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Bella Swan: The Edge Of Reason, Almeno Bridget Jones non doveva scegliere fra un vampiro e un licantropo!

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CAPITAIN VANILLA™
CAT_IMG Posted on 21/11/2008, 11:01 by: CAPITAIN VANILLA™




Ho provato a reprimere il desiderio di scrivere, convinta che proseguire con questa fanfic di terz'ordine sia inutile, confrontandola con le decine di scritti decisamente migliori dei miei.
Ci ho provato, e non ce l'ho fatta.
Grazie per i vostri commenti.
Now let's post!


Capitolo 5
Drain The Blood



“Oh, tutti questi demoni vogliono carne giovane
Tutti i miei amici sono degli assassini”
(Drain The Blood – The Distillers)



Avete mai pensato a quanti litri si consumano tirando lo sciacquone del water?
Ero spalmata sulle piastrelle fredde del bagno con la fronte madida di sudore, e accasciata sulla tazza mi trovai a riflettere per la prima volta su questo concetto.
Per tutta la notte non avevo fatto altro che vomitare quel poco di anima che mi era rimasta.
Non avevo la più pallida idea se Edward mi avesse morso o meno. Inoltre non sapevo come avvenisse la trasformazione, e avevo il terrore di potermi trasfigurare in un essere soprannaturale mentre sorseggiavo il caffè della mattina.
Era assurdo. Edward, il posato e composto Edward, che tutto ad un tratto decide di giocare a Basic Instict e mi dà un amorevole zannata sul collo, per poi scappare dalla finestra senza degnarmi di uno sguardo.
Che bastardo!
Ma il senso di colpa annientò quel briciolo di orgoglio femminile che avevo: ero stata sicuramente io a farlo impazzire, avevo assecondato le sue debolezze e fomentato la sua gelosia passando la notte fuori con Jacob.
Lo squillo del telefono mi distolse dalle mie divagazioni mentali post-sbornia.
«Qui è Bella Swan, che non toccherà mai più un margarita in vita sua…Chi parla?» fortunatamente avevo portato con me il cordless, così risposi dalla mia “postazione vomito” senza dovermi alzare in equilibrio precario e andare a rispondere in cucina.
«Bella? Sono Angela! Passato un buon week-end?»
Angela? Avevo un’amica che si chiamava Angela? «Ugh, non direi…Ho preso una balla che stamattina non ricordavo neanche come c’ero finita, a casa…»
La mia amica soffocò a stento una risata «Conosco un metodo infallibile per far passare le sbornie», attese per assicurarsi la mia attenzione «...un panino con carne di maiale servito in un posacenere lercio»
Vomitai, e cercai di sopraffare la risata di Angela con il rumore dello sciacquone.
Ma cos'era, la parata ufficiale del Prendiamo-Per-Il-Culo-Bella Day?
«No, seriamente Bella...Te la senti di fare colazione fuori o vuoi che venga lì…Nel caso ti sentissi poco bene?»
Questa era la Angela che conoscevo! Educata, gentile e poco soggetta ai cambiamenti d'umore.
Almeno lei non avrebbe cercato di bere il mio sangue!
«Non preoccuparti Angie, sto bene...L'unica cosa che mi serve è un caffè nero bollente e una fetta di cheesecake»
«Perfetto allora...Tra mezz'ora sotto casa tua» stabilì Angela prima di riattaccare.
Quanto adoravo il lunedì mattina.
Dopo essermi lavata e vestita diedi un’ultima occhiata allo specchio del bagno: nessuna anomalia nei denti, occhi di colorazione comune, gote per niente pallide…
Magari la trasformazione voleva concedermi un’ultima colazione! Che non comprendesse puma o mammiferi di piccola taglia, ovviamente.
Angela era già sul vialetto di casa che strombazzava dalla sua Chevy Impala blu cobalto. Indossai di fretta le scarpe e mi catapultai giù per le scale.
Nella foga incespicai sui miei stessi piedi e rotolai lungo tutta la rampa di gradini, sbattendo la testa contro il divano.
«Vaffanculo…e senza passare dal via!» sbraitai, e mi misi in piedi massaggiandomi la testa.
Quando fui sicura di non aver danneggiato nessuna funzione cerebrale uscii in giardino, dove la mia amica stava inscenando con il suo clacson il Concerto di Vienna.
«Sono qui, diamine, sono qui! Non c’è bisogno di farsi sentire fino a Seattle!» le urlai sovrastando quello strombazzare.
La testa castana di Angela spuntava allegra dal finestrino dell’auto «Muoviti pigrona, non hai mica tutto il tempo del mondo per andare al lavoro!»
Si, magari. Chi mi avrebbe assicurato che non avrei passato l’eternità a dissanguare faine?
«Oggi Ben è partito per Princeton, gli hanno offerto una borsa di studio laggiù quindi ho la settimana vuota…» disse Angela mentre mi sistemavo sul sedile di pelle «Allora, andiamo a fare colazione?»
La guardai stralunata, tanto che ero immersa nei miei pensieri aggrovigliati. «Ugh…Grazie Angie…»
Mi lanciò un’occhiata apprensiva «C’è per caso qualcosa che non va?» disse dopo esserci lasciate alle spalle il vialetto di ghiaia che portava all’uscio di casa.
Qualcosa che non andava? Avrei potuto trasformarmi in un demone assetato di sangue e lei mi domandava se c’era qualcosa che non andava?
E poi, cosa le avrei raccontato? Dovevo pur sfogarmi con qualcuno, dannazione!
Non potevo tenermi tutto dentro.
Prima o poi sarei esplosa, in uno sfacelo di interiora e stivali in similpelle presi in saldo da Marks & Spencer.
A quanto pare Angela doveva essersi accorta del mio stato di squilibrio psico-emotivo, perché dopo aver accostato la sua Chevy poco lontano dalla caffetteria mi offrì una sigaretta con aria preoccupata.
«Isabella, tesoro…Dovresti prendere queste cicche all’eucalipto, sai mi aiutano molto quando…sclero, ecco.»
Alzai un sopracciglio. Tre anni di trigonometria avevano fuso il suo piccolo cervello da ragazza della porta accanto. Poverina, un minuto di silenzio per Miss Weber Nella Prateria.
«Ehi, Angela? Un po’ meno New Age, grazie» la mia voce suonò decisamente acida.
Osservò la mia faccia tirata per la notte insonne «Mestruazioni?» chiese.
Scossi il capo.
Annuì, soprappensiero «Hai tirato coca?», affermò guadagnandosi un’occhiataccia eloquente.
«Charlie vuole risposare un’avvenente…»
«No»
«Un canguro!»
«No, diamine!»
«Allora sei incinta!!!»
«Angie la vuoi piantare? Ho solo qualche problema con la mia relazione», sbraitai portandomi istintivamente i polpastrelli alla cicatrice sul collo.
Un sorriso timido si allargò sul suo faccino pulito, mentre mormorava le sue “più sentite scuse”.
Bene. Mesta e pacata, da brava.
Strafogammo in silenzio la nostra colazione, mentre il mio cervello riprendeva i contatti con la realtà.
Dopo aver tirato a sorte per chi dovesse pagare –fortunatamente non era come uscire con Jessica Stanley, che dimenticava erroneamente il portafogli a casa ogni qualvolta metteva piede in un bar- Angela decise di accompagnarmi al lavoro.
Uscimmo in strada, verso la Chevy cobalto.
«Mi passi le chiav…Ahia! Mi sono tagliata!» si lamentò Angela soffiando sulla ferita, mentre delle goccioline di sangue si posavano sulla vernice del tettuccio.
«Fa’ un po’ vedere» feci per girare attorno all’auto, quando un dolore al petto mi lacerò.
Come se si fosse chiusa un’arteria, seguito da un fortissimo bruciore alla gola. Come se avessi sete.
Non poteva essere, non doveva! Non ero pronta per trasformarmi in una stronza demoniaca.
«Bella? Bella? Mi senti? Bella!!» la voce tormentata di Angela mi rimbombava nella testa come in una caverna.
Che diavolo mi urli, chiama un’ambulanza, no? pensai, del tutto assente e lontana.
«Abbiamo un’emergenza…Non lo so, s’è accasciata a terra stringendosi al petto…Dottor Cullen, la prego faccia presto!»
Dopo quel nome, niente.
 
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95 replies since 29/2/2008, 13:46   4751 views
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