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Bella Swan: The Edge Of Reason, Almeno Bridget Jones non doveva scegliere fra un vampiro e un licantropo!

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CAPITAIN VANILLA™
CAT_IMG Posted on 8/10/2008, 19:17 by: CAPITAIN VANILLA™




Questo capitolo è un po' corto...Forse perchè l'avrò riscritto tre volte prima di essere convinta del risultato :S
E c'è un proemio! Forse un po' idiota e che non c'azzecca niente con la trama u.u ma è un po' che ce l'ho in testa quindi u.u


Cantami, o Diva, del Carlislìde Edward
l'ira funesta che infiniti addusse
dolori a Isabella, molte anzi tempo all'Orco
generose travolse l'alma della pulzella
e di fans sfegatate orrido pasto
su salma abbandonò (così di Vanilla
l'alto consiglio s'adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de' rudi Jacob e il divo Edward



Capitolo 5
Fight


"Ho detto di stare bene, ma sapevo come mentire
Tu eri tutto quello che avevo
Tu eri delicata e pregiata,
Ma mi sono perso nella parte oscura della mia mente
E non posso tornare indietro
No, non tornerò indietro
Tu non c'eri quando avevo bisogno di dirti
Che avrei toccato il fondo così in fretta
La mia testa ci stava pensando da giorni
Adesso devo andarmene da solo

(Fighting – Yellowcard)


Il mio pick-up si fermò rombando sul vialetto di casa.
«Sono esattamente le 3 e 58 del mattino» annunciò Jacob stropicciandosi un occhio «Penso che possiamo dichiarare ufficialmente conclusa la nostra notte brava, Miss Swan»
Accoccolata nel sedile forato del pick-up, mi destai dal mio giaciglio caldo e mi stiracchiai «Buongiorno…»
«Sei sicura di riuscire ad affrontare la furia di Charlie, nel caso scopra della nostra scorribanda?» ghignò.
Gli feci una smorfia «So mentire meglio di te, caro»
Già, mentire. Sarei riuscita a mentire anche a Edward? O gli avrei raccontato la verità, magari omettendo qualche particolare? Solo per evitare di ferirlo, pensai.
Jacob mi sollevò il mento con un dito «Stai bene?»
Annuii, sforzandomi di sorridere.
Si strinse nelle spalle «Bene…Allora io vado.» fece per uscire «Chiamami. Quando hai tempo, intendo. O puoi anche non chiamarmi. Se vuoi, ovvio. Insomma…fai te» e mi diede un lieve bacio sulla guancia.
Quando lo vidi allontanarsi nel freddo mattino di Forks tirai un bel respiro di incoraggiamento «D’accordo Bella, è il momento di tornare a casa».
Jacob sorrise al cielo bigio, pensando a Bella e alla serata trascorsa con lei.
Due occhi color topazio lampeggiarono nella foschia.

Girai la chiave nella toppa. Uno, due, tre. La porta si aprì piano, senza fare rumore, e sgattaiolai dentro il salotto semibuio.
La televisione era sintonizzata su un canale morto; sul divano Charlie russava sonoramente.
Un moto di nostalgia mi investì come un treno in corsa: di lì a pochi mesi avrei lasciato lui e Renèe –la mia famiglia- per scappare con un vampiro vegetariano ultracentenario e diventare la sua compagna per l’eternità.
Prima che le lacrime potessero farsi strada prepotentemente verso i miei occhi, mi allontanai dal divano e raggiunsi le scale.
Mi sentivo uno straccio, avevo le gambe molli e feci fatica ad arrivare fino alla mia stanza.
Mi appoggiai al pavimento, dove fui scossa da un conato di vomito che trattenni con uno sforzo.
«Maledizione!» mormorai. Strisciai fino all’interruttore della luce.
Quando la stanza fu illuminata dal bagliore fioco della lampada, mi sentii uno sguardo puntato addosso come se mi perforasse la nuca.
Mi girai lentamente, sapendo già con chi mi sarei ritrovata faccia a faccia nella penombra della mia camera.
«Sei andata con quel cane» la voce di Edward era glaciale «Non mentirmi Bella, so tutto»
Un dolore familiare tornò a stringermi il petto, una ferita conosciuta che avevo imparato a ricucire ogni volta…
L’ombra nera sotto gli occhi di Edward era evidente.
«Perché non mi hai chiamato?» cominciò a muoversi su e giù per la camera.
Manteneva la distanza di sicurezza, lo faceva tutte le volte quando era arrabbiato.
«Perché, Bella? Perché devo sempre tenerti a bada? Perché devo assicurarmi che tu non ti faccia male da sola, seguendo quello che ti dice la tua testolina squilibrata?»
Si avvicinò, e in un attimo tratteneva per i capelli la mia testa a due centimetri dalla sua.
Parlava come se si rivolgesse ad una bambina. Alla sua bambolina umana: piccola, stupida e incapace di difendersi.
Mi liberai dalla presa «Non ti ho mai chiesto di farmi da balia, Edward!», la mia voce suonò stranamente acida «E poi, da come ne parli deduco che ti pesi alquanto farlo…»
Con uno scatto fulmineo mi fu addosso.
«Non osare dire questo di me, Isabella.» i suoi occhi color caramello cominciavano a scurirsi.
«…come ti pesa starmi vicino, perché sono una scialba umana e non riesco a soddisfare i tuoi desideri…» il mio cervello continuava a formulare frasi che mi ero tenuta dentro per troppo tempo.
Edward mi prese per i polsi, così fragili nelle sue mani marmoree.
«Bella, smettila di dire stronzate! Ti ho visto nei pensieri di Black, ho visto cosa ti avrebbe fatto con le sue sporche zampe da cane…I suoi desideri li avresti soddisfatti eccome, non è così?»
Lo guardai dritto negli occhi con fare di sfida «Sei geloso?», approfittai del momentaneo vantaggio per ribaltare le posizioni.
Stavamo danzando. Per quanto assurda, paradossale, bizzarra fosse quella danza. Sul pavimento freddo della mia stanza, occhi negli occhi, perfetta sincronia, atmosfera pesante, battute taglienti.
Ehi, stavo cominciando ad eccitarmi!
E a quanto pare anche Edward, perché mentre avvicinava le labbra al mio orecchio per scandirmi un «Si, sono estremamente geloso» con voce roca e maledettamente sensuale, sentivo chiaramente la sua eccitazione pulsare contro la mia coscia.
«E sai perché sono geloso?» biascicò ribaltando ancora le posizioni, strappandomi un sospiro.
«No…p-perché?» balbettai, ipnotizzata dai suoi occhi, che ora avevano assunto una colorazione onice.
Si avvicinò pericolosamente e mormorò a fior di labbra «Perché mi sto trattenendo dal farti questo da tre anni, Bella…e mi dispiacerebbe alquanto che lo facesse qualcun altro al posto mio…».
Mi accorsi di quanto avesse stretto i miei polsi solo quando li liberò dalla morsa ferrea delle sue mani. Dove prima c’erano i suoi polpastrelli, adesso c’erano due evidenti ombre livide.
Per la prima volta, il mio inconscio vide Edward come un predatore. Ed io, ovviamente, ero la sua preda.
«F-f…Farmi cosa?» avevo paura, dannazione! Dovevo pur averla in qualche angolo recondito della mia mente squinternata!
Ma allora perché provavo l’irrefrenabile desiderio di baciarlo?
Stavo per alzarmi in piedi, quando mi placcò a terra portandomi una mano sul seno; a quel contatto così estraneo inarcai la schiena. Edward cominciò a baciarmi con irruenza, quasi facendomi male (devo pur dire che ricambiavo pienamente il bacio. Ehi, non capitava mica tutti i giorni che gli ormoni di un bel vampiro dessero in escandescenza!).
Riuscivo quasi a percepire la lotta che stava combattendo dentro di sé, e di certo non avrei contribuito ad un esito positivo se il mio cuore avesse continuato a fremere pompando sangue a tutta birra.
Sentii una forte pressione vicino al mio orecchio: mi girai e vidi sul parquet il calco perfetto delle mani di Edward.
Non ebbi il tempo di voltarmi che mi ritrovai le sue labbra sul mio collo.
Non ricordo con precisione in quale ordine o con quale durata successe, ma sono sicura di aver sentito i suoi canini sporgersi bramosi sulla mia pelle, prima di vedere Edward saltare giù dalla mia finestra e sparire nell’oscurità.
Buia, come i suoi occhi quella notte.
Ancora distesa sul pavimento, mi portai istintivamente le mani indolenzite al collo. Una gocciolina di sangue scivolò dalla ferita sui miei polpastrelli.
«Oh merda.»
Non dormii molto serenamente quella notte.

Edited by CAPITAIN VANILLA™ - 12/10/2008, 10:24
 
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