Ecco il capItolo due spero vi piaccia. Se sì lasciate i vostri commenti. Se è un no lasciateli lo stesso. BUONA LETTURA:
CAPITOLO 2
LA TRASFORMAZIONE
Un lungo ululato e un ringhio, e il peso che avevo sopra di me scomparve.
Possibile che avesse già finito con me? Che ero morta finalmente e avevo lasciato il mondo dove nulla mi teneva ancora attaccato?
All’improvviso cominciai a sentire un dolore acuto all’altezza del collo. Sembrava che il sangue nelle vene cominciasse a prendere fuoco. Lanciai un urlo terrorizzato; se stavo morendo perché sentivo tutto quel dolore? Il fuoco che si propagava dalla gola giù verso la spalla e su verso il cervello proprio come una macchia d’inchiostro su un foglio bianco.
Il fuoco continuava ad espandersi e ad aumentare d’intensità man mano che il tempo passava e il dolore diventava insopportabile. Mi rotolai sul terreno cercando di spegnere il fuoco ma era inutile, mi portai una mano al collo per estirpare le carni che stavano prendendo fuoco, riuscendo solo a graffiarmi e a sporcarmi di sangue.
Possibile che Laurent non avesse finito il suo lavoro? Perché stavo soffrendo ancora? Poi mi venne in mente. Quel dolore, era lo stesso dolore che avevo provato quella volta che James mi aveva morso nella scuola di ballo a Phoenix, certo il dolore che provavo in quel momento era più intenso nulla in confronto al dolore provato li, ma la sensazione era quella. Possibile che mi stessi trasformando? Che stessi diventando un vampiro? Perché Laurent si era fermato dal suo proposito di uccidermi? E Edward dov’era? Era stato lui a fermare Laurent? Dov’era ora che stavo perdendo la mia natura umana, la natura che lui voleva proteggere?
Era andato e non sarebbe mai tornato a salvarmi, proprio come aveva detto il mio creatore lui mi aveva abbandonata qui senza proteggermi. A Edward non interessava più nulla di me.
Calde lacrime cominciarono a rigarmi il viso. La voragine che aveva creato il suo abbandono unito al dolore della trasformazione erano insopportabili per un piccolo e fragile cuore umano.
Continuai a dimenarmi e a urlare mentre il calore era arrivato al cuore e cresceva d’intensità ogni istante che passava orami andavo a fuoco e il processo era irreversibile.
Tra le urla sentì accanto a me delle presenze, un uggiolio straziante di dolore e altri ringhi, poi qualcosa di inaspettato mi riporto in me.
«Bella» era la voce calda e roca di Jacob. Quanto avevo desiderato sentire la sua voce nel ultimo periodo. Il mio migliore amico era sempre stato il mio porto sicuro la mia ancora di salvezza. «Mi dispiace Bella. Non siamo arrivati in tempo. È colpa mia Bella. Mi dispiace» disse tra i singhiozzi. Jacob. Non era Edward a starmi vicino era Jake era lui che stava piangendo per me. Lui non doveva piangere, Jake era il mio sole non doveva diventare un cielo nuvoloso dovevo consolarlo, ma il dolore era immenso e l’unica cosa che desideravo di più era morire per far smettere tutto.
«Jake» riuscì a dire tra un urlo e l’altro «Uccidimi ti supplico!» era la mia unica speranza, Jake doveva uccidermi non volevo continuare a soffrire e nemmeno diventare un vampiro senza Edward accanto. «Ti prego Jake, uccidimi» la supplica e la pietà di Jacob erano le mie ultime speranze.
«Bella mi dispiace! Mi dispiace! Mi dispiace!» continuava a ripetere come un mantra ma a me le sue scuse non servivano a nulla doveva uccidermi e mettere fine a quell’inferno. Il fuoco crebbe e il cuore cominciò una galoppata incontrollabile. Portai le mani al petto nel tentativo di strapparlo e gettarlo sperando in un po’ di sollievo, ma fu inutile, la mia futile forza umana non riusciva a squarciami. Urlai di disperazione e dolore cercando di smuovere Jacob e convincerlo ad entrare in azione.
«Fammi morire, fammi morire Jake ti prego» implorai. Di tutta risposta ricevetti l’ennesimo singhiozzo.
«Non ce la faccio Bella. Non posso. Non chiedermelo» disse tra un sussulto e l’altro.
Tutto inutile Jacob non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Ero costretta a soffrire e farmi incendiare viva senza che nessuno potesse aiutarmi. Intanto il fuoco divampò indomabile verso le gambe, si diffuse alle braccia a tutti gli organi, al viso bruciandomi la gola. Ero un rogo vivente che si dimenava e urlava senza sosta.
«Ti porto via di qui» mi disse Jacob prendendomi tra le braccia come se fossi una piuma e cominciando a correre. Nemmeno il vento freddo riusciva a darmi sollievo, l’incendio aveva cancellato ogni mia sensazione. Scappò per non so quanto tempo prima di posarmi al buio. «Per un po’ sarai al sicuro qui»
Ormai non lo ascoltavo più ero stanca di urlare e di dimenarmi, stanca di soffrire e vivere, l’unica cosa che desideravo più di ogni altra era la morte. Desiderio che Jacob non voleva esaudire.
Smisi di pensare, smisi di urlare, ormai, il mio corpo non ce la faceva più, ogni tanto mi sfuggiva qualche gemito causato dall’impetuosa crescita del fuoco che ormai si era impadronito di ogni parte del mio corpo ma per il resto non permisi a me stessa di uscire dalle righe dopotutto lo dovevo anche a Jacob che non aveva intenzioni di abbandonarmi e io non volevo che soffrisse inutilmente insieme a me.
Rimasi in silenzio, tanto quanto me lo permettevano le forze. A soffrire da sola con l’implacabile fuoco del destino.
Restammo soli per ore o forse giorni addirittura settimane; avevo perso la cognizione del tempo. Quanto ancora dovevo soffrire? Sarebbe mai finita questa tortura? E se sì quando ancora mancava? Perché era Jacob ad assistere alla trasformazione? Cosa sapeva lui? E Laurent che fine aveva fatto?
Ad un certo punto avvertì un cambiamento nell’aria.
Jacob al mio fianco era teso e in allerta. Cosa stava succedendo?
Sentì dei passi sordi ma pesanti attutiti dall’erba, dei ringhi e lo spostamento d’aria provocato da qualcosa di grosso. L’aria mi portò alle narici un odore caldo accompagnato dal rumore accelerato di un cuore che pulsava sangue. Il rumore dei passi cambiò rimbombando leggermente era entrato nel luogo buio dove stavamo io e Jacob.
«Sam» sbottò Jacob «Che ci fai qui?» seguì un ringhio poi di nuovo uno spostamento d’aria molto più evidente e sentì la presenza di un essere umano accanto a noi.
«Jacob devi tornare a casa» disse una voce profonda dal lato opposto a dove stavamo noi. La riconobbi era la voce di Sam Uley il ragazzo che mi trovò quella notte nella foresta dopo che lui… ma non volli ricordare. Troppo doloroso. Mi concentrai sui due. Perché Sam era qui? Come aveva fatto a trovarci? Perché era venuto a cercare Jacob visto che tra i due non correva buon sangue e Jake aveva addirittura paura di lui?
«Non posso Sam. È colpa mia se lei è qui in questo stato» la voce roca di Jacob risuonò priva di emozioni nello spazio vuoto, capì che ci trovavamo in una grotta. Era strano e rassicurante riconoscere luogo e tempo. Sì perché ormai ero sicura che fuori fosse giorno, sentivo il cinguettio degli uccelli e lo zampettio di piccoli roditori che si aggiravano attorno all’entrata della grotta. Stavo diventando più forte e il mio udito come tutti gli altri miei sensi si stavano affinando.
«Jake devi tornare. Charlie crede che tu sia scappato con Bella e manderà una squadra di poliziotti a perlustrare la foresta»
Charlie. Per tutto questo tempo non avevo minimamente pensato a lui presa com’ero dal dolore della trasformazione; ma ora che avevo ripreso a ragionare e cominciavo a mettere in prospettiva le cose Charlie divenne la mia prima preoccupazione. Cosa pensava in quel momento? Probabilmente credeva che mi fossi persa nel bosco. Chissà come stava soffrendo? Gli avevo detto che andavo da Jessica per studiare e invece avevo fatto una passeggiata nel bosco e mi ero imbattuta in un vampiro e che mi stavo trasformando in una creatura leggendaria e che con tutta probabilità non l’avrei più rivisto. Charlie stava soffrendo per la mia sparizione e anche Reneè sicuramente sapeva dell’accaduto e Phil e tutta Forks. Forse sarebbe stato meglio che mi credessero morta avrebbero accettato più facilmente la situazione e sarebbero andati avanti. Ma Charlie credeva che Jacob fosse scappato con me… dava la colpa della mia sparizione a Jake? Certo non lo vedeva dal giorno della mia scomparsa e probabilmente aveva tratto le conclusioni sbagliate. Be’ sbagliate fino ad un certo punto; perché Jacob era con me ma non eravamo scappati io stavo morendo per rinascere a nuova vita.
«Non posso lasciarla Sam. Non capisci è colpa mia se quella sanguisuga l’ha morsa» come facevano a sapere cosa mi era successo? Possibile che Jacob e Sam conoscessero già la verità sulla mia nuova natura?
«Sì l’ha morsa e devi capire che lei non è più la Bella che conoscevi ora è una nostra nemica e non perderà un attimo a pensare prima di attaccati appena si sveglierà. E tu non puoi restare da solo qui con lei è pericoloso. Non sappiamo cosa farà appena sarà sveglia» sibilò Sam. Cosa avrei fatto appena il dolore se ne sarebbe andato, appena la trasformazione sarebbe stata ultimata? Avrei attaccato Jacob? Avrei attaccato il mio migliore amico per placare la mia sete di sangue? No. Certo che no. Ero cambiata ma non fino al punto di attaccare Jake.
«Non mi farà del male ne sono certo. È cambiata ma solo il suo corpo, lei resterà sempre la mia Bella» rispose dolcemente Jacob. Anche lui era della mia stessa opinione. Si fidava di me e non potevo deludere la fiducia che riponeva in me.
«Non capisci! La sua mente si è cristallizzata come la mente di un predatore. Appena aprirà gli occhi non vedrà il suo amico Jake ma una preda!»
«No!» urlò Jacob di rimando. «Lei non è cambiata. Ne sono sicuro!» spiegò più tranquillo.
«Fa come credi! Ma manderò Embry e Jared. Non voglio che la tua testardaggine metta in pericolo la tribù e gli abitanti di Forks nel caso la tua vampira non sapesse controllarsi. Un’altra cosa Jake appena avrai chiarito con lei ti sarei grato di ritornare a casa per un po’ non voglio che Charlie mandi altri poliziotti in giro per il bosco con quella succhiasangue in circolazione e un’altra che si sta appena svegliando!» disse acido Sam uscendo dalla grotta
«D’accordo» rispose Jacob avvicinandosi nuovamente a me.
Rimasi in ascolto. Il mio udito era notevolmente migliorato e anche il mio olfatto. Sentivo un tanfo animalesco nell’aria che mi disgustò parecchio oltre al frenetico battere del cuore di Jacob e lo spostamento del sangue nelle vene causato dal pompare del cuore. Il fuoco che ardeva nella mia gola aumentò intensità improvvisamente. Era sete? Il sangue di Jacob mi faceva già quell’effetto? Mi ero promessa di resistere, Jake era mio amico e si fidava di me, dovevo cominciare ad affinare il mio autocontrollo per restargli accanto e evitare di saltargli al collo alla prima occasione. Mi concentrai sul fuoco che divampava nella mia gola cercando di prenderci confidenza. Dovevo abituarmici. Anche la mia mente era cambiata. Sentivo di avere uno spazio immenso e vuoto a mia disposizione. Molto di quello spazio fu sopraffatto dal dolore mentre dell’altro era concentrato a trattenere il mio corpo del contorcesi, altro invece era impegnato a prendere confidenza con la sete implacabile che avrebbe caratterizzato la mia esistenza per il resto dell’eternità.
Fuori dalla grotta senti otto zampe pesanti avvicinarsi accompagnati dallo stesso tanfo animalesco che impregnava l’aria della grotta e dal pulsare di due grossi cuori. Sentì le due grosse presenze vicino all’entrata e dei ringhi e subito pensai di mettermi in posizione di difesa, ma il dolore mi impediva qualsiasi movimento.
«No» fu l’urlo di Jacob appena sentì i ringhi. Era in pericolo. Jake era in pericolo per proteggermi, se solo il dolore fosse diminuito avrei potuto proteggerlo. Che ironia volevo proteggerlo da qualcosa che non sapevo cos’era e chi lo avrebbe protetto da me? «Non dovete farle del male! È colpa nostra se…» non riuscì a terminare la frase la sua voce si era incrinata.
Ma cosa credeva di fare? Pensava di poter parlare con quegli animali e convincerli a non attaccarmi?
Eppure ci riuscì. Sentì distintamente una delle due bestie quella a destra accucciarsi, mentre l’altra rimase ferma davanti all’entrata. Tutto rimase immobile e silenzioso tranne per i tre cuori palpitanti e il mio che batteva irrefrenabile più veloce degli altri.
Quella situazione rimase immutata fino a che non avvertii un cambiamento. Il mio cuore cominciò una galoppata impetuosa, mentre il fuoco cominciava il suo lento ripiegamento prima dai polpastrelli, mentre, quello che lambiva il mio cuore divenne più intenso, scandendo la ritirata del fuoco. L’atmosfera nella grotta cambiò, appena i miei sorveglianti si accorsero del mutamento, divenne subito tesa e sentivo in tensione anche Jacob accanto a me. Il fuoco lasciò le dita della mano e dei piedi lasciandole fresche una sensazione che avrei accettato volentieri dopo tutto quel fuoco che imperversava violento se non fosse stato per la fitta di lancinante dolore che si instaurò nel mio petto. Portai le mai al cuore ma la mia pelle era dura. La trasformazione si stava ultimando con un uscita trionfale. Urlai per il dolore al cuore che aumentava man mano che il fuoco veniva domato nel resto del corpo. Era come se il fuoco nella sua ritirata si stesse concentrando nel cuore e questo per difendersi continuava ad aumentare l’andatura. Man mano che il tempo scorreva il fuoco lasciava il mio corpo fresco e privo di ogni dolore mentre il cuore continuava ad ardere sempre di più insieme alla gola che era diventata secca.
Sentì un uggiolio di disperazione che si perse tra le mie urla di dolore. Jacob si era alzato e si stava ritirando da me. Che avesse capito che la mia trasformazione stava finendo?
Il cuore continuava a battere irrefrenabile incontro al fuoco che si stava concentrando in petto defluendo da tutto il resto del mio corpo. Il dolore divenne se possibile ancora più acuto, mentre il fuoco finiva la sua folle corsa verso il petto. L’ultimo organo ancora in vita stava morendo e sapevo che con lui sarebbe finito anche tutto il resto. Sentì il mio cuore fare gli ultimi battiti e il fuoco concentrarsi e poi con un ultimo rumore sordo tutto finì.
Edited by lachesi86 - 8/1/2009, 17:49