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Bella Swan: The Edge Of Reason, Almeno Bridget Jones non doveva scegliere fra un vampiro e un licantropo!

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Rawr! at the Disco
CAT_IMG Posted on 29/2/2008, 21:04 by: Rawr! at the Disco




Capitolo 2
Dirty Little Secret
“Quando viviamo vite così fragili
è il modo migliore in cui sopravviviamo
mi sono fatto un giro una volta o due
solo per sprecare il mio tempo con te
dimmi tutto quello che hai buttato via
scoprire giochi che non vuoi giocare
sei la sola che bisogna conoscere”

(Dirty Little Secret – The All-American Rejects)



Non ricordavo quasi niente della sera precedente, a parte il bacio con Jake, i cui dettagli erano più vividi che mai.
Non avevo chiuso occhio tutta la notte, avevo analizzato il mio comportamento sotto tutti i punti di vista, eppure la mia scelta non aveva motivazioni, neanche dopo una nottata di riflessione. Avevo agito senza pensare. Un comportamento riprovevole, soprattutto nei confronti di Edward, il mio –oh, dio- futuro sposo.
Anche nei confronti di Jacob, quello era un atteggiamento che, a lungo andare, l’avrebbe ferito. Soprattutto quando avrebbe saputo che il mio posto non era alla riserva, accanto a lui, ma in Alaska con il mio fidanzato/futuro marito/vampiro.
Intanto, il mio amico licantropo se la spassava andando a baciare le future spose altrui.
L’idea era così ridicola che mi lasciai sfuggire un risolino isterico.
Di solito la presenza di Edward riempiva tutte le mie giornate, e ora che non c’era le giornate sembravano sempre cupe e monotone. Non potevo neanche andare a trovare Jacob, dopo il bacio della sera precedente.
Mi diressi verso il bagno, per scrollarmi la stanchezza di dosso con una doccia calda. Passai davanti allo specchio, e qualcosa attirò la mia attenzione, e non erano le occhiaie profonde. Un’evidente macchia rosso lampone spiccava violentemente sulla pelle candida del mio collo.
«Stronzo maniaco!», sbraitai irritata. Quello era davvero troppo. Un succhiotto! Un orribile succhiotto fatto da uno stupido cagnaccio rognoso assetato di contatto fisico. Quella volta Jake mi avrebbe sentito, a costo di colpirlo in testa con una vanga. Mi ficcai sotto il getto d’acqua, sperando che quella macchia imbarazzante se ne sarebbe andata.
Se non altro il vapore contribuì a calmarmi, e mi abbandonai ad un bagno riconciliatore.
«Tell me all that you've thrown away...Find out games you don't wanna play, you are the only one that needs to know...», cantare sotto la doccia era un’abitudine che avevo ereditato da Renée, mi aiutava a distendermi e a sfogarmi. Soprattutto in quella situazione.
Uscii dalla doccia ancheggiando, mentre continuavo a canticchiare indisturbata.
Fino a quando la porta non si spalancò ed entrò mio padre.
«Bella, tutto bene?»
Ma in casa mia nessuno conosceva l’usanza di bussare?!
«Papà!» la mia voce era più acuta del normale. Mi affrettai a mettermi addosso un asciugamano. Era pur sempre mio padre, ma ero lo stesso disturbata.
Charlie parve leggermi l’imbarazzo il faccia, così si affrettò continuare «Scusami Bells, ma ho sentito dei lamenti e ho pensato che fossi scivolata…»
Ecco, ora anche le mie doti canore erano state criticate.
«No, papà. E’ tutto a posto. Stavo solo cantando», nel frattempo mi ricordai del succhiotto e mi affrettai a coprirlo con una mano, camuffando il gesto grattandomi il collo.
Lui mi guardò con aria stralunata, poi, voltandosi verso la porta aggiunse piano «Comunque, Bella, sono tuo padre. Ti ho vista nascere! Dovrebbe imbarazzarti mostrarti come Reneé t’ha fatto in altre situazioni…»
Ancora con quella storia che io ed Edward eravamo già andati a letto insieme?
Cavolo, mio padre sapeva essere più testardo di un mulo. E più idiota di un licantropo adolescente.
Poi, senza dire una parola, uscì dal bagno.
Mi stiracchiai e passai all’azione per mandare via quell’ obbrobrio dal mio collo. Non ero una gran esperta in materia: una volta Lauren era venuta a scuola con un’enorme e volgarissima patacca violacea, che aveva coperto con un maglioncino a collo alto. Pensai di riparare il danno con del fondotinta, in modo da rendere meno visibili anche le mie occhiaie. Quando fui più che sicura che del succhiotto non fosse rimasta traccia, andai a vestirmi. Charlie era già al lavoro, avevo sentito dal bagno il rombo dell’auto della polizia giù per il vialetto, ma in compenso aveva lasciato un post-it con un numero appiccicato al mio armadio.
Notizie dalla California. Richiama a questo numero.
Non conoscevo nessuno giù in California, tuttavia mi sentii in dovere di richiamare. Scesi in cucina e composi il numero.
«Qui è Jessica Stanley, cosa desideri dolcezza?»
Ma era ovvio! Come avevo fatto a non pensarci prima? Jessica, la mia amica –non una delle migliori ovvio- del liceo ui a Forks, mi aveva chiamato dal suo college in California, proprio come mi aveva promesso il giorno del diploma.
«Oh, Jess. Sono Bella. Bella Swan, ricordi?» le risposi.
«Bells! Certo, sciocchina, ti ho chiamato io. Avevo voglia di parlare un po’, qui le ragazze sono tutte così antipatiche…»
Non mi presi la briga neanche di ascoltarla, mentre mi perdevo in accurate esaminazioni delle venature del tavolo.
Fino la discussione non finì su Edward.
«Allora, vi siete già dati alla pazza gioia?» mi chiese, avida di sapere.
Per un attimo non capii, poi mi affrettai a rispondere.
«Jessica! Non dire stupidaggini. E poi Edward non vuole…», non capivo perché mi ritrovavo a parlare della mia vita di coppia con Jessica Stanley. Ero davvero un caso disperato allora!
Lei parve pensarci a lungo.
«Non dire stronzate, sai meglio di me che Cullen è un Dds.», rispose maliziosa.
«Dds?», ripetei. Continuavo a non capire.
Sbuffò rumorosamente «Dds, Bella. Il tuo Edwarduccio caro è un Dio del Sesso» Quasi si accorse di quanto fossi inetta in materia «Eddai, Bella! Svegliati, siamo nel ventunesimo secolo! Cullen è pur sempre un maschietto, è ovvio che…Insomma…Deve pur avere certe esigenze prima o poi!»
«Dici? Jess, non lo so. Per ora non siamo mai andati oltre i semplici baci…»
Oh mamma. Dovevo chiudere la mia boccaccia una buona volta.
«Dlin, dlon, Bella? Ho visto lui come ti guarda, e non è certo la faccia di uno che vuole solo semplici baci», la sentii fremere per l’occasione ghiotta «Credimi, Bella. Quello, là sotto, ha il paradiso terrestre. E tu lo stai sprecando»
Là sotto? Mi sentii avvampare per l’imbarazzo. Non avevo mai pensato ad Edward sotto quell’aspetto.
Fu inevitabile perdermi in fantasie su Edward in intimo. Ero patetica.
«Bella? Isabella? Ehi stronza ho detto qualcosa che non va?!»
Mi accorsi che ero al telefono, e che stavo –mio Dio- sbavando, solo quando la chiazza sul tavolo prese le dimensioni di un lago in scala. Ero doppiamente patetica.
«Ehm, si Jess. Allora, dicevamo?» ripresi il discorso un po’ imbarazzata, mentre con una spugnetta ripulivo il disastro sul tavolo.
Dopo qualche secondo, Jessica riparlò, e aveva un tono stranamente serio.
«Isabella Marie Swan, io le propongo una scommessa»
«Qualunque cosa sia, Jessica, accetto» infondo era più esperta di me su queste cose. E io avevo assolutamente bisogno di qualcuno con cui parlarne.
Continuò col suo tono solenne «Che il signor Edward Anthony Cullen…»
Strinsi più forte la cornetta. Al suo nome, un brivido di piacere mi corse lungo la schiena.
<…ti si scopa prima di mettere piede sul vialetto di casa!» esclamò divertita. Arrossii violentemente.
«Jessica?»
«Dimmi dolcezza»
«Vaffanculo»
Riattaccai.
Ero estremamente, assolutamente e irrimediabilmente patetica.



Ora potete andare a vomitare!
 
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