrivai al traguardo una manciata di secondi dopo la mia avversaria, arrestandomi bruscamente. Secondi in cui Alice, accanto alla sua Lamborghini fissava un punto innanzi a sé, come a richiedere una visione che non veniva.
I suoi occhi si persero nel bosco ai lati della strada.
Una calma irreale avvolse le nostre anime dannate, mentre da lontano il ruggito della H-Civic segnava il ritorno rapido al capolinea.
Intorpidito, uscii dalla Volvo. Pestai il piede a terra come un lattante e sbuffai sonoramente.
Accidenti!
Dove avevo sbagliato?
Impossibile!
Ero stato battuto!
Mi ero fatto fregare da un’umana e da una creatura senza nome..
Che caduta di stile!
“Mai dare niente per scontato” Mi disse Sophie dopo essersi allungata sinuosamente sul posto guida per richiudere lo sportello dimenticato aperto.
Avvertivo il suo sguardo infastidito trafiggermi il fianco, come se catapultarmi fuori fosse stato un peccato capitale; come se la gara fosse assolutamente cosa futile ai fini della serata; come se fossi stato in trappola tutta la mia vita e me ne rendessi conto troppo tardi.
Un brivido mi percorse la spina dorsale. Stavo sollevando una discussione spinosa.
Una miriade di domande si accavallarono all’improvviso nella mente. Dovevo mantenere un self-control invidiabile. M’imposi di restare calmo e affrontare più tardi quei mille quesiti inopportuni.
Mi voltai di nuovo verso la mia vettura, cercando ancora di scoprire i suoi pensieri con scarsi risultati.
Lei, ancora al posto del passeggero, si massaggiava il segno lasciato dalla cintura al momento della frenata finale, con tanto di sgommata nera rimasta sull’asfalto, guardandomi con odio malcelato.
Quegli occhi così scuri da sembrare pozzi neri.. e le labbra così piene, così invitanti, così.. indecifrabili. La tensione palpabile nell’aria, come se ci fossimo estraniati entrambi dal luogo dov’eravamo.
Emozioni contrastanti nel giro di un paio di ore, da predatore a predato.
Preferii fissarla con stizza, prima di rendermi conto di averle già consegnato su un piatto d’argento la mia testa.
Mi chiesi ancora una volta perché capitassero tutte a me.
Poi, con la coda dell’occhio, colsi un movimento.
Alice porse una mano a Jasper, incerta sui movimenti da compiere, quasi temesse un attacco se fosse rimasta sola a complimentarsi con la Laghi, in modo da non farsi cogliere impreparata di nuovo.
Strane, erano, le sensazioni che Azzurra riusciva a seminare in ognuno di noi. Jasper poi era il più sensibile agli sbalzi di queste, e, quando decise di scendere dalla Lamborghini di mia sorella, mi resi conto che il peggio, al momento, era passato.
La Laghi non fece in tempo a scendere dalla macchina che Emmett decise di scatenare la sua esultanza infantile prendendola per i fianchi e facendola volare in aria tutto contento per avermi battuto. L’unica pecca? Aveva scommesso su di me, per cui avrebbe dovuto pagare per un mese la sua avventatezza. A quanto pareva però, al momento tutto passava in secondo piano, la risata sincera della prof aveva un suono sincero e naturale, quasi bello nell’ascoltarlo senza inflessioni date dalla sua impenetrabilità. Che fosse stato o meno un trabocchetto, il fatto che Sophie si fosse presa tanta libertà durante la gara, ora non aveva più importanza, alla fin fine non mi era neanche dispiaciuto, distratto sì, ma non dispiaciuto.
Con sguardo timido, forse imbarazzato, costretta nell’abbraccio del mio fratellone, non si negò alla stretta di mano con Alice e Jasper, quest’ultimo sempre sul chi vive, ma leggermente più tranquillo.
Li vidi scambiarsi qualche parola, mentre Emmett con il suo modo di fare raccontava per filo e per segno ogni manovra e battito di ciglia della conducente, l’aveva osservata con minuziosità catturando ogni particolare, ogni battito del cuore, ogni ventata di adrenalina nell’abitacolo. Ne era entusiasta, lo avvertivo tramite il legame con Jasper, aveva trovato un degno avversario quasi-umano. Sorrisi scioccamente a quel pensiero, prendendomi successivamente un colpo allo sbattere rumoroso della portiera della mia Volvo, beccato di nuovo sovrappensiero!
Mi persi per un secondo nel tacchettio delle scarpe alte sull’asfalto in allontanamento, quando mi riscossi e decisi di scortare la mia “prigioniera” dalla sua amica e collega folgorandola con un sorriso rubacuori per farmi perdonare.