@ bella and edward italian forum -

Bella Swan: The Edge Of Reason, Almeno Bridget Jones non doveva scegliere fra un vampiro e un licantropo!

« Older   Newer »
  Share  
Jo on the moon
CAT_IMG Posted on 21/11/2008, 18:51




uh uh...ke belllooooo finalmenteee hai postatoooooOO!!ahah...troppo simpaa!

cmq bravissima anke...e..postaa t pregoooo.nn ci far penare di nuovo cs a lungoooO!

baci jOoOoo
 
Top
giulja.90
CAT_IMG Posted on 21/11/2008, 19:49




brava!!!!!!!!!!!!bello il capitolo...

CITAZIONE
postaa t pregoooo.nn ci far penare di nuovo cs a lungoooO!

Concordo!!!
 
Top
pao5272
CAT_IMG Posted on 21/11/2008, 23:49




oooh my!
ma cosa le é preso a Bella?
uhm .. sará una nuova modalitá di trasformazione?¿ :P *me sclera :P*
waa voglio saperlo!!
quando posti? .. spero pronto :P

complimenti .. giá i mancava la tua ff ^_^

xoxo
 
Top
Ainigriv
CAT_IMG Posted on 27/11/2008, 20:51




Che bella!!!! Quando posti??? POi che succede a Bella????
*modalità curiosa maniaca*
Posta presto!
 
Top
kiastellina
TOPIC_ICON4  CAT_IMG Posted on 10/12/2008, 22:39




Ciao sono una tua nuova fan!! Devo dire ke qst fan fiction è stupenda!! Continua a scrivere!! Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo!! Complimenti!! Ciao!! :P :D
 
Top
CAPITAIN VANILLA™
CAT_IMG Posted on 26/12/2008, 19:27




Lo so, lo so, sono un'inguaribile ritardataria >.<

Capitolo 9
Melodramatic Fool, Neurotic To The Bone


Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano,
ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia.
Infuse nell’uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile,
brutto, insipido, fastidioso.
Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza
la vecchiaia neppure ci sarebbe.
Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un’eterna giovinezza.
La vita umana non è altro che un gioco della Follia.

(Erasmo da Rotterdam)



L’orribile odore di disinfettante dell’ospedale di Forks mi colpì come uno schiaffo in pieno volto.
Riuscivo a sentire chiaramente ogni suono proveniente da ogni corpo presente nella stanza: il ticchettio inesorabile dell’orologio, il beep regolare del cardiogramma, il respiro calmo di qualcuno seduto accanto a me.
Arrivavo persino a sentire il cuore pompare nel petto, il sangue scorrere caldo e veloce. Ascoltavo in silenzio tentando di mettere a fuoco anche i particolari lievi.
Ero immobile nel mio letto d’ospedale e seguivo il frenetico viaggio vitale del mio visitatore, quando improvvisamente schizzai in avanti, boccheggiando.
«Oh, finalmente. Dottoressa Montgomery, la paziente della 486 si è svegliata» annunciò acida l’infermiera, alzandosi dalla sedia.
Si avvicinò al lettino e staccò la flebo «…cominciavo a pensare che l’anestesista avesse sgarrato con la dose» ghignò, mentre tentavo di riprendere fiato tra i colpi di tosse.
Anestesista?
«Mi…Mi avete aperta?» chiesi afona, mimando con le mani.
L’infermiera alzò gli occhi al cielo, esasperata «Eri talmente isterica che per tenerti sulla barella abbiamo dovuto legarti, immagina per appiccicare tutti quegli elettrodi» indicò il marchingegno che ogni tanto squittiva contrariato.
All’improvviso la porta si aprì ed entrò la dottoressa Montgomery, un’affascinante donna dai capelli rossi che aveva tentato più volte di sedurre Carlisle in sala operatoria.
«No, Isabella, non preoccuparti…Non sei e non sarai sottoposta a nessun intervento» mi rivolse un sorriso affettato «Ti terremo in osservazione per qualche giorno, poi potrai andare a casa»
Scandiva ogni sillaba come se stesse parlando ad una svitata.
Le lanciai un’occhiata torva. Il mio sguardo cadde sul cartellino appuntato al suo camice candido: Psichiatria.
Mi grattai la testa con aria stupida, mentre la dottoressa staccava e attaccava gli elettrodi dal mio petto.
Poi finalmente ci arrivai.
«Non capisco, perché mi avete portata in psichiatria?» chiesi piano, sbattendo le palpebre.
La dottoressa Montgomery parlò ancora con quel suo orribile sorriso finto stampato sulla faccia «Abbiamo ritenuto giusto tenerti qui, cara. Avresti potuto fare un gesto inconsulto e…»
Perfetto. Mi stavo trasformando in una vampira e tutto quello che riuscivano a fare era lasciarmi marcire insieme ai matti?
Ora che stavo riprendendo conoscenza, la testa cominciava a farmi male «Quanto sono stata qui?» domandai stropicciandomi gli occhi.
«Dunque, vediamo…Con oggi sono tre giorni, dolcezza» precisò l’infermiera.
Tre giorni. Esattamente quanti ne servono perché avvenga…
«Voglio parlare con il dottor Cullen» ci misi un po’ a pronunciare quel nome, ma almeno servì a qualcosa.
L’infermiera acida chiamò Carlisle con quel suo inutile cercapersone e dopo qualche minuto ero seduta alla grande scrivania del suo ufficio.
L’orologio da tavolo ticchettava fastidiosamente.
Carlisle mi guardava.
Io lo guardavo.
Nessuno proferiva parola.
E l’orologio continuava a ticchettare.
«Edward mi ha morsa» sbottai al limite dell’esasperazione, battendo entrambe le mani sulla scrivania. L’orologio cadde a terra continuando a ticchettare.
«Lo so» rispose pacato Carlisle.
Gli lanciai un’occhiata eloquente.
«Cosa diavolo sta succedendo al mio corpo? Perché riesco a sentire il battito cardiaco di un’infermiera…?»
«…ad ogni modo, Isabella, incaricherò la dottoressa Montgomery di farti qualche esame» concluse a voce alta, spillando una cartella e insieme la nostra conversazione.
Mi alzai con veemenza dalla poltrona, facendola rovinare sul pavimento «Quello sporco vampiro mi ha morsa, ho il dannato diritto di sapere…» strillai.
Carlisle mi porse in fretta un foglio con due righe scritte nell’inconfondibile grafia stile Cullen.
Non è né il tempo, né il luogo. Và a casa e aspetta, firmerò io il modulo di dimissione.
Mi sentivo una stupida.
Uscii dal suo studio e trovai l’infermiera acida che tentava di origliare.
Le rivolsi un sorriso garbato al quale rispose con riguardo, poi mi allontanai.

Stavo camminando verso casa, stretta nella mia giacca contro il vento pungente di Forks.
Al solito, tagliai per un vicolo all’altezza di Spartan Avenue. I miei passi echeggiavano contro i mattoni freddi di quella stradina cupa; un’improvvisa folata di vento mi scompigliò i capelli.
Sentii un tonfo sordo a qualche metro da me «C’è qualcuno?» le gambe cominciarono a tremarmi involontariamente.
Mi sentivo osservata. C’era qualcun altro lì con me, in quel vicolo.
«Chi è là? Ehi…!» portai una mano alla coscia che sussultava senza controllo e mi accorsi che era solo la vibrazione del cellulare.
Guardai intorno furtiva «Pronto?»
«Bella, sono papà. Sto venendo a prenderti all’ospedale aspettami lì, ok?» forse Charlie mi credeva sorda, perché urlava come un invasato. Riattaccò senza darmi la possibilità di ribattere.
Rimisi il cellulare in tasca e ripresi a camminare.
Sentii ancora quel rumore; questa volta più vicino, più nitido.
Mi voltai cercando di capire da dove provenisse.
Un altro tonfo, poi un sibilo all’orecchio che mi fece sussultare. “Bella…” Sembrava che mi chiamasse.
Intravidi un’ombra sulla parete del vicolo. Trasfigurata, enorme, spaventosa.
Deglutii, si stava avvicinando e presto avrebbe svoltato l’angolo. Stava cercando me, ne ero sicura!
La testa mi faceva male e avevo la vista ancora annebbiata dai sedativi.
Bella…Bella…Bella!” ancora quell’orribile sibilo, sembrava fosse proprio dietro le mie spalle…
Indietreggiai di qualche metro, disorientata. Feci tre passi in fretta, mentre il respiro si faceva affannoso e i particolari del vicolo cominciavano a sbiadire.
Qualcosa si mosse dietro la mia spalla come uno stridere di catene: lanciai un urlo con tutta l’aria che avevo nei polmoni e presi a correre come una forsennata.
Abbastanza veloce da non vedere che la causa di tutto quel frastuono era un semplice gatto spelacchiato.

«Bella, ti ho cercata ovunque! Come sei tornata a casa?»
«Di…corsa?» risposi facendo spallucce.
Charlie alzò le braccia al cielo; si avvicinò cauto al divano come se temesse una mia reazione «Bella…Sei per caso isterica?»
Lo guardai intontita «Charlie, sei per caso fesso?»
Si alzò di scatto dal divano come se lo avesse punto qualcosa «Isabella Marie Swan, non ti permetto di usare questi toni sotto questo tetto!» mi guardò torvo.
«Prima fingi un collasso, dormi per tre giorni di seguito e ad un tratto decidi che è il momento di fare una corsetta?» la sua faccia stava diventando minacciosamente paonazza.
Alzai un sopracciglio «Papà, calmati. Rischi di esplodere»
Stava per accanirsi su di me quando squillò il telefono «Con te faccio i conti dopo» disse mentre strizzava l’occhio per dimostrare che la nostra disputa finiva lì.
Non ebbi il tempo di rilassarmi sul divano che Charlie si precipitò in salotto indossando la fondina «Purtroppo per me, non sei l’unica a perdere la testa a Forks, una suora si è barricata in un negozio di intimo…»
Mi diede un bacio sulla fronte «Fatti una bella doccia, sono anche passato dal supermercato…Vuoi che chiuda a chiave?»
Sospirai. Ero proprio una pessima figlia: mio padre avrebbe dovuto avere il cuore spezzato.
«Grazie papà, chiudi pure»
Sorrise raggiante e si chiuse la porta alle spalle. Aspettai di sentire il rombo della sua auto giù per il viale e mi precipitai subito al piano di sopra.
Mi spogliai in fretta, cercando –senza successo- di non inciampare nelle mie stesse braghe. Mi appoggiai allo specchio con il fiatone, la mia figura accaldata in intimo riflessa nello specchio.
Dio che brutta cera”.
Feci una smorfia. Lo sguardo cadde sulla mia bocca, e un istante dopo stavo esaminando accuratamente la mia dentatura.
Avanti, sono normalissimi canini…” pensai “…da succhiasangue” concluse la mia scomoda coscienza dalla voce spaventosamente simile a quella di Jacob Black.
Ormai al limite dello squilibrio mentale, cominciai a testare la mia ipotetica superpotenza. E cominciai a spostare con il pensiero il mio cuscino. O almeno ci provavo.
«Non credo che se lo fissi intensamente verrà da te».
Sensuale, dolce, sexy, intrigante, persuasiva, mozzafiato…Si, insomma, conoscete una voce che incarni tutte queste caratteristiche?
Io si. E quella voce stava seduta esattamente sul mio davanzale. Mentre io ero sdraiata mezza nuda e ansimante sul mio pavimento tentando di trascinare un cuscino con la forza del pensiero. Vi sembra una cosa razionale? La risposta è no. Assolutamente no.
«Bella, per carità! Prendi fiato!», mi accorsi di non stare respirando solo quando mi ritrovai il naso perfetto di Edward a mezzo centimetro dal mio.
Annuii ripetutamente e trovai la forza di parlare «C…ciao» sussurrai, che può sembrare una banalità ma Edward avrebbe perfettamente capito il messaggio subliminale nascosto in quella frase.
«Perdonami, Bella…Ma non ho capito un’acca» disse sfoderando il suo inconfondibile sorriso sghembo.
Scossi la testa. Uomini!
«Non mi aspettavo di vederti dopo…dopo l'altra sera, ecco» mormorai guardandomi le mani.
Edward mi sollevò il mento con un dito «Neanche io, a dire la verità. Ma mi sarei odiato per il resto della vita se non fossi venuto qui a parlarti», e distolse lo sguardo dai miei occhi.
Non avevo mai visto il suo viso mostrare così tante emozioni differenti: amore, dolcezza, incanto, dolore, ma c’era qualcos’altro che quella sera non riuscii a distinguere…Forse odio, odio per ciò che era e per ciò che sarei diventata a causa sua…
«Bella» mi chiamò, stranamente grave, attirando la mia attenzione.
«Non diventerai un vampiro, almeno fino a quando non me lo chiederai»
Aprii la bocca più volte, ma non ne uscì nessun suono. Forse il cuscino mi aveva soffocata, perché non ero più tanto sicura della veridicità di ciò che mi stava accadendo «Vorresti dire che…?»
«Esatto» sorrise soave Edward «Non ti ho vampirizzata»
«Ma avevo tutti i dannati sintomi, riuscivo anche a…» stavo per sputare tutta la mia esperienza in ospedale, ma il suo dito freddo mi zittì all’istante.
Mi guardò dolcemente «Eri talmente spaventata dal pensiero della trasformazione che la tua testolina buffa ti ha fatto credere di esserlo davvero»
«Mi stai dando della pazza furiosa?» squittii stizzita.
«In alcune culture orientali viene chiamata Febbre Gialla…» cercò di intontirmi con la sua risata cristallina, ma ero decisa a non fargliela passare liscia.
Cercai di afferrare il cuscino per iniziare una battaglia feroce a suon di piume d’oca, ma Edward intuì le mie intenzioni e mi afferrò i fianchi spingendomi delicato sulle lenzuola.
«Avanti Bella, non te la prendere…Alla fine sono io che ci ho perso di più»
Lo guardai interrogativa «Nel momento in cui ho sentito il tuo sangue scorrere nella mia bocca, così corposo e invitante…Beh, credimi è stato difficile tornare alle vecchie abitudini» mi spiegò in risposta, mentre la stoffa del mio reggiseno strusciava sfacciata contro la sua camicia.
«E a quanto pare, tu hai intenzione di farmi morire…di nuovo» mormorò accennando al mio abbigliamento insolito.
«Non sarebbe un modo fantastico di farlo?» ansimai sotto il suo petto marmoreo, aspettando una reazione forte.
E invece, contro tutte le mie previsioni, mi baciò. Un bacio diverso, un bacio dolce, delicato, impalpabile, con il labbramordicchiamento inferiore, un bacio di quelli che si vedono nei film, di quelli che ti aggrovigliano lo stomaco e ti tolgono il respiro…Insomma, Edward mi stava baciando e io vibravo sotto il suo tocco come una ragazzina al primo appuntamento.
Si allontanò per farmi prendere aria e io gemetti per il distacco.
«Dannazione, Bella…Non immagini neanche quanto ti voglio…» mormorò frustrato sulla mia clavicola.
Oh, lo immaginavo, invece. Dischiusi le gambe con agilità, aspettando un suo segnale che mi ordinasse di smettere. Edward aveva paura di lasciarsi prendere dalla foga, di completare l’opera che aveva lasciato a metà. Il mio profumo lo invase e lui chiuse gli occhi cercando di ragionare con la testa e non con il pene, che era contenuto a stento dai jeans aderenti. Osai respirare, e mi trovai davanti i suoi occhi di topazio che mi fissavano inappagati. Dio, c’avrei fatto l’amore fino a sentir male…
«Ti prego. Resta con me, stanotte. Non mi importa del tuo istinto, di Charlie, di Jacob, del matrimonio e delle dannate conseguenze. Ti prego, resta» lo stavo implorando, cavolo! Perché non fiatava?
Accostai le mie labbra alle sue e lui tracciò il contorno delle mie labbra con la sua lingua.
«Resterò, ad una condizione» parlò con voce estremamente suadente «…che tu sia calda»



E allora?

Edited by CAPITAIN VANILLA™ - 26/12/2008, 19:44
 
Top
kiastellina
CAT_IMG Posted on 26/12/2008, 22:06




È assolutamente fantastico!!!

CITAZIONE
Accostai le mie labbra alle sue e lui tracciò il contorno delle mie labbra con la sua lingua.
«Resterò, ad una condizione» parlò con voce estremamente suadente «…che tu sia calda»

Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo!!Speriamo che succeda qualcosa di mooolto interessante!!! :shifty: :D :P ;)
 
Top
CatsEyes
CAT_IMG Posted on 26/12/2008, 22:52




OH MIO DIO!! W.O.W
no cioè, lasciando perdere i capitoli dove c'era il cane, è stupenda! qui non ce la fa più nessuno! il titolo è azzeccatissimo! e questo capitolo...beh.....fantastico!!! il finale poi è magnifico! quell'ultima frasetta di edward me gusta mucho!!!!...a condizione che lei sia calda...mmmmh....oh edward!!!!!!!!
 
Top
Jo on the moon
CAT_IMG Posted on 28/12/2008, 23:48




bello bello..compliments!
 
Top
~Saph.
CAT_IMG Posted on 29/12/2008, 11:07




Ho letto l'altro ieri la tua FF tutta d'un fiato...io..ioo...io...amo questa FF *__* E' stupenda...
CITAZIONE
«Resterò, ad una condizione» parlò con voce estremamente suadente «…che tu sia calda»

Oh... *____*
 
Top
pao5272
CAT_IMG Posted on 6/1/2009, 06:12




wow .. beelloooooooo .. sexy come sempre Edward! *sbav* :wub:
spero posti presto!

complimenti ^_^

baci
xoxo
 
Top
»Smpy.
CAT_IMG Posted on 12/1/2009, 12:12




Ho letto tutta la tua FF stamattina...Non vedo l'ora di leggere cosa faranno Edward e Bella insieme^^
Spero tu possa postare il prima possibile.
Complimentissimi!
 
Top
kiastellina
CAT_IMG Posted on 12/1/2009, 21:14




Ti prego poostaaaaaaa!!! :P :D
 
Top
Alys92
CAT_IMG Posted on 13/1/2009, 19:58




Nuova fan!!!
Dai!!!! Ti prego posta!!
Ci lasci cosi?!?!?!
uffy... :(
 
Top
Bella cullen<3
CAT_IMG Posted on 21/5/2009, 18:21




:angry: :angry: e il terzo capitolo???
 
Top
95 replies since 29/2/2008, 13:46   4751 views
  Share